L'EMDR per i disturbi post traumatici funziona? E soprattutto, perché funziona?
In virtù del mio lavoro di psicologo clinico e psicoterapeuta oltre che debunker e divulgatore scientifico, molti utenti mi chiedono spesso opinioni sull'efficacia dei diversi modelli psicoterapeutici e sulla validità o meno dei loro presupposti teorici.
Tra questi vi sono alcuni modelli psicoterapeutici o, meglio, alcune tecniche che li supportano che hanno la funzione di ridurre gli effetti negativi legati ai vissuti traumatici. Un metodo in particolare, tutt'oggi controverso, è il cosiddetto EMDR (in inglese eye movement desensitization and reprocessing ) desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari.
Concepito per il trattamento dei disturbi post traumatici da stress, fu messo a punto da una terapeuta americana Francine Shapiro sulla base di una "intuizione personale". A quest'ultima, mentre osservava velocemente il panorama girando gli occhi da un lato all'altro del campo visivo, le sue ansie diminuivano o almeno questa fu la sua percezione. Da qui si concentrò su come utilizzare e standardizzare questa "scoperta" in ambito terapeutico.
La tecnica fu quindi messa a punto e oggi prevede che un paziente affetto da pensieri ricorrenti, ansie e paure di origine traumatica, si concentri su di questi seguendo i movimenti della dita del terapeuta, per poi dare dei feedback.
Quindi le domande alle quali cercheremo di rispondere sono:
il metodo funziona? E perché funziona?
Alla prima possiamo rispondere che l'esperienza clinica e i dati sembrino confermarne il funzionamento, così come funzionano tutte le tecniche che prevedono una esposizione sia verbale che immaginativa al trauma.
Chiedere al paziente di immaginare ripetutamente l'evento traumatico, così come quello di raccontarlo, descriverlo e rinarrarlo, fa si che ad esso ci si abitui, non vivendolo più come un tabù, grazie ad un processo fisiologico di assuefazione. Infatti, studi basati sulle evidenze confermano che sia interventi di tipo cognitivo comportamentale che addirittura psicoanalitici hanno una certa efficacia sul Disturbo Post Traumatico da Stress (1)
Anche in psicoterapia strategica vi è un protocollo molto efficace per la cura dei disturbi post traumatici: esso prevede una narrazione scritta giornaliera e dettagliata dell'evento traumatico in cui il paziente ottiene una sorta di effetto paradosso grazie al quale la ricerca volontaria delle emozioni negative provate durante l'evento fa sì che esse si affievoliscano inesorabilmente (2).
Siamo, anche in questo caso, nell'ambito dell'esposizione all'evento. Anche nella già citata terapia analitica, al di là dei processi di rielaborazione e interpretazione previsti dal modello, il paziente ne parla e quindi si ri-espone all'evento.
Le terapie cognitivo comportamentali, invece, rappresentano le tecniche di esposizione per eccellenza accompagnando il paziente a rivivere a livello immaginativo l'evento e, quando possibile, di tornare dal vivo sul luogo dell'accaduto mediante una esposizione graduale.
In pratica sembra che per il disturbo Post Traumatico da Stress tutto funzioni, purché del trauma se ne parli e ci si esponga!
Nel momento in cui l'EMDR, al di là dei movimenti oculari, prevede di ripensare all'evento, potremmo affermare che il processo terapeutico sarebbe dovuto proprio a ciò che è stato su descritto.
Ma l'EMDR va oltre vantando effetti fisiologici diversi dalla "semplice" abituazione da esposizione. Tra questi quella della distrazione: richiamando l'evento a livello immaginativo, i movimenti oculari indotti dai movimenti del terapeuta distrarrebbero il paziente dalle percezioni fisiche ansiogene negative legate al ricordo. In tal caso il paziente distratto percepirebbe in modo meno angoscioso il ricordo e ciò permetterebbe di abituarsi ad esso. Ma qui ancora siamo nell'ambito dei processi di distrazione ed abituazione.
Un'altra ipotesi che va oltre il processo di distrazione è quella legata alla"elaborazione emisferco-cerebrale ottenuta mediante i movimenti oculari".
In pratica si afferma che grazie ai movimenti oculari il ricordo traumatico sarebbe trasferito da un emisfero all'altro determinando una elaborazione più armonica (3) o addirittura che il ricordo traumatico sarebbe intrappolato nell'emisfero emotivo destro e che i movimenti ne permetterebbero il passaggio anche in quello cognitivo sinistro per una migliore elaborazione (4).
Quest'ultima ipotesi, tuttavia, sembra che rimarchi concetti errati, mai suffragati da dati sperimentali, in cui si riteneva che esistesse una netta distinzione tra cervello emotivo e cognitivo (5,6). Su quali basi si afferma, quindi, che il ricordo traumatico venga trasferito da un emisfero all'altro?
Non ci sono dati grazie ai quali sostenere che i movimenti oculari facciano sì che il trauma "intrappolato" in una parte del cervello sia ri-distribuito nelle zone cognitive. Alcune ricerche dimostrano, addirittura, che i movimenti oculari siano del tutto irrilevanti nel processo di elaborazione del ricordo traumatico (7).
Inoltre i cambiamenti visibili alla Risonanza Magnetica e/o la Tomografia a Emissione di Positroni, che vengono citati dagli operatori EMDR, dopo la sua applicazione, si rilevano anche dopo qualsiasi processo esperienziale, intrapsichico e relazionale e ciò si può ovviamente ottenere anche con un percorso psicoterapeutico (8, 9). In pratica tutte le psicoterapie determinano questi cambiamenti.
Sulla base di questo e sulle considerazioni fatte sulle diverse terapie del Disturbo Post Traumatico allo stato attuale si può affermare che per questo disturbo tutte le terapie appaiono efficaci purché, come già affermato, del trauma se ne parli e ci si esponga e, aggiungiamo, che si introducano elementi nuovi di distrazione che non consentano più una invasione passiva del ricordo (non tralasciando, ovviamente, una buona dose di aspettativa positiva verso il trattamento e una buona relazione di fiducia con il terapeuta), e che la tecnica EMDR, almeno per certe ipotesi teoriche, appare piuttosto confusa e infondata, e seppur dando risultati, probabilmente per le ragioni su discusse, non rappresenta, così come spesso riportato, la tecnica per eccellenza per la cura dei disturbi post traumatici così come per le ansie e le fobie che da essi ne derivano.
Ringrazio Il professor Sergio Della Sala, docente di neuroscienze all'Università di Edimburgo, il dottor Giuseppe Santonocito, psicoterapeuta, il dottor Giovanni Migliaccio, neurochirurgo, Il dottor Giuseppe Turi, psicologo del Cardiac Diagnostic al Networc di Londra, il dottor Antonio Ferraloro, neurologo, e il dottor Francesco D'Alpa, neurofisiologo, per il loro aiuto.
1) http://www.jpsychopathol.it/article/efficacia-degli-interventi-profili-professionali-e-qualita-in-salute-mentale/
2) https://www.ibs.it/cambiare-passato-superare-esperienze-traumatiche-libro-federica-cagnoni-roberta-milanese/e/9788862200486
3) http://www.lastampa.it/2017/03/07/scienza/emdr-la-tecnica-che-rimuove-i-ricordi-traumatici-usando-la-vista-Ticuc65LjQWefOzp70YtqN/pagina.html
4) https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/lesperto-risponde/che-cose-lemdr-una-psicoterapia-basata-sul-movimento-degli-occhi
5) https://www.monduzzieditoriale.it/libreria/miti-della-mente/
6) https://www.psicologia24.it/2017/06/falso-mito-emisfero-cerebrale-logico-creativo/
7) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11393607
8) http://www.stateofmind.it/2015/10/plasticita-neurale-psicoterapia/
9) https://www.neuroscienze.net/puo-la-psicoterapia-cambiare-il-cervello/