Il blog "ragazze fuori di seno" visto da una psicoterapeuta non vedente
Era dal primo convegno delle RFS che non entravo nel blog, la vita ti porta lontano senza neanche accorgertene, e da poco tempo ci ho rifatto capolino. È proprio una realtà terapeutica particolare ed è per questo che ho pensato di scriverci un articolo.
Al primo convegno nazionale del 2013 ero presente anch'io ed è stato stupendo vedere come il virtuale avesse trovato così tante conferme nel reale. Ero dentro da poco, ma è stato bello che le ragazze mi abbiano riconosciuta e che io abbia potuto unire le storie lette alle loro voci.
Ma come fa un non vedente a “sfogliare” un blog su internet? La tecnologia mette a disposizione dei disabili visivi molte opportunità, in particolare degli screen reader, lettori di schermo, che permettono di leggere lo schermo di computer e smartphone con l'aiuto di sintesi vocali, barre braille o videoingrandimento dei caratteri. Grazie a questi aiuti e con le normali tastiere dei computer o col touch screen degli smartphone, abbiamo accesso a quasi tutto ciò che c'entra con l'informatica. Perché quasi? Perché tutti i siti dovrebbero rispettare i criteri dell'accessibilità e questo purtroppo non sempre accade. Ecco perché una cosa che dovrebbe abbattere le difficoltà spesso ne crea di nuove. Rientrando nel blog dopo tanto tempo ho avuto solo qualche problema nell'effettuare il login, problema che ho risolto cambiando temporaneamente lo screen reader in uso, manovra che devo compiere ogni volta.
Una volta entrata cosa ho trovato? Tante vite, tante storie, tante parole, tante emozioni positive e negative, tanta voglia di aiutarsi vicendevolmente. È come entrare in una grande piazza o meglio in una famiglia, molte spesso augurano il buongiorno o la buonanotte alla “famiglia RFS”: c'è la timida, l'estroversa, l'ansiosa, l'attenta lettrice. E poi ci sono i professionisti, capaci e disponibili, che con poche parole rinfrancano, accolgono, sostengono e guariscono i malumori del momento. A dire la verità, sono le ragazze stesse a “rubare il lavoro” agli psicoterapeuti, qui fanno tutto da sole!
Perché la definisco una piazza? Perché siamo sì nel virtuale, ma c'è tutto reale in questa dimensione. Sono reali i sentimenti che intercorrono tra le RFS e che si stanno costruendo nel tempo, condividendo ognuna un pezzo di sé con le altre. Sono reali le regressioni delle “palle”, come sono reali le cure, le protesi, gli espansori e l'attività fisica.
E allora, perché una psicoterapeuta non vedente dovrebbe parlare di questo blog dato che finora ha descritto tutte cose che anche i più acuti vedenti avrebbero potuto notare? Paradossalmente per nessun motivo, o anzi, per spiegare che in una realtà del genere non esistono differenze tra vedenti e non vedenti, tra disabili motori e normodotati e via dicendo. In un blog del genere si è tutti uguali e questo sentimento si respira palpabilmente.
Ecco, forse c'è una differenza tra vedenti e non vedenti, ed è l'unica che vedo. Nel blog si fa spesso riferimento a selfy, vignette, immagini. Nel blog ogni profilo utente credo sia corredato da una fotografia. Il linguaggio iconico per un disabile visivo è totalmente astratto. Provo a tradurre il concetto con un esempio che valga per la lingua scritta.
Vi capita mai di entrare in una conversazione tra due amici già avviata? I due parlano di quella serata divertente nel solito bar, ricordando quel buffissimo aneddoto che ora non hanno voglia di ripetere perché tanto lo sanno già a memoria. Loro due ridono felici e voi restate lì, impalati, senza capire nulla. Ecco, pensate quando nel blog si parla di una vignetta postata da qualcuno o la si commenta senza prima averla descritta. Questa è la vera barriera e, come dicevo, paradossalmente l'unica.
Ognuno di noi è un individuo, tutti siamo diversi dagli altri, eppure così simili. Cosa accomuna il tumore al seno e la disabilità visiva? Sono entrambe due diversità. Approcciarsi col diverso è sempre difficile. Non si osa chiedere per imbarazzo o paura di ferire, ma è solo facendo domande che si conosce ed è solo conoscendo che si può andare al di là dei pregiudizi.
Qualche giorno fa una RFS parlava di quanto le pesi che la gente guardi solo la sua esteriorità senza andare al di là. Quando le ammalate vanno in giro, tutti notano i capelli corti tipici della chemioterapia. Probabilmente chiunque, approcciandosi a loro, avrà la ricrescita dei capelli come parametro per determinare la guarigione e il ritrovato benessere. Un non vedente cammina per strada e chissà quante volte è stato aiutato ad attraversare da una donna visibilmente ammalata senza che lui se ne potesse accorgere.
Chissà che bel momento di normalità avranno passato insieme parlando del tempo, delle auto sempre parcheggiate male e del ritardo del treno. Ognuno avrà regalato un pezzo di normalità all'altro arricchendo vicendevolmente la propria storia.