Il blog "ragazze fuori di seno" visto da una psicoterapeuta non vedente

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Era dal primo convegno delle RFS che non entravo nel blog, la vita ti porta lontano senza neanche accorgertene, e da poco tempo ci ho rifatto capolino. È proprio una realtà terapeutica particolare ed è per questo che ho pensato di scriverci un articolo.

Al primo convegno nazionale del 2013 ero presente anch'io ed è stato stupendo vedere come il virtuale avesse trovato così tante conferme nel reale. Ero dentro da poco, ma è stato bello che le ragazze mi abbiano riconosciuta e che io abbia potuto unire le storie lette alle loro voci.

RFS Ragazze Fuori di Seno

Ma come fa un non vedente a “sfogliare” un blog su internet? La tecnologia mette a disposizione dei disabili visivi molte opportunità, in particolare degli screen reader, lettori di schermo, che permettono di leggere lo schermo di computer e smartphone con l'aiuto di sintesi vocali, barre braille o videoingrandimento dei caratteri. Grazie a questi aiuti e con le normali tastiere dei computer o col touch screen degli smartphone, abbiamo accesso a quasi tutto ciò che c'entra con l'informatica. Perché quasi? Perché tutti i siti dovrebbero rispettare i criteri dell'accessibilità e questo purtroppo non sempre accade. Ecco perché una cosa che dovrebbe abbattere le difficoltà spesso ne crea di nuove. Rientrando nel blog dopo tanto tempo ho avuto solo qualche problema nell'effettuare il login, problema che ho risolto cambiando temporaneamente lo screen reader in uso, manovra che devo compiere ogni volta.

Una volta entrata cosa ho trovato? Tante vite, tante storie, tante parole, tante emozioni positive e negative, tanta voglia di aiutarsi vicendevolmente. È come entrare in una grande piazza o meglio in una famiglia, molte spesso augurano il buongiorno o la buonanotte alla “famiglia RFS”: c'è la timida, l'estroversa, l'ansiosa, l'attenta lettrice. E poi ci sono i professionisti, capaci e disponibili, che con poche parole rinfrancano, accolgono, sostengono e guariscono i malumori del momento. A dire la verità, sono le ragazze stesse a “rubare il lavoro” agli psicoterapeuti, qui fanno tutto da sole!

Perché la definisco una piazza? Perché siamo sì nel virtuale, ma c'è tutto reale in questa dimensione. Sono reali i sentimenti che intercorrono tra le RFS e che si stanno costruendo nel tempo, condividendo ognuna un pezzo di sé con le altre. Sono reali le regressioni delle “palle”, come sono reali le cure, le protesi, gli espansori e l'attività fisica.

E allora, perché una psicoterapeuta non vedente dovrebbe parlare di questo blog dato che finora ha descritto tutte cose che anche i più acuti vedenti avrebbero potuto notare? Paradossalmente per nessun motivo, o anzi, per spiegare che in una realtà del genere non esistono differenze tra vedenti e non vedenti, tra disabili motori e normodotati e via dicendo. In un blog del genere si è tutti uguali e questo sentimento si respira palpabilmente.

Ecco, forse c'è una differenza tra vedenti e non vedenti, ed è l'unica che vedo. Nel blog si fa spesso riferimento a selfy, vignette, immagini. Nel blog ogni profilo utente credo sia corredato da una fotografia. Il linguaggio iconico per un disabile visivo è totalmente astratto. Provo a tradurre il concetto con un esempio che valga per la lingua scritta.

Vi capita mai di entrare in una conversazione tra due amici già avviata? I due parlano di quella serata divertente nel solito bar, ricordando quel buffissimo aneddoto che ora non hanno voglia di ripetere perché tanto lo sanno già a memoria. Loro due ridono felici e voi restate lì, impalati, senza capire nulla. Ecco, pensate quando nel blog si parla di una vignetta postata da qualcuno o la si commenta senza prima averla descritta. Questa è la vera barriera e, come dicevo, paradossalmente l'unica.

Ognuno di noi è un individuo, tutti siamo diversi dagli altri, eppure così simili. Cosa accomuna il tumore al seno e la disabilità visiva? Sono entrambe due diversità. Approcciarsi col diverso è sempre difficile. Non si osa chiedere per imbarazzo o paura di ferire, ma è solo facendo domande che si conosce ed è solo conoscendo che si può andare al di là dei pregiudizi.

Qualche giorno fa una RFS parlava di quanto le pesi che la gente guardi solo la sua esteriorità senza andare al di là. Quando le ammalate vanno in giro, tutti notano i capelli corti tipici della chemioterapia. Probabilmente chiunque, approcciandosi a loro, avrà la ricrescita dei capelli come parametro per determinare la guarigione e il ritrovato benessere. Un non vedente cammina per strada e chissà quante volte è stato aiutato ad attraversare da una donna visibilmente ammalata senza che lui se ne potesse accorgere.

Chissà che bel momento di normalità avranno passato insieme parlando del tempo, delle auto sempre parcheggiate male e del ritardo del treno. Ognuno avrà regalato un pezzo di normalità all'altro arricchendo vicendevolmente la propria storia.

Data pubblicazione: 08 ottobre 2018

27 commenti

#1
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Dr. Salvo Catania

Grazie mille per averci spiegato con tutti i passaggi come fa un non vedente a sfogliare un blog in particolare e a sfogliare Internet in generale.

#2
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Dr. Salvo Catania

E grazie anche a nome di diverse utenti non vedenti del blog , con patologia tumorale maligna, e la cui disabilita' visiva e' nota solo al sottoscritto e solo per dichiarazione spontanea delle stesse e non certo perche' siano rilevabili differenze di comportamento nel forum attraverso le narrazioni con le altre utenti "normovedenti".

#3
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Ex utente

Buongiorno Dottoressa Chiara Schiroli

Io sono Didi e leggere le sue parole mi ha fatto vedere quello che sempre immaginiamo dei non vedenti ma che non comprendiamo mai fino in fondo
È bellissimo quello che ha scritto di questa piazza virtuale ma che ha tanto di reale, è vero cerchiamo sempre di aiutarci, la competenza del Dottor Catania e di tutti Voi Medici sono un aiuto preziosissimo per poter capire meglio e aiutano a dissipare i tanti dubbi che questa malattia crea in ognuna di noi
Il supporto psicologico è indispensabile e Lei ci sta aiutando con scienza e competenza e per questo volevo ringraziarla
La frase con cui conclude la sua lettera è talmente vera che mi sono immaginata,
appena finita la chemioterapia ,di aiutare una non vedente ad attraversare la strada, quanta normalità ci saremmo regalate
Normalità ,questa magica parola , che ci aiuti a vedere non solo con gli occhi ma soprattutto con il cuore

Grazie

#4
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Utente 468XXX

Dott.ssa Schiroli
La sua competenza unita a quella dei dr.Catania ,Belizzi e Barbieri ci aiutano in maniera encomiabile in questo lungo cammino, irto di incognite ed incertezze.Lei vede con il cuore che è l'unico senso che ci aiuta in certi momenti di difficoltà...grazie

#5
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Utente 488XXX

Cara dottoressa Schiroli,
è proprio vero che per conoscere e andare oltre i pregiudizi bisogna fare domande...solo così ci si può calare nei panni dell'altra persona ed essere sulla stessa lunghezza d'onda. Io questa curiosità cerco di praticarla nella vita di tutti i giorni e anche nella fantastica piazza dove ho incontrato le ragazze fuori di seno, persone speciali come anche il dott. Catania e recentemente lei dottoressa. Seppur per un motivo triste, la malattia, mi sento arricchita nel potermi confrontare con persone di spessore come voi, merce sempre più rara. Quindi un grazie di vero cuore!
Stella

#6
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Utente 499XXX

Grazie dottoressa per l'articolo. Mi ha colpito il suo accostare la nostra malattia alla condizione di non vedente, "sono entrambe diversità", è vero. Da quando ho scoperto di avere il cancro mi sento molto più vicina a chi ha un problema fisico o psicologico. Non che prima non mi importasse, ma ora capisco davvero e in modo viscerale cosa si prova. Io sono da poco nel blog Rfs, ma so che mi ha salvato nei momenti più bui e continua ad essere un conforto quotidiano, una piazza virtuale e al tempo stesso intima e piena di affetto vero.

#7
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Psicologo

Grazie a tutti per le vostre parole. E' sempre bello e utile potersi confrontare su molteplici aspetti della vita e andare oltre i pregiudizi. Mi colpisce la frase "vedere col cuore". E' in realtà anche questo un pregiudizio, tutti noi esseri umani vediamo col cuore quando parliamo al cuore delle altre persone. Non mi sento più o meno brava di voi in questo. Non serve essere disabili visivi per essere più sensibili, serve il carattere personale. Vi assicuro che ci sono ciechi ben carogne!

#8
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Utente 468XXX

Si...ci credo! Le carogne ci sono ovunque...volevo dire che nel nostro percorso servono persone e medici che sentono e vedono con il cuore oltre che con le loro competenze...

#9
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Utente 421XXX

Buongiorno Dott.ssa Schiroli, davvero mi rendo conto come spesso sia difficile uscire dal pregiudizio, o semplicemente mettersi in una condizione di ascolto, che è poi quella che effettivamente permette che ci si crei quell' humus originato dal fatto stesso che due o più persone entrano in una relazione per loro proficua sotto il profilo della crescita personale e dell'arricchimento umano. È questo che manca oggi ed è forse un discorso che supera il fatto delle disabilità. Siamo erroneamente indotti a credere che la disabilità, di qualsiasi tipo sia, visiva, motoria, oncologica, etc., sia un limite allo svolgimento di una vita "normale". E questo spinge le persone ad avere un approccio verso la persona disabile mediato da questo pregiudizio. La relazione che poi si viene ad instaurare, ammesso che ciò accada, è una relazione falsata, non autentica, perché si sviluppa intorno a canoni comportamentali e concettuali alimentati dal pregiudizio e dall'idea che ci si è fatti del proprio interlocutore. Idea che spesso non rispecchia la realtà della persona che abbiamo di fronte. C'è da dire poi che anche la persona disabile, o come più spesso si dice, diversamente abile, può rimanere vittima del pregiudizio di non sentirsi sufficientemente compresa a causa della sua condizione e per ciò stesso rischia di mettersi da parte preferendo, forse anche inconsapevolmente, l'isolamento. Questa è una realtà purtroppo abbastanza comune e quindi normodotati e non sono vittime di pregiudizi che li portano ad instaurare rapporti non autentici, nella maggior parte dei casi. Mi ha colpito l'immagine della persona non vedente che è aiutata ad attraversare la strada da una persona malata:l'incontro di due mondi, il mettere in campo le proprie esperienze ed opinioni, la semplice osservazione della realtà e la voglia di esternare emozioni e pensieri che l'osservazione della realtà produce. Sono cose alle quali ci siamo disabituati. Purtroppo. E ognuno va avanti per la sua strada, arida e impoverita, senza tener conto dell'altro. Grazie dottoressa per aver sottolineato in modo particolarmente pregnante l'importanza del vedere oltre, oltre i propri confini, oltre il proprio orticello riscoprendo il valore pieno della propria umanità e di quella dei propri simili.
Patty

#10
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Utente 451XXX

Grazie, dottoressa, per queste patole. Questa piazza multicolore accoglie tutti e, come un romanzo avvincente, offre narrazioni diverse ma mai banali, sempre autentiche. Anche il suo contributo così autentico ha aggiunto un prezioso tassello all’umanità variegata che palpita in questo blog: un’umanità che pensa, soffre, si dispera, gioisce, scherza, si emoziona e soprattutto si aiuta mutuamente, racconta la sua storia di “diversa normalità” quotidiana e in quel racconto si incontra, si abbraccia e si fa coraggio, una realtà ideale eppure reale creata da un medico speciale, il dott. Catania, che aiuta ad affrontare la malattia, i dubbi, i medici poco chiari, le terapie, le parole incomprensibili dei medici, la vita mutata dal cancro.

#11
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Utente 275XXX

Grazie dott. Chiara. Ho avuto il piacere di conoscerla al primo convegno e di fare un pochino di strada insieme. E grazie per le sue parole su noi, sul blog, ma anche su se stessa. Per me e' sempre un po' difficile approcciarmi con persone che hanno una difficoltà , ho sempre paura di fare o dire la cosa sbagliata. Da quando mi sono ammalata almeno con le persone come me so cosa dire e mi permetto anche la battuta. Le diversita' inizialmente dividono ma quando superiamo questa barriera impariamo molto gli uni dagli altri. E' dagli altri, sempre che si impara. In fondo siamo tutti diversi, unici e irripetibili.

#12
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Utente 146XXX

Buongiorno Dott. Schiroli! la definizione normale o diverso sembra dividano in due categorie l'essere umano. Questo accade quando ti ritieni normale e ti senti quasi intoccabile. Ma la vita presenta il conto a tutti e quando passi dall'altra parte capisci quali sono le cose veramente importanti. Capisci che la diversita' non esiste perche' finche' abbiamo un cuore che batte i sentimenti, il dolore fisico e i desideri sono per tutti uguali.

#13
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Utente 508XXX

Grazie dottoressa per avermi fatto emozionare e sentire un po' speciale.
Erano anni che non mi sentivo speciale.
Una ventina di anni fa, frequentava la nostra comitiva una ragazza senza le braccia sin dalla nascita.
Era una di noi, sin dal primo giorno eravamo sulla stessa frequenza, non vi era l'esistenza di pregiudizio alcuno.
Un pomeriggio commentavamo insieme i nostri primi baci e una mia amica descrisse il suo sabato sera e le sensazioni di un abbraccio in spiaggia.
Gli occhi di Arianna diventarono LUCIDI, in quel momento capimmo di aver fatto una gaffe parlando di cose che per noi erano normali .
Le sue lacrime ci appalesarono la diversità fisica che prima,spogliata dai filtri del pregiudizio, non la sentivamo.
Chiedemmo scusa ad Arianna.
Arianna rispose dicendoci: ragazze grazie per avermi regalato un bel momento di normalità.
Con le vostre storie mi avete arricchito e fatto vivere emozioni che non potrò mai provare: IO NON POTRO MAI ABBRACCIARE .
Grazie per avermi donato la normalità.
Mi auguro che durante il mio percorso possa prendere sottobraccio o meglio mettermi sottobraccio ad una non vedente per camminare insieme il sentiero della dimensione DIVERSAMENTE NORMALE.
È passato un anno e continuo a credere che se <guarirò> non abbandonerò mai la mia dimensione di diversamente normale.





#14
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Cara dottoressa,
grazie anzitutto per quanto scrive, posso dire che mi ha aperto un mondo, non sapevo nulla di come un non vedente potesse utilizzare la rete e un blog come il nostro.
Prendo spunto dalla sua frase "Approcciarsi col diverso è sempre difficile" perchè racchiude le mie sensazioni ed esperienze da quando ho scoperto la malattia: prima ero io a non voler far sapere nulla agli altri della mia condizione, mentre ora che si è palesata (per lo meno per i meno attenti) perchè non porto più la parrucca, credo che si stia attuando nei miei confronti proprio quanto scrive...vedo stampati sorrisi sforzati sul viso, sembra uscire una vignetta dalle teste con scritto "poverina"...ma nessuno fa un solo passo per chiedermi alcunchè. A questo punto mi chiedo come si possa fare a trovare un punto di incontro tra volontà di tutelare la propria privacy (nella fase iniziale e pesantissima delle cure) e volontà di tornare, adesso, alla vita.
Forse la normalità di cui lei parla alla fine me la devo costruire da sola, andando incontro a chi sta peggio di me...

#15
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Utente 370XXX

Grazie dr.ssa per la chiarezza nell'esporre il suo interessante punto di vista
non solo in quanto psicoterapeuta ma ancor di più in quanto non vedente.
Noi tumorate comprendiamo bene cosa voglia dire vedersi guardate come diverse. Basta vedere come ci guardano tutti quando andiamo in giro sprezzanti dei pregiudizi a testa pelata dopo la chemioterapia.
Grazie davvero |

#16
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Utente 508XXX

ARDESIA__Forse la normalità di cui lei parla alla fine me la devo costruire da sola.....

Condivido.
È passato un anno, e credo di essere tornata alla normalità e tutto questo grazie a me stessa. Riesco a Non vedere e a non sentire su di me gli sguardi pieni di domande e commiserazioni. I cambiamenti fisici li ho fatti miei e lì ho resi miei amici.
Visivamente ci sono e la gente li percepisce e lì percepirà fino a quando diventeranno scontati, comuni e quindi normali.
Questo processo è più veloce nel mondo virtuale dove pur essendo tutto maledettamente reale ( istologico, tetta amputata, teste pelate) è dematerializzato ma verosimilmente concretizzato dai commenti, commenti maledettamente reali poiché nascono da una anima capace di mettersi realmente a nudo grazie al virtuale.
Il blog allinea le diversità, rendendole normali.
Nel virtuale siamo tutti uguali nel reale ancora no.
Interagendo con il blog non mi è mai passato per la testa che fra gli iscritti vi potessero essere disabili, non vedendi, non udenti. Vi ho sempre immaginato come me e grazie al racconto della dottoressa ho scoperto una ulteriore diversità fra di noi tutte ugualmente tumorate.
Il virtuale ha allineato le diversità trasformandole in normalità.
Una rivoluzione ideologica e culturale grazie al mondo digitale!!!

#17
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Utente 508XXX

Che bello questo blog con un tema veramente avvincente perchè noi "tumorate" facciamo fatica a tornare alla normalità.

#18
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Utente 478XXX

Buonasera dottoressa Chiara,
ho letto con grande interesse e piacere la sua lettera.
La ringrazio per averci raccontato di lei, come si conviene davvero in famiglia. Concordo pienamente sulle osservazioni che fa riguardo al blog. Sono veramente reali i sentimenti che giorno dopo giorno stiamo costruendo tra di noi. E' sicuramente vero che nel nostro blog ci sentiamo sempre accolte, rispettate e accettate con le nostre paure e le nostre gioie, mai giudicate. E' bello avere sempre a disposizione l' aiuto di medici altamente qualificati e di compagne di viaggio che ci supporta e al bisogno ci rinfranca. La ringrazio per averci fatto riflettere sul concetto di normalità e sul rapportarsi con l'altro senza stereotipi o pregiudizi.

#19
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Psicologo

Grazie a voi per aver accolto il mio spunto di riflessione e averlo fatto vostro, averlo declinato nella vostra vita reale. A proposito di diversità, provate a leggere il libro Cecità di José Saramago, vi illuminerà!

#20
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Utente 137XXX

Dott.ssa Chiara, sono Lori e ci siamo conosciute al 1° Convegno di Milano. Mi ha fatto un enorme piacere ritrovarla nel nostro blog dopo tanto tempo e credo che ci mancasse proprio una persona come Lei che parla con il cuore descrivendo il nostro blog per come è veramente. Da sempre considerato un rifugio, il nostro rifugio, ora si può ben dire una famiglia dove si scambiano non solo problemi che ci accomunano ma anche come dice lei il buongiorno, il racconto di un quotidiano reale con le gioie e i pensieri di una qualsiasi famiglia, con gli scherzi le battute fra persone che neanche si conoscono e che servono a "trarci su". Ha notato come l'aiuto viene spontaneo, naturale, ognuna dà quello che può e la cosa più importante è che "nessuno si gira dall'altra parte" ed in questo siamo uguali pur nella diversità alla quale Lei accenna. La ringrazio e ...non ci lasci sole.
Lori

#21
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Cara dott.ssa ha scritto delle parole bellissime, che io condivido appieno. Condivido l'idea che questo forum sia una grande e bella piazza dove si incontrano quotidianamente o anche saltuariamente tante anime belle, ognuna con il suo "zainetto", piccolo, ma pieno zeppo di emozioni, dolori, gioie, paure, aneddoti. Nello zainetto c'è tutto, tutto quello che si vive e si pensa. Arriva bello carico, ma quando si lascia il forum con un 'buonanotte', ci si accorge che si è svuotato e ci si sente incredibilmente leggeri e felici di avere condiviso, di avere chiarito, di avere riso, di avere nuovamente la speranza.
Condivido l'idea della diversità quella apparente, quella nascosta, quella fisica, mentale insomma tutte le forme della diversità. Noi tutte, poi, ci sentiamo delle diverse 'speciali' in cerca sempre della normalità. Certo in una società che mette la perfezione al primo posto, sopra ogni cosa, anche una piccola stonatura, sbavatura ci fa sembrare o sentire imperfetti. Io con la diversità oramai ci convivo da anni, non solo per quello che mi è successo, ma anche perché sono docente di sostegno e purtroppo confermo che esiste ancora molto timore, molta diffidenza, molto impaccio, molta discriminazione voluta o non voluta. Il problema più grande è la non comunicazione, l'isolamento, la chiusura nella propria piccola isola di normalità apparente, ma la normalità non esiste. È un concetto che ci vogliono imporre quotidianamente, sbagliando. Esiste la diversità in tutte le sue forme ed i suoi colori e su questo si dovrebbe lavorare. Adesso non ricordo chi ha scritto questa frase, ma mi ha colpito in modo particolare e più o meno dice cosi: "Comprendere la diversità è vedere gli altri non come uno specchio, ma come finestre aperte".
Speranza

#22
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Utente 505XXX

Buongiorno dottoressa,
Grazie per la sua partecipazione al blog, ci offre spunti di riflessione importanti.
Personalmente mi ha fatto riflettere sul concetto di diversità e su come approcciamo il "diverso" trattandolo come "inferiore".
Ognuno di noi può trovarsi nella condizione di "diverso", anche chi si è sempre ritenuto perfetto (bello, benestante, sano, con la pelle del colore giusto...); poi improvvisamente succede qualcosa e si passa nella categoria dei "diversi" e ci si stupisce di essere trattati come "inferiori" quando in fondo noi ci sentiamo quelli di prima.
Spero di ricordare per sempre questa lezione e non far mai più sentire qualcuno "inferiore"

#23
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Buongiorno Dottoressa,
grazie per quanto ha scritto. Ho trovato fondamentale questo passaggio "Non si osa chiedere per imbarazzo o paura di ferire, ma è solo facendo domande che si conosce ed è solo conoscendo che si può andare al di là dei pregiudizi." Da persona sana ho vissito l'imbarazzo del chiedere, la paura di mettere l'altro a disagio. Da malata di cancro ho sperimentato la gioia di rispondere alle domande che amici coraggiosi mi hanno posto, ad esempio sulla chemio ("ma cos'è esattamente, come te la fanno?").
Io sono per abbattere le barriere e i tabu'; la strada è lunga. Non indosso la parrucca, ma vedo che gli sguardi piovono su di me non solo per strada ma anche nel centro oncologico in cui mi curo. Credevo che almeno là dentro fossimo tutti uguali.

#24
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Buongiorno a tutte, non vi lascerò sole, ci sono qui e ci sono nel blog, anche se non scriverò molto cercherò sempre di leggervi. In fin dei conti, come già dicevo nel blog, siete bravissime da sole! Questo spazio c'è e resta aperto, per qualsiasi cosa scrivete. Avete domande, curiosità, riflessioni? Lo spazio c'è!

#25
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Buonasera Dottoressa

Io a novembre inizio i controlli e sempre,ormai da cinque anni, sono motivo di ansia
Credevo che pian piano mi sarei abituata invece no, ma la cosa strana questa volta è che l’attesa la vivo male anche di notte
Il mio sonno è sempre interrotto ed accompagnato da sogni sempre uguali, vedo mio padre e mia madre (deceduti) ma sempre silenziosi e seri mentre in vita erano sempre sorridenti ed affettuosissimi
Allora io mi faccio i miei voli pindarici e penso che se non sorridono e non mi parlano è perché dovrebbero dirmi cose spiacevoli
Tutto questo mi porta a ritardare sempre di un po’ l’andare a dormire come se volessi allontanare quel momento che mi sta procurando molto disagio

Grazie

#26
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Buongiorno Didi, l'ansia pre controlli è normale e di questo non mi preoccuperei. Ci sono eventi nella vita che sono oggettivamente ansiogeni e per lei questo è uno. Lei normalmente è una persona ansiosa? In più il sogno potrebbe anche significare altro, sognamo per simboli e non per realtà spesso. I suoi genitori non potrebbero essere quella parte di lei che appunto ha paura e che non vive le attese in modo sorridente come probabilmente vive di solito? Cosa fa prima di andare a letto? Ci sono routine a cui è abituata? Se non ci sono provi a crearsene una da iniziare mezz'ora prima dell'orario al quale vorrebbe andare a letto. Potrebbe anche essere solo la lettura di un libro, una tisana bevuta con calma, in ogni caso qualcosa fatta lentamente e per lei. Ovviamente parlo così senza conoscerla. Mi faccia sapere.

#27
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Buongiorno Dottoressa

Ho letto con attenzione la sua gentile risposta e si sono una persona ansiosa di natura , da sempre
La chiave di lettura con cui mi ha proposto il sogno non l’avevo mai presa in considerazione e mi ha fatto pensare
Io prima di dormire non ho nessun rituale ma quello che faccio, non so perché, lo faccio sempre con fretta come se non avessi il tempo; ho sempre pensato che questo mio atteggiamento fosse dovuto al periodo in cui lavoravo e che mi portava sempre ad anticipare i tempi per riuscire al mattino ad avere tutto in ordine
Ecco altra mia pecca è l’ordine, non a livello maniacale, ma tutto deve essere come io voglio che sia, faccio un esempio non sopporto ciò che è spiegazzato, i piatti nello scolapiatti (devono essere asciugati e riposti) il lavello lavato ed asciugato per non vedere aloni e ultima cosa la lettiera del mio gatto la pulisco due volte al giorno anche se forse non propriamente necessario
Proverò davvero questa sera a cercare di fare le cose lentamente e bermi una tisana con calma pensando che c’è anche domani

Grazie