La spirale del conflitto di coppia
Durante una discussione con il partner, solitamente preferiamo dire ciò che noi non vogliamo piuttosto che esprimere in modo chiaro ed esplicito il nostro stato d’animo, ad esempio diciamo, "smettila di essere così insofferente!", invece di dire: "io vorrei che mi dicessi cosa ti rende insofferente."
Oppure, "tu mi trascuri sempre!" invece di dire: "in questo momento io mi sento veramente solo/a e ho bisogno della tua attenzione.", evitando quindi di utilizzare una generalizzazione che, di per sè, crea una barriera nella comunicazione.
Quando esprimiano le nostre esigenze e/o aspettative in un modo negativo ne viene fuori una critica rivolta al partner che inevitabilmente di chiude in un atteggiamento difensivo per “proteggersi” e quindi non prende neanche in considerazione il contenuto ovvero l’esigenza/ l’aspettativa che stiamo esprimendo.
Alcuni autori sostengono che si può esprimere una critica in modo costruttivo, tuttavia essa provoca sempre una chiusura difensiva nell’altro che blocca la risoluzione di un conflitto, anche se c’è fiducia e intimità in una relazione di coppia, è quasi impossibile ascoltare un attacco personale senza reagire in modo difensivo, tutto ciò accade anche nelle coppie felici.
Esprimere il proprio stato d’animo durante una conversazione conflittuale con il partner consente di trasfornare la critica nella condivisione di bisogno positivo, in questo modo si inizia ciascun memebro della coppia iniazia a costruire una mappa relazionale che facilita il riconscimento e la gratificazione dei reciproci bisogni affettivi.
Ad esempio, se siamo arrabbiati perchè ci sentiamo distanti emotivamente dal partner, se siamo disposti ad accogliere quell’emozione accettandola, ne diventiamo consapevoli, a qual punto diventa possibile esprimere il nostro bisogno di riconnetterci emotivamente all’altro, anzichè accusarlo di trascurarci.
Se invece colpevolizzo il partner accusandolo di lasciarmi solo, lui reagirà alla critica e non sarà nella condizione di cogliere il mio bisogno di vicinanza affettiva.
Tuttavia condividere la paura della solitudine, implica la disponibilità a mostrarsi vulnerabile e a volte percepiamo questa possibilità come un rischio emotivo troppo elevato. C’è un mito pericoloso ancora molto diffuso che considera la vulnerabilità come un segno di debolezza, nulla di più fuoviante.
La vulnerabilità è la misura del coraggio. È necessaria una precisa intenzionalità per abbassare il nostro “scudo protettivo” e mostrare il “ventre molle” indifeso delle paure, dei dubbi o delle insicurezze.
Questa difficoltà induce molti di noi ad evitare di essere veramente vulnerabili coi nostri partner, tuttavia un po’ alla volta possiamo concecerci l’opportunità di imparare a esprimere le nostre insicurezze e vedere come esse si trasformano in risorse.
Come psicoterapeuta di coppia sono sempre affascinata dal facilitare questo processo durante il quale le barriere nella relazione di coppia si riducono progressivamente, favorendo l’emergere di una nuova intimità.
Quindi come possiamo entrare in relazione intima con il partner durante il conflitto?
Utilizzare la consapevolezza del nostro vissuto, significa scegliere accuratemente le parole ed evitare di ferire chi ascolta o indurre una reazione difensiva. Tutto cià aiuta poi il partner che ad aprirsi poichè non si sente sotto accusa.
Ci sono tre modi per comunicare con maggiore consapevolezza:
1. Parlare in prima persona: utilizzare l’"io" consente di esprimere le nostre emozioni, percezioni e sperimentare un modo diverso di entrare in relazione con l’altro. Se iniziamo le nostre affermazioni con la parola "tu" durante conflitto si crea l'effetto opposto: in quel modo stiamo “puntando il dito contro” i sentimenti, il comportamento, o la personalità del partner.
2. Concentrati sul problema:quando hai l'attenzione del tuo partner durante la conversazione, puoi essere molto tentato di tirar fuori tutti i tuoi problemi nella relazione, ma più sono le questioni che tenti di sollevare, meno saranno risolti, è importante che ti concentri su un evento e lo descrivi.
3. proteggi i punti deboli del tuo partner: ci piaccia o no, siamo colpiti dalle imperfezioni del nostro partner, così come lui è colpito dalle nostre. Quindi è fondamentale evitare di ferirlo evidenziando quella caratteristica che sappiamo che per lui rappresenta il suo “tallone d’Achille”.
Conoscendo intimamente il nostro partner possiamo amarlo compassionevolmente nonostante le se “debolezze”, oppure ferire la sua sensibilità durante una discussione. La prima modalità ci aiuta a consolidare la relazione di coppia, la seconda contribuisce ad indebolirla.
Le coppie che vivono un disagio utilizzano queste vulnerabilità come “proiettili” durante il conflitto, invece di tenersi per mano, si “graffiano” a vicenda.
Le coppie che restano insieme nel tempo si accettano reciprocametne, assumendosi la responsabilità di prendersi cura l’uno dell’altro.
Quando uno dei due partner è angosciato l’altro è disponibile ad ascoltare e accogliere quell’emozione aiutandolo a modularla e riconquistare una condizione equilibrata.
L'amore richiede il coraggio. Il coraggio di essere vulnerabile e restare in ascolto delle nostre emozioni, anche durante il conflitto, anche quando noi siamo arrabbiati o addolorati. La relazione di coppia ci offre l’opportunità di stare in equilibrio attraverso la connessione emotiva con il partner.
L'unico modo di amare e divenire esperti l’uno dell'altro è lavorare mutuamente insieme per comprendersi reciprocamente, le coppie che sono all’interno di questo processo non sono orientate a stabilire chi vince o chi perde, sanno che si perde o si vince insieme.
Divenendo un esperto del partner lo aiutiamo a sviluppare una maggiore autoconsapevolezza ad essere maggiormente coinvolto nel diventare esperto su di noi.
In psicoterapia di coppia ciscun partner entra in contatto con la propria vulnerabilità e impara a rispettare quella dell’altro, evitando di strumentalizzarla durante il conflitto.
Si tratta di un processo complesso che richiede la facilitazione di uno psicologo-psicoterapeuta con una formazione specifica in terapia di coppia che sia in grado di utilizzare quella che O’ Leary definisce la parzialità multidirezionale, ovvero essere in empatia con ciascun partner nello stesso tempo.
La parzialità multidirezionale, non è una tecnica ma un modo di essere dello psicoterapeuta nella relazione che mira a facilitare l’espressione dei vissuti e delle emozioni da parte di ogni membro della coppia.