Tornare a vivere dopo l'esperienza del lutto
L'ESPERIENZA DEL LUTTO
Quando perdiamo una persona cara improvvisamente sentiamo crollare le nostre certezze, lo stordimento che ci colpisce come un pugno in pieno stomaco ci fa piombare nella più totale incertezza, l’incertezza di una vita che ci comunica brutalmente che non abbiamo garanzie, che ogni cosa ci può venire tolta.
È come un terremoto interno che ci fa perdere l’orientamento e ci lascia a chiederci perché è accaduto.
Da quel momento che ce ne accorgiamo consapevolmente o no, cambia il modo di guardare il mondo, cambia il modo di gestire e affrontare le situazioni, cambia il modo di desiderare.
IMPARARE AD ATTRAVERSARE LA PERDITA
Crozzoli-Aite chiama questo processo di cambiamento interno mobilitato dall’esperienza dolorosa del lutto, l’attraversamento del ponte: durante l’attraversamento la persona ri-comincia a camminare e passo dopo passo ri-dona fluidità alla sua vita che ha subìto un arresto. È un lavoro lento, delicato e possibile.
L'AIUTO DELLA PSICOTERAPIA NELL'ELABORAZIONE DEL LUTTO
Sono fortemente convinta, e l’esperienza clinica nel campo me lo conferma, che non ci sia niente di più irrispettoso di avere la presunzione di essere d’aiuto a una persona in lutto portandola a affievolire l’immagine di chi ha sconsolatamente perso.
Al contrario il lavoro di elaborazione del lutto inizia dall’avvicinarsi a cuore aperto alla ferita della persona che è sopravvissuta a un dolore così profondo.
Ciò vuol dire com-prendere il senso intimo che la persona perduta avesse nella vita del cliente, quali vuoti nella sua personale vulnerabilità andasse ad alleviare, quale luce avesse portato nell’esistenza del cliente, quali piccoli e grandi cambiamenti avesse sostenuto, che tipo di specchio fosse diventato per lui, quali scoperte su di sé le avesse permesso di fare, quali rimandi le avesse fatto vedere standole vicino.
Tutti questo è prezioso per entrare con delicatezza nel mondo della persona che si rivolge a noi come terapeuti.
Il punto di arrivo di questo lavoro è evidente quando chi sopravvive permette alla persona perduta di avere un posto nella propria anima, e con l’obiettivo di arrivare a questo, lavora internamente per creargli uno spazio apposito.
Accompagnare in psicoterapia chi ha perso una persona cara vuol dire tante cose:
- stare con lei nel dolore che sente, perché possa sperimentare nella relazione terapeutica che il dolore si può reggere e si può imparare come reggerlo;
- prendere consapevolezza del proprio corpo nel qui e ora trovando contenimento;
- permetterle di recuperare i significati che la persona morta ha assunto nella sua vita;
- permetterle di ringraziarla per quelle cose che grazie alla sua presenza vicina ha apprezzato in sé e nel mondo;
- permetterle di scoprire che questo tesoro visto attraverso la presenza dell’altro può continuare a vederlo ancora in quanto stando con l’altro ha compreso come guardare e quale qualità propria utilizzare per farlo;
- permetterle di comprendere che ora ha le chiavi per accedere a questa ricchezza e può usarla nel proprio quotidiano come benzina per procedere nella vita;
- permetterle di lasciare andare a livello energetico la persona morta e di creare con essa un altro tipo di relazione ri-narrandola alla luce di cosa ha guadagnato attraverso quell’incontro nell’intento di fare entrare nuova luce da quella crepa anziché coprirla.