NDE: morte cerebrale e ritorno?

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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta

Il problema della morte cerebrale è molto discusso in ambito clinico e lagale, ma oltre a questo esso è notevolmente discusso anche nell'ambito del sovrannaturale e, per l'esattezza, quando si parla di NDE (Near Death Experience) esperienze pre-morte, ossia quelle sensazioni percepite in prossimita di eventi estremi quali incidenti o arresto cardiaco e dopo i quali la gente racconta, o meglio ricorda, di aver visto immagini dell'aldilà.

Tuttavia, si potrebbe concludere ogni discussione con una argomentazione logica e affermando quanto segue:

"se la gente ha potuto raccontare questa esperienza allora non è mai morta!"

Il discorso potrebbe terminare qui.

Il problema è che qualcuno ritiene che queste esperienze vengano effettuate durante una condizione di disattivazione cerebrale; per intenderci dopo "morte del cervello e ritorno".

Si, un vero paradosso per un addetto ai lavori (medico, fisiologo, biologo) ma plausibile per chi è davvero convinto della genuinità dei racconti riportati a letto di "morte".

Per alcuni, addirittura, esisterebbe una non ben definità "entità" in gardo di lasciare il corpo in priossimità della "morte" per poi tornare e dare la possibilità al paziente di raccontare questa straordinaria esperienza extracorporea.

Se cosi fosse bisognerebbe fronteggiare una serie di problemi fisiologici legati alla coscienza.

Tra questi l'idea che essa possa sopravvivere al corpo, ossia possa esistere indipendentemente dal cervello.

Parleremmo di una condizione fantascientifica che non prenderebbe affatto in considerazione nessuna moderna acquisizione delle neuroscienze.

Parafrasando uno scritto di Bertrand Russel nel suo saggio "Perchè non sono cristiano" credere in una coscienza al di là del cervello sarebbe come credere che un corso d'acqua possa continuare a scorrere senza la presenza di un canale che la contenga, ossia l'acqua scorrerebbe nel vuoto. Un vero non senso!

Nonostante questo c'è chi continua a crederci senza considerare che fino ad oggi nessuno ha mai dimostrato l'esistenza di una coscienza al di là della fisiologia del cervello.

Ma per andare incontro a chi vuole continuare a considerarlo vero ho voluto fare un ragionamento per assurdo, ossia ho ipotizzato la possibilità che qualcosa (spirito, anima, ecc) possa davvero lasciare il corpo per poi tornare dopo il "risveglio" di un cervello morto (1).

Questa ipotetica condizione ci porrebbe inevitabilmente alcuni quesiti:

  • questa entità potrebbe ricordare la sua esperienza vissuta lontano dal cervello?
  • La nostra coscienza avrebbe memoria di una esperienza fatta lontana dal cervello stesso?

In questo video di pochi minuti una risposta:

[1] si consideri che il risveglo da morte cerebrale, ad oggi, non è mai avvenuto in nessuna condizione clinica conosciuta. Per un approfondimenta si veda il libro "Sono morto. Anzi no!"

Data pubblicazione: 21 ottobre 2019 Ultimo aggiornamento: 27 ottobre 2019

8 commenti

#1
Foto profilo Specialista deceduto
Dr. Giovanni Migliaccio

Caro Armando,
conosco il tuo saggio e mi permetto di fare alcune considerazioni.
In uno stato di coma con valida attività cerebrale è possibile che si generano dei sogni alla stessa stregua di un sonno fisiologico, ma come in quest'ultimo i sogni si possono dimenticare al risveglio.
Chi si sveglia da un coma e racconta di aver visto tunnel di luce, ampi spazi che ricordano amene campagne e giardini fioriti potrebbero essere frutto di un sogno, ma in genere sono fantasie inventate per soddisfare chi chiede questo a un paziente uscito dal come. In sostanza il paziente racconta qiuel che l'interlocutore vuol sentirsi raccontare.
Non c'è mai stato chi ha raccontato di essere stato in un luogo pieno di fiamme, oscuro, con lapilli di lava incandescente ecc, forse per far credere a se stesso che, dopo la morte vera, egli non andrà all'inferno.
In ogni caso nulla e nessuno possono oggettivamente provare la veridicità di quei racconti.
L'ipotesi poi che una entità (chiamala spirito, anima) esca da un corpo morto, quindi con EEG isoelettrico (piatto) e poi ritorni nel corpo ottenendo il risveglio del paziente è enormemente assurda.
Primo perché questa "entità" dovrebbe sbrigarsi a tornare indietro perchè dopo mezz'ora di EEG piatto si dichiara la morte del paziente e si staccano tutte le macchine da rianimazione e anche in questo caso, quand'anche fosse, non si potrebbe provare nulla.
E poi un EEG piatto è irreversibile.
In conclusione, se vuoi, possiamo dire che non sappiamo se ci sono esperienzdi di pre-morte come non sappiamo se ci sono esperienze dopo la morte (ovvero l'al di là).
Le prime credere che ci siano o non ci siano non rivestono alcuna importanza da nessun punto di vista, credere invece nelle seconde ha enorme importanza per chi ha fede.
Unn caro saluto e comunque complimenti per i tuoi studi che hanno comunque grande valore di interesse culturale.

#2
Foto profilo Dr. Armando De Vincentiis
Dr. Armando De Vincentiis

Grazie mille Giovanni.
va ricordato anche che il più delle volte le esperienze ricordate , in virtù di quella che definiamo "interferenza mnemonica retroattiva" possono essere completamente riformulate all'atto del ricordo. Oppure possono essere completamente costruite ex novo mentre vengono raccontate e non prima. ;-) il resto è mito e leggenda

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