Narcisista o donnaiolo?

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta

Le parole contano, si sa. Eppure, molte definizioni delle scienze psicologiche, date per scontate nel parlare comune, vengono travisate e stravolte nel significato originale. Ciò è specialmente pernicioso in questo campo, poiché presta il fianco a fraintendimenti più subdoli. I costrutti psicologici sono astratti, impalpabili. Ognuno di noi è soggetto alla tentazione di attaccarvi significati individuali e non condivisi.

A tale rispetto una delle parole più fraintese in assoluto, almeno limitandoci a leggere i racconti di alcune nostre utenti, è narcisista.

Il senso in cui il termine narcisista è usato grosso modo nei consulti di questo sito è: uomo che non riesce ad avere una sola donna; non appena gliene capita una tiro che ci sta, non se la lascia scappare. Con sommo dispiacere della donna che fino a prima della scoperta del supposto “narcisismo” credeva di essere la sola nel suo cuore.

La clinica psicologica/psichiatrica è un terreno scivoloso. Non sempre è scontato distinguere normalità e patologia in modo netto. Per limitare gli errori, sono state proposte varie classificazioni dei disturbi mentali riconosciuti, fra cui le edizioni del DSM sono le più usate.

Il narcisismo è definito come un disturbo di personalità, ovvero un quadro di grave disadattamento soprattutto relazionale. Già tale indizio dovrebbe suggerire che affibbiare a qualcuno l’appellativo di narcisista non andrebbe preso alla leggera. I clinici stanno attenti al cosiddetto problema dell’etichettamento, cioè scelgono se comunicare o meno una certa diagnosi al paziente, consapevoli della possibilità sempre presente di profezia negativa che si autoavvera. Per il solo fatto di essere chiamato in un certo modo da una persona autorevole - lo psichiatra o lo psicoterapeuta - la persona può inconsapevolmente accentuare o addirittura creare i sintomi del problema diagnosticato, in caso di diagnosi sbagliata.

Fino alla 4a edizione il disturbo di personalità narcisistico era definito dalla presenza di almeno cinque dei seguenti criteri:

1) Senso grandioso di importanza di sé, ad esempio convinzione di avere esagerati talenti e passati successi, si aspetta di essere riconosciuto come superiore.

2) Indulge in fantasie di illimitato successo, potere, eccellenza, bellezza.

3) Convinzione di essere speciale e unico e di conseguenza di poter essere capito e potersi accompagnare solo a persone altrettanto speciali e uniche.

4) Richieste eccessive di essere ammirato.

5) Convinzione di aver diritto alle cose, aspettative irragionevoli di subire trattamenti di favore e acconsentimento immediato alle sue richieste.

6) Sfrutta le relazioni, usando gli altri per i propri fini.

7) Mancanza di empatia, incapace di riconoscere o identificarsi nei sentimenti e bisogni altrui.

 

Il DSM V utilizza invece una combinazione logica di sintomi che evidenziano una significativa compromissione della personalità, manifestata da:

1) Compromissione del funzionamento del sé in una delle seguenti aree (a oppure b):

a) Identità: riferimenti eccessivi agli altri per ricavarne definizione e regolazione dell’autostima, autovalutazione eccessiva o insufficiente (può oscillare fra i due estremi), regolazione delle emozioni che rispecchia le oscillazioni nell’autostima.
b) Autodeterminazione: obiettivi stabiliti al solo scopo di ottenere l’approvazione altrui, standard personali irragionevolmente alti per potersi mostrare eccezionali, o troppo bassi e basati su un senso di aver diritto alle cose, spesso inconsapevole delle proprie motivazioni.
E inoltre:

2) Compromissione del funzionamento interpersonale (a oppure b):

a) Empatia: incapace di riconoscere o identificarsi nei sentimenti e bisogni altrui, eccessivamente attento alle reazioni altrui, ma solo se percepite come rilevanti per sé, sovrastima o sottostima il proprio effetto sugli altri.
b) Intimità: Relazioni in gran parte superficiali, sempre finalizzate alla regolazione della propria autostima, scarso interesse verso i reali bisogni dell’altro, bisogno di predominanza a scopo di vantaggi personali.

La seconda definizione è meno lineare e più convoluta della prima. Sembra anche presentare un profilo di personalità più egodistonica, che soffre cioè maggiormente il proprio disturbo.

Sia come sia, al lettore attento ed erudito non sarà sfuggito un certo livello di sovrapposizione fra la sintomatologia esibita (si fa per dire) dal disturbo narcisista di personalità e il disturbo di personalità antisociale. Ciò è forse più evidente nella prima delle due definizioni. In effetti una caratteristica dei disturbi di personalità è la frequente compresenza di sintomi appartenenti a classi o disturbi diversi nello stesso caso. Non sempre è facile diagnosticare DDP in forma pura. Anche qui la potenziale gravità di questi quadri dovrebbe suggerirci di pesare bene le parole prima di usarle.

Personalmente mi sento più vicino all’uso della vecchia definizione del DSM, per quanto riguarda il narcisismo, ma il dibattito è ancora aperto fra gli addetti ai lavori, su quale delle due edizioni sia da considerare "migliore" dell'altra.

Proviamo ora ad approssimare una definizione di narcisista derivandola dalle informazioni fornite dalle richieste di consulto di alcune nostre utenti.

Racconto tipico:

Buongiorno, sapevo che il mio fidanzato non era un uomo particolarmente fedele prima che conoscesse me. Però pensavo che, dopo esserci fidanzati, sarebbe cambiato. O almeno era ciò che mi aveva promesso. Scopro ora che si vede con altre donne! Eppure finora si era sempre comportato da insospettabile! Sono disperata, non capisco come possa, un uomo, fingere di stare così bene con una donna e avere allo stesso tempo altre avventure! Dottori, non sarà mica un narcisista? vi chiedo aiuto per sapere come comportarmi.

Uno dei compiti più difficili dello psicologo/psicoterapeuta strategico in senso ampio, ossia disposto a prendersi la responsabilità di innescare e accompagnare attivamente un cambiamento in chi gli chiede aiuto, è quello di saper dosare la necessità di dire le cose in modo morbido e quella di dirle in modo più diretto. Non sempre le due versioni coincidono. Tatto e morbidezza sono necessari per restare con la persona, per non farla fuggire da una realtà ancora troppo dura. Allo stesso tempo, però, la resistenza opposta dagli autoinganni che la persona si crea e che sovente mantengono in vita il problema, deve essere spezzata affinché la persona possa evolversi. E per far ciò può essere a volte necessario mettere la persona di fronte a ciò che preferirebbe non vedere.

Quali sono questi fatti, nel caso del supposto "narcisista" del racconto appena esemplificato?

Il fatto puro e semplice: il desiderio di avere molte donne e la menzogna non sono di per sé sufficienti affinché si possa parlare di narcisismo.

È difficile accettare che la stragrande maggioranza degli uomini desidererebbe effettivamente avere molte donne. Ma ciò può valere anche al femminile, dato che la specie umana non è fra le più monogame in assoluto.

Perciò l’uomo dell’esempio sopra non può probabilmente essere definito a buon titolo narcisista. Al massimo donnaiolo e bravo mentitore. Oppure usando epiteti morali anche più forti, ma dobbiamo fermarci qui. Per essere un vero narcisista ci vuole altro.

Di conseguenza, il suggerimento che le utenti ricevono da noi più di frequente in questi casi è di mettere il loro uomo di fronte alle proprie responsabilità. E subito dopo se stesse davanti alle proprie. Se non è tollerabile un fidanzato troppo bravo a "saltare il recinto", occorre dargli un secco ultimatum e, alla prima "ricaduta", apprestarsi a lasciarlo. Non è mai facile, lo sappiamo fin troppo bene, ma sta di fatto che quando nelle coppie c’è una importante incompatibilità, o uno dei due decide di adattarsi o il destino della coppia è segnato.

Data pubblicazione: 16 gennaio 2015

17 commenti

#1
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Utente 163XXX

Buongiorno,
perchè nell'articolo parla di "uomini narcisisti" e non di donne? E' per caso un disturbo della personalità più frequente tra questi?
Grazie

#2
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Dr. Giuseppe Santonocito

La prevalenza della diagnosi di disturbo narcisistico di personalità è effettivamente più alta nell'uomo che nella donna (50-75% circa). Ma l'articolo è centrato più che altro sul fraintendimento che alcune volte si fa fra narcisismo patologico e altre condizioni, non necessariamente patologiche.

#3
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Utente 353XXX

quali sono oltre all'essere donnaiolo le caratteristiche del narcisista? quello che conosco io e' umile e non ha un senso grandioso del se. anzi

#4
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Dr. Giuseppe Santonocito

Veramente l'articolo dice proprio il contrario, ovvero che un donnaiolo non è necessariamente un narcisista

#5
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Utente 353XXX

Grazie per la risposta dr Santonocito. Quello che mi piacerebbe capire e' se il mio donnaiolo e' anche un narcisista del quale ha il fatto di tradire senza farsi tanti problemi nel nasconderlo e nella compulsivita' nell'incontrarsi con queste donne e nel piacere che prova nella seduzione. Con me dice di provare un sentimento ma noto che il desiderio fisico lo prova con altre.

#6
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Dr. Giuseppe Santonocito

È chiaro che non è possibile fare diagnosi online, ancor meno di terze persone. Tuttavia, a occhio e croce il "suo" donnaiolo non sembra molto narcisista. Sembra ricadere piuttosto nello stereotipo dell'uomo a cui piacciono le donne, tante e varie. Questi uomini non sono di solito animati dal bisogno di piacere, come nel narcisista, ma dal desiderio di possedere molte donne.

In ogni caso, se prova del sentimento per un uomo così, le suggerirei di riflettere più sulle motivazioni che muovono lei, prima che su quelle di lui.

#7
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Utente 353XXX

donnaiolo e non narcisista. grazie per iniziare a farmi comprendere con che persona ho a che fare. Mi scusi un'altra domanda. ma un uomo a cui piacciono le donne tante e varie perche' e' cosi? e' un fatto che e' insito nel dna? questi uomini si innamorano? grazie un caro saluto

#8
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Dr. Giuseppe Santonocito

Ancor più interessante un'altra domanda: perché esistono donne che si innamorano di uomini così, che non possono avere tutti per sé?

#9
Foto profilo Utente 163XXX
Utente 163XXX

Il caso descritto sopra mi ricorda l'atteggiamento piuttosto di un "sex addict", patologia che in Italia viene ancora poco considerata ma che necessariamente esiste come in tutti gli altri paesi.

#10
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Dr. Giuseppe Santonocito

Perché si possa parlare di addiction occorrono altri dati, in particolare una sofferenza espressa dalla persona, con annessa sensazione di non avere il controllo sui propri atti.

Ma se a un uomo piace avere molte donne - o viceversa - e non c'è sofferenza, ma piacere, non è una malattia.

#11
Foto profilo Utente 163XXX
Utente 163XXX

Quindi si parlerebbe più di un atteggiamento "poligamico". Ho letto che alcune persone (donne e uomini) non riescono ad essere monogame, non è chiaro però se per natura o per traumi subiti.

#12
Foto profilo Utente 353XXX
Utente 353XXX

fors riguardo al mio donnaiolo propendo con l'ipotesi che non riesca ad essere monogamo e cje non riesca a controllare i propri atti. certo e' che una persona che perde la lucidit' di fronte ad una donna e' quasi malato....

#13
Foto profilo Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

Dipende da cosa intende per lucidità. Se intende eccitazione e attrazione, non è malato, è un uomo normale. Se invece intende buttare all'aria una famiglia per la prima che capita, sarei d'accordo con lei.

#14
Foto profilo Utente 353XXX
Utente 353XXX

Grazie dottore per risposta. Facendo cosi butta all'aria me che non sono la moglie ma una donna con la quale voleva avere a che fare. Ora il rapporto e' logoro e lui da circa un anno evita' di incontrarsi con me per paura che io voglia intimita'- Non riesco a darmi una spiegazione...anche perché cmq non vuole spezzare il legame telefonico. la persona in questione ha 68 anni e non so se sia subentrata andropausa.

#15
Foto profilo Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

Potrebbe essere. Ma se il rapporto è logoro, questa potrebbe essere la migliore delle spiegazioni. Per quello che possono valere le spiegazioni, in questi casi.

#16
Foto profilo Utente 540XXX
Utente 540XXX

Ho scoperto nel cellulare del mio compagno delle conversazioni ambigue, in particolare con una ex.
Non è la prima volta.
In passato anche con persone sconosciute, tramite siti d'incontri.
Credo abbia la necessità di tessere relazioni ambigue con persone conosciute e sconosciute, corteggiarle ambiguamente e lasciarsi sedurre. Credo anche che non arrivi a tradirmi "fisicamente".
Rispetto all'ultimo episodio, ha incontrato questa sua ex, ma non c'è stato niente di fisico (ho potuto leggerlo dai messaggi di lei che si diceva dispiaciuta che lui non avesse provato neanche a baciarla). In ognuna di queste conversazioni lui mette sempre subito in chiaro che ha una compagna, che convive e che comunque io ci sono nella sua vita. Ciò che a mio parere non fa emergere è che io ci sia anche nella sua testa e nel suo cuore. Naturalmente dall'altra parte trova persone che si innamorano (pur sapendo che è di fatto impegnato), o che si mostrano disponibili a tradire i loro partner con lui, o che "ci credono" perché comunque lui gliele fa credere.
Non so più come gestire la situazione.
Preciso che queste sue dinamiche non interferiscono direttamente nel nostro rapporto, nel senso che non percepisco in lui un cambiamento. Resta con me sempre dolce e amorevole allo stesso modo, nessuna apparente mancanza, nessun segnale.
Ne abbiamo parlato. E lui sminuisce l'avvenuto, sostenendo sia solo un "gioco",uno svago, sostenendo di amare indissolubilmente me...ma di non avere il controllo.
In quest'ultima occasione ha accettato di fare un lavoro su di sé.
Chiedo un gentile parere.

#17
Foto profilo Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

Se è certa che lui non arriva a niente di fisico, se ne avete parlato e se per lui alla fine è solo un gioco, a mio avviso potrebbe essere controproducente continuare a trattare la cosa come un problema importante, pena il rischio di farlo diventare davvero un problema.

Ok, se è solo un gioco lui potrebbe anche farne a meno. Ma se resta nulla più che un modo per solleticare la propria vanità, l'atteggiamento più opportuno da tenere, da parte sua, potrebbe essere quello di osservare senza intervenire. Non almeno fino a che non ce ne fossero fondate ragioni (tradimenti veri e propri).

Mi parrebbe eccessivo andare in terapia per una cosa di questo genere. Tutt'al più potrebbe trattarsi di una semplice consulenza, a cui potreste magari partecipare entrambi.

Il flirt come modalità comunicativa con l'altro sesso è accettabile nelle società occidentali come la nostra. Flirtare senza tradire mostra anzi di essere capaci di autocontrollo oltre che di un po' di vanità, entrambe cose non necessariamente negative.

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