Coronavirus. Quando la comunicazione contribuisce al danno
E' poco più di una influenza.... No! È un pericoloso virus....
La situazione è sotto controllo....Ora è pandemia....
Stiamo esagerando.... La situazione è drammatica....
Sono questi i titoli e le informazioni che si sono susseguiti dall'inizio dell'epidemia coronavirus. Ogni affermazione è subito seguita da un’altra in netto contrasto con la precedente, creando così negli osservatori un vero clima di confusione.
La stessa modalità comunicativa che si osserva nelle dinamiche disfunzianali di certi genitori che impongono uno stile educativo contraddittorio del tipo: devi essere autonomo, ma devi fare ciò che ti dico io!
L’effetto inevitabile è la creazione di una sorta di catena emotiva a causa della quale si percepisce una via senza uscita:
"Come la faccio sbaglio" è la percezione che abbiamo e che ha come conseguenza reazioni psicopatologiche di tipo paranoico: "Vogliono confondermi le idee volutamente".
Una dinamica che lo psicologo Watzlawick chiama "doppio legame".
Ed è la stessa dinamica oggi percepita quando si susseguono notizie che riguardano l'epidemia che sta interessando il nostro paese.
Una comunicazione schizofrenica che determina, inevitabilmente, reazioni altrettanto schizofreniche legate al sospetto paranoico, la corsa maldestra ai ripari fino alla totale negazione del problema con delle conseguenze che, paradossalmente, favoriscono la diffusione del contagio.
Ne discutiamo nella mia rubrica "il sonno della ragione".