Quando mancanza di autostima, delusione, depressione prendono il sopravvento
Mancanza di autostima, senso di incapacità, depressione, la persona si sente delusa da sé stessa, allora lascia la barca alla deriva senza rotta né remi né vele, in altre parole rinuncia.
La persona è passata attraverso la prova della propria incapacità, il ricordo dell'episodio le ha confermato definitivamente di non avere le qualità, le capacità, le risorse, il coraggio per... L'episodio può essere stato uno stress acuto o imprevisto (un lutto, una perdita, un insuccesso personale o professionale, una malattia) ma anche l'aver perso un occasione ritenuta indispensabile o forse irripetibile, oppure a causa di una graduale ma costante costruzione di un senso di insoddisfazione della propria esistenza.
La persona ha dimostrato, o scoperto, di non essere come credeva di essere. Tutte quelle che nella vita erano state semplicemente delle difficoltà ora vengono rilette come fallimenti, ovvero testimonianze di incapacità. Talvolta può esserci il contributo di altri, amici o familiari, che, con le migliori intenzioni, aiutano la persona a riflettere su se stessa o meglio a scavarsi la fossa e a seppellirvisi.
Gli errori non sono ammessi, tanto più se vengono percepiti come ripetuti.
Un perfezionista inconsapevole di correre su un filo troppo alto. Quando è caduto ha avuto la sfortuna di essere rimbalzato dalla rete, ma non abbastanza in alto per riprendere a camminare sulla corda tesa. Non ha perso la vita; molto peggio: ha perso la sfida con se stesso. Inutile ritentare, non doveva accadere. Il perdono per l'errore non è contemplato.
Ogni sconfitta, reale o presunta, vale doppio, ogni successo non testimonia capacità: era “dovuto”. Questa è una persona che sembra non essersi accorta di far parte degli esseri umani, imperfetti, passibili di errori ma anche in grado di rimediare. Al contrario, sotto il segno dell'intransigenza, tutte le azioni che non si realizzano secondo le previsioni meritano una punizione, o meglio un'autopunizione.
Quando gareggia deve sempre prendere la medaglia d'oro; se così non è, è un fallito. Non ha mai pensato che le medaglie d'oro sono il frutto di tante sconfitte e che proprio dalle sconfitte si ricavano le migliori ricette per la vittoria. Allora si arrendono, la resa comporta inevitabilmente anche il processo di delega, in quanto loro incapaci. Sembra che la persona abbia interrotto una relazione “d'amore con se stessa”: è proprio da sé che si stente tradita, e questo, lei per prima, non se lo sarebbe mai aspettato!
E' importante sottolineare che la rinuncia può assumere diverse forme. Si può rinunciare delegando: quando ad esempio la persona depressa instaura con gli altri una relazione di continua richiesta d’aiuto e/o di lamentazione e di sfogo. Si può rinunciare arrendendosi: quando la modalità più ricorrente consiste nell’isolamento da tutto e da tutti (una sorta di rinuncia “radicale”). Si può rinunciare arrabbiandosi: quando la reazione dominante diviene quella della rabbia, della pretesa, della ribellione.
Il lavoro strategico prende le mosse da qui, dal rendere possibile un’inversione di rotta rispetto alla rinuncia. Emile Cioran scrisse con grande lungimiranza che «la rinuncia è un piccolo suicidio quotidiano».
Bibliografia: Muriana, E, Pettenò, L, Verbitz, T, I volti della depressione, 2006, Ponte alle Grazie