L'uso delle droghe leggere nella popolazione adulta
A causa delle inquietanti notizie degli ultimi giorni, si sente sempre più spesso parlare dell’uso o abuso di cannabinoidi fra gli adolescenti e di come la società adulta potrebbe intervenire per proteggere i ragazzi.
Chi propone la linea dura dei cani antidroga in tutte le scuole, e chi il dialogo e l’informazione corretta.
Leggendo opinioni assai contrastanti fra di loro, ho rilevato un'interessante stranezza: sembra che siano solo gli adolescenti a farne uso.
Ebbene non è così.
In Italia ci sono circa quattro milioni di consumatori di cannabinoidi –le cosìdette “droghe leggere”, che ormai di leggero non hanno nulla- nella popolazione fra i 15 e i 64 anni. Sarebbe dunque lecito pensare che forse non siano solo i ragazzi a farsi qualche canna ogni tanto, ma che siano anche mamma e papà a svagarsi con gli amici come ai vecchi tempi.
Chi di noi non si è mai trovato da adulto in una situazione sociale dove ad un certo punto della serata compariva per miracolo uno spinello, sapientemente rollato dalle dita esperte dell’amico dell’amico? Chi di noi per lo meno non conosce una persona che di tanto in tanto, magari per rilassarsi prima di andare a letto, non si accende il tanto vituperato spinello?
Io ne conosco molti, sia personalmente che professionalmente: persone perfettamente integrate nella società, professionisti affermati, madri/padri di famiglia, persone che pagano le tasse, lavorano sodo e mangiano sano. Non scansafatiche, non rastaman con il reggae nelle orecchie h24, non i “tossici” anni ’80 la cui immagine ci viene ancor oggi propinata come deterrente all’uso di droga!
Ma chi davvero conosce e si è mai informato su quello che sta introducendo nel proprio corpo?
Tutti siamo ormai a conoscenza degli effetti benefici dei cannabinoli nel trattamento di alcune patologie e come antagonisti degli effetti collaterali di alcuni tipi di terapia salva-vita. Eppure in pochi sanno come ora vengono prodotte queste sostanze, come vengono tagliate, e quali effetti possono dare.
Il Ministero della Salute, in un’indagine del 2014 ha ampiamente sottolineato, unitamente ai dati prodotti dall’Organizzazione Mondiale Della Sanità come negli ultimi vent’anni la quantità di principio attivo sia passata dal 2 al 10%, mentre invece quasi scomparsi sono i fitofarmaci dannosi per la salute –grazie alla selezione di piante sempre più resistenti- e con loro anche i benéfici cannabinoli.
Queste sostanze derivanti dalla coltivazione in serre illegali creano danni che interessano l’apparato respiratorio e quello immunitario, causano l’aumento del battito cardiaco (tachicardia) e mal di testa.
Ciò di cui però si parla meno sono gli effetti sulla psiche derivanti dall’uso anche non prolungato di tali sostanze.
I cannabinoidi, infatti, hanno diversi effetti negativi sull'uomo, tra i quali:
- difficoltà di memoria e concentrazione
- diminuzione di coordinazione e prontezza di riflessi
- insonnia
- depressione
- paranoia
- manie di persecuzione
La cosa curiosa è che quindi, nel tentativo di “rilassarsi”, in realtà si ottengono effetti diametralmente opposti, e questo sia grazie all’incremento di principio attivo, sia grazie al fatto che vi sono sempre più presenti sostanze come cocaina e altri eccitanti, inserite nelle composizioni per aumentare la dipendenza del consumatore.
Anche l’insorgenza o il peggiorare della sintomatologia ansioso-depressiva possono essere determinati proprio dall’uso delle droghe leggere, che rappresentano quindi un ulteriore ostacolo da superare nella già dura lotta della terapia.
Spesso ho sentito dire “io fumo solo marijuana che è naturale, sono vegano, e non prendo farmaci” da parte di persone che appunto facevano della sostanza un uso medicale anche se sporadico. In sostanza per molti, meglio una canna che un’antibiotico. Figuriamoci poi quando si tratta invece della lotta "spinello vs ansiolitico", o addirittura psicoterapia!
L’uso delle droghe leggere non è solo una “cosa da ragazzi”
E' bensì un fenomeno che coinvolge in modo spesso preoccupante una buona fetta della popolazione adulta. Proprio quella popolazione che dovrebbe proteggere i ragazzi, insegnando loro che la dipendenza psicologica crea danni tanto quanto quella fisica, che l’insonna non si cura con uno spinello, e che la paura, l’ansia, la frustrazione, il dolore sono sentimenti umani, e fanno parte della vita: vanno affrontati, elaborati, condivisi, e non elusi e nascosti come se non avessero diritto di cittadinanza.
Se sono gli stessi adulti a non volersi informare, a non voler conoscere realmente i fatti, e a non voler affrontare con coraggio le sfide quotidiane, gli stress e i dolori della vita adulta, come possiamo pensare che siano i ragazzi a farlo per primi?
Perché è forse questo l’insegnamento più grande che possiamo dare ai ragazzi: la vita è dura, ma ognuno di noi può trovare dentro di sé le risorse per affrontarla a testa alta, e se non ci riesce può chiedere aiuto…