Omosessualità maschile e promiscuità
In un recente articolo pubblicato sulla rivista “Dialoghi adleriani” viene affrontato il tema dell’omosessualità maschile e della sua possibile deriva in comportamenti sessuali promiscui.
Lo studio si concentra sulla sola popolazione omosessuale promiscua e ipotizza una correlazione tra promiscuità e senso identitario poco coeso nel campione di soggetti omosessuali maschi presi in esame.
Tale frammentazione identitaria sembrerebbe essere frutto di un inadeguato processo di identificazione e rispecchiamento, di mancate risposte di conferma e validazione da parte degli altri significativi nel corso dell’adolescenza.
Il bisogno negato di vedere rispecchiata nell’altro la propria identità come “normale” può tradursi, infatti, nella ricerca compulsiva di nuove relazioni sessuali.
L’immagine di Sé è compromessa poiché si basa sull’interiorizzazione di un modello omofobo dell’omosessualità; gli stereotipi e le credenze cui ha accesso l’adolescente fanno in modo che non sia in condizione di sentirsi simile all’altro, venendo meno una adeguata esperienza di gemellarietà, e di identificarsi con l’altro.
(foto: Raúl González)
Le condotte promiscue messe in atto rappresentano una strategia compensativa volta a ripristinare un senso unitario di Sé, una coesione interna che è venuta a mancare con la maturazione sessuale.
Tali comportamenti sono quasi sempre accompagnati da un malessere individuale molto profondo e quando il soggetto giunge all’attenzione del clinico, la diagnosi più comune mette in luce disturbi appartenenti allo spettro ansioso e/o depressivo.
Tale prospettiva apre delle riflessioni in ambito sociale, pedagogico ed educativo: la prevenzione del disagio individuale di tali soggetti è responsabilità dell’intera società, ancora troppo permeata da pregiudizi sulle persone LGBT (lesbica, gay, bisessuale, transgender/transessuale).
Il pregiudizio moderno si esprime in maniera più sottile rispetto al passato: non è la condizione di gay o lesbica che viene messa in discussione in quanto tale. E’ messa in discussione la possibilità di costruire relazioni affettivo-sessuali al pari degli eterosessuali in termini di riconoscimento sociale e visibilità.
L’articolo affronta il tema in una prospettiva sociale e clinica offrendo spunti riflessivi per una pratica clinica efficace con persone omosessuali.
Fonte articolo completo: http://www.scuolaadleriana.it/index.php/rivista