Fantasmi nella mente, fantasmi nell'ambiente

a.devincentiis
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta

Quando i fantasmi sono utili alla nostra psiche.

Immaginate una scena tipica raccontata dal classico conoscente che ha visto un fantasma in casa sua:

"...questa notte mi sono svegliato all'improvviso, ho sentito dei rumori, sono andato a controllare nella stanza accanto ed ho visto degli oggetti spostati... sento una presenza inquietante nell'ambiente, mi volto e vedo una figura che si avvicina verso di me. Spaventato esco dalla stanza e torno subito a letto..."

"Torni a letto?" gli chiediamo, "certo, cos'altro potevo fare? Non è mica la prima volta, ormai mi sono abituato" ci risponde.

Cosa notiamo in questo racconto?

Una reazione plausibile sarebbe quella di accendere tutte le luci, magari chiedere aiuto, svegliare le persone che sono presenti in casa, oppure uscire di casa con una certa fretta. Invece ci si limita semplicemente a tornare a letto. Qualcosa non quadra! Eppure racconti del genere sono abbastanza frequenti.

Si nota quella che nei sintomi isterici veniva chiamata la belle indifference ossia una certa tranquillità davanti a un problema fisico (paralisi ad un arto, cecità, perdita della funzionalità motoria) che, in genere, dovrebbe creare una reazione di profonda angoscia.

Una condizione, insomma, tipica di alcune sindromi nevrotiche in cui si evince un beneficio secondario dettato dalla problematica presente. Ossia un beneficio che ci permette di esimerci da un compito o ci consente di attrarre una certa attenzione.

Il sintomo isterico è quindi creato inconsciamente dal nostro cervello per ottenere qualcosa (1).

A volte i fenomeni paranormali legati ai fantasmi possono nascere con una stessa dinamica. Chi racconta storie di fantasmi è quasi fiero di ciò che gli è accaduto, non cerca aiuto e guai a mettere in discussione la sua esperienza. Accetta l'evento paranormale con la stessa belle indifference su descritta.

Appare quindi inevitabile sospettare che questi fantasmi siano una costruzione della sua mente perchè necessari nel periodo storico in cui il soggetto sta vivendo.

L'idea del fantasma serve per dare una continuità ad una figura importante che abbiamo perso, per difenderci dall'angoscia della morte e così via (2).

Chi racconta storie di fantasmi, per qualche motivo personale, ha bisogno di questi.

Ma come spiegare quando in un certo ambiente più persone percepiscono la stessa presenza inquietante o vedono la stessa cosa?

Una spiegazione in questo video:

 

1) oggi si tende a parlare di disturbi da conversione.

2) per un approfondimento si veda Paranormale nella mente, paranormale nell'ambiente!

Data pubblicazione: 28 ottobre 2019

4 commenti

#1
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Ex utente

Buonasera Dottore,
Chi in un modo o chi per un altro tutti son alla ricerca di risposte.
I fantasmi son come la fede o ci credi o non ci credi .
Conosce la storia della demon house in Indiana?
A quanto si dice esistono documenti firmati di medici ,assistenti sociali e quant' altro che attestano quanto successo ... I documenti non sono pubblici quindi nessuno ha preso visione degli atti. Ma finché non sfocia in patologia non comprendo perché crearne.
Scusandomi per l'intromissione saluto e ringrazio.

#2
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Dr. Armando De Vincentiis

(...)I documenti non sono pubblici quindi nessuno ha preso visione degli atti.(...)
fin quando atti e documenti non si possono esaminare rimane solo un racconto senza controllo non cede? :-)
tuttavia decenni di ricerca e sperimentazione, fino ad oggi, nessuno ha mai prodotto una prova convincente dell'esistenza del paranormale.

#3
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Ex utente

Non cede o non crede ?
Credo e non cedo :)
Sa ,un input me lo da Lei stesso .. perché studiare ed investire per anni sul paranormale per una materia di studio non consona alla scienza?
qualcuno è in grado di commisurare la nona di beethoween su un piano cartesiano ? ;)

La cosa più bella che si possa sperimentare è il mistero : la fonte della vera arte e della vera scienza (Einstein,)

#4
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Dr. Armando De Vincentiis

non "crede" perdoni il refuso :-)

tutto ciò che è osservabile e/o percepibile può essere oggetto di ricerca scientifica, e come tale va trattato. Lasci perdere i giochini dialettici che hanno il solo scopo di autorinforzare una credenza ;-)

anche la musica può essere studiata sotto l'aspetto neuroscientifico nel suo rapporto tra percezione (oggetto di studio della neuroscienza) ed emozione (oggetto di studio della psicologia e fisiologia)
non si sfugge alla scienza amico mio ;-)

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