"La morte e il morire" compie 50 anni
Sono passati 50 anni dalla pubblicazione del libro della dottoressa Elisabeth Kübler-Ross "La morte e il morire".
L'American Journal of Bioethics ha appena pubblicato un articolo dal titolo "Fifty Years Later: Reflections of the Work of Elisabeth Kübler-Ross M.D.", scritto dai figli Barbara Ross Rothweiler e Ken Ross.
I figli raccontano il lavoro pioneristico e rivoluzionario della madre, dagli inizi negli anni 50 fino ai nostri giorni attraverso la Fondazione Elisabeth Kübler-Ross e, soprattutto, attraverso il lavoro e l'opera quotidiana di chi è inspirato e motivato dalla sua opera e dal suo insegnamento.
Il libro "On Death and Dying" racconta l'esperienza della Dottoressa Elisabeth Kübler-Ross, medico psichiatra, a contatto con pazienti gravemente malati e con breve aspettativa di vita.
Nel libro viene presentato il modello teorico dei 5 stadi (Negazione, Rabbia, Negoziazione, Depressione, Accettazione) come tentativo di organizzare e comprendere il vissuto di una persona quando entra in contatto con la propria fragilità e mortalità (sia fisicamente imminente che immaginata).
Questo modello rappresenta il primo tentativo di spiegare vissuti e reazioni delle persone che affrontano una perdita, e nel corso degli anni stimolerà critiche, reazioni ed elaborazioni di altri modelli.
Resta un importante punto di riferimento ancora oggi.
Il lavoro della Kubler-Ross ha avuto come obiettivo principale il dare voce a quei pazienti che erano visti come spacciati e davanti ai quali medici ed infermieri si sentivano impotenti, e, come conseguenza, costruire il dialogo medico paziente, anche in fase avanzata di malattia, ed insegnare ai medici ad ascoltare il paziente vivo, anche se gravemente ammalato, e con breve aspettativa di vita.
“Lavoro con i malati inguaribili da due anni e mezzo e questo libro vuol raccontare l’inizio di questo esperimento che si è rivelato un’esperienza significativa e istruttiva per tutti coloro che vi hanno partecipato. Non intende essere un libro di testo sul modo di trattare i malati destinati a morire né uno studio completo sulla psicologia del morente. E’ semplicemente il racconto di un’occasione nuova e critica per focalizzare il malato come essere umano, per dialogare con lui, per apprendere da lui le forze e le debolezze del nostro trattamento ospedaliero. Gli abbiamo domandato di essere nostro maestro in modo che noi potessimo imparare qualcosa di più sulle tappe finali della vita con tutte le sue ansie, timori e speranze. Io racconto semplicemente le storie dei malati che hanno condiviso con noi le loro angosce, le loro attese e le loro frustrazioni.
[..] I pochi che sapranno farlo scopriranno anche che può essere un’esperienza reciprocamente gratificante, essi impareranno molto sul funzionamento della mente umana, sugli aspetti umani eccezionali della nostra esistenza, e usciranno da questa esperienza arricchiti e forse con minori ansie riguardo alla propria fine”
(Elisabeth Kübler-Ross “La morte e il morire” pag. 7/8)
Oggi questi temi sono noti ed insegnati, ma prima del 1969 erano aree tabù ed inesplorate. Erano i tempi in cui al paziente non si comunicava la gravità della patologia e lo stato avanzato di malattia per non turbarlo emotivamente. Lungo è stato il percorso per costruire questa esperienza. Dato il primo passo i successivi sono venuti uno dopo l'altro, anche se ancora ci sono molte cose da fare, anche sulla cultura dell'hospice.
E sono anche passati 25 anni dall'ultimo workshop "Life, Death and Transition" presso l'Elisabeth Kübler-Ross Center a Head Waters in Virginia, bel posto di campagna, immerso nella natura in una piccola cittadina rurale con 4 case e neanche 200 abitanti.
I workshop erano un'esperienza residenziale di 5 giorni dove professionisti e pazienti s'incontravano chi in un percorso di formazione chi in un percorso esperienziale per elaborare le proprie emozioni ed i propri traumi, non solo legati a condizioni mediche ma di qualunque genere.
Quel 14 ottobre 1994 ci ritrovammo una cinquantina di persone da almeno 7 paesi, tutti accorsi in questo luogo lontano e sperduto, non proprio facilmente raggiungibile.
E fummo fortunati perchè quello fu l'ultimo workshop esperienziale.
Elisabeth Kubler Ross come anfitrione ci venne a salutare perchè le sue condizioni di salute non le permettevano più di condurre i seminari; fu un momento molto intenso anche questo breve incontro con quella piccola e minuta grande donna.
Ed era il capitolo finale dell'attività professionale di Elisabeth prima della pensione. Passeranno 10 anni non facili e sofferti prima della transizione.
Difficile condividere la significativa esperienza emotiva fatta nel seminario! Molto più facile condividere questo ricordo-esperienza, grazie anche alla memoria fotografica.
Nel salone principale d'ingresso, c'era una grossa scultura a grandezza naturale. Era un'opera d'arte donata a EKR. Era raffigurata una persona allettata con accanto un angelo con imponenti ali. Si poteva sentire la sofferenza nel corpo ma soprattutto vederla nel volto, se si guardava la scena dal lato dell'essere umano.
Ma, potenza dell'arte, girando intorno alla rappresentazione e mettendosi dalla parte dell'Angelo della Morte il volto della donna diventava sorridente e rilassato.
Non so se questa immagine renda l'idea, ma so per certo che non riesce a trasmettere l'emozione che mi suscita il ricordo di quella bella esperienza.
Per concludere l'essenza del libro "La morte ed il morire" è riassumibile in queste parole che Elisabeth Kübler-Ross non ha mai smesso di ripetere.
"L'importanza di ascoltare quello che le persone vicine alla morte hanno da dirci riguardo le loro necessità."
Un libro interessante, rivoluzionario ed emotivamente significativo, che ha aperto un mondo stimolato dall'eredità lasciata da Elisabeth Kübler-Ross.
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