Quando l'amore finisce. Istruzioni d'uso
Il pavimento sembra scomparire sotto i piedi. Un turbine di sentimenti così forti da impedire quasi il respiro. Ansia, tristezza, rabbia, paura, senso di colpa. Ciò che più si desidera è fermare il dolore. Ma il dolore è ancora lì, implacabile, a ricordare in ogni momento che i sogni sono crollati, i piani devono cambiare, che il "noi" è diventato "me".
Non esiste una formula magica per "sopravvivere" alla fine di una relazione d'amore.
Una cosa è però certa: il lutto va vissuto, qualunque sia la sua intensità, come esprime in forma aforistica Robert Frost "se vuoi venirne fuori devi passarci nel mezzo".
Infatti, il dolore evitato si mantiene e incrementa nel tempo, mentre per superarlo è necessario infilarcisi dentro e passarci attraverso.
Vivere il dolore in questi casi risulta necessario. Occorre capire che cosa stia succedendo e lasciare che accada. Non si può semplicemente voltare pagina e far finta che non sia successo niente.
Anche se il dolore è qualcosa che appare fuori moda in una società che sovrastima la felicità ad ogni costo, la negazione può essere molto più pericolosa della crisi stessa, ed inevitabilmente essa apparirà, magari sotto un'altra forma. Potrebbe emergere per mezzo di un disturbo fisico o emotivo, come la depressione.
Non si tratta di fare la vittima, ma di prendersi del tempo per vivere il dolore.
Di fronte alla ferita dolorosa, possiamo decidere se disinfettarla e proteggerla, in modo tale che non si infetti, accelerandone il processo di guarigione, ma non possiamo farla sparire magicamente, non sentirne il dolore, o evitare che rimanga la cicatrice.
Spesso, per difendersi dal dolore, si cerca di non pensarci, di uscire con gli amici, buttarsi nel lavoro, ma quanto più si cerca di "dimenticare volontariamente" una cosa, quanto più si finisce per produrre l'effetto contrario, visto che "pensare di non pensare è pensare ancora di più".
Quanto più ci si sforza di cancellare tutti i ricordi piacevoli della passata vita di coppia, tanto più si scopre che anche lo stimolo più insignificante è in grado di riportare alla mente la persona amata.
In questa continua lotta contro il dolore si finisce per incrementarlo e divenirne sempre più schiavi.
Molte volte anche amici e parenti, contribuiscono a peggiorare la situazione, ripetono di guardare avanti, di rifarsi una vita, aumentando così il senso di inadeguatezza.
Ma non c'è niente di patologico o sbagliato nel continuare a soffrire per una relazione finita, anche se sono passati alcuni mesi.
Anzi, il dolore legato ad un lutto, non guarisce mai del tutto, ma decanta poco a poco. Non è quindi possibile cancellare il dolore con un semplice e veloce colpo di spugna, è invece importante intraprendere un percorso di attraversamento del dolore per facilitarne l'elaborazione.
Cosa si può fare praticamente per attraversare ed elaborare il dolore della fine di una relazione?
Una tecnica molto utile in questi casi è la "galleria dei ricordi": ogni notte, prima di andare a dormire, si ripercorre nella mente la propria storia d'amore ormai finita, andando alla ricerca di quelle che si ritengono essere le immagini più significative ed importanti. Con queste immagini, nel corso di qualche giorno, si sarà costruita nella propria mente una vera e propria galleria di quadri e ricordi. Tra le immagini scelte ce ne saranno alcune che indurranno sensazioni positive, altre che provocheranno sofferenza. Anche nelle esperienze più tristi però si potrà trovare qualcosa di bello o di piacevole.
In ogni quadro, quindi si dovrà mettere in risalto un aspetto positivo, una sorta di cornice, che nel riguardarla, permetta di vivere anche una sensazione positiva insieme a quella negativa. Una volta che si sia costruita nella mente questa sorta di galleria di opere pittoriche, si potrà visitarla ogni notte, prima di dormire, per un periodo che può variare da qualche settimana ad un mese.
Ripercorrendo la galleria dei ricordi, si potranno così rivivere i momenti belli, riuscendo a poco a poco ad emanciparsi dal dolore che questi erano in grado di provocare, ma allo stesso tempo, trattenendo dentro di sé il ricordo di una persona che non c'è più.
In seguito, si potrà decidere di visitare la propria galleria personale a piacimento, ogni qualvolta se ne senta l'esigenza, in modo tale da prendere gradatamente le distanze emotive dalla storia passata pur salvaguardandone gli aspetti positivi.
Questo permetterà di andare serenamente incontro al prossimo - e preferibilmente più felice – rapporto.
"Si guarisce da una sofferenza solo a condizione di sperimentarla pienamente". M. Proust
Bibliografia:
Nardone, Balbi, "Solcare il mare all'insaputa del cielo", 2008, Ponte delle Grazie.
Cagnoni, Milanese, "Cambiare il passato", 2009, Ponte delle Grazie.
Milanese, Mordazzi, "Coaching Strategico", 2007, Ponte delle Grazie.