La base della nostra personalità: i primi legami affettivi

r.gagliardi
Dr.ssa Rita Gagliardi Psicologo, Psicoterapeuta

 

C’è una fase particolarmente delicata ed importante per lo sviluppo psicologico di ogni essere umano: si tratta di una fase definita in psicologia con il termine di “Attaccamento” e riguarda una complessità di esperienze che si sperimentano nelle prime relazioni  della nostra vita.

Sin dalla nascita ogni bambino tende a sviluppare un forte legame di attaccamento con la madre o con chi si prende cura di lui.

Sono stati gli studiosi in campo psicoanalitico ad aver individuato per primi  il funzionamento e l’importanza di questo legame per il costituirsi della personalità e dei meccanismi intrapsichici di base. John Bowlby per primo  ha studiato gli aspetti dell’Attaccamento e il loro evolversi. I suoi approfondimenti insieme agli esperimenti di Mary Ainsworth hanno evidenziato l’importanza del rapporto del bambino con la madre in termini di sviluppo sociale, emotivo e cognitivo.

 Le osservazioni dell’interazione nei primi anni di vita hanno rilevato:

  1. che le esperienze di separazione dalla madre determinano reazioni di protesta e di ansia;

  2. che le capacità di esplorazione autonoma sono favorite da buoni legami primari; la stessa autonomia veniva ridotta e compromessa da separazioni traumatiche o esperienze di semplice minaccia di separazione.

  3. che molti disturbi presenti in età adulta siano riconducibili ad esperienze traumatiche riferite alla fase di Attaccamento.

Ma di che cosa si tratta, in che cosa consiste la fase di Attaccamento?

Le osservazioni di Bowlby suggeriscono che i neonati hanno un bisogno universale di stretta vicinanza, di legame con chi si prende cura di lui. Tale legame è di importanza fondamentale perché 

A. permette al bambino di vivere l’esperienza di “protezione” e “sicurezza”;    

B. non ha la sola funzione di garantire al piccolo la “sopravvivenza” fisica ma rappresenta la condizione favorevole (Bowlby la definisce Base Sicura) per un sano sviluppo psicologico, per l’acquisizione di quelle sicurezze di base che costituiscono poi il patrimonio personale di tutta la vita adulta, sia nella percezione di se stessi che nell’interazione con il mondo esterno.

Il sentimento di attaccamento da parte del neonato non si stabilisce soltanto in funzione del cibo. Dalle osservazioni risulta che tale legame il neonato lo crea ed accresce con chi si prende cura di lui e stabilisce interazioni continuative nel tempo e rispondenti ai sui bisogni. Cosi, ad esempio,  il bambino esprime comportamenti innati come il pianto ed il sorriso che stimolano risposte precise della madre o di chi si prende cura di lui.  Il pianto viene spesso riconosciuto e intuito come il bisogno di essere preso in braccio o come bisogno di dormire ...o altro… che la sensibilità materna e il rapporto con il piccolo permettono di intuire correttamente. Accade altresì naturalmente che ai sorrisi del bimbo ci sia la risposta sorridente ed accogliente della madre che farà da rimando positivo alle sensazioni del piccolo.  

  La qualità della relazione, nei primi 2-3 anni di vita passa soprattutto attraverso il legame di attaccamento.

Se le risposte alla fase di Attaccamento sono risposte adeguate, di sufficiente sensibilità ai bisogni del bambino, questi svilupperà fiducia in se stesso e fiducia verso l’esterno, conserverà apertura nel vivere le esperienze e svilupperà adeguate risposte alle avversità e alle difficoltà.

I traumi in questa fase appartengono ad una mancata o insufficiente rispondenza ai bisogni. Possono consistere in separazioni precoci ma possono essere anche conseguenza di “discontinuità” di attenzioni e disponibilità. Possono anche essere legati ad una sollecitazione dell’ambiente a fare cose che il bambino non ha ancora maturato dentro di sé.

 

Sull’importanza di questo primo stadio della vita convergono tutti gli studiosi e gli scienziati in campo psicologico e neurobiologico.

 Molti congressi hanno trattato questo argomento nell’ultimo decennio. Roma  ha ospitato un Congresso Internazionale sull’Attaccamento (Attaccamento e Trauma,  19/20/21 settembre 2014) organizzato dall’Istituto di Scienze Cognitive,  dove si sono riuniti Psicoterapeuti, Psicoanalisti, Psichiatri, Neurologi e Biologi in una importante convergenza di risultati. Così è ampiamente condiviso che l’adattamento a situazioni stressanti o traumatiche nei primi anni di vita produce l’alterazione di processi a livello psicologico e a livello neurobiologico.

La Psicoterapia

La psicoterapia, di pari passo con gli studi e la ricerca scientifica, acquisisce sempre più importanza ed efficacia. Per i disturbi che hanno avuto origine dalla fase di Attaccamento gli interventi psicoterapeutici tendono al recupero di una buona regolazione emotiva e di una efficace riorganizzazione dei processi interni  (emotivi  e biochimici).  Gli obiettivi della psicoterapia sono il recupero di un funzionamento integrato e la riattivazione di funzioni  rimaste inibite. In altri termini essa tende a ripristinare quel funzionamento che, per usare l’espressione di Bowlby, contraddistingue una “ Base Sicura”.

 

 

 

Data pubblicazione: 24 ottobre 2014

1 commenti

#1
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Utente 345XXX

Articolo molto molto utile!

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