20 marzo. Giornata mondiale della felicità: è così difficile essere felici?

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Ci pensa l'Onu a proclamarla.

Ebbene sì, il 20 marzo, è la giornata mondiale della felicità.

Il 20 marzo, in tutto il mondo, si celebra il diritto alla felicità.

 

"Don't worry, be happy", cantava Bobby McFerrin, facendo con le sue note, il giro del mondo in pochi secondi, e rimanendo nelle orecchie e nel cuore di tanti, fino a diventare un tormentone eterno, ed un modo di dire intramontabile.

Sembra proprio che il mondo abbia davvero bisogno di una buona dose di felicità.

 

Qualche riflessione

Dovremmo intanto cercare di capire cosa intendiamo per felicità.

Chi si accontenta di poco, e la considera uno stato di assenza di guai.

Per un malato è, senza dubbio, assenza di malattia.

Per un profugo, un tetto ed un pasto caldo.

Per un innamorato abbandonato, riavere l'oggetto del desiderio.

 

  • Ma cos'è davvero la felicità?
  • Possiamo quantizzarla?
  • Generalizzarla?
  • Insegnarla ai nostri bambini?
  • È chimerica?
  • Permanente?
  • Intermittente?

 

C'è chi intende per felicità il benessere psico-fisico.

Per altri ancora, la felicità è imprenscindibile dal benessere economico.

Per un bambino africano per esempio, la felicità è ricevere un vaccino, o un'istruzione che gli cambierà la vita.

Per una bambina araba, non essere la promessa sposa di Allah, e non esplodere al parco giochi.

Per una donna africana non essere infibulata, e perché no, sposarsi per amore.

Per altri ancora, la felicità non può essere disgiunta dall'essere innamorati.

 

  • Insomma, ognuno la festeggia a modo proprio.

 

Indubbiamente la felicità non può essere disgiunta dalla qualità di vita, dal benessere psico-fisico ed economico, ed aggiungo io, dalla qualità della vita amorosa.

 

La piramide dei bisogni di Maslow

Nel 1954, un pioniere della psicologia, Abraham Maslow, propose un modello basato su una “gerarchia di bisogni”, cioè una serie di bisogni disposti gerarchicamente - a piramide -, così la soddisfazione dei bisogni più semplici, diventa la condizione si ne qua non per fare emergere i bisogni di livello superiore.

 

La Piramide Motivazionale, i cinque bisogni di base.

 

1- I BISOGNI FISIOLOGICI: fame, sete, sonno, termoregolazione.

Sono i bisogni che hanno a che fare con la sopravvivenza fisica dell'individuo.

2- I BISOGNI DI SICUREZZA: protezione, serenità, prevedibilità, assenza di preoccupazioni, di stess ed ansie.

Il soddisfacimento di questi bisogno deve garantire all'individuo una dimensione di protezione e di tranquillità.

 

3- I BISOGNI DI APPARTENENZA: senza amore non si può vivere.

Quindi, essere amato ed amare, appartenere ad un gruppo, cooperare, ed essere utili.

4- I BISOGNI DI STIMA: essere rispettati, stimati, ed anche approvati e riconosciuti da chi amiamo, o dal sociale.

 

5- I BISOGNI DI AUTOREALIZZAZIONE: realizzarsi come individui.

Realizzare la propria identità, e rivestire un ruolo sociale.

Quindi, realizzare se stessi in funzione del proprio sentire e volere.

È una piramide un po' datata, ed anche rivisitata, ma ci da la visione immediata di come, per poter essere felici, bisogna soddisfare i bisogni di base.

 

Basteranno i bisogni di base per essere felici?

 

  • Sappiamo davvero educare alla felicità?
  • E, soprattutto, siamo dei buoni esempi?

 

Cresciamo i nostri figli a pane e responsabilità - "Si fa. Non si deve, non si dice. Prima il dovere e poi il piacere. E così via. -, lasciando poco spazio alla dimensione del piacere, e della felicità.

La cultura di oggi ci educa al bisogno più che al piacere, all'appagamento immediato delle pulsioni, più che al benessere.

Siamo obbligati, per essere felici, ad appagare ogni bisogno - più che desiderio - smarrendo così la "dimensione desiderante" dell'esistenza.

Dall'ultimo iPhone, fino ad arrivare alla macchina di ultima generazione; beni di consumo che ci regalano, transitoriamente, una parvenza di felicità.

 

Felicità e filosofia

Di felicità e di come raggiungerla, se ne è occupata moltissimo la filosofia, oltre che la psicologia.

Lo scopo della filosofia era infatti, quello di rendere l’uomo felice, di educarlo a conoscere se stesso e la propria identità, con l'obiettivo di cercare di trovare sempre dentro di sé le proprie potenzialità e possibilità d’espressione.

Per i filosofi greci la felicità - eudaimonìa - coincide con il fine ultimo delle azioni dell’uomo.

La felicità non coincideva con l’appagamento dei propri desideri e delle proprie inclinazioni - l' edonismo dei mostri giorni - ma doveva coincidere con l'etica, e con il bene.

Questo, per i filosofi, significava essere felici.

Insomma, un vero divario di obiettivi rispetto ai giorni nostri.

 

La felicità, una questione di investimento

A quanto pare, investire nella cultura della felicità conviene davvero.

Un paese di uomini felici, equivale ad un paese con un numero inferiore di disturbi psico-somatici, di malattie auto-immuni, forse, divorzi, e perché no, maggiore capacità produttiva.

  • Il nostro paese però non facilita la felicità.

Nella graduatoria dei paesi più felici al mondo, l’Italia si colloca ben al cinquantesimo posto.

Direi che siamo messi davvero male.

Siamo dopo la Malesia ed il Nicaragua.

Al primo posto la Danimarca, per civiltà e qualità di vita.

Questi dati sono stati raccolti nel Rapporto mondiale della Felicità dello scorso anno, prodotto dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN).

L’Italia, anche quest'anno, non solo conferma la posizione dello scorso anno, ma è anche tra i dieci paesi con il maggiore tasso di infelicità.

 

 

Conclusioni

 

A scuola, domandarono a Johan Lennon cosa volesse essere da grande.

Lui scrisse: “Essere felice”.

Gli dissero che non avevo capito il compito, e lui rispose che loro non avevano capito la vita.

 

Questa data, così simbolica, ci ricorda che la ricerca della felicità è un diritto di tutti gli esseri umani, ma è anche un obiettivo che può essere raggiunto attraverso l’impegno.

La felicità è decisamente contagiosa, lo hanno dimostrato infatti, un'infinità di studi.

Quando stiamo a contatto con persone allegre, serene e felici, anche noi ne beneficiano in "contagio di ottimismo", ed ovviamente avviene anche il contrario.

Non so se esiste davvero la ricetta per la felicità, ma per essere felici bisogna capire cosa si vuole, cosa non si vuole, e soprattutto attuare il primo, e non il secondo.

Ascoltarsi, rispettarsi, volersi bene.

Dalle cose semplici a quelle simboliche, fino ad arrivare alle scelte importanti della vita, ai giri di boa dell'esistenza.

 

Per i mie cagnolini, la felicità è un raggio di sole, e per me, prendermi cura di loro.

 

 

 

Per chi volesse sapere quali sono i paesi più felici

 

http://www.earth.columbia.edu/articles/view/2960

 

Data pubblicazione: 17 marzo 2017

4 commenti

#1

Cara Valeria, bello il tuo articolo che ci fa riflettere, secondo me è anche importante essere sensibili alle .. piccole felicità.. quelle che colorano e ammorbidiscono e rendono piacevoli e leggeri tanti momenti della giornata, piccole felicità che diamo per scontate e di cui quasi non ci accorgiamo.. stare anche sul ..qui ed ora.. e apprezzarlo quando è qualcosa di bello, di buono , sembra una cosa banale.. ma può essere visto come modo equilibrato, intelligente di vivere..Ciao, buon lavoro e buona vita ! Magda

#2
Foto profilo Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Cara. Magda,
Grazie per essere intervenuta.

Un buon te, un libro, le nostre amate piante, ed il sole siciliano!

Buon fine settimana.

Valeria



#3
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Utente 397XXX

Secondo me l'essere umano non è strutturato per essere felice; la condizione di felicità è qualcosa di effimero perchè con l'evoluzione sono state altre le emozioni che ci hanno permesso di sopravvivere come specie. La paura, l'ansia, lo scetticismo, la rabbia sono tutte condizioni che hanno permesso ai nostri progenitori di sopravvivere in un ambiente molto ostile, dove la morte e la violenza erano la regola. Certo anche il piacere ci è stato utile perchè ci ha permsso la riproduzione e la sopravvenza. La felicità era una rarità e per felicità intendo quella autorealizzazione e quella speranza che si accompagnano con l'amore. Forse nella nostra vita prevalgono i sentimenti e le emozioni negativi e le gioie sono poco frequenti perchè sono state sempre poco funionali a garantirci la prosecuzione della specie.

#4
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Ex utente

Filosofia e psicologia non collimano ahimè! Pensiero filosofico molto riduttivo : Normalmente la filosofia e' ricerca della verità e trasformazione spirituale del soggetto che ricerca , trasformazione evidente per i passaggi storici studiati in questo campo, la felicità nn si può definire e' sempre e solo una conquista!! Buona fortuna!

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