Stress da vacanze o vacanze da stress?
Agosto, si sa, è il mese, forse, più difficile dopo dicembre. Investito emozionalmente di altro, rispetto al semplice e concreto bisogno di riposo. È un mese vacanziero, che ci obbliga a vivere in sospensione dal tempo e, spesso, dallo spazio. Il desiderio più potente e prepotente è solitamente quello di andare in vacanza.
Già concluse, in itinere, settembrine, agognate, desiderate, immaginate: le vacanze.
In vacanza da cosa?
Si va in vacanza dallo stress, dalle cose concrete da fare, dal quotidiano e, soprattutto, si immagina di trascorrere delle vacanze all'insegna della necessità di rigenerarsi psichicamente e fisicamente.
Le famigerate vacanze, si sa, sono iper investite da tanti elementi concreti, simbolici e fantasmatici:
- La dimensione sognante e dell'attesa che, come tutte le attese, è già un amplificatore di desiderio.
- Il bisogno di fare una pausa.
- La necessità di trovare un tempo di qualità per sé, uno per la coppia ed uno per la famiglia.
- La curiosità di vedere nuove mete.
- Il recupero psico-fisico.
Come spesso accade poi, a fine vacanza, i bilanci possono anche non essere positivi e le aspettative disattese.
Esiste, quasi sempre, un divario tra aspettative e realtà, tra desideri inconsci ed aspetto razionale, tra individualità e dimensione di coppia/famiglia.
- Quanto dovrebbe durare questa vacanza?
- E, soprattutto, come dovrebbe essere suddivisa?
- Quali bisogni, in realtà, dovrebbe soddisfare?
- Quali ferite lenire?
- Quali sogni risarcire?
Sono veramente tante le ragioni, coscienti ed inconsce, che ci spingono ad andare in vacanza, a lasciare "il punto qui e cercare l'altrove" [1], per adoperare la definizione - veramente evocativa - di Perussia [2], che ho preso in prestito da un bellissimo libro regalatomi dalla Collega dott. Magda Fregonese Muscarà, scritto a quattro mani con il marito Prof. Calogero Muscarà.
Per approfondire:Dieci consigli per gestire la sindrome da rientro
Turista o viaggiatore?
Se trasliamo la metafora del viaggio alla vita di tutti i giorni, possiamo notare come esiste una marcata differenza tra il turista ed il viaggiatore.
- Il turista rimane periferico rispetto all'esperienza del viaggio, spesso trascorre il suo tempo all'interno di villaggi costosi all'insegna dell'all inclusive e conosce molto poco del luogo che decide di visitare.
- Il viaggiatore invece, curioso e soprattutto interessato alla cultura locale, è disposto ad incontrare altri usi e costumi ed a dialogare con altri mondi, anche molto lontani dal suo.
La stessa differenza è applicabile al “viaggio della vita”: c'è chi decide di fare il turista in eterno, chi invece il viaggiatore, capace di visitare anche le emozioni più recondite e scomode e le proprie zone d'ombra.
Secondo Cohen, ci sono tre tipologie di turisti [1]:
- il vacationer, colui che decide di andare in vacanza solo in luoghi noti. Desidera esclusivamente riposare, staccare la spina, non pensare. Non desidera sperimentare alcun cambiamento e nessun sussulto emozionale. I cambiamenti li considera rischiosi, destabilizzanti e costosi dal punto di vista economico ed ovviamente psichico.
- il sighteer: è il viaggiatore curioso. Si informa, desidera conoscere luoghi nuovi, diversi, legge le guide, fantastica, aspetta. È colui che adopera il viaggio per arricchire lo spirito, e non solo la pancia.
- il drifter: è colui che sceglie l'avventura. Niente di programmato, vuole mettersi alla prova, prenota solo il volo - magari di sola andata - e, forse, la prima notte in una sola città. È colui che veramente desidera visitare le "Terre dell'altrove".
Cosa cerchiamo davvero in una vacanza?
Le motivazioni che stanno alla base del bisogno di vacanza sono diverse:
- Riposo?
- Il contatto con la natura?
- Recuperare il rapporto con il partner?
- Giocare full time con i figli, senza iper connessioni o fantasmi lavorativi?
- Passeggiare in riva al mare?
- Leggere, scrivere, pensare?
- Non pensare?
La vacanza può essere regressiva, riportare nei luoghi d'infanzia, riparativa, lenire le pene d'amore o le fatiche della vita ed avventurosa o sportiva, per chi necessita di una dose sempre maggiore di adrenalina.
Il desiderio imperante è solitamente quello del “cambiamento”: uno spostamento da un luogo all'altro, dal mare alla montagna, dalla famiglia ad un tuffo solitario, dalla noia e la fatica al confort da vacanza.
Insomma, c'è sempre la ricerca di qualcosa o di un'emozione, che regolamenta la scelta di una meta e tipologia di vacanza, o di un'altra.
"L'unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nel vedere nuovi paesaggi,
ma nell'avere nuovi occhi" - Proust
Ma sappiamo davvero staccare la spina?
Rallentare o fermarsi del tutto non è semplice. Le persone maggiormente a rischio di star male in vacanza sono gli ansiosi, i depressi e gli iperattivi. Non è facile passare da un iper lavoro all'immobilismo più totale. Dal rumore al silenzio ed al rumore di fondo della nostra anima.
Dal tablet e le connessioni perenni – amorose o lavorative - ad ascoltare il mare in una conchiglia, senza wi-fi.
Dal postare foto e tanto altro online, al sentire e vivere le proprie emozioni condividendole davvero con chi è fisicamente in vacanza con noi.
Cambiare le proprie abitudini - anche se per un lasso di tempo stabilito e circoscritto - spesso spaventa: voli e treni, imprevisti e ritardi, caldo o freddo, altro cibo ed altri abitanti...
Talvolta il corpo non si adatta e si ammala, proprio in vacanza, ed anche l'umore diventa marcatamente deflesso.
Per approfondire:Burnout nemico del benessere psicofisico
Coppia e vacanza
Un capitolo a parte meriterebbe la dimensione di coppia.
Il lavoro, anzi il super lavoro, diventa spesso una sorta di “intimità sostitutiva”, di “surrogato affettivo”, di amorevole compagnia, senza la quale la coppia dovrebbe fare i conti con tutto quello che in realtà non va più bene dentro il legame.
Molti matrimoni sopravvivono all’usura del quotidiano, grazie agli infiniti impegni.
Talvolta i partners non hanno né tempo né spazio per incontrarsi realmente: sono coniugi che escono da casa di fretta al mattino, si incrociano per pranzo, nella migliore delle ipotesi, unitamente ai figli urlanti e richiedenti e si rivedono la sera, stravolti e travolti dalla fatica della giornata.
Tutto questo viene prontamente modificato ed azzerato durante le vacanze, luogo simbolico dove “tempo e spazio” si azzerano.
Vediamo cosa accade
Molte coppie più o meno “funzionanti e funzionali” da lunedì a venerdì o da gennaio a luglio, diventano colleriche, disfunzionali e sofferenti durante il fine settimana, a dicembre e ad agosto. Sembra infatti che lo stress e la corsa continua che caratterizza la vita di tutti i giorni, possano servire a tenere unita la coppia.
Anche la differenziazione dei “tempi e dei luoghi” durante lo svolgimento delle attività famigliari ed extrafamigliari infrasettimanali, sembrano essere utili a mantenere il rapporto in “equilibrio” – o pseudo-equilibrio - tra distanza e (eccessiva) vicinanza.
Quando i partners vanno in vacanza, l'intimità va in vacanza con loro o vanno in vacanza dall'intimità?
La coppia, ancor di più quando è già famiglia, fa fatica ad andare in vacanza davvero e l'intimità, solitamente, può diventare la “grande assente”.
È veramente complesso e faticoso suddividere equamente il tempo della vacanza e trovare anche uno spazio-tempo per la vita intima e sessuale.
In estate - stagione sensuale per i suoi profumi, le sue mete ed i suoi sapori intensi - la vita sessuale dovrebbe beneficiare della dimensione dilatata del tempo e del benessere da assenza di stress lavorativo.
Niente stress, niente risvegli precoci - obbligati ed obbligatori - cene prolungate, passeggiate in riva al mare, un abbigliamento poco coprente e così via...
Le coppie potrebbero provare a sperimentare nuovi luoghi dell'eros, ma spesso non è sempre così.
Conclusioni
Chi viaggia davvero, impara a conoscere, o meglio, a sentire sulla propria pelle, che esistono “molti mondi possibili” (Perussia) e decide di incontrarli.
L'universo si allarga, si colora: vi è il quotidiano, le quattro mura domestiche che rassicurano, e l'Altrove.
Il viaggio, sicuramente metafora di tantissimo altro, è un contenitore di elementi concreti come quelli vacanzieri, ma anche di desideri inespressi ed inconsci, di desiderio di cambiamento e di evasione, e di svariate inquietudini.
Cosa mettiamo davvero in valigia?
Speranze, aspettative - speso magiche ed onnipotenti - di cambiamento, di felicità, di riposo e di amore. Forse è davvero straripante questa valigia.
Ecco perché al rientro, spesso, siamo più stressati di quando siamo partiti.
Ringrazio la Dott.Muscarà per avermi regalato il Suo libro e per avermi invitata a riflettere sul significato simbolico del viaggio.
Bibliografia
- "Gli spazi dell'altrove", Magda Fregonese e Calogero Muscarà Pàtron Editore
- Perussia "Note sulla psicologia delle testimonianze di viaggio", Unicolpi Milano.