Come combattere la solitudine...

...e usarla per ritrovare sé stessi

La solitudine è qualcosa di molto privato, per cui ognuno, per ogni epoca e cultura, ne darà un’interpretazione diversa, positiva o negativa.

Vi è una solitudine sana, in cui riusciamo a entrare profondamente in contatto con noi stessi, a conoscerci e a godere dei momenti vissuti da soli, e una solitudine di cui non si parla, che vive nel proprio intimo e che, a volte, non riusciamo neanche ad ammettere a noi stessi.

Non importa quanto la nostra giornata sia piena, quante persone vedremo o quanti viaggi faremo, la verità è che la solitudine è uno stato della mente, una malattia che divora dall'interno, in silenzio, senza che la persona se ne renda conto.

Si può definire come la sensazione di disagio di un individuo, che sente le sue relazioni interpersonali come meno soddisfacenti di quello che vorrebbe; un desiderio d’intimità che sente come irraggiungibile.

Probabilmente, è un male che attanaglia l’uomo da sempre e che, sempre più, trova modo di dare voce al silenzio con dei surrogati; televisione, tecnologia, dipendenze e tutto ciò che aiuti a non entrare in contatto con il proprio vuoto.

Allora, ci si circonda di persone con cui non si coltivano rapporti autentici, dove non ci sono veri sentimenti ma contatti superficiali, in cui si è vicini, ma non si è insieme, in cui si parla, ma non si comunica, in cui se qualcosa non va andarsene è facile, perché non ci siamo mai stati.

La solitudine è uno dei più gravi fattori di rischio per la salute, provoca profonda sofferenza, ansia, stati depressivi, insonnia, patologie cardiache e tutta una serie di problematiche connesse al tentativo di colmare questa sensazione, come accade con droga, fumo, alcol, cibo, tv, videogiochi ecc..

L’uomo, nutre un vero e proprio bisogno psicologico per il contatto umano e le relazioni profonde e per questo, il primo passo è di diventare consapevoli della propria condizione, smettendo di nascondersi e iniziando a fare qualcosa.

Qualche spunto su cui lavorare:

  • Prendete consapevolezza e sforzatevi di evitare l’isolamento. Concentratevi su cose molto piccole per iniziare, non pensate di dover stravolgere la vostra vita, altrimenti non troverete mai la forza di cambiare. Tenete a mente che la solitudine è una sensazione e non un fatto.

  • Eliminate, più che potete, il pregiudizio. Per nutrire la solitudine vi sarete costruiti molte strategie basate su preconcetti, che vi aiutano a scansare gli altri. La prima impressione però, non corrisponde alla vera identità delle persone, andate oltre.

  • Cercate contatti. Dovete trovare persone che condividono i vostri interessi, ad esempio, potreste iscrivervi al corso che tanto v’interessava e lì, potrete entrare in contatto con gli altri e dedicarvi a qualcosa che vi piace.

  • Lavorate su voi stessi! Avete bisogno di un percorso personale che vi porti a conoscervi meglio e a capire il vostro valore, presente con o senza l’altro.

  • Lavorate sulla vostra fiducia negli altri. Non fidarsi, serve a evitare il rifiuto e la delusione. In realtà, così facendo, metterete l’altro nella posizione di fare proprio ciò che temevate. Se non farete neanche un passo verso l’altro, è più spontaneo che egli vi volti le spalle e se ne vada. Allo stesso tempo, non avanzate pretese esagerate; rischiate di caricare l’altra persona di bisogni solo vostri e di metterlo in fuga. La relazione è qualcosa che si forma a piccoli passi fatti da ciascuno, piano piano, nel tempo.

  • Imparate a perdonare. A volte, qualcosa non funziona e tutte le qualità della persona sembrano scomparire dal vostro ricordo, lasciando spazio solo al negativo. Tutti sbagliamo, cercate di andare oltre all’episodio e osservate la situazione da più prospettive.

  • Adottate un amico! Si è sempre più concordi nel ritenere di grande sostegno psicologico, un animale domestico. Infatti, offrono compagnia, felicità e sicurezza. Provare per credere!

Ricordatevi che, come per ogni cosa, bisogna metterci impegno e pazienza; se sentite di non farcela, chiedete aiuto allo psicologo.

E voi, che cosa ne pensate? Quale potrebbe essere il vostro punto di partenza?

 

Scritto da Barbara Persichetti Auteri - Psicologa di Roma

Blog AttualMente Psicologia

Data pubblicazione: 09 maggio 2015

1 commenti

#1
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Utente 502XXX

Salve a tutti, premetto che è un po' strano sfogarsi su un sito e con persone che non conosco, ma credo sia più facile così, ho bisogno di parlare e questo mi sembra l'unico modo per farlo. Ho compiuto quarantacinque anni da poco, sono una persona piuttosto semplice, con gusti e interessi forse non molto diffusi. non mi è rimasto quasi nessuno, amici e parenti sono riuscito ad allontarmi da tutti, inizialmente giustificavo la cosa con problemi di compatibilità ma adesso credo che il problema sia dentro di me non è possibile che al mondo non ci siano persone con cui vado d’accordo o senta l’esigenza di stare con loro.
Provo sempre ad essere disponibile con gli altri, ad ascoltare, interessandomi piu a loro che a me stesso, spesso pur di stare insieme metto i miei desideri in secondo posto accontentando i gusti delle persone che mi appresto a frequentare, mi ricordo dei compleanni, Onomastici, ma malgrado questo non ottengo nulla il risultato è sempre lo stesso e dopo in po’ mi stanco e mando tutti a fare in c…. Quando esco con gruppi di persone poiché sono un po introverso vengo subito ignorato è questo mi dà molto fastidio e reagisco attaccando o mettendomi sulle difensive provocando il litigio o l’allontanamento. In molte situazioni mi da fastidio quando si auto elegge un leader e viene rispettato da tutti mentre io devo gridare per farmi ascoltare e spesso non vengo preso in considerazione
Inizialmente davo la colpa agli altri riuscivo sempre a darmi una giustificazione a trovare difetti negli altri. Ma come dicevo sopra oggi credo che il problema sia io nel mio carattere forse nel mio ego che mi blocca o non so non fido molto degli altri.
I miei colleghi mi ignorano come se non esistessi e io per difesa faccio Altrettando,

Tendo a "mettere una croce sopra" e a chiudere con le persone al primo sgarbo o errore che compiono tendo ad attaccare e "demolire" alla prima occasione, riesco osservare attentamente in attesa di coglierne eventuali comportamenti negativi o riprovevoli nei miei confronti.

forse sono un po eccessivamente perfezionista con me stesso e anche rigida ed esigente con gli altri, il che non mi porterebbe ad avere quella tolleranza, elasticità ed anche empatia che sono necessarie per mantenere vivi i rapporti interpersonali.

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