La prostituzione relazionale (liberarsi dalla paura del giudizio degli altri)

La prostituzione relazionale è un fenomeno altamente diffuso nella società odierna; si tratta di un'espressione volutamente provocatoria, che esprime le conseguenze di un atteggiamento comunicativo eccessivamente accondiscendente.

La “prostituta relazionale” è quella persona che, per sentirsi apprezzata, per ottenere il consenso, l'approvazione e la riconoscenza degli altri antepone i bisogni altrui ai propri. La persona è eccessivamente disponibile e sempre attenta a quello che gli altri pensano, fanno, potrebbero pensare o fare perdendo di vista se stessa perché, continuamente, da importanza al giudizio degli altri più che al proprio. E' dal giudizio degli altri che non riesce a liberarsi finendo col distorcere completamente le relazioni.
Una persona che ci sostiene, che tiene conto dei nostri bisogni e delle nostre necessità è gratificante ma ognuno di noi sa che è tutta un'altra cosa avere a che fare con una persona che è sempre accondiscendente.

La tragedia di queste persone è che, alla fine, sono le più sole, perché sentono di esistere per quello che fanno, non per quello che sono.
Paradossalmente, più si sforzano di compiacere gli altri più si sentono inadeguate e sole; dentro di sé finiscono col pensare “se gli altri conoscessero quello che sono realmente, invece di ciò che mi sforzo di apparire, non mi apprezzerebbero”.
Inoltre, a differenza di quanto si crede, aiutare gli altri costantemente non genera comportamenti che tendono a ricambiarne i favori, ma al contrario, produce nuove richieste di agevolazioni, percepite ormai quasi come un diritto.

Un esistenza improntata ad aiutare, ad essere disponibili porta la persona sul ciglio del precipizio della solitudine più estrema, e, a quel punto, può lanciarsi ancora di più nella gratificazione altrui, sentendosi di conseguenza ancora più frustrata.
Quando la “prostituta relazione” si accorge del meccanismo perverso che ha messo in atto per anni crolla, non sono infrequenti depressione, ansia...fino ad arrivare ad atti autolesionistici e tentativi di suicidio.

Un percorso psicologico, in questi casi, anche in quelli più radicati, aiuta la persona a rompere questa rigida modalità comunicativa, ad affermare i propri bisogni. Un semplice piccolo “no” al giorno, una piccola e controllata posizione comunicativa, ripetuti ogni giorno in situazioni diverse, è come una valanga che diventa una forza inarrestabile; fa sperimentare concretamente la sensazione di padroneggiare la propria vita, ma sopratutto crea una nuova credenza: gli altri mi accettano per quello che sono, anche quando metto al primo posto i miei bisogni.

 

Bibliografia: Nardone, G, Psicosoluzioni, 1998, Superbur saggi

Data pubblicazione: 07 giugno 2016

4 commenti

#1
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Dr.ssa Franca Esposito

Articolo che ribalta completamente il titolo e la definizione classica!
A primo acchitto per "prostituta relazIonale" avrei inteso chi USA gli altri per i propri interessi e i propri scopi, senza dignita' ne' pudore!
Ce ne sono troppi! A questo proposito direi di utilizzare un articolo maschile: UN PROSTITUTO RELAZIONALE. Che mi sembra perfetto!

#2
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Dr.ssa Erica Badalassi

In effetti "usa" gli altri. Compiacendoli la persona soddisfa il suo bisogno di sentirsi apprezzata, o almeno si illude di farlo. In realtà, così facendo, costruisce la trappola nella quale cade non riuscendo poi ad uscirne.

#3
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Ex utente

Articolo che rispecchia perfettamente ME.
E' tutta la vita che sono condizionata dal giudizio degli altri. Questo è diventato un limite in ogni giorno della mia vita, e sono arrivata a soffrire di attacchi d'ansia con palpitazioni, sudorazione improvvisa e in alcune situazioni in cui mi devo esporre sento come il bisogno di "fuggire via". Tre anni fa ho sofferto anche di anoressia. Ho due genitori divorziati in continua lite. Entrambi, per quanto mi vogliano bene (soprattutto mia madre. Con mio padre non parlo), hanno sempre sempre sempre sottolineato le mie mancanze: quello che facevo non bastava mai. Sono arrivata addirittura a sentirmi dire "Tu non combinerai mai niente nella vita e vivrai sulle spalle degli altri". A 17/18 anni. E' tremendo. Soprattutto se stai cercando di tenere insieme una famiglia in tutti i modi possibili (a 17/18 anni, ripeto!!). Ma non mi dilungo sull'argomento.
Sono seguita da quasi due anni da una psicologa, ci stiamo lavorando e adesso svolgo una vita abbastanza normale: sto imparando a controllarmi, a vedere la vita per quello che è, e a liberarmi da quel groviglio fatto di pensieri ossessivi tipo "chissà cosa pensa di me", "oddio cosa devo dire ora" , "qual'è la cosa giusta? E se poi sbaglio?". Giudizio, giudizio, giudizio. E si a tutti. Sto imparando a dire di no. Mi sono addirittura licenziata da un posto di lavoro palesemente orrendo, in cui continuavo comunque a rendermi disponibile, ad impegnarmi... Ho imparato che un bel vaf* non ci rende maleducati, antipatici, semplicemente può liberarci, aiutarci ad affermare i nostri bisogni.
E' veramente difficile imparare a mettersi in primo piano, perchè inevitabilmente sul proprio cammino si incontra qualcuno che non è in grado di "comprendere" (ovviamente ognuno ha il suo punto di vista), e questo qualche volta ha ricreato in me un pò quel circolo vizioso del "non mi capisce - non mi accetta - sono sbagliata - non valgo nulla".
Sarà un lavoro lungo, me ne rendo conto. Ma sto già nettamente meglio, convivo felicemente col mio ragazzo che mi ama per quello che sono, ho scelto un posto di lavoro che mi premia e riconosce il mio impegno.
Me al primo posto ;)
E complimenti per l'articolo.

#4
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Dr.ssa Erica Badalassi

Complimenti a lei che si è messa in gioco! Non è scontato.
E' proprio mettendosi in gioco che conosciamo i nostri limiti e le nostre risorse, acquisendo sicurezza in noi stessi. Non c'è altro modo; l'autostima non può esserci donata da altri, si conquista grazie alle esperienze personali.
Bisogna imparare ad essere gentili con noi stessi, a dirci parole amorevoli.
Se mi posso permettere, impari a dirsi "brava" ogni tanto, anche se non è stata abituata a farlo, anche se non le è stato insegnato come farlo, anche se le è più immediato vedere gli errori e bacchettarsi per questi..impari a concederselo e col tempo le verrà spontaneo.


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