Stiamo insieme, siamo infelici ma non riusciamo a lasciarci: le ragioni che impediscono di chiudere

marcosalerno
Dr. Marco Salerno Psicologo, Psicoterapeuta

Nella mia pratica clinica ascolto sempre piu’ spesso storie di amori infelici, di relazioni che non portano a nulla, dove i partner si lamentano delle mancanza dell’altro, di quanto sono delusi ma allo stesso tempo non riescono a fare a meno di lui o di lei. L’effetto di queste situazioni e’ un vero e proprio male dell’anima, una condizione di cronica delusione che puo’ sfociare anche in disturbi psicosomatici e pensieri ossessivi. Spesso le modalita’ con cui le persone manifestano il loro affetto fa pensare piu’ all’odio che all’amore.

 

Ma cosa spinge a scegliere sempre la stessa tipologia di persone e a trovarsi nelle medesime tipologie di relazioni?

 

 Spesso si sente la frase “incontro sempre uomini o donne che non sono capaci di amare o che non vogliono una relazione”. Perche’ alcune persone si trovano in questo tipo di condizioni ripetutamente? La modalita’ di relazione sentimentale che instauriamo con un partner, trae origine dal tipo di legame di attaccamento o relazione che da bambini abbiamo appreso con le nostre figure di riferimento affettivo. Le forti emozioni che si provano durante la fase dell’innamoramento sono quelle che guidano la persona nella scelta del partner secondo criteri inconsapevoli ma ben radicati e appresi per instaurare una relazione intima e mantenerla nel tempo.

I criteri o modelli che ogni persona utilizza per stabilire la propria particolare modalita’ di relazione fanno riferimento al copione del legame infantile interiorizzato. Le caratteristiche della figura di attaccamento (la madre o il padre o chi si prende cura del bambino)e le sue modalita’ di allevamento, adeguate o inadeguate, verranno interiorizzate dal bambino e riconosciute come uniche nelle persone che si prenderanno cura di lui/lei. In funzione degli scambi affettivi che il bambino sperimenta con la figura di attaccamento, sviluppera’ una serie di previsioni di come questa si comportera’ e quanto potra’ essere affidabile in caso di difficolta’.

Attraverso questo processo interattivo e previsionale, si svilupperanno “modelli interni di relazione” con cui si intendono le modalita’ di relazione e di scambio appresi nella relazione con la figura di riferimento affettivo. In base a questi modelli interni di relazione il bambino interpretera’ i comportamenti della figura di attaccamento e le sue risposte.

Come agiscono gli schemi o modelli di relazione interiorizzati da bambini nella vita adulta?

 I modelli sviluppati durante le interazioni con la figura di attaccamento, diventano vere e proprie mappe cognitive o previsionali attraverso cui viene interpretato il comportamento delle persone con cui si entra in relazione e si instaurano relazioni affettive. Lo sviluppo affettivo del bambino modellera’ quello cognitivo e strutturera’ la sua personalita’, costituendo la chiave di lettura delle relazioni affettive adulte. I modelli mentali interiorizzati da bambini non sono rigidi ma vengono parzialmente aggiornati e rivisti in funzione delle nuove relazioni che ogni individuo sperimenta durante il corso della vita. Si parla infatti di “modelli operativi interni” che pur essendo suscettibili a cambiamenti, difficilmente si modificheranno radicalmente poiche’ sono proprio questi modelli operativi che guidano la persona nella lettura e costruzione delle esperienze, per cui tenderanno ad essere riconfermati dall’esperienza. I modelli si autoconfermano poiche’ sono un filtro inconsapevole che elabora le informazioni provenienti dall’esterno e tendono a selezionare quelle informazioni congruenti con l’idea che si ha di se stessi e che confermano le proprie aspettative ed esperienze. Le rappresentazioni interne di se’ e degli altri guidano l’interpretazione che ognuno fa del mondo circostante (es.:se mi sento non degno di amore cerchero’ partner che confermino questa idea).

Vediamo piu’ da vicino come i modelli operativi interni, sviluppati da bambini determinano diverse tipologie di amore e di relazione nella vita adulta.

 

  1. Attaccamento sicuro (da bambino)  →amore sicuro (da adulto): il bambino che ha maturato uno stile di attaccamento sicuro ha avuto una madre che e’ accorsa ogni qual volta ne aveva bisogno (piangeva, la chiamava, ecc.). La madre era in grado di riconoscere i segnali di richiesta di attaccamento del bambino e accorreva con immediatezza, confortando il figlio, il quale ha maturato uno schema di attaccamento sicuro, secondo cui puo’ esplorare l’ambiente e contare sull’aiuto della madre in caso di bisogno, sviluppando una base di fiducia. Il bambino in questo modo ha maturato un modello mentale in base al quale e’ una persona degna di essere amata e visto che lui e’ amabile immagina che anche gli altri siano propensi ad attribuirgli valore. Quando non c’e’ stato il riconoscimento dei propri bisogni infantili attraverso le risposte congruenti di un adulto di riferimento, difficilmente si riesce ad avere fiducia negli altri. Un bambino che ha sviluppato un attaccamento sicuro, avra’ fiducia in se stesso ed esplorera’ il mondo con sicurezza e si aspettera’ di essere accettato. Allo stesso tempo evitera’ situazioni che lo faranno sentire frustrato e svilito. Il bambino con attaccamento sicuro diventera’ un adulto in grado di riconoscere negli altri i comportamenti di autentico interesse nei suoi confronti e i rifiuti ed esprimera’ chiaramente i suoi bisogni. Non cerchera’ la dipendenza in un rapporto di amore ma scegliera’ un partner con cui esplorare il mondo insieme. E’ possibile che nella coppia costituita da due adulti sicuri ci possa essere interesse verso un’altra persona, ma difficilmente un eventuale partner occasionale potra’ essere interessante come il proprio verso il quale si indirizza ogni bisogno e condivisione affettiva, stabilendo un attaccamento profondo, il quale guida l’uno verso l’altro a scoprire aspetti nuovi e a confermare quelli che hanno portato alla creazione della loro relazione.
  2. Attaccamento ambivalente/invischiato(da bambino) → amore ossessivo (da adulto): il bambino che ha sviluppato un attaccamento ambivalente-invischiato si e’ relazionato con un adulto di riferimento imprevedibile, che alcune volte era disponibile ed amorevole altre meno oppure con un adulto che manifestava reazioni non collegate secondo un nesso causa effetto riconoscibile dal bambino. La conseguenza di questa condizione e’ che il bambino non e’ in grado di distinguere situazioni di pericolo da quelle che non lo sono, per cui sviluppa un sistema di attaccamento che segnala un continuo stato di allerta e rischio. Entrando piu’ nel dettaglio, l’imprevedibilita’ della figura di attaccamento spinge il bambino a maturare la percezione che il contatto con lei e’ completamente a suo carico, per cui arriva ad elaborare una strategia di sopravvivenza, esacerbando le sue emozioni negative, per godere della sua presenza il maggior tempo possibile. Il bambino matura una profonda rabbia (rabbia disfunzionale poiche’ rivolta paradossalmente alla figura di attaccamento) nei confronti della figura di attaccamento imprevedibile e l’idea che e’ meglio non allontanarsi dalla madre, pur volendo esplorare l’ambiente, per paura di non ritrovarla. Il bambino diventa insicuro ed ansioso, regolato solo dalle sue emozioni che diventano il suo modo di “leggere” l’ambiente e di pensare, elabora un’idea di se’ a volte vulnerabile e amabile a volte meno e di un ambiente rischioso. Diventera’ un adulto che vive in una perenne condizione di innamoramento e di continua passione, idealizza continuamente il/la partner ma scegliendo allo stesso tempo la tipologia di partner che piu’ detesta, ambivalente, di cui non riesce a comprendere se e’ veramente amato oppure no. Alterna un’immagine di se’ amabile ad un’altra in cui si sente non desiderabile e non amato a sufficienza. Legge i segnali del/a partner in modo confuso come anche si percepisce in modo confuso. Un adulto che ha uno stile di attaccamento ambivalente fa spesso scenate di gelosia, il suo amore e’ ossessivo, mostra una marcata ansia da separazione e si sceglie partner inaffidabili. Quando trova un/a partner che realmente lo ama continua a cercare indizi che screditano la sua figura poiche’ non conosce un modello di relazione solido, chiaro e gratuito, rinchiudendosi nel paradosso secondo cui desidera avere un amore solido ma allo stesso tempo ne ha paura e lo rifiuta.
  3. Attaccamento evitante/distanziante (da bambino) →non amore (da adulto): il bambino che ha sviluppato un attaccamento evitante/distanziante ha avuto una figura di riferimento che rifiutava sistematicamente il suo bisogno di rassicurazione e di conforto. Le manifestazioni di bisogno del bambino erano considerate da parte della figura di accudimento, espressioni di debolezza. Il bambino si trovava nella condizione di adattarsi alle richieste della figura di attaccamento se voleva mantenere un rapporto con questa, rinunciando ai suoi bisogni. La figura di attaccamento non e’ intenzionata a dare alcun supporto o contenimento al bambino che sviluppa nel tempo una condizione di falsa autonomia grazie a cui dimostra di essere in grado di provvedere a se stesso, compiacendo la figura di attaccamento pur di mantenerla vicino ma allo stesso tempo, a livello inconscio, prova una forte rabbia. La figura di attaccamento spinge il bambino a fare qualunque cosa nel miglior modo possibile per il suo bene, distraendo l’attenzione dall’affetto di un rapporto interpersonale stabile, l’importante e’ che il bambino obbedisca mentre non sono prese completamente in considerazione le sue richieste. Il bambino sviluppa in questo modo un legame di attaccamento insicuro-ansioso di tipo evitante, matura incosapevolmente l’idea di non essere degno di amore, deve fare affidamento solo su di se’ ed identifica la figura di attaccamento come una persona cattiva e inaffidabile. A livello conscio invece idealizza la figura di attaccamento e rifiuta di vedere la sua mancanza di disponibilita’, percependo se stesso come inadeguato. L’adulto che ha sviluppato un attaccamento evitante distanziante, non mostrera’ ne’ le sue emozioni ne’ i suoi sentimenti, la sua vita affettiva e’ regolata dalla razionalita’ e per non incorrere nel rifiuto, sopprime le emozioni. E’ una persona spesso piacevole che ricorre al sesso per entrare in contatto con i partner ma quando il rapporto si fa piu’ intimo, fugge. Ha elaborato una identita’ basata su un falso se’ grandioso che lo fa percepire una persona di successo e invincibile. Di solito sceglie partner evitanti o ambivalenti/invischiati, che non fannno altro che confermare il modello di attaccamento evitante appreso.

Alla luce di queste considerazioni, perche’ non siamo capaci di interrompere le relazioni che ci rendono infelici?

 

“Stiamo insieme, siamo infelici ma non riusciamo a lasciarci” e’ il paradosso che contraddistingue il mal d’amore comune a molte coppie che non riescono a chiudere di netto una relazione dolorosa e insoddisfacente. Questa condizione che sembra senza via di uscita, trova la spiegazione nel fatto che le decisioni e le scelte di ognuno di noi sono pilotate dalla ricerca di conferma dei modelli mentali di attaccamento che abbiamo interiorizzato da bambini. In parole piu’ semplici, scegliamo un/una partner e manteniamo una relazione affettiva con chi conferma le previsioni e le idee che abbiamo sviluppato nel corso della vita, su di noi e sugli altri. Questa chiave di lettura aiutera’ a comprendere la motivazione per cui alcune persone scelgono partner che non li amano o piuttosto relazioni instabili o violente o ancora perche’ distorcono la lettura dei comportamenti dell’altro e vedono, anche dove non ci sono, segni di infedelta’ e tradimento. Ogni persona sceglie un partner che conferma i propri modelli mentali e di attaccamento, elabora le informazioni che emergono nella relazione, in base alla griglia di lettura della realta’ che guida le proprie aspettative. La conseguenza di questo processo e’ che si attivano sul piano comportamentale modalita’ di relazioni antiche, maturate nel rapporto con la figura di attaccamento primaria, che sembravano essere efficaci anche se disfunzionali. Il paradosso di questo meccanismo e’ che ricerchiamo nella relazione di coppia, la conferma del nostro modello di attaccamento anche quando questo e’ disfunzionale. Cio’ spiega perche’ non riusciamo a rinunciare ad un partner svalutante, poiche’ allo stesso tempo e’ la figura che ci maltratta ma e’ anche quella il cui modo di relazionarsi conosciamo meglio poiche’ richiama quello della nostra figura di attaccamento originaria. Qui di seguito sono esemplificati le modalita’ di amare sviluppate in base ai diversi stili di attaccamento:

  • Le persone con uno stile di attaccamento sicuropresentano un elevato livello di autostima, un basso livello di ansia riguardo alla relazione e vivono pienamente l’intimita’ emotiva e fisica nella coppia. Le loro relazioni si basano sull’aiuto reciproco e sul perdono, consapevoli che l’intensita’ dei loro sentimenti puo’ variare e mostrano piena fiducia nel partner.
  • Le persone con uno stile di attaccamento ambivalente/invischiato vivono le relazioni di coppia in modo nevrotico. Si caratterizzano per un coinvolgimento ossessivo nella relazione, dipendenza emotiva, bisogno di controllo a causa della loro bassa autostima e fiducia, idealizzazione del partner come se fossero perennemente innamorati e non riescono a farne a meno.
  • Le persone con un modello di attaccamento evitante/distanziante evitano il coinvolgimento affettivo e temono l’intimita’ fisica ed emotiva, presentano un elevato livello di ansia, di bassa autostima e gelosia. Hanno bisogno di porre dei limiti alle manifestazioni di affetto e non credono nelle relazioni durature, mostrando un basso livello di fiducia.

Bibliografia:

Bowlby, Attaccamento e perdita, Boringhieri Torino 1983

 M.D.S.Ainsworth, M.C.Blehar, E. Waters, Patternns of Attachment, Hillsdale Erlbaum 1978

Feeney J.A. (1999). L’attaccamento romantico tra adulti e le relazioni di coppia. In Cassidy J., Shaver

P.R. (a cura di), Manuale dell’attaccamento. Teoria, ricerche e applicazioni cliniche, 2° ediz., Roma, Fioriti, 2010

Fisher J., Crandell L. (2001). I modelli di relazione nella coppia. In Clulow C. (a cura di), Attaccamento adulto e psicoterapia di coppia, Roma, Borla, 2003.

G.Attili, Ansia da separazione e misura dell’attaccamento normale e patologico, Milano Unicopli 2001.

Santona A., Zavattini G.C. (2007). La relazione di coppia, Strumenti di valutazione. Roma, Borla.

 

Data pubblicazione: 28 febbraio 2017

6 commenti

#1
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Dr. Giuseppe Santonocito

Articolo utile e dettagliato. Aggiungo che un altro dei probabili esiti delle relazioni finite che non vogliono finire, oltre all'ansia, è la depressione.

Saluti

#2
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti

Utile, chiaro, buona linea logica.

Motivo per non chiudere, oggi piuttosto frequente ... il mutuo della casa.

#3
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Ex utente

Dottor Salerno, ma accade sempre che un bambino che ha ricevuto un certo modo (ad esempio ambivalente/invichiato) poi da grande avrà problemi in una relazione?

#4
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Dr. Marco Salerno

Lo stile di attaccamento maturato all'interno di una relazione affettiva significativa da bambino è un buon predittore del tipo di relazione che da adulto si instaura. Fermo restando che attraverso un percorso di psicoterapia è possibile identificare e modificare i propri nodi emotivi e sviluppare nuove modalità di relazione più funzionali ad un rapporto adulto di scambio reciproco.

#5
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Utente 431XXX

Sto da 20 anni con un uomo ma non lo amo: nella mia vita ho sempre avuto tanta fame d'amore e quando l'ho conosciuto ho visto in lui tutto ciò di cui avevo bisogno e che avevo sempre sognato anche perché lui si è descritto come la persona che io desideravo....In realtà dopo poco tempo mi sono resa conto che per farmi piacere mi aveva mentito, in realtà è una bravissima persona ma non è assolutamente ciò che mi aveva detto. Io sono una persona calma tranquilla dolce e ho bisogno di altrettanto nella persona che sta con me, lui invece ha un carattere più irritabile propenso alla discussione e alle litigate e io questo lo trovo davvero sfibrante. Adesso siamo davvero ad un punto morto perché io ho 46 anni e lui 49 l'anno scorso ho avuto un crollo psicofisico dovuto anche ad un cambio di lavoro che non mi piace per niente e però nel frattempo mi si è aperto un mondo ho capito che in questi vent'anni sono sempre stata ferma e l'unica ragione per cui non l'ho mai lasciato e perché abbiamo cominciato quasi subito a lavorare insieme nel campo del commercio e se io l'avessi lasciato ci sarebbero stati troppi problemi economici. Diciamo la verità, l'unica ragione per cui io sto da vent'anni con questa persona e perché non ci sono i soldi. Se fossimo ricchi o avessimo lavori separati a quest'ora ognuno sarebbe per la sua strada e finalmente forse avrei potuto trovare qualcuno da amare e che mi amasse e col cuore costruire una famiglia. Invece mi ritrovo a 46 anni senza figli e adesso con l'orologio biologico che corre ma sono in premenopausa probabilmente non lo potrò più avere e mi creda vorrei averlo lo stesso anche se lui non è la persona giusta per me perché un figlio ti dà amore incondizionato e ricevi amore incondizionato. L'unica cosa che mi sento di dire è siate sempre economicamente indipendenti uomini e donne chiunque voi siate non dipendete mai economicamente da qualcuno o non fatelo mai dipendere da voi perché poi sensi di colpa se lo volete lasciare vi schiacceranno e vi rovineranno la vita. A me è successo così e davvero ancora ora non so come rompere questa spirale ma sono troppo infelice e non so più cosa fare. Se qualche specialista volesse darmi un consiglio io lo accetterei davvero con infinita gratitudine.

#6



Grazie del suo commento,
molto realistico e amaro.

In #2 era mia intenzione attirare l'attenzione anche sugli aspetti economici, di cui nessuno parla perchè ... sembra di cattivo gusto.

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