Finché c'è vita c'è ansia: 3 regole per gestirla
Ma sarebbe meglio dire: finché c'è ansia c'è vita! Siamo abituati a considerare l'ansia come un intralcio, come qualcosa di negativo che peggiora la nostra vita, in realtà, se l'essere umano non fosse stato ansioso si sarebbe già estinto migliaia di anni fa. Ecco perché è opportuno imparare a riconoscerla e seguire alcuni consigli di gestione dell'ansia.
Cos'è l'ansia?
L'ansia è una risorsa, ci rende prudenti e predispone l'organismo ad affrontare più prontamente una situazione: il battito cardiaco e il tono muscolare aumentano, la stanchezza non viene percepita, le energie psicofisiche vengono mobilitate.
Prendiamo l'ansia per un'interrogazione: se non avessimo questa reazione per la paura di un insuccesso ad esempio, dove troveremmo la carica e la motivazione per studiare i giorni che precedono l'esame? Dove troveremmo le risorse mentali per fronteggiare efficacemente l'interrogazione? Se non fossimo in uno stato di allerta la prestazione sarebbe sicuramente inferiore.
L'ansia è quindi un'amica utile da tenere stretta che non è possibile né adattivo eliminare.
Tuttavia, quando l'ansia diventa eccessiva, ovvero quando supera una certa soglia, si trasforma in perdita di controllo delle proprie reazioni, diventando paralizzante e, quindi, disadattiva, limitando la nostra capacità di gestire la realtà.
Per approfondire:Ansia sintomatica
Come gestire l'ansia?
Ecco alcune regole contro-intuitive per cambiare fin da subito la situazione:
Evita di parlare della tua ansia
Generalmente chi è ansioso tende a parlare molto della sua ansia con i familiari, il partner o altre persone, magari in cerca di una valvola di sfogo, di rassicurazioni o nel tentativo di capirne le cause, senza rendersi conto che parlare dell'ansia è come mettere un fertilizzante su una pianta, la fa crescere forte e robusta. Se sul momento parlare dell'ansia può farci sentire più leggeri, nel lungo termine non farà che alimentarla, facendola crescere rigogliosamente.
Evita di chiedere aiuto alle persone a te vicine
Quando chiediamo aiuto per affrontare le situazioni che ci provocano ansia, chi ci soccorre ci invia un duplice messaggio: il primo, il più evidente, è "ti aiuto perché ti voglio bene", ma il secondo, meno evidente e più dannoso, è "ti aiuto perchè da solo non ce la fai, non sei in grado". Questo secondo messaggio, ripetuto nel tempo, diviene la stampella della quale non si può fare a meno, nonché la conferma del nostro stato di incapacità e di impotenza rispetto alle situazioni temute, mantenendo e aggravado i sintomi ansiosi.
Non evitare le situazioni e i luoghi che ti mettono ansia
Parlare in pubblico, prendere l'ascensore, stare in spazi aperti, guidare l'auto: qualunque sia la situazione temuta, generalmente tendiamo ad evitarla traendone una prima illusoria sensazione di salvezza. Ogni volta che eviti, però, contribuisci a rendere la situazione temuta ancora più "mostruosa" e temibile e a percepire te stesso come sempre meno capace di affrontarla. Andando indietro nel tempo un antico motto islamico recita: "la paura guardata in faccia diventa coraggio, evitata diventa panico".
Parlare con le persone vicine, chiedere loro aiuto ed evitare le situazioni ansiogene sono comportamenti messi in atto con le migliori intenzioni come tentativo di fronteggiare la situazione problematica ma, se reiterati nel tempo, non solo non risolvono il problema ma diventano proprio ciò che lo mantengono e lo aggravano. D'altronde, parafrasando le parole di Oscar Wilde, a volte con le migliori intenzioni si ottengono i risultati peggiori.
Bibliografia:
- Nardone, G, Paura, panico, fobie, 1999, Ponte alle Grazie