Tanto per cambiare la befana è donna

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

La letteratura ed il folclore, ci tramandano icone al femminile dalla dubbia moralità ed indiscussa pericolosità, oltre che bruttezza, ne cito soltanto alcune:
Pandora, che disobbedendo a Zeus scoperchiò il vaso che avrebbe dovuto custodire e fece uscire tutti i mali del mondo - vecchiaia, morte, malattie, gelosia, pazzia e vizi - Eva, con la sua mela, anche lei disobbediente e tentatrice, Lucrezia Borgia, una vera mantide religiosa, ed ovviamente la Befana, dall'inquietante fisicità.

Festività religiosa, nonostante il folclore, l'Epifania viene incarnata da una simpatica vecchietta, con il naso bitorzoluto, che guida sapientemente o maldestramente la sua scopa, mal vestita e decisamente brutta.

La sua calza è variegata, sarà simpaticamente punitiva, contenendo carbone per i bambini che sono stati disobbedienti, o dolcetti e cioccolato, se i destinatarii saranno stati buoni durante l'anno trascorso.

Ma quanto è difficile essere donne?

Sembra davvero una vera caccia alle streghe.

Sembra infatti che il destino delle donne sia quello di essere punitive o educative…

Belle o brutte…

Buone o cattive..

Non esiste una via di mezzo.

 

La donna nelle fiabe
Anche nelle fiabe la figura delle donne oscilla tra la sfortunata e sfruttata Cenerentola, l'ingenua, bella ed invidiata Biancaneve, e la recentissima Frozen, incapace di modulare le proprie emozioni e costretta a congelare tutto e tutti attorno a sé, fino a portarli alla morte.

Le sorellastre, la strega, la matrigna spietata e mangiatrice di cuori, è sempre una "donna".

Il principe sul cavallo bianco che la salverà, il re che la renderà regina ed i sette nani che proteggeranno l'ignara Biancaneve, sono sempre uomini.
Anche il cacciatore che avrebbe dovuto estirpare il cuore a Biancaneve, avrà poi un attacco acuto di rimorso e lo sostituirà con il cuore di un cerbiatto.
Nell'immaginario collettivo alla parola "donna" si associano parecchie gradazioni emotive dell'essere donna, spesso inquietanti per i più svariati motivi.

È mai possibile che Babbo Natale, rassicurante, dolce e contenitivo, sia uomo, mentre la Befana, brutta, goffa e repugnante, debba essere donna?

Befana, strega, vecchia, e così via, mille nomi o soprannomi, dispregiativi e denigratori, quando pensiamo all'epifania, la nostra mente concretizza l'immagine - non bella, se non sgradevole per la sua pelle - della vecchietta più famosa dell'anno.

In molti Paesi del Nord la chiamano la "strega" ed addirittura la "bruciano viva" nelle piazze, dopo averle tagliato i capelli, un gesto quindi di chiara deturpazione estetica.

Falò, riti arcaici, altri propiziatori - quelli relativi alle tradizioni contadine - ma sicuramente estremi e poco affini all'immagine della donna.

Riti e tradizioni, folclore e superstizioni, immagini e filastrocche, ruotano attorno a questa vecchietta così amata perché dispensatrice di doni, e così temuta per la sua fisicità riluttante

Brutta, bitorzoluta, derisa ed ingiuriata, bruciata nelle campagne e sulle piazze di tante città italiane, la Befana rivive ogni anno, immortale nella sua magia.

Destinata a morire ogni anno sul rogo ed a risorgere sempre, come l'Araba fenice, dalle proprie ceneri.

Per voler pensare bene, l'unica metafora che mi viene in mente volgendo uno sguardo all'Epifania, è la chiara associazione tra morte e rinascita, tra morte e trasformazione, ed ancora, tra l'essere donna e la nostra innata capacità di rinascere dalle nostre ceneri.

Data pubblicazione: 05 gennaio 2016

9 commenti

#1

Brava come sempre , Valeria, la Befana pur severa alla fine si ammorbidisce , ti sgrida ma ti coccola , un dono alla fine te lo fa..
..Belle riflessioni , sulla capacità di ricominciare.. sulla nostra.. quasi inossidabile .. resilienza...
..Bello e poetico, care ragazze, ma fino ad un certo punto.. poi noi, invece cambiamo vero ?

#2
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Dr.ssa Valeria Randone

Grazie Cara Magda per la condivisione ed i consensi.

Resilienza, ebbene sì hai ragione, ma che fatica!

Anche se bitorzoluta, la vecchietta volante, a me fa una gran simpatia;)

Un abbraccio.

Valeria.




#5
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Utente 373XXX

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#6
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Staff Medicitalia.it

Gentile utente
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Le domande devono essere pertinenti al tema o inerente un problema di salute, non una curiosità personale sul professionista

Siamo certi che comprenda quanto le stiamo dicendo
Grazie

#7
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Ex utente

Rispondo allo staff e non alla persona ,autrice dell'articolo.
DIALOGO dal greco dia,"attraverso" e logos"discorso" ,è il confronto verbale di due o più persone per scambiarsi informazioni e opinioni ,sempre per comprendere,mai per prelevare.
Può avvenire anche in forma scritta ,e,oggi,telematica.COme pratica sociale ,è possibile in società a larga comunicazione.È un modo evoluto di comunicare:( no social o cose simili,nn nelle mie corde) impossibile per chi abbia convinzioni immutabili e nn accetti pareri o informazioni contrastanti al suo credo.IL dialogo sottende infatti la volontà reciproca di comprender l'altro ;nn puo esistere se anche uno solo dei partecipanti ha scopi diversi.Ovviamente sottende rispetto per l'interlocutore (in qualunque ruolo si propone) ,capacità di ascoltare e di interpretare i diversi interventi ,senza lasciarsi coinvolgere emotivamente da opinioni discordanti dalle proprie,né cedere alla tentazione di discutere o di sentirsi offesi :il dialogo è fatto di opinioni ,nn di prese di posizione di competizioni personali.per sostenere un dialogo bisogna avere le idee chiare su cosa si vuol dire,il che n sempre è facile,ma è sempre utile.Molto difficile il dialogo interculturale,quello fra individui e gruppi che hanno origini e patrimoni linguistici ,culturali,etnici,religiosi differenti:infiniti ostacoli ,di cui bisogna essere coscienti ,lo ostacolano o lo impediscono.

#8
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Ex utente

Premettendo questo, vorrei ,se posso aggiungere,che la solitudine morde chi è solo,ma la provvidenza guida i passi dell'uomo e sollecita a camminare verso un incontro.andiamo tutti ,sempre,verso qualcuno.In molte regioni d'ITalia e d'EUropa alla vigilia dell'EPifania si accendono i roghi dell'antica festa del fuoco.UN rito dai tanti nomi,secondo le contrade,ma col medesimo significato.DOnne e uomini ,vecchi e giovani ,si riuniscono nella notte x celebrare insieme la luce del mondo ,il sole di giustizia .nessuno sarà lasciato fuori al freddo e al buio.nel momento più crudo dell'anno ,quando sembra che gioia e speranza vengano meno ,lo spirito di comunità interviene a riscaldare il cuore :sulla terra sterile esalta la vita ,infonde certezza.la fiamma punta il cielo dell'Origine come le orme orientano un percorso .LA luce scaccia le tenebre ,e le anime sollevate riprendono il loro cammino .SIcure. Questo ,

#9
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Ex utente

Dovrebbe esser ciò che la festa significhi.Buona serata.

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