Se hai il Disturbo Ossessivo Compulsivo non sei solo
Nell’ambiente dei non addetti ai lavori vengono chiamate “fissazioni”, in altri “strani pensieri”, alcuni le definiscono “bizzarrie mentali”, secondo altri sono “desideri inespressi” o ancora “pulsioni mentali”, “fisime”, “capricci nascosti”, “manie”. Spesso rientrano sotto il nome generico di “esaurimento nervoso”, il quale però nulla ha a che fare con la vera essenza di ciò che in termini clinici viene definita “ossessione” e diagnosticata con il termine Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Si tratta di un pensiero e/o una voce interiore che ci fa credere di desiderare cose che non avremmo neppure immaginato o di voler compiere gesti e azioni che non ci saremmo mai sognati di fare. Sono solo pensieri, direbbero alcuni, e non avrebbero alcun torto se a questi pensieri non venisse data alcuna dignità. Ed è proprio questa dignità o, meglio, quel valore di realtà che noi attribuiamo loro, che li rende così potenti e difficili da controllare.
Ci sembrano veri perché noi li crediamo tali solo per il semplice fatto di essere entrati nella nostra testa. “Se li ho pensati qualcosa vorrà dire” ci diciamo e ne ingigantiamo il significato. Pretendiamo che queste “fissazioni” non si affaccino per nulla alla nostra coscienza, lottiamo con tutte le nostre forze per eliminarle, ma ne rimaniamo scossi perché, in un modo o nell’altro, si sono fatte strada nella nostra coscienza e non avrebbero dovuto farlo.
Pensiamo di essere marci dentro, di avere lati nascosti della nostra personalità che stanno emergendo e che mai avremmo voluto conoscere. Temiamo di avere dentro di noi qualcosa di oscuro che sta venendo alla luce e ce ne vergogniamo. Evitiamo i nostri cari per timore di commettere quegli atti che ci passano per la mente, ci angosciamo, ci mortifichiamo e ci flagelliamo psicologicamente. In alcune occasioni ci accorgiamo dell’assurdità di questi pensieri, ma non riusciamo a tenerli a bada e, nonostante la loro natura assurda, cominciamo a ritenere che contengano un fondo di verità.
Ed ecco che torniamo a lottare con la convinzione che queste “fissazioni” siano solo nostre e che nessuno dei nostri amici e conoscenti ne siano portatori. Guardiamo gli altri con una sorta di invidia perché non stanno subendo le stesse vessazioni che subiamo noi dalla nostra mente che, ormai, sembra essersi staccata dalla nostra volontà. Ci sentiamo soli, a volte sporchi e, in certe occasioni, vorremmo annullare il nostro pensiero. Ricorriamo a strategie quali la distrazione, cerchiamo su internet qualcuno che abbia gli stessi nostri sintomi per confrontarci e, soprattutto, cerchiamo di capirne le cause cadendo in una rete sempre più fitta e apparentemente senza uscita. Ma cosa ci sta accadendo davvero?
Potremmo cominciare affermando che certe “fissazioni” sono universali e che la differenza tra uno che ha il DOC e uno che non ce l'ha è che il primo dà loro dignità, il secondo no, infatti anche chi non ha il DOC ha di questi pensieri. Questo può essere scontato per alcuni, ma è una rivelazione importante per certi ansiosi convinti di essere i soli.
Come diceva il padre della psicoanalisi Sigmund Freud, la differenza tra un nevrotico e un non nevrotico è solo quantitativa: le difese psicologiche impiegate da entrambi infatti sono le stesse, ma con una carica e una rigidità maggiore nel primo. Questa "regola" non è mai stata così valida come nelle dinamiche ossessive. Il portatore di Disturbo Ossessivo Compulsivo non perde il contatto con la realtà (anche se, a volte, la mette in dubbio), ma qualsiasi cosa lui pensi e di qualsiasi cosa lui dubiti, sa che si tratta solo di uno scherzo della sua mente, tuttavia egli non impara mai che quest'ultima si burla di lui e, ad ogni nuovo scherzo, lui la prende sul serio.
L'esperienza passata, per lui, non ha alcuna importanza ed ogni occasione è buona per mettere in discussione i propri pensieri. Al di fuori di chi ha una visione eccellente di se stesso e una super stima delle proprie capacità (ego ipertrofico direbbero gli psicoanalisti), le dinamiche descritte sono tipiche di ogni essere umano, ma affrontate con gradi di tensione differenti che vanno dal classico piccolo cruccio, dalla "semplice" preoccupazione, al pensiero fisso, fino alla vera e propria ossessione.
A chi non è mai capitato di pensare sempre al gas che, forse, non è stato chiuso? E quanti sono tornati indietro per controllare di aver chiuso la macchina o la porta di casa? A quanti son venuti in mente pensieri aggressivi, privi di giustificazione, verso qualcuno? Si tratta di dinamiche universali che si impiantano nella mente di chiunque.
Tuttavia è la quantità che fa la differenza tra una dinamica del genere fisiologica e una patologica degna di attenzione clinica e già trattata in questo blog.
In definitiva sei hai il DOC, non sentirti solo!
Per approfondire: