Finché gli alimenti non ci separino. Cambia la legge, cambiano le dinamiche amorose?

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Nuova sentenza della cassazione: niente più alimenti alla moglie in funzione del pregresso tenore di vita.
Importantissimo giro di boa della giurisprudenza, a breve non ci saranno più i nuovi poveri, cioè gli ex mariti finiti in disgrazia per il divorzio.
Uomini che, costretti a mantenere moglie e figli, rimangono senza un soldo, senza una casa, e con un'infinità di debiti.
Uomini che, una volta fuori casa, si vedranno costretti a ritornare a fare i figli di famiglia.

Delle donne però, che una volta separate, nonostante i solleciti degli avvocati per gli alimenti evasi, non ne parla nessuno, e nessuno inventa una legge lapidaria che le possa tutelare davvero.

 

 

Dal matrimonio come "sistemazione" alle famiglie a doppia carriera.

Funziona davvero? Qualche perplessità

Un tempo la donna aspirava alla "sistemazione da matrimonio".
La donna single era chiamata zitella, ed il matrimonio era l'unica sua reale sistemazione.
Le donne venivano cresciute con l'obiettivo sociale e culturale di trovare il buon partito: un uomo gentile, perbene ed economicamente agiato, che la potesse rendere madri, e che potesse badare a loro ed alla neo-famiglia.
Le nonne preparavano il corredo, ed unitamente al corredo di falsi miti le veniva cucito - simbolicamente - addosso e dato in dote, finché morte non li separava.
Molte coppie rimenavano insieme pur odiandosi, e non rispettandosi, perché non vi era altra strada da poter percorrere se non quella della mite sopportazione.

Senza dimenticare il delitto d'onore - non punito dalla legge -, fino ad arrivare alla quasi legalità dei figli illegittimi, nati fuori dal confine geografico del matrimonio, ed alla moglie che ricordava più una serva che una compagna.

Sono passati gli anni, anzi i decenni, le donne hanno avuto diritto al voto, al divorzio, alla contraccezione ed all'aborto, ed anche al lavoro.

Non dimentichiamo però che, anche ai nostri giorni, ad una donna che firma un contratto lavorativo viene fatto sottoscrivere di non mettere al mondo dei figli perché rischia il licenziamento.

Siamo passati, per fortuna, dal matrimonio come sistemazione e come pensione integrativa per la vecchiaia, al divorzio per scelta.

 

Quando ci si sposa, si pensa sia per sempre
Il matrimonio dovrebbe coronare un progetto di una vita insieme, un sogno d'amore e di mutuo soccorso.
Non si pensa mai al divorzio, alla frode, alla separazione dei beni, ed ai bilanci tra dare ed avere (economici e psichici).
Ma, a quanto pare, non sempre il sogno d'amore sopravvive all'usura del tempo, ed il "per sempre" diventa sempre più spesso a termine.

Gli americani, lungimiranti ed abituati a più matrimoni, stipulano quasi sempre un contratto pre-matrimoniale che li orienterà dopo, tra legali ed alimenti, quando l'amore avrà lasciato il posto all'acredine.

Noi italiani invece, sognatori e romantici, non siamo abituati a pensare al dopo, e nemmeno a programmarlo prima.

 

Uomo/donna, ripartizione equa di oneri ed onori?
La donna, come sappiamo bene, è colei che per retaggi culturali, per abitudini secolari, e per necessità dei bambini, fatica maggiormente.

Come la dea Indù, sempre più multi tasking, lavora senza sosta, tra casa, lavoro e famiglia.

Il lavoro delle donne, a meno che non si abbiamo davvero tanti aiuti tra nonne, domestiche, e baby sitter, è sempre quello che viene maggiormente sacrificato.

Donne che, per amore dei figli e per mantenere unita la famiglia, fanno delle rinunce.

Rinunciano a quel lavoro full time che le avrebbe fatto scalare la carriera del successo.

Rinunciano a quell'incarico che le avrebbe portate a dormire fuori casa più volte al mese, o a dover fare i turni di notte in ospedale.

  • Insomma, sembra che la rinuncia appartenga alla dimensione della donna-madre.

L'uomo, perché tale, è sempre colui che lavora di più.
Che guadagna di più, anche se lavora tanto quanto la donna.
Che sta più spesso fuori casa, e così via.

 

Ruoli stereotipati, ed innovazioni della giurisprudenza

"Secondo i giudici l’assegno divorzile può essere riconosciuto soltanto se chi lo richiede", dice la nuova sentenza della cassazione.

"E se l'ex moglie, magari lasciata per la giovane amante child-free, dimostri di non poter procurarsi i mezzi economici sufficienti al proprio mantenimento".

  • E se la moglie, nel frattempo, avesse cinquant'anni o sessanta?
  • E se non avesse mai lavorato, come tacito accordo, per far crescere lavorativamente il coniuge, ed accudire la casa a costo zero?
  • E se avesse appeso al chiodo la sua laurea per crescere i suoi bambini?
  • E se fosse davvero troppo anziana per rimettersi in discussione?

Nessuna donna casalinga ha uno stipendio, nemmeno minimo, ed intanto fatica ben più di una donna che lavora fuori casa.

 

Cambiano le leggi, cambiano le scelte amorose?

 

Niente più scuse per i separati in casa
Questa sgradevole, ed accomodante, soluzione sembra essere - a detta di tanti - la concretizzazione della crisi economica.

Molte coppie, pur non amandosi più e non rispettandosi da tempo, decidono di vivere con un privato da separati, ed un sociale da coniugati, mantenendo un vita una recita a copione come quella dei separati in casa.

  • Alibi o scelta consapevole?
  • Paura di dover affrontare un divorzio con i suoi costi, economici e psichici?
  • Compromesso?
  • Scelta transitoria?

Adesso, se è vero che l'uomo non dovrà più mantenere la sua ex moglie con costosi alimenti, cosa lo terrà imprigionato in una non coppia?

Rimarrà da analizzare il rischio del "costo psichico da divorzio".


Niente più scuse per gli amanti
Molti amanti non diventano partner ufficiali per svariati motivi, consci, inconsci, ed anche economici.
Uno dei tanti, abusati, alibi é senza dubbio il panico da alimenti.
L'amore ha un costo, senza ombra di dubbio.
Il costo dell'impegno, il costo delle rinunce, ed il costo economico di quello che si spende per quell'amore.
Il tanto abusato alibi dei figli da non turbare, e lo stipendio che non consente di arrivare a fine mese, da qui a breve, dovrebbe far parte soltanto del vecchio copione delle bugie.
Gli amanti che non vorranno decidere di cambiare vita, dovranno trovare altre credibili menzogne.

 

  • Ancora una volta giurisprudenza e psicologia dovrebbero parlarsi.

Ogni famiglia, ogni coppia, ed ogni donna, andrebbero essere analizzati con dovizia di particolari, non soltanto in funzione della dichiarazione dei redditi, ma anche in funzione di quello che non é monetizzabile: il sacrificio, la dedizione, l'amore, e gli anni che sono già passati, e che non torneranno in dietro per regalare una seconda opportunità a quella donna.

Si alla monigerazione degli alimenti.

No al ricatto da mantenimento.

Assolutamente no alle mogli liquidate, senza liquidazione, e frettolosamente rottamate.

 

 

Fonte: http://www.corriere.it/cronache/17_maggio_10/divorzio-rivoluzione-l-assegno-mantenimento-non-conta-piu-tenore-vita-39132480-358c-11e7-ae5c-ac92466523f8.shtml

Data pubblicazione: 21 maggio 2017

9 commenti

#1
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Dr.ssa Valeria Randone
#3

Complimenti cara Valeria, sempre tempestiva, questa nuova legge va ben studiata e secondo me, applicata tenendo conto di molteplici fattori, non ci sono solo le donne ricche che ci marciano , non hanno mai lavorato e vorrebbero una rendita permanente , ma ci sono le altre, le mogli .. rottamate che magari lavorano, o potrebbero lavorare, ma con quale reddito , perchè è vero che mediando e correndo tra questo e quel dovere non tutte, non sempre, possono far carriera, essere pagate bene, e poter vivere con dignità senza sentirsi invece ..del tutto perdenti..
Bisogna rifletterci e decidere caso per caso , ma con quali tempi?.. quindi niente applausi sbrigativi.. e alle ragazze dico .. studiate, cercate di essere mogli innamorate e leali, ma competenti , inserite nel mondo del lavoro... un lavoro non lo puoi inventare quando per gli uomini arriva .. le demon du midi.. cioè la crisi dell'età di mezzo.. Niente di facile insomma , ma ci abbiamo provato e ci proviamo.. Ciao, un abbraccio Magda

#4
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Dr.ssa Valeria Randone

Cara Magda,
grazie per tue riflessioni che condivido.
È un tema davvero controverso...
Un abbraccio

Valeria

#5
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Ex utente

la giurisprudenza ha preso una strada sacrosanta.Tra l'altro non vedo perchè pagare un mantenimento all'ex coniuge,posso capire per i figli,ma l'ex coniuge perchè?due divorziati non sono più niente,non vedo per quale motivo si debba mantenere una persona diventata praticamente estranea,è come fermare sconosciuti in strada e chiedere un mantenimento perchè una volta ci si conosceva.

#6
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Dr.ssa Valeria Randone

Perché l'"estranea", magari l'ha resa padre, rinunciando alla sua di crescita professionale, per esempio.
E magari adesso è troppo avanti con gli anni per cercare un lavoro.




#7
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Ex utente

perchè,c'è un tariffario da pagare all'ex moglie se l'ex marito è diventato padre?inoltre,da dove esce fuori che per fare figli una donna non debba lavorare?senza andare troppo lontano mia madre e praticamente tutte le madri che conosco lavorano;ciò non rappresenta un campione statisticamente rilevante ovviamente,ma è un rapido esempio di come sia possibilissimo essere genitori e lavorare.Inoltre la scelta di non lavorare è consapevole e non obbligata,e se viene intrapresa lo si fa considerando tutte le eventuali conseguenze,anche che in caso di divorzio si resti senza reddito.Nessuno ha obbligato l'ex a non lavorare.

#8
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Utente 399XXX

Questo articolo fa' un'improponibile paragone tra la società come era 70 anni fa e questa legge sugli alimenti. Ma cosa c'entra l'aborto, il delitto d'onore, ecc., con il fatto di garantire il sostentamento alla ex moglie anziché una lauta pensione?
E poi sempre questo vittimismo. Nessuno vi obbliga a sposarvi.

#9
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Ex utente

l'articolo è poco o niente documentato sulla sentenza, su cosa ha portato fino a qui e a quali risvolti implica. Non solo un improponibile paragone della società o un'immagine distorta del ruolo della donna che può tranquillamente lavorare e diventare madre.

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