Anoressia in adolescenza.

Anoressia in adolescenza. Diagnosi e cura

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Dr.ssa Alessandra D'Alessio Psicologo, Psicoterapeuta

Nell’accezione più diffusa, l’anoressia mentale sarebbe una risposta del soggetto ai modelli sociali che elogiano la donna dalle forme androgine, considerandolo un disturbo culturalmente determinato.

Tale assunto è molto riduttivo e non fa minimamente i conti con la vera sostanza di tale patologia. L'anoressia, infatti, si manifesta in forme diverse a seconda della struttura del paziente che ne soffre e della modalità con cui questa privazione del cibo viene esercitata.

Cos'è l'anoressia?

Innanzitutto l’anoressia è un disturbo alimentare tipicamente femminile e si manifesta per lo più nell’adolescenza, quando la ragazza si trova ad affrontare il passaggio da un corpo infantile ad un corpo adulto.

Per fare questo la donna può scegliere due strade entrambe traumatiche: accettare la propria femminilità, e di conseguenza la sua sessualità, o rifiutarla.

In psicoanalisi il modello culturale di donna magra si ritiene sia responsabile solo nel soggetto anoressico che con la magrezza vuole esprimere un disagio "altro". Questo non ha nulla a che vedere con la forma fisica, anzi: in alcuni casi, ha a che vedere con una vera e propria pulsione di morte.

Tale puntualizzazione è importante per la direzione della cura poiché le anoressie non sono tutte uguali e vanno trattate in maniera differente.

Per approfondire:Anoressia mentale e amenorrea

Tipologie di anoressia

Nella fase di passaggio al corpo adulto, l'adolescente sperimenta ciò che fino a quel momento si era rappresentata solo con le sue fantasie. Tale confronto sarà necessariamente traumatico, ma a seconda di quale di queste due scelte effettuerà si possono collocare le due tipologie di anoressia:

  • l’anoressia isterica
  • l’anoressia pura.

Anoressia isterica

Nell’anoressia isterica la ragazza accetterà la propria femminilità in quella pura sarà messa in campo una dinamica del rifiuto molto grave.

Nella prima forma il trattamento sarà più semplice poiché, come in tutte le nevrosi isteriche, la ragazza avrà come obiettivo quello di verificare quanto è importante per l’altro: provoca l’altro a manifestare il suo desiderio rispetto a se stessa.

Anoressia pura

La seconda forma è una forma più complessa e difficile da trattare poiché non si reperisce alcuna modalità di provocazione dell’altro. Si colloca, infatti, più sul versante di una funzione di difesa che di messaggio.

Tale forma, quando si installa nella ragazza come modalità di soddisfacimento stabile, si risolve il più delle volte con il ricovero.

È una forma molto simile alle tossicomanie, con la differenza che la soddisfazione è prodotta da un oggetto “niente” ed è la privazione che genera soddisfacimento.

Una ragazza anoressica pura non sa stare nella dialettica della vita amorosa e tende a ritirarsi in maniera drastica per dedicarsi esclusivamente al suo sintomo.

Si isola e tutta la sua libido viene destinata all’esercizio del sintomo.

Cosa può fare il terapeuta?

In generale, dunque, si può affermare che la clinica dell'anoressia è molto complicata in quanto è difficile reperirne le coordinate.

Infatti, in entrambe le forme il sintomo narcotizza al punto tale che nel corso della cura si determinano dei lunghi periodi in cui queste ragazze restano silenti e non hanno nulla da dire.

Il loro comportamento mette a dura prova le capacità del terapeuta che non deve mollare la presa, piuttosto adoperarsi, anche con atti puramente creativi, per generare un effetto "sorpresa" in grado di inserirsi in uno schema stabile e provocarne una reazione che riapra al dialogo.

Data pubblicazione: 04 febbraio 2016 Ultimo aggiornamento: 15 marzo 2016

2 commenti

#1
Foto profilo Dr. Alessandro Raggi
Dr. Alessandro Raggi

<<le anoressie non sono tutte uguali e vanno trattate in maniera differente>> - mi fa piacere finalmente leggere anche su MI+ una news sull'argomento anoressie (che si declinano al plurale, ha ragione la collega) un po' lontana dai soliti luoghi comuni che spesso non vanno al di là delle logiche categoriali o di trattamenti seriali che non contemplano la differenziazione del trattamento rispetto alla struttura del soggetto.

#2
Foto profilo Dr.ssa Alessandra D'alessio
Dr.ssa Alessandra D'alessio

La ringrazio per il suo commento, in psicoanalisi lacaniana il sintomo e quindi il dato fenomenologico, a differenza del dsm, non ci dice nulla e non ci dice nulla della struttura del soggetto. E' solo a partire dalla struttura che si puo' impostare un lavoro ... mi fa piacere che lo abbia apprezzato

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