Lei, lui e l'altro papà: le nuove genitorialità
"Il padre è il custode prediletto della maternità"
Galimberti
Anticamente veniva chiamato "patrigno", termine desueto che evocava soprattutto il “non amore e la non generatività” correlata al ruolo.
Oggi si parla di “famiglie allargate” e di nuovi padri.
I divorzi e le conseguenti famiglie allargate sono in costante aumento e le “figure parentali vicarianti” assumono un ruolo centrale nella vita quotidiana e soprattutto psichica dei bambini, i veri protagonisti delle separazioni.
Le coppie di oggi- come sappiamo- non resistono alle mareggiate matrimoniali ed all’usura del tempo e spesso naufragano velocemente, talvolta prima che il bambino nasca e cresca almeno un pòtra le “rassicuranti braccia di entrambi i genitori”.
Capita spesso che bambini ancora molto piccoli, si trovino a vivere con madri sole o con altri uomini che si accompagneranno alla loro madre, svolgendo un decisivo - e spesso complesso-ruolo sostitutivo della figura paterna.
Padri biologici latitanti, affiancati o addirittura totalmente sostituiti da nuovi compagni delle madri - che pur non avendoli concepiti- se ne occupano quotidianamente ed amorevolmente.
I papà acquisti sono però degli "affetti ignorati", a norma di legge inesistenti e spesso visti e vissuti come ingombranti ed intrusivi, quasi il contro altare della figura paterna.
- Ma il padre è chi concepisce o chi cresce il bambino?
- Chi lo accompagna a scuola o chi se ne occuperà a settimane alterne?
- Chi lo addormenta e gli tiene la mano durante gli incubi notturni o chi acquisterà costosi cellulari o tablet per lenire possibili sensi di colpa?
Dinamiche complesse, qualche riflessione
Per un uomo single il figlio della compagna sarà, soprattutto all'inizio, un ostacolo alla libertà individuale e di coppia e dovrà- faticosamente - imparare a convivere con lui e con questi nuovi ritmi e necessità.
Se il compagno ha dei figli dal precedente matrimonio, avrà sicuramente più dimestichezza, ma vivrà possibili sensi di colpa nei confronti dei figli naturali, i quali a loro volta saranno reduci da separazioni e da sofferenza.
- Quando poi, arriva un nuovo figlio, frutto della nuova coppia, come cambiano gli equilibri?
- Due pesi e due misure?
- Due cognomi?
- Due affetti?
- Quanto sarà difficile non essere di parte verso il richiamo del dna, verso la seduzione della somiglianza?
- Quante coppie naufragano perché il nuovo compagno non accetta la prole o ha un rapporto di conflittualità e rivalità con i figli della donna?
- Durante la crescita psichica di un bambino, quanto è importante il cognome che porta, le sue origini, il suo dna, l’albero genealogico e quanto i modelli di riferimento?
- Ed i rapporti tra i papà - quello vero/biologico e quello nuovo - come saranno?
- Chi impartisce le regole?
- Ed i percorsi educativi intrapresi, saranno in linea con quelli del vero padre?
- Astio, competizione, tolleranze strategiche per portare a se il bambino conteso?
Il percorso verso le "nuove genitorialità" non è affatto semplice e soprattutto indolore per tutti gli "attori protagonisti" di queste nuove famiglie, che del "mulino bianco", non hanno nemmeno un lontano ricordo.
La terminologia, come sappiamo, è spesso mutilante, ghettizzante o enfatizzante le caratteristiche relazionali dei legami.
La parola patrigno, evoca connotazioni chiaramente negative.
La parola famiglia allargata, evoca invece una sorta di surrogato familiare: quello che viene “dopo” il fallimento della prima, solitamente creata davanti a Dio.
Gli inglesi invece, adoperano per definire la nuova figura maschile parentale, "il secondo padre", che sarebbe in pratica colui che si occupa e cura del figlio della uova compagna/moglie, come se fosse il suo.
Volontà contro obbligatorietà?
Il rapporto con il padre biologico, è solitamente un tipo di legame obbligato, per l'appunto biologico.
Quello con il padre adottivo, è un legame voluto, faticosamente costruito giorno dopo giorno e ricco di una carica emozionale importante.
Sarebbe bello, ma altrettanto utopistico, che il bambino potesse fruire – in perfetta armonia- di entrambe le figure genitoriali senza competizione e senza dover scegliere, decidere quindi di voler bene entrambe, nel rispetto delle diversità.
La mediazione materna
La figura materna rappresenta l'ago della bilancia della nuova famiglia e come sempre funge da "ministro degli esteri" del rapporto tra i padri.
La donna però proviene da una separazione o da un divorzio, non sempre vissuto e gestito nel migliore dei modi possibili, ed è quindi una donna stanca e provata, oltre che abitata da sentimenti ambivalenti e contrastanti.
È una donna spesso spossata- da beghe legali, economiche ed emozionali- che necessiterebbe di serenità e di empatia; trattasi di donne che andrebbero tenute per mano affinché possano a loro volta tenere per mano i loro figli ed il loro nuovo nido.
La nuova famiglia - la famigerata famiglia allargata- è sicuramente un porto di accoglienza, un luogo simbolico dove poter risanare e risarcire le antiche ferire del cuore.
Il figlio, frutto dell'ormai estinto matrimonio, rappresenta simbolicamente il "sigillo" del pregresso amore ed è spesso vissuto con ambivalenza e gelosia da parte del nuovo partner.
Un bambino, anche se non proprio, rappresenta sempre un valore aggiunto per la donna/uomo e per il suo nuovo nucleo familiare.
La famiglia allargata: gioie e dolori
La gestione, la crescita e l'integrazione di questo piccolo con il nuovo compagno della madre, non sarà sempre dalla semplice gestione: se il bambino è maschio, potrebbe entrare in competizione con il nuovo partner e viverlo come un intruso o un pretendente al "trono affettivo materno".
Sarà la madre e le nuove dinamiche create, unitamente al supporto del padre biologico e del nuovo partner, a facilitare il legame del bambino con la nuova figura parentale.
Percorso non immune da scontri, efferate gelosie e ritorsioni di ogni genere e tipo.
Quando invece trattasi di una bambina, il processo di inserimento del nuovo partner, dovrebbe essere più semplice; il nuovo partner infatti non rappresenta il genitore omologo- quindi dello stesso sesso- e per tal motivo, rivalità e gelosie dovrebbero essere più mitigate ed arginabili.
Conclusioni
Il mondo degli affetti è sicuramente un universo complesso e poliedrico, quando si tratta di famiglie allargate e di bambini, lo è ancor di più.
Il modello tradizionale “madre-padre-figli biologici sotto lo stesso tetto”, non è detto che sia garanzia di felicità.
Possono anche esserci figli equilibrati e sereni, anche se figli di amori estinti ed abitanti di nuove “mura domestiche e del cuore”.
Un bambino per crescere necessità di "radici ed ali", se le radici sono ramificate ed a più strati, credo sia un valore aggiunto alla sua esistenza.