La verginità venduta all'asta al migliore offerente
C'era una volta la prima volta.
C'era una volta la tanto agognata attesa della prima volta.
C'era anche il batticuore e l'ansia che faceva sudare le mani, e che bloccava il respiro.
Oggi c'è l'asta online al migliore offerente, con tanto di agenzia e di trattative private, come si conviene quando il prezzo dell'immobile è davvero elevato.
Tutto legale, che sia chiaro.
L'agenzia avrà la sua percentuale, la ragazza il suo lauto guadagno, e l'acquirente dichiarerà la spesa effettuata.
Una ragazza tanto giovane ed " inesperta" e così tanto con le idee chiare, ha atteso la sua maggiore età per mettere all'asta la sua verginità per poter - dice lei - studiare ad Oxford.
Cosa spinge una ragazza a vendere la sua verginità
Ho riflettuto a lungo prima di scrivere questo blog.
Ho letto la notizia da donna, da mamma, e da sessuologa.
Ho fatto davvero fatica a comprendere i meccanismi psichici - e non economici - che spingono una giovane donna a vendere la sua prima volta al migliore offerente.
- Che esperienza porterà con sè?
- Quale vissuto?
- Quali emozioni?
- Quali reali motivazioni?
- Sarà mai stata innamorata davvero?
- Cosa avrà mai sofferto per decidere di scindere l'amore dalla sessualità?
- E, soprattutto, il corpo sarà in grado di seguire la scelta economica?
- Il dopo, con un esordio a pagamento, farà mai pace con il prima?
Cosa spinge un uomo ad acquistare la verginità di una donna
Sesso, potere e denaro, a quanto pare camminano di pari passo.
Immagino che, acquistare la prima volta di una donna, ed anche a caro prezzo, non risponda al bisogno di amore ed intimità, ma al bisogno di essere stato il primo.
Al bisogno di mettere una bandierina simbolica sul corpo - e psiche - altrui.
Un misto tra dominio e possesso a termine.
Forse al bisogno di avere acquistato un qualcosa di raro - soprattutto per i tempi di oggi - di prezioso, anche se non trattasi di qualcosa di concreto.
Qualche nota clinica sulla prima volta
La deflorazione femminile - cioè la "prima volta di una donna" - ha da sempre avuto svariati significati simbolici.
Un tempo, il primo rapporto sessuale veniva vissuto all'insegna dell'emozione, dell'attesa, e soprattutto, dell'amore.
Di certo non veniva consumato per togliersi il pensiero.
C'erano invece, delle regole tacite, silenti.
Quando era il momento giusto.
Quando c'era il partner giusto.
Quando era trascorso il giusto tempo - il tempo dell'attesa - per far crescere il desiderio, e per avere quella dose di fiducia indispensabile per l'intimità.
Insomma, la famosa - e tanto attesa - prima volta era, solitamente, correlata a cardiopalmo, ad ansia anticipatoria ed a frequenti e possibili sensi di colpa postumi da credo religioso, e da stili educativi.
Il denominatore comune era però, l'amore ed il coinvolgimento emozionale.
L'imene, da sempre ed in ogni dove, ha assunto svariati significati, risentendo soprattutto della latitudine geografica e del momento storico di appartenenza.
Come tutti i processi di maturazione psico-sessuale, anche la "perdita della verginità" - come "atto simbolico e di transito" alla vita adulta - comporta una crescita, un percorso indispensabile verso l'acquisizione dell'identità femminile, mediante la scoperta del proprio corpo e le future, possibili, prospettive di maternità.
La prima volta oggi
Come ben sappiamo, proveniamo da una scarsa - direi assente - educazione ai sentimenti ed alla sessualità (analfabetizzazione emozionale e sessuale), la maggior parte delle scuole e dei genitori non formano i giovani in tal senso ed inoltre non c’è nessuna legge che obbliga all’educazione sessuale.
Purtroppo.
La prima volta, oltre ad essersi svuotata di significato, è stata anche notevolmente anticipata nel tempo.
Le ragazzine di oggi hanno il loro primo rapporto sessuale intorno ai quindici anni, quando non sempre il corpo psicologico cammina di pari passo con il corpo biologico.
Spesso senza precauzioni, e senza un'adeguata contraccezione.
Il rito iniziatico alla vita adulta si è svuotato di significato e si è trasformato in una delle tante “tappe esperenziali" - e non emozionali - scomode, avulse dal loro reale significato simbolico di scambio e di crescita psico-sessuale.
La famigerata prima volta viene "agita" velocemente- spesso per emulazione - tappa da attraversare per omologarsi al gruppo dei pari e soprattutto non sentirsi diversi.
Cosa possiamo fare noi genitori?
Parlare di sessualità, e per lo più ai nostri figli, è senza dubbio imbarazzante.
I ragazzi spesso, sono sfuggenti ed evitanti - tra l'altro sembrano sapere tutto -, ed il loro imbarazzo si interseca con il nostro, facendo transitare una possibile chiacchierata nella terra del non detto.
Internet prende il posto delle parole giuste, e la pornografia dell'educazione all'affettivita ed alla sessualità.
L’educazione emozionale e sessuale potrebbe aiutare i genitori ed i figli a trovare le “parole adeguate ed appropriate” indispensabile per riscoprire i significati congrui alla vita sentimentale e sessuale e potrebbe fornire preziose informazioni relative all’aspetto della prevenzione e contraccezione.
Conclusioni
La verginità e la sua successiva deflorazione non dovrebbe mai correlare al pagamento, all'età anagrafica, o al togliersi il pensiero, ma, esclusivamente, alla dimensione del coinvolgimento e dell'amore.
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