Quando l'amore finisce. Istruzioni d'uso

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Dr.ssa Serena Fugazzi Psicologo, Psicoterapeuta

                 

Il pavimento sembra scomparire sotto i piedi. Un turbine di sentimenti così forti da impedire quasi il respiro. Ansia, tristezza, rabbia, paura, senso di colpa. Ciò che più si desidera è fermare il dolore. Ma il dolore è ancora lì, implacabile, a ricordare in ogni momento che i sogni sono crollati, i piani devono cambiare, che il "noi" è diventato "me".

Non esiste una formula magica per "sopravvivere" alla fine di una relazione d'amore.

Una cosa è però certa: il lutto va vissuto, qualunque sia la sua intensità, come esprime in forma aforistica Robert Frost "se vuoi venirne fuori devi passarci nel mezzo".

Infatti, il dolore evitato si mantiene e incrementa nel tempo, mentre per superarlo è necessario infilarcisi dentro e passarci attraverso.

 

Vivere il dolore in questi casi risulta necessario. Occorre capire che cosa stia succedendo e lasciare che accada. Non si può semplicemente voltare pagina e far finta che non sia successo niente.

Anche se il dolore è qualcosa che appare fuori moda in una società che sovrastima la felicità ad ogni costo, la negazione può essere molto più pericolosa della crisi stessa, ed inevitabilmente essa apparirà, magari sotto un'altra forma. Potrebbe emergere per mezzo di un disturbo fisico o emotivo, come la depressione.

Non si tratta di fare la vittima, ma di prendersi del tempo per vivere il dolore.

 

Di fronte alla ferita dolorosa, possiamo decidere se disinfettarla e proteggerla, in modo tale che non si infetti, accelerandone il processo di guarigione, ma non possiamo farla sparire magicamente, non sentirne il dolore, o evitare che rimanga la cicatrice.

 

Spesso, per difendersi dal dolore, si cerca di non pensarci, di uscire con gli amici, buttarsi nel lavoro, ma quanto più si cerca di "dimenticare volontariamente" una cosa, quanto più si finisce per produrre l'effetto contrario, visto che "pensare di non pensare è pensare ancora di più".

Quanto più ci si sforza di cancellare tutti i ricordi piacevoli della passata vita di coppia, tanto più si scopre che anche lo stimolo più insignificante è in grado di riportare alla mente la persona amata.

In questa continua lotta contro il dolore si finisce per incrementarlo e divenirne sempre più schiavi.

Molte volte anche amici e parenti, contribuiscono a peggiorare la situazione, ripetono di guardare avanti, di rifarsi una vita, aumentando così il senso di inadeguatezza.

Ma non c'è niente di patologico o sbagliato nel continuare a soffrire per una relazione finita, anche se sono passati alcuni mesi.

Anzi, il dolore legato ad un lutto, non guarisce mai del tutto, ma decanta poco a poco. Non è quindi possibile cancellare il dolore con un semplice e veloce colpo di spugna, è invece importante intraprendere un percorso di attraversamento del dolore per facilitarne l'elaborazione.

 

Cosa si può fare praticamente per attraversare ed elaborare il dolore della fine di una relazione?

 

Una tecnica molto utile in questi casi è la "galleria dei ricordi": ogni notte, prima di andare a dormire, si ripercorre nella mente la propria storia d'amore ormai finita, andando alla ricerca di quelle che si ritengono essere le immagini più significative ed importanti. Con queste immagini, nel corso di qualche giorno, si sarà costruita nella propria mente una vera e propria galleria di quadri e ricordi. Tra le immagini scelte ce ne saranno alcune che indurranno sensazioni positive, altre che provocheranno sofferenza. Anche nelle esperienze più tristi però si potrà trovare qualcosa di bello o di piacevole.

In ogni quadro, quindi si dovrà mettere in risalto un aspetto positivo, una sorta di cornice, che nel riguardarla, permetta di vivere anche una sensazione positiva insieme a quella negativa. Una volta che si sia costruita nella mente questa sorta di galleria di opere pittoriche, si potrà visitarla ogni notte, prima di dormire, per un periodo che può variare da qualche settimana ad un mese.

Ripercorrendo la galleria dei ricordi, si potranno così rivivere i momenti belli, riuscendo a poco a poco ad emanciparsi dal dolore che questi erano in grado di provocare, ma allo stesso tempo, trattenendo dentro di sé il ricordo di una persona che non c'è più.

In seguito, si potrà decidere di visitare la propria galleria personale a piacimento, ogni qualvolta se ne senta l'esigenza, in modo tale da prendere gradatamente le distanze emotive dalla storia passata pur salvaguardandone gli aspetti positivi.

 

Questo permetterà di andare serenamente incontro al prossimo - e preferibilmente più felice – rapporto.

 

"Si guarisce da una sofferenza solo a condizione di sperimentarla pienamente". M. Proust

 

 

Bibliografia:

 

Nardone, Balbi, "Solcare il mare all'insaputa del cielo", 2008, Ponte delle Grazie.

Cagnoni, Milanese, "Cambiare il passato", 2009, Ponte delle Grazie.

Milanese, Mordazzi, "Coaching Strategico", 2007, Ponte delle Grazie.

Data pubblicazione: 31 ottobre 2016

12 commenti

#1
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Buonasera Dr.ssa ,nn concordo su parte del titolo utilizzato "istruzioni d'uso" dato che nessuno in questo campo può proferirsi detentore di nulla - tanto meno di libretti d'uso ,perché impossibile; però leggendo il suo articolo mi e ' venuto in mente un libro "il ritratto di Dorian gray " letta in chiave metaforica ,potrebbe avvicinarsi . In sintesi la trama dovrebbe esser questa" il sogno di possedere un ritratto che invecchi al suo posto ,assumendosi i segni che il tempo dovrebbe tracciare sul suo volto ,diviene x Gray unA paradossale ,terribile realtà.Ma nn saranno tante le tracce del tempo che passa a fermarsi sul dipinto del giovane,quanto le nefandezze di cui la sua anima si e ' macchiata.Un anima giunta al culmine della dissolutezza ,corrotta e degradata,trascinata nell'abisso della turpitudine e del vizio del cinismo e della sfrenata avidità di piaceri di ogni sorta.DAlla sua sfida diabolica alla giovinezza eterna, Dorian uscirà sconfitto,schiavo di un ideale , assurdo desiderio di far coincidere l'arte con la vita. Grazie x l'attenzione ,saluti.

#3
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Gentile Utente,
la ringrazio per la bella metafora e anche per avermi riportato alla mente il sempreverde romanzo di Oscar Wilde.
In effetti, in entrambi i casi, si cerca di prendere le distanze da aspetti che potremmo considerare negativi – una relazione ormai finita, il decadimento del corpo.
Ovviamente ci sono però importanti differenze, prime fra tutti il fatto che Dorian Gray con il suo ritratto punta a restare sempre uguale, immutabile nel tempo, fissato nella sua bellezza e gioventù; la tecnica della galleria dei ricordi mira invece ad una elaborazione del dolore che la fine di una relazione spesso comporta, in un ottica di crescita evolutiva, che permetta di andare incontro alla vita e ai cambiamenti che inevitabilmente essa impone.

#9
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Ha mai sentito il detto "parler sans accent " e il suo contrario" parler avec accent" ? Questa era un'antica regola degli uomini di mondo del 1800 con cui si propone di lasciare all'intelligenza degli altri la scoperta di ciò che si e detto :ma e' un intelligenza lenta e prima che si abbia concluso l'indagine l'interlocutore e' lontano .La seconda significa parlare alla sensibilità e allora avviene tutto il contrario -lei sembra appartenere a questa:) .IN riferimento al suo articolo credo che si dovrebbe aver sempre presente l'azione del tempo e la mutevolezza delle cose quindi nella felicità l'infelicità,nell'amicizia inamicizia ,nell'amore l'odio ,nella fiducia e nella sincerità il tradimento e il rimorso erc etc questo fornirebbe una fonte in quanto noi ,costantemente avvertiti nn avremmo fatto per lo più anticipare l'azione del tempo.Forse però a nessun campo cognitivo l'esperienza e' cosi indispensabile come alla corretta valutazione della precarietà e della mutevolezza delle cose,perché ad ogni stato ,per il tempo della sua durata è necessario e quindi ha pieno diritto di esistere anche se niente dura ma solo il mutamento e' costante. Quindi se ci sono persone che ritengono durevole la condizione provvisoria delle cose credo che derivi dal fatto che essi hanno dinanzi agli occhi solo gli effetti ma nn ne comprendono le cause mentre sono queste che portano in sé il germe dei futuri cambiamenti. Concludo parafrasando Schopenhauer secondo cui l'errore nasce sempre dal dedurre la causa dalla conseguenza. Grazie e buona serata.

#10
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Gentile utente,
la ringrazio davvero per il suo contributo e per le belle citazioni.
Buona giornata!

#12
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Grazie a lei x l'ospitalità e per il dono concessomi,la possibilità di esprimere la lingua non come mezzo per esprimere un pensiero finito ma per crearlo.CRedo che le parole si affermano e si parlano da sole l'essere umano le fa semplicemente risuonare ;esse hanno una loro indipendenza ontologica nei confronti d cui il parlante e' sempre responsabile. " duo cum faciunt idem non est idem" tradotto" se due persone fanno la stessa cosa ,non sara mai identica . buona Domenica:).

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