Vaccini anti Covid-19: siamo tutti cavie?
Dopo i miti infondati sul legame tra vaccini e autismo ora, in epoca di Covid-19, altri miti aleggiano con forza sui social e, cosa grave, vengono condivisi come delle verità scontate senza che qualcuno si prenda la briga di controllarle. Ovviamente ancora una volta al centro dell'attenzione generale ci sono i vaccini anti Covid-19.
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Siero o vaccino? Facciamo chiarezza
Tutto ciò che di negativo si possa affermare su questi vaccini è anche utilizzato come baluardo contro ogni argomentazione orientata a far aderire la popolazione adulta a campagne vaccinali onde evitare l'infezione o meglio i sintomi più gravi di quest'ultima.
Purtroppo ciò che circola con forza sui social è la questione del cosiddetto siero sperimentale, ossia sono così definiti i vaccini che oggi si stanno utilizzando per la prevenzione del Covid-19.
Ovviamente una definizione assolutamente scorretta, come evidenzia Graziella Morace, virologa e già Prima ricercatrice dell'ISS (Istituto Superiore di Sanità): "Per prima cosa vorrei chiarire che siero e vaccino non sono sinonimi, ma sono due cose diverse. Il siero è la componente liquida del sangue e come tale può contenere anticorpi e può essere usato per trasferire passivamente l’immunità verso un dato microrganismo da una persona immune ad una non immune. Somministrando un vaccino, invece, il sistema immunitario del ricevente è sollecitato a produrre autonomamente una risposta [...] I vaccini anti Covid-19 attualmente utilizzati non sono vaccini sperimentali, ma prima di essere messi in commercio sono stati testati secondo i protocolli internazionali stabiliti per ogni vaccino per uso umano".
Perché i vaccini sono stati realizzati in poco tempo?
Tra gli altri timori vi è quello in cui si discute la questione che i vaccini anti Covid-19 siano stati elaborati troppo in fretta rispetto agli altri vaccini esistenti e questo li rende meno sicuri.
"Nonostante lo sviluppo dei vaccini anti Covid-19 sia stato molto veloce", afferma Morace, "non è stata saltata alcuna tappa nel controllo della loro sicurezza e non è stato fatto nessuno “sconto” da parte delle Autorità regolatorie. Come per tutti i vaccini, le prove sull’uomo sono state precedute da studi in vitro e sugli animali, poi i candidati vaccini sono stati testati per la sicurezza e l’immunogenicità su volontari in diverse tappe, partendo da poche decine di persone per arrivare a decine di migliaia. L’accelerazione è stata possibile grazie ad anni di ricerche su virus simili e sullo sviluppo di metodi più rapidi per produrre vaccini; sono stati inoltre stanziati enormi finanziamenti che hanno consentito alle aziende di acquistare le strumentazioni più all’avanguardia e di arruolare gli scienziati più validi; [...] La disponibilità continua di persone esposte all’infezione ha permesso di avere rapidamente risultati sull’efficacia dei vaccini e non è stato necessario aspettare molto tempo".
Cos'è la farmacovigilanza?
Gli antivaccinisti, tuttavia fanno emergere un'altra questione: siamo tutti sotto sperimentazione! Affermano. Soprattutto sui social circola l'idea che la fase di sperimentazione dei vaccini non sia finita e che la popolazione stia facendo da cavia allo scopo di completare questa fase.
Sempre Graziella Morace evidenzia che "per ogni farmaco e vaccino dopo la commercializzazione viene svolta un’attività di controllo permanente, chiamata farmacovigilanza che permette, in particolare, di identificare potenziali eventi avversi rarissimi, che si possono verificare in pochissimi casi su milioni di vaccinati. Purtroppo nel caso dei vaccini anti Covid-19 la parola farmacovigilanza ha alimentato in molti l'idea che questa attività sia una fase di sperimentazione in cui la popolazione viene coinvolta e utilizzata come cavia. Naturalmente non è così, perché si tratta di una attività di routine che viene svolta costantemente, anche per vaccini ormai in circolazione da anni come,ad esempio, quello antimorbillo e quello antiparotite".
I dubbi sugli effetti collaterali
E veniamo agli effetti collaterali tanto temuti dai novax, quali mutazioni del DNA ed effetti incontrollabili a lungo termine.
"Altra paura infondata dal momento che i vaccini contro la Covid-19 non modificano il DNA delle persone, perché l’mRNA dei vaccini rimane per brevissimo tempo nel citoplasma della cellula e non entra nel nucleo cellulare, perciò non interagisce con il DNA", ribadisce la Morace e aggiunge che: "tutte le prove disponibili sono a favore della sicurezza dei vaccini anti Covid-19, anche a lungo termine. Al contrario, si stanno accumulando sempre più prove che mostrano come la Covid-19 sia una patologia multiorgano che può lasciare effetti a lungo termine, la cosiddetta Long Covid. Numerose persone, anche tra quelle che hanno avuto la malattia in forma lieve, presentano problemi a livello fisico (dolori muscolari e articolari e affaticamento), neurologico (difficoltà di concentrazione e attenzione, perdita di memoria, mal di testa, insonnia) e psichiatrico (sindrome da stress traumatico), per oltre 6-8 mesi dalla negativizzazione".
Perché il virus muta nelle sue varianti?
I timori, tuttavia, non finiscono e da quando si parla di varianti sui media è nata l'idea che sia proprio la campagna vaccinale a favorirne la nascita, come una sorta di tentativo del virus di sopravvivere ai vaccini, timore alimentato anche da alcuni medici che non hanno saputo ben spiegare in termini correttamente darwiniani come avvengono i processi di adattamento di un virus.
Il paragone con il collo delle giraffe studiato fin dalle elementari probabilmente farà più chiarezza: le giraffe hanno il collo lungo per raggiungere i rami più alti o raggiungono i rami più alti perché hanno il collo lungo?
Per spiegare l'evoluzione si cade spesso nell'errore di comprenderla in termini finalistici, come se ci fosse un disegno o una volontà che possa aver fatto allungare le giraffe per meglio sopravvivere. In realtà le giraffe che casualmente avevano per mutazioni spontanee il collo più lungo si sono meglio adattate e hanno trasmesso questa caratteristica.
Quindi le varianti dei virus sono sottoposte allo stesso trattamento: non mutano per raggirare il sistema immunitario, ma mutano spontaneamente e/o casualmente durante la loro replicazione e, in questa occasione, possono mutare in una forma più resistente al sistema immunitario.
Il fraintendimento di alcuni medici, diventato il baluardo dei sostenitori delle mutazioni indotte dai vaccini, è stato quello di spiegare i processi di adattamento dei virus usando la metafora di quest'ultimo che per raggirare il vaccino muta. Gli stessi medici sanno che non è così ma per spiegarsi meglio, probabilmente, si sono lasciati sfuggire il classico scorretto esempio evolutivo che fa intendere una volontà alla base dei processi di adattamento di un organismo.
"Non c’è differenza tra l’immunità indotta da un vaccino e quella successiva all’infezione, quindi anche se non vaccinassimo emergerebbero comunque nuove varianti. La grande differenza è invece che, lasciando il virus libero di circolare, la comparsa di ogni nuova variante avrebbe come conseguenza un numero elevato di malati gravi e morti", sottolinea Graziella Morace.
Perché alcuni medici sconsigliano i vaccini?
Purtroppo come sostegno alle argomentazioni antivacciniste viene spesso riportata l'opinione di qualche autorevole medico che sconsiglia il vaccino sostenendo le argomentazioni che abbiamo discusso qui.
Perché accade questo? A quali fonti fanno riferimento questi medici?
Concludiamo il nostro discorso riportando ancora una volta l'opinione della dottoressa Morace:
"La diffusione di teorie complottiste da parte dei medici ha un effetto doppiamente negativo rispetto a quelle di un complottista qualunque, perché un’affermazione fatta da persone che sono ritenute esperte nel campo ha un peso non indifferente sull’opinione pubblica. Perché vi siano alcuni medici che diffondono false informazioni sul virus e sul vaccino è una domanda a cui non è facile rispondere.
Immagino che in alcuni casi si tratti semplicemente di presunzione (grave, perché mette a rischio la salute pubblica) o di mania di protagonismo: per il solo fatto di essere un medico, si pensa di poter di padroneggiare tutte le branche della medicina e della biologia, non considerando che la virologia e l’immunologia sono due campi in continua evoluzione e non basta un’infarinatura per poterne discutere con competenza. Anche l’epidemiologia è una materia che non viene generalmente molto approfondita nel curriculum di studi di un medico.
In altri casi potrebbe darsi che un medico che non sa abbastanza di virologia e immunologia provi ansia verso i vaccini come qualsiasi altra persona e per questo motivo tenda a sconsigliarli ai pazienti, per eccesso di precauzione. Purtroppo esistono anche alcuni casi vergognosi di medici che sconsigliano i vaccini allo scopo di guadagnare, proponendo cure e trattamenti alternativi, non curandosi di mettere in pericolo la salute di coloro che seguono i loro suggerimenti".
Fonte:
SmartMarketing, mensile di comunicaizone e social media.