Ridere è una cosa seria

n.patane
Dr. Nicola Patanè Psicologo, Psicoterapeuta


Emisfero destro e corteccia cingolata:
qui risiede il senso dell'umorismo e la capacità di relazionarsi con gli altri.

 

Nel recente libro Ha! La scienza di quando ridiamo e perché, il neuroscienziato americano Scott Weems analizza l'interessante processo che sta alla base del ridere umano.
L'autore, che definisce la risata come uno spezzamento ripetuto dell'espirazione capace di prendere il sopravvento sulla parola togliendole il controllo del diaframma, sostiene di conseguenza che non avrebbe raggiunto tutto questo potere se non avesse avuto una fondamentale importanza nel nostro processo evolutivo.

Sono ormai indiscusse le funzioni sociali riconosciute al ridere: il gesto può infatti essere considerato una discreta controprova per le affinità tra gli esseri umani. Se ridiamo alle battute di qualcun altro significa che capiamo cosa ci vuole dire, condividiamo un contesto culturale e da un punto di vista evolutivo, segnaliamo una vicinanza e un'alta probabilità di essere disposti ad aiutare e ricevere sostegno quando ne abbiamo di bisogno.

L'umorismo è inoltre un potente strumento per disinnescare situazioni rischiose, stringere alleanze o mostrare biasimo verso altri. Nella vita di coppia non a caso la capacità di far divertire è tra i requisiti essenziali del partner: far ridere sottintende una vicinanza emotiva e morale e fortifica la relazione stessa.

La socialità del ridere del resto è nel nostro DNA.

Ridere per le sorprese o le incongruità viene considerata una peculiarità umana. "Per poter cogliere una battuta dobbiamo avere intatto l'emisfero destro del cervello" sostiene Weems, "chi subisce un danno a quell'area cerebrale può ancora capire discorsi, ma diventa refrattario all'umorismo".

Il grande prodigio del ridere, comunque, sta soprattutto nella sua raffinata funzione cognitiva: siamo gli unici esseri viventi che hanno sviluppato questa complesso processo che prevede la capacità di risolvere conflitti informativi e messaggi in prima analisi paradossali e contradditori.

L'autore afferma che "il nostro cervello incamera di continuo informazioni, tra cui molte inutili o incongruenti, ma non può permettersi il lusso di operare una selezione a monte. Servono quindi un sistema che valuti in fretta la sensatezza di ciò che arriva attraverso i sensi e un altro che ci gratifichi ogni volta che riusciamo a dare un senso a informazioni contraddittorie. Bene il sistema cerebrale che risolve i conflitti informativi è la corteccia cingolata anteriore".

Weems continua il ragionamento affermando che la ricompensa a questo complicato processo "è la dopamina, il neurotrasmettitore del piacere che inonda il nostro cervello ogniqualvolta riusciamo a trovare la chiave di una situazione apparentemente incongrua".
Tutti gli altri animali vedono le incongruità come minacce potenziali e questo limite cognitivo ha reso impossibile lo sviluppo del pensiero astratto alla base dell'arte e della scienza.

 

Data pubblicazione: 29 settembre 2014

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