Trapianto del pene: dalla fantasia alla realtà clinica
Sembrava un miraggio ed invece è realtà.
Domani a Tor Vergata si svolgerà un importante congresso “Frontiers in Genito-Urinary Reconstruction” .
Sono stata invitata a partecipare alla tavola rotonda alla quale prenderanno parte:
sua Eminenza il Cardinale E. Menichelli, il prof. Mirone, responsabile Ufficio Rirorse e comunicazione della Siu, il prof. Ralph, past-president of European Society for Sexual Medicine, il Prof. Sansalone, organizzatore del congresso, ed il prof. Vespasiani, presidente Siu.
Il pene, esattamente come per cuore o un fegato, può essere trapiantato.
Nel mondo è già accaduto tre volte, ma affinché l’esito diventi un successo per il paziente e per l’equipe che lo ha operato, è indispensabile che vengano tenute in considerazione le variabili simboliche di questo particolare “dono”.
Riflessioni sessuologiche
Il pene è un organo simbolico, e come tale va adeguatamente considerato e trattato.
Quando ci troviamo dinanzi ad un possibile trapianto di pene, siamo obbligati ad effettuare un lavoro in team di specialisti affinchè il paziente venga accolto, operato, e seguito psicologicamente prima, durante e dopo l’intervento.
Bisogna analizzare il rapporto che il paziente aveva – prima del trauma - con il suo pene: sessualità, identità, rapporto con lo specchio, e così via.
Il rapporto di un uomo con il suo pene, come sappiamo, non sempre è sereno; a volte può essere conflittuale o ambivalente, senza mai dimenticare che è un organo correlato alla dimensione fallica e riproduttiva dell’uomo.
Spesso viene considerato come ‘altro’ rispetto a se stesso.
Quando un uomo perde il pene a causa di un tumore, un trauma, una bomba o un rito tribale mal riuscito, dobbiamo analizzare mediante una scrupolosa diagnosi sessuologica che tipo di rapporto aveva con sua sessualità prima del trauma.
Il sostegno psico-sessuologico – a seconda dei gradi di gravità si potrà procedere con una psicoterapia o terapia sessuologica di coppia – aiuterà paziente ad avere un nuovo legame con il suo nuovo organo, per evitare la possibilità di un rigetto, la paura della non riuscita o della non funzionalità, ed anche l’instauri una “competizione a livello fantasmatico” nei confronti del donatore.
Il paziente va preparato psicologicamente già prima dell’intervento chirurgico, e poi seguito successivamente per fare una valutazione della nuova situazione post-trapianto.
Ancora non c’è nulla di standardizzato, ma ci stiamo adoperando in tal senso.
Nel caso, inoltre, in cui il paziente fosse partner di una coppia, è importante svolgere un counselling psico-sessuologico di coppia, perché il pene è un organo che attiene alla dimensione poliedrica della sessualità.
Così, accompagnare il paziente e l’eventuale compagna durante questo cammino irto di fatiche e simbolismi, diventa l’obiettivo di chi si occupa di sessualità.
Allego il comunicato stampa dell’evento, la puntata di rai uno dedicata al congresso, ed un mio scritto che approfondisce il tema trattato.
https://www.tpi.it/2018/04/11/trapianto-pene-casi-rischi-psicologici/
http://bancadati.datavideo.it/media/20180410/20180410-RAI_1-UNOMATTINA_0640-091127256m.mp4
https://www.valeriarandone.it/psicologia/trapianto-del-pene/