Controinformazione e patologia. Comunicare la scienza.
Per una corretta informazione scientifica: la divulgazione tra talk-show, social network e pseudoscienza. Il messaggio e i canali del disturbo.
di Marco Cappadonia Mastrolorenzi (Cicap Lazio)
Comunicare la scienza ai non addetti ai lavori è compito davvero arduo anche per chi, tra ricercatori e studiosi, opera all'interno del campo scientifico e quotidianamente ne studia i processi all'interno dei vari settori di indagine e di ricerca. La strada della divulgazione, come la trasformazione di un linguaggio tecnico e specialistico in un codice comprensibile e semplice per tutti è, insomma, piuttosto difficile da percorrere per giungere al traguardo, ovvero per rendere efficace il messaggio rivolto ai destinatari.
Quando poi si tratta di comunicare la scienza dell'insolito o del cosiddetto paranormale le difficoltà aumentano a dismisura e il comunicatore si trova a dover trasportare le argomentazione da una dimensione astratta, irrazionale e priva di concretezza su di un piano di realtà oggettivo per arrivare alla vasta platea di destinatari spesso ostili e prevenuti nei confronti del metodo universale scientifico.
Nel recente libro Comunicare la scienza. Orientarsi nei labirinti dell'insolito e della pseudoscienza, Armando De Vincentiis si pone proprio il problema della comunicazione scientifica dell'insolito rivolta ai non addetti ai lavori e di quali strategie mettere in atto per far fronte ad una serie di problematiche da affrontare. Quali sono, dunque, gli inganni che spingono la nostra mente a credere nei fenomeni (ritenuti) sovrannaturali e nelle pseudoscienze? Cosa succede nella psiche umana quando sono proprio gli scienziati ad andare in cortocircuito logico? Cosa accade nella mente di un addetto ai lavori della scienza quando è proprio lui a credere all'incredibile? E soprattutto, cosa deve fare il comunicatore e divulgatore scientifico per rendere il suo messaggio chiaro e per farsi comprendere?
Il primo problema da affrontare è quando uno stesso scienziato attribuisce concretezza scientifica a credenze personali utilizzando un linguaggio che dà l'illusione della scientificità e contribuisce a diffondere idee irrazionali e spesso pericolose: ed ecco che la scienza diventa schizofrenica e l'ignaro interlocutore non si avvede di avere a che fare con una organizzazione disfunzionale della personalità di chi gli sta di fronte. Viene a crearsi così quello che l'autore del Quaderno n . 20 del CICAP definisce suggestione da leader,ossia una potentissima condizione psicologica e un rapporto di sudditanza intellettuale tra questa figura e chi riceve il messaggio.
Il passaggio ad una comunicazione inversa della scienza è davvero breve. Chi si fa portatore di principi pseudoscientifici trasforma, formalmente (almeno), un linguaggio inconsistente in un linguaggio scientificamente plausibile. Chi fa uso di tale perizia linguistica (una sorta di retorica dell'inganno) dà l'illusione che alle spalle vi siano delle ricerche serie e che la materia affrontata e spiegata abbia fondamenti concreti. Del resto basta scomodare il vocabolario della meccanica quantistica o della psicologia del profondo per ammantare un discorso di fascino intellettualistico e persuadere la massa degli interlocutori, come avviene, per esempio in un talk show, dove i pregiudizi nei confronti dell'ospite scettico costituiscono l'essenza stessa di una trasmissione televisiva il cui tema centrale riguarda il paranormale.
Ed ecco che De Vincentiis ci parla di una scienza scissa: da una parte la scienza buona, quella che è in grado di fornire i benefici di cui la comunità ha bisogno, dall'altro la scienza cattiva, sbagliata e piena di pregiudizi. Quella scienza, in definitiva, che non confermando, per mancanza di prove, l'oggetto che appartiene al proprio credo personale, è decisamente da scartare e da bollare come fallace.
I sostenitori di idee non scientifiche tacciano la scienza di essere chiusa perché non prende in considerazione le assurdità, pretende prove e non conferma le loro aspettative e credenze. Ed ecco che l'identificazione in Galilei assume un'altra forma di difesa ad oltranza contro la Scienza, vista come la famigerata Inquisizione di Tomàs de Torquemada.
Nell'agile libello qui recensito De Vincentiis spiega, con grande chiarezza, cosa accade nella mente di chi sostiene l'esistenza di un fenomeno extranaturale, soprattutto dopo che c'è stato un investimento emotivo e intellettuale, durato magari anni o, addirittura, un'intera vita per poi soffermarsi sugli stratagemmi posti in atto per resistere ad una corretta informazione scientifica.
Altro scoglio duro da abbattere, e che si erge imperterrito in ogni dove (e in ogni quando) è il cosiddetto complottismo scientifico o governativo «che viene assorbito nel proprio sistema di convinzioni al punto tale da trasformarsi in vera ideologia». Intercorrono legami tra il complotto e il disturbo ossessivo-compulsivo?
A questo punto l'autore passa a spiegare come il complottismo possa indurre stati alterati della percezione e della coscienza attraverso un' analisi psicologica della fenomenologia in questione.
La domanda di fondo è la seguente: «Come può il comunicatore della scienza dei fenomeni insoliti far passare il suo messaggio affinché non venga contrastato dalle barriere psicologiche» erette sempre in modo più forte per ostacolare il messaggio scientifico? È possibile, dunque, utilizzare le tecniche di marketing in un dibattito televisivo o su carta stampata per tentare di ottenere un maggior impatto emotivo nei destinatari?
Ed ecco che Armando De Vincentiis propone la figura del problem solver come primo passo per superare gli ostacoli psicologici che non consentono alla comunicazione scientifica di raggiungere gli obiettivi prefissati. Ma le credenze insolite possono «favorire l'insorgenza di veri e propri comportamenti patologici o, più frequentemente, un loro aggravamento»? Avete provato a chiedervi cosa accade nella mente dei presunti indemoniati "guariti" da santoni e da esorcisti senza essersi mai rivolti ad uno psichiatra?
Bisogna stare attenti, dunque, perché nell'era di internet «si trovano quasi ovunque nozioni false o fuorvianti e informazioni pseudoscientifiche prive di qualsiasi fondamento». E questo testo mette davvero ordine nel gran caos del magma ribollente delle contro-notizie.
Insomma, un libro divulgativo sulla divulgazione (perdonate il calembour) e sul comunicare la scienza, con particolare attenzione all'insolito e al sovrannaturale; uno scritto dove l'autore passa in rassegna i comportamenti ostili nei confronti del divulgatore e in cui si propongono sistemi di comunicazione a forte impatto di trasmissione perché è davvero pericolosa la controinformazione, soprattutto in questo campo e dove i danni provocati possono portare a reali pericoli di salute psichica.
Per cui qui ipse sibi sapiens prodesse non quit, nequiquam sapit : Il sapiente che non è in grado di giovare a se stesso, non sa nulla (Cicerone, Ad familiares 7, Epistula 6).