Genitori iperprotettivi : fabbrica di adulti incapaci
Con le migliori intenzioni, il più delle volte, si ottengono i risultati peggiori. Oscar Wilde.
Uno dei modelli di famiglia più diffusi negli ultimi anni è quello della famiglie iperprotettive, tali genitori assumono la mission di rendere la vita dei propri figli il meno complicata possibile, le loro parole d'ordine sono accoglienza, protezione, amore e spesso anche controllo.
I genitori iperprottettivvi vivono in uno stato di continua tensione, poichè costantemente preoccupati per la salute e la felicità dei loro amati figli. Organizzano in modo millimetrico la loro vita e al minimo cambiamento sono sopraffatti dalle preoccupazioni. Cercano di evitare qualsiasi rischio per i loro bambini, eregendo intorno a loro un'area di sicurezza, un cuscinetto di protezione, pensando, illusoriamenente, di proteggerli dalla realtà, la quale viene vissuta come incontrollabile e pericolosa.
Agendo in questo modo i genitori trasformano la normale tendenza del bambino alla scopertà e all'esplorazione in apprensione e paura.
Al bambino viene ripetutamente lanciato un messaggio dannoso: "ti aiuto io perché tu da solo non sei in grado".
Una modalità di iperprotezione molto diffusa consiste nel sostituirsi ai figli e fare le cose al loro posto, eliminando ogni difficoltà per paura che falliscano. Così i genitori diventano complici dei figli ritardando la presa di responsabilità, creando ragazzi insicuri di se stessi e delle proprie abilità. Dal canto loro, i figli sempre meno chiamati a render conto delle proprie azioni, giungono a pretendere l'aiuto dei genitori per ogni cosa: nei compiti scolastici, nelle dispute con i compagni di scuola e nella minime difficoltà, di frequente reagendo con aggressività quando i propri bisogni e desideri non sono immediatamente soddisfatti.
I figli crescono letteralmente dall'eccesso di protezione genitoriale, poichè la fiducia nelle proprie capacità e risorse si conquistano solo attraverso l'esperienza concreta del superamento di ostacoli e difficoltà.
Come conseguenza dell'iperprotezione i bambini, ormai divenuti adolescenti o giovani adulti, spesso rinunciano a prendere il controllo delle loro vite, non vogliono uscire di casa, si rifugiano nella loro gabbia dorata del privilegio, o perché si sentono in debito per tutto quello che hanno fatto i loro genitori per loro o per manifesta incapacità di affrontare la vita.
Il talento del giovane si atrofizza alla pari della fiducia nelle proprie capacità, perché mai messe alla prova.
Durante l'adolescenza si possono osservano una serie di problemi psicologici legati alla difficoltà ad assumersi rischi e responsabilità, poichè di fronte ad un ostacolo la tendenza del ragazzo sarà arrendersi o cercare di evitarlo, e la risposta dei genitori di solito sarà aiutare di più.
A volte i ragazzi si ribellano a questo protezionismo e cominciano a mentire, a schivare i loro genitori, non rispondono al telefono quando escono, non proferiscono parola. Spesso questo porta a musi lunghi da parte dei genitori, prolungati silenzi, o dolci rimproveri in grado di innescare i sensi di colpa.
I problemi che portano le famiglie o i figli stessi a chiedere l'aiuto dello psicologo hanno alla base insicurezze e credenze di incapacità e vanno dalle difficoltà scolastiche, ai disturbi d'ansia, difficoltà relazionali che possono sfociare in un atteggiamento depressivo, ai distrubi della sessualità e dell'alimentazione.
Come possiamo modificare questo modello familiare, rendendolo più funzionale, una volta che lo abbiamo instaurato?
>Lo psicologo ad orientamento strategico si concentra sulle modalità comunicazionali e relazionali dei genitori suggerendo apparentemente minimi cambiamenti nella interazione con i figli. La strategia principale sarà quello di "lanciare il mattone per avere in dietro la giada".
Questo antico stratagemma cinese suggerisce la possibilità di ottenere la giada, pietra preziosa, offrendo una cosa di poco conto, il mattone.
In campo educativo questo stratagemma si applica suggerendo ai genitori di mettere in atto piccoli boicottaggi volontari ai comportamenti prottetivi. Per esempio dimenticare di fare quelle fotocopie importanti, dimenticare di dare ai figli i soldi del pranzo, commettere piccoli errori per poi scusarsi, continuando a commettere piccoli errori sistematòci. Cosichè i bambini finiscano per pensare che i genitori siano diventati un pò stupidi e comincino a pensare che non possono contare su di loro come prima, iniziando ad assumersi piccole responsabilità.
Sarà anche importante imparare a smettere di intervenire per facilitarli la vita, osservare i loro errori e lasciare che si correggano da soli.
Io di solito invito i genitori ad allenarsi ad osservare senza intervenire e a chiedere scusa ai figli se reagiscono agitandosi per boicottaggi. Suggerisco di attuare un atteggiamento più distaccato rispetto alle lamentele dei figli, in modo da permettergli di riscoprire e sperimentare le proprie personali risorse, incoraggiandoli allo stesso tempo a ritrovare il compagno di vita che spesso è stato relegato in secondo piano rispetto al figlio.
Implementare questi compiti normalmente genera ansia nei genitori che hanno impersonificato così a lungo con il ruolo di protettori, quindi sarà fondamentale imparare a gestire le emozioni, come la paura che i loro figli non siano in grado di toglierre le castagne dal fuoco.
"Aiutiamoli a fare da soli". Maria Montessori