Siamo fatti per resistere alle tentazioni?
In un diffuso settimanale italiano un articolo è stato dedicato alla neuropsicologa Margriet Sitskroon dell’Università di Tilburg (Olanda), che nel recente libro “Le Passioni del cervello”, prova ad indagare riguardo l'interessante tema di tentazione e peccato. La questione, oltre che rimandare all'eterna lotta metafisica tra bene e male, è adesso affrontata in questo scritto nei termini di struttura del cervello e funzionamento della nostra mente rispetto a questo processo.
La riflessione ebbe inizio nel 1848, anno in cui accade l'ormai tristemente famoso incidente all’operaio americano Phineas Gage, che avendo avuto il cranio attraversato da una sbarra di ferro, si riprese dalle ferite ma si trasformò da persona educata ed onesta, a soggetto pigro, irascibile e facile alla rissa. In seguito a moderni esami delle lesioni del cervello di Gage, si è poi scoperto che l'operaio subì danni in una piccola zona dell’occhio sinistro (nello specifico la corteccia orbitofrontale), che oggi sappiamo essere deputata alla funzione di giudice che impedisce di cedere a tentazioni, piaceri senza limite ed in generale a potenziali condotte pericolose per se stessi e per gli altri.
“Il motore dietro ai sette vizi capitali”, afferma la dottoressa Sitskroon, “è in effetti il raggiungimento di obiettivi fondamentali per la sopravvivenza: riproduzione, accumulo di risorse, difesa, nutrizione. E’ normale che il nostro cervello ci stimoli a perseguirli".
Esperimenti condotti con la risonanza magnetica confermano che quando si è sottoposti a stimoli/tentazioni (attrazione sessuale, cibo, possibilità di guadagno e successo), si attiva nel nostro cervello la primordiale area cerebrale del nucleo caudato, centro del piacere che spinge verso certi comportamenti.
Altri vizi invece, come ad esempio l’ira, hanno un effetto opposto ed inibente sull'insula posteriore (altra zona arcaica del cervello connessa con il dolore fisico e psichico) e permettono di stemperare fastidio e rabbia riguardo ingiustizie secondo noi subite."Quando però questi comportamenti diventano ossessivi ed incontrollabili si trasformano in peccati, nel senso che possono danneggiare corpo e mente" e trascinarci verso comportamenti poco utili anche a livello sociale.
La (evolutivamente parlando) recente corteccia orbitofrontale avrebbe proprio il compito di regolare le primordiali sensazioni che ci spingono a peccare e cedere alle passioni. "Geni, educazione ed esperienze pregresse", continua la neuropsicologa, "fanno si che la potenza delle aree del piacere e del dolore, e la capacità di inibizione della corteccia frontale, varino molto tra gli individui. Il risultato è che quasi tutti hanno un peccato più difficile da evitare.
Per fortuna il cervello è plastico. Una volta che ci rendiamo conto che un comportamento è nocivo, abbiamo ampie possibilità di correggerlo. Per esempio, spezzando abitudini che ci fanno cadere sempre nei soliti errori o trovando alternative più innocue al modo con cui il nostro cervello si procura piacere e dolore".