14 anni, violentato e in fin di vita a Napoli: ma non è bullismo!
È ancora in evoluzione la notizia del ragazzino di Pianura, ennesima periferia depressa di Napoli, prima deriso per la sua forma fisica, poi sottoposto ad abuso sessuale e infine stuprato da un ventiquattrenne nei pressi di un autolavaggio per mezzo di un compressore ad aria che gli ha procurato ferite gravissime agli organi interni.
La vita del quattordicenne è ancora in pericolo e la prognosi sino a poche ore fa non era stata ancora sciolta. Resta certo che questo giovanissimo, come minimo, resterà purtroppo invalido a vita.
Si moltiplicano i titoli dei quotidiani cartacei e on line, che a proposito di questo episodio utilizzano la parola ”bullismo”. Nel quartiere di Napoli in cui si è verificato l’accaduto. Si è addirittura indetta per oggi una manifestazione “contro il bullismo”
Occorre a questo proposito fare un po’ di chiarezza e ciò si rende indispensabile principalmente per due ordini di motivi:
1) Il bullismo, come anche altri atteggiamenti abietti, può o meno avere anche implicazioni giuridico-legali e sfociare persino in condotte criminali, ma non necessariamente. Resta una parola che indica un insieme di comportamenti molto problematici.
2) Confondere le cose e fare di tutta un’erba un fascio è non solo inutile, poiché non aiuta a capire cosa realmente è accaduto, ma anche rischioso, perché se non si comprende l’accaduto non lo si può né prevenire né tantomeno “curare”.
Non si tratta dunque di una tignosa “distinzione” da manuale, ma di un vero e proprio “atto diagnostico” in senso clinico, necessario preliminarmente a consentire qualunque successiva presa di posizione o intervento verso forme ormai dilaganti di vero e proprio disagio psicosociale, prima ancora che individuale.
Seppure la parola "bullismo" derivi da un termine inglese che spiega i comportamenti vessatori tra pari in un contesto dove il più forte prevarica il più debole, strada facendo questo termine lo si è studiato e lo si utilizza tutt'oggi in riferimento ai comportamenti di persecuzione, esclusione e derisione messi in atto tra adolescenti o tra bambini in età scolare.
Il bullismo, in questo senso, non c’entra nulla con l’accaduto a Pianura.
Un adulto che violenta un minorenne non è un “bullo” ma un soggetto abusante, oltre che ovviamente anche un criminale. Qui non c’è la prevaricazione o il sopruso da parte di un ragazzo su un altro ragazzo, ma di un adulto su un bambino. La condizione fondamentale per definire e quindi comprendere il fenomeno del bullismo, infatti, è che vi sia stata una prepotenza attuata tra pari.
Invece occorre capire bene che si tratta di un abuso sessuale e una volta per tutte va chiarito, al di là di ciò che può dire il legislatore in merito, che dal punto di vista psicologico è abuso anche solo il gesto di spogliare il ragazzo e tentare di infilargli il tubo del compressore nell’orifizio anale. La violenza dell’abuso non si consuma “solo” con la penetrazione fallica, ma è ugualmente traumatica e può portare a sviluppare psicopatologie anche gravi persino in forme apparentemente meno brutali dell’atto sessuale estorto con la sopraffazione.
L’abuso sessuale è già, a mio avviso, in questo caso presente nell’azione di sottoporre il ragazzo all’umiliazione di dover subire la prepotenza di un adulto e dei suoi complici, tutti adulti. Poi, sempre in questo caso, c’è stato l’azionare l’aria compressa che ha prodotto lacerazioni interne gravi nel ragazzo e questo, come molti episodi di abuso sessuale, è l’epilogo violento di un’aggressività animalesca e bieca che si scaglia acefala contro un bambino indifeso.
Avviare fiaccolate intitolate erroneamente contro il “bullismo”, come sta avvenendo, è un’azione istintiva che nasce probabilmente dalla sensazione di rabbia e impotenza dei cittadini di fronte al dilagare dell’ignoranza e della violenza nelle periferie urbane, ma non capire cosa accade realmente, rischia di essere solo un ulteriore elemento di confusione che non favorirà la comprensione e quindi la soluzione di queste drammatiche realtà.
Avere cognizioni appropriate sui fenomeni che ci circondano, informare adeguatamente i cittadini, è invece il primo passo per poter affrontare le cose e non restare passivamente in balia di luoghi comuni e banalizzazioni dei problemi che non aiutano nella soluzione, bensì aggravano le difficoltà.