Io, tu, l'altra/o: perché si tradisce?
Da quando ho cominciato a svolgere l'attività di Psicoterapeuta delle coppie, ho avuto modo di riscontrare come molte richieste di aiuto provenissero da partners uniti fra di loro da relazioni non ufficiali, amanti intrappolati in relazioni impossibili ma affettivamente irrinunciabili, o da mariti/mogli traditi/e dal/la compagno/a.
Il denominatore comune a queste situazioni è il tradimento, sebbene ruoli, aspettative e motivazioni alla terapia cambino notevolmente da caso a caso.
Il numero di persone sposate che hanno relazioni extraconiugali stabili è impressionante.
PERCHE’ si TRADISCE?
Per libertinaggio?
Per trasgressione?
Per divertimento?
Forse.
L'adulterio è un comportamento molto complesso che sottende dinamiche, bisogni e motivazioni profonde molto varie e non riducibili ad un'unica semplicistica categoria interpretativa. Come tale, richiederebbe una trattazione più approfondita e complessa, e non è questo lo scopo del presente post.
Vorrei in questa sede soffermarmi su un aspetto di comune riscontro negli infedeli seriali, ovvero in quelle persone che hanno la porta di casa sempre aperta, che hanno bisogno di cambiare e di provare l'adrenalina dei nuovi incontri.
Sebbene spesso in apparenza comunichino altro e non ne sia presente alcuna consapevolezza, su un piano più profondo si nasconde una forte INSICUREZZA e il bisogno di DIPENDERE da qualcuno, che tuttavia non equivale alla capacità di amare e di impegnarsi.
In tal senso, l’adulterio potrebbe configurarsi come la strategia di sopravvivenza di chi ha così tanta paura di rimanere solo da ricercare nell’amante una garanzia (illusoria) contro la solitudine, di chi per esorcizzare la paura di invecchiare ha narcisisticamente bisogno di impegnarsi in nuove eccitanti sfide che lo facciano sentire vivo.
Naturalmente, quanto esposto non vuole rappresentare un mezzo di giustificazione, ma un tentativo di comprensione che necessita, per una più completa analisi, della valutazione delle dinamiche della coppia in essere.