De Falco (e Schettino): il mito dell'Eroe (e dell'Antieroe)

Di solito si mette fra parentesi ciò che sarebbe implicito ma si teme che non lo sia per tutti. Il titolo quindi potrebbe essere semplicemente questo: “De Falco: il mito dell'eroe. Ma sarebbe veramente esistito un De Falco senza uno Schettino, sarebbe stato eroico Ettore senza il pavido Paride? La logica è quella di poter pensare che ogni medaglia ha inevitabilmente un suo rovescio anche se quando si tenta la fortuna l'unica medaglia desiderabile è quella su cui abbiamo scommesso, quella vincente e temiamo che la sorte avversa possa propinarci quella perdente. Quindi l'eroe e l'antieroe cosa rappresentano per la gente, per l'immaginario collettivo, come direbbe un analista junghiano. L'idea, inevitabilmente la mia idea, è quella che l'eroe possa rappresentare per ciascuno di noi quella parte ideale di sé a cui ognuno vorrebbe uniformarsi, mentre l'antieroe di conseguenza potrebbe rappresentare invece quella parte che noi temiamo, di cui abbiamo paura e di cui fondamentalmente ci vergognamo. Vorremmo quindi che gli altri vedessero di noi solo quella parte che noi investiamo di significati positivi, che ci renderà agli occhi degli altri persone di successo, invidiabili, mentre vorremmo nascondere quella parte buia di noi stessi che ci vede spaventati, impreparati, incapaci. Da una parte quindi una figura adulta ideale costruita sull'idealizzazione di un padre (o una madre) onnipotente, dall'altra quella di un bambino piagnucoloso e spaventato che non sa affrontare cose più grandi di lui. Da una parte un padre (eterno) che intima al bambino di non muoversi, dall'altra un bamboccio che di fronte al pericolo scappa da codardo.

In tutto questo sproloquio c'è qualcosa che non va. Non so se ve ne siete accorti, ma la logica di fondo è quella dell'idealizzazione e della svalutazione, dell'esibizione e della vergogna. Mi chiedo dove sia finita la pietà dell'eroe che lo porta al sacrificio per sanare il proprio senso di colpa, dove si è nascosta la triste consapevolezza di Paride che affronta Achille consapevole della sua paura, di Don Abbondio che sa che uno il coraggio non se lo può dare. In questa storia moderna di eroi ed antieroi non c'è niente di tutto questo. Solo una messa in scena per permettere a ciascuno di noi di proiettare le parti scisse di sé in un'altalena alterante che non porterà niente di buono.  

Data pubblicazione: 26 settembre 2014

27 commenti

#1
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Dr. Ivanoe Santoro

Spesso tendiamo ad ammantare una qualunque vicenda di cronaca e non con delle tinte melodrammatiche (siamo Italiani non lo dimentichiamo), tirando in ballo miti e leggende, oltre che connotati più o meno ingarbugliati fatti di metafore, analogismi, riferimenti psicologici e talora anche psichiatrici, dimenticando che, molte volte, la realtà è ben altra e tornare "con i piedi per terra" dovrebbe aiutarci meglio a comprendere o quanto meno a giudicare fatti e personaggi alla luce di una o più verità incontrovertibili, con buona pace dei melodrammi o dei connotati più o meno psico-ideal-metaforici.
Guardiamo a cosa accade ad un aereo di linea.
Esso viene monitorato secondo per secondo dalla torre di controllo che ne segue e ne valuta rotta, velocità, eventuali sforamenti o deviazioni ecc.
Questo seguire così attento l'incedere di un aereo in volo, ha lo scopo di far derivare consigli, ordini, osservazioni nell'ambito di un dialogo continuo che si viene a creare fra il pilota ed il co-pilota ed il personale della torre a terra.
La stessa cosa dicasi per una nave da crociera che percorre una rotta in precedenza stabilita, in precedenza concordata fra il personale della nave, l'armatore e le Autorità portuali che hanno il compito di seguirla nel suo viaggio, dal molo di partenza a quello d'arrivo, per quanto grande ed articolata la rotta stessa possa essere.
Ora: posto che ciò accade ogniqualvolta una nave da crociera, con passeggeri a bordo, lascia un porto, appare immediatamente evidente quale sia il ruolo del De Falco nella "vicenda Concordia". Viene, cioè, da chiedersi:
a) dov'era De Falco quando la Concordia si allontanava dalla rotta prestabilita per il solito "inchino"?
b) dov'era De Falco quando la Concordia si stava pericolosamente avvicinando alla riva, modificando anche il "consueto" tragitto più e più volte percorso per la manovra dell'"inchino" sopra menzionata?
c) perchè il De Falco ha utilizzato la sua personale "veemenza" solo a cose fatte, senza alcuna registrazione che lo mostri, con altrettanta veemenza, inveire contro una manovra di per sè sbagliata ed ancora di più, ulteriormente modificata?
Eroe ed antieroe qui non hanno molto a che fare.
Ci troviamo di fronte all'ennesimo caso italico del "così è se vi pare". Tutto qui.
Lasciamo in pace Freud, Nietzsche e fors'anche Topolino.....

#2
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Non sono d' accordo con queste critiche a De Falco. Innazitutto, non mi pare che le rotte dei natanti siano controllate come quelle degli aerei, per ovvii motivi, e infatti non c' è un contatto costante tra capitano della nave e guardia costiera. Ci sono mille motivi per cui una nave può modificare la sua rotta (può trovare condizioni di mare difficili, può incrociare altri natanti, o banchi di animali) e la velocità a cui viaggia permette comunque di controllare la situazione a vista (nei corridoi aerei -considerata la velocità- se due aerei si trovano a incrociarsi non è così semplice schivarsi all' ultimo momento). Inoltre, De Falco non aveva nessun obbligo di occuparsi della faccenda: lo ha fatto con spirito di servizio perché c' era un' emergenza, come ha raccontato in questa intervista a Repubblica.

"Lo Stato su di me ha speso soldi per formarmi come responsabile del soccorso marittimo, responsabilità di cui mi sono fatto carico anche quando non mi competeva, come per esempio nella notte di Concordia".

Può spiegare perché non le competeva?
"Ero a capo dell'unità costiera di guardia a Livorno che ha un ambito geografico coincidente con le acque antistanti la provincia. Il naufragio avvenne a Grosseto e io sono stato chiamato dalla sala operativa della direzione marittima regionale: ho risposto subito salendo in sala e assumendo ogni decisione operativa".

http://www.repubblica.it/cronaca/2014/09/25/news/de_falco_schettino_in_cattedra_e_io_spedito_in_ufficio_questo_paese_storto_punisce_i_suoi_servitori-96605175/

Ed è questo -non la famosa frase- che ne fa una persona-simbolo: il funzionario che si prende l' onere e la responsabilità di intervenire in una situazione in cui non c' entra, nel momento in cui chi avrebbe la responsabilità invece latita.

E quello che fa di Schettino il tipico eroe negativo non è tanto la sciocchezza del cambiamento di rotta e dell' azzardo di passare troppo sottocosto, ma il ritardo di un' ora nel dichiarare l' abbandono nave, le molte bugie (dal minimizzare e dire che c'era "solo un black out al non chiedere tempestivamente soccorso). Schettino non è solo un pavido che ha perso la testa in un momento di pericolo (anche se da un comandante di nave mi aspetto che sia in grado di affrontare anche le emergenze), ma anche e soprattutto uno che ha fatto un grosso pasticcio e poi ha cercato di nasconderlo per paura di essere ripreso.
Insomma: se io vado in montagna con una guida alpina, mi aspetto che se casco per caso in un crepaccio o se scende -inaspettata- una slavina mi soccorra con la sua competenza, non che scappi per salvarsi la vita dimostrandosi vigliacco; perché è un professionista pagato per occuparsi di me e della mia sicurezza. Ma se nel crepaccio o sotto la slavina ci sono finita perché LUI mi ha portato nel posto sbagliato -dove il rischio di finire in un crepaccio o sotto una slavina era prevedibile- invece di seguire il percorso più sicuro, la sua colpa è molto maggiore.

#3
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Chiedo scusa: per errore ho messo -visibile a tutti- un commento che replicava a un commento privato di un collega, non visibile agli utenti.
Quindi il mio commento può risultare criptico.
Solo per chiarezza, il collega affermava che la rotta delle navi da crociera è costantemente seguita dalle autorità portuali come quella degli aerei dalle torri di controllo, e diceva di De Falco:

" Viene, cioè, da chiedersi:
a) dov'era De Falco quando la Concordia si allontanava dalla rotta prestabilita per il solito "inchino"?
b) dov'era De Falco quando la Concordia si stava pericolosamente avvicinando alla riva, modificando anche il "consueto" tragitto più e più volte percorso per la manovra dell'"inchino" sopra menzionata?
c) perchè il De Falco ha utilizzato la sua personale "veemenza" solo a cose fatte, senza alcuna registrazione che lo mostri, con altrettanta veemenza, inveire contro una manovra di per sè sbagliata ed ancora di più, ulteriormente modificata?"

#4
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Dr. Francesco Bova

Caro professore,
La ringrazio per la sua lezione. In futuro non terrò a mente nessuno degli eroi che non gradisce incluso topolino.

#8
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Dr. Giovanni Migliaccio

Sono pienamente d'accordo con Ivanoe e argomentazioni simili le ho già espresse nello spazio dedicato nel Sito di Medicitalia.
La manovra dell' "inchino" è vietata, ma tollerata, però è chiaro che se, a causa di questa si verifica un incidente, la colpa è di chi l'ha effettuata o autorizzata.
Se io vado a 200 km/h in autostrada e non succede nulla (tutor permettendo), passi! Ma se procuro un incidente la responsabilità è indiscutibile.

Nel caso della Concordia, però, le cose sono un pò diverse.
Schettino non è certo uno che ha preso la patente nautica alla scuola sotto casa, per cui definirlo incompetente o aver fatto diventare il suo nome sinonimo di incapace, è solo un aspetto del sentimento molto comune di ridimensionare pregi e privilegi di chi si ritiene non li meriti più.

Schettino ha salvato la vita delle 3 o 4000 persone che erano a bordo.
Dopo l'impatto ha effettuato delle manovre per far accostare il più possibile la nave alla terra ferma,ha cercato di non procurare panico nei passeggeri parlando solo di black oute invitandoli alla calma.
Sembra inoltre che il personale non fosse poi tanto esperto nei soccorsi e di questo non credo che debba risponderne Schettino.

Ha abbandonato la nave. Si! ma bisogna capire come e perchè.
Gli avvenimenti bisogna conoscerli nei particolari prima di giudicarli e conoscere le cosiddette "diverse campane".
E' quello che spererei, cioè che i Giudici non giudichino come stiamo facendo noi o, peggio, come fanno tutti i giornalisti che devono "cantare" in coro o come i partecipanti o spettatori di talk show che "pendono" dalle labbra dei conduttori e hanno la mente un pò obnubilata perchè <lo ha detto la televisione>.

TV e Giornali ci hanno abituato a non attendere il giudizio su un delitto (in senso lato, giuridico) che deve scaturire dall'unico luogo dove si deve formare, un aula di Tribunale, dopo un processo la cui "sacralità" è sancita anche dal termine che definisce il suo svolgersi, cioè <celebrazione>.
Pochi lo capiscono!

#10
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

"ha cercato di non procurare panico nei passeggeri parlando solo di black oute invitandoli alla calma." e -sempre per tenerli calmi- non ha ordinato l' abbandono nave quando era possibile farlo con calma e con la nave ancora diritta, quindi utilizzando tutte le scialuppe, ma ha aspettato più di un' ora e si è deciso solo quando la nave si stava inclinando pericolosamente (e a quel punto metà delle scialuppe non erano più utilizzabili). Non ha avvisato la capitaneria di porto, e quando questa- avvisata da un passegegro preoccupato- ha chiamato a negato di avere problemi (doveva tenere calmi anche loro?) invece che sollecitare l' invio di qualche unità di soccorso che avrebbe potuto aiutare a raccogliere i passeggeri. Siamo sicuri che ha salvato 3000 persone? Se semplicemente dopo l' impatto avesse fatto subito quello che ha fatto solo dopo un' ora, non si sravìbebro salvatre tutte e in più anchele 32 che sono annegate in mare aperto o sono rimaste intrappolate nella nave?

#11
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Dr. Giovanni Migliaccio

Devo riscrivere una parte del mio intervento, in quanto risulta, nella trascrizione, privo di alcune frasi. Evidentemente il sistema non riconosce simboli come punti, virgolette e parentesi.
Ecco:
Ha abbandonato la nave. Si! ma bisogna capire come e perchè.
Gli avvenimenti bisogna conoscerli nei particolari prima di giudicarli e conoscere le cosiddette diverse campane
E' quello che spererei, cioè che i Giudici non giudichino come stiamo facendo noi o, peggio, come fanno tutti i giornalisti che devono cantare in coro o come i partecipanti o spettatori di talk show che pendono dalle labbra dei conduttori e hanno la mente un pò obnubilata perchè lo ha detto la televisione

TV e Giornali ci hanno abituato a non attendere il giudizio su un delitto (in senso lato, giuridico) che deve scaturire dall'unico luogo dove si deve formare, un aula di Tribunale, dopo un processo la cui "sacralità" è sancita anche dal termine che definisce il suo svolgersi, cioè celebrazione
Pochi lo capiscono!

Chiara! Nessuno può dirlo se si sarebbero salvate anche le 32 persone, ma possiamo affermare, con alta probabilità di avvicinarci al vero, che se la nave fosse affondata, e sarebbe certamente affondata, dove i fondali erano profondi non so, su 4000 persone, quante sarebbero sopravvissute.

#13
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

"se la nave fosse affondata, e sarebbe certamente affondata, dove i fondali erano profondi non so, su 4000 persone, quante sarebbero sopravvissute." scusa, Giovanni, ma senza scialuppa si annega sia dove i fondali sono profondi sia dove sono bassi (per una nave)! Se l' abbandono nave fosse stato dato tempestivamente prima che la nave si inclinasse tutti sarebbero saliti tranquillamente sulle scialuppe e si sarebbero salvati! Ricordati che qualcuno è annegato perché non trovando posto sulle scialuppe (metà non erano utilizzabili con la nave inclinata) si è buttato a mare e ha cercato di raggiungere la riva a nuoto. Alla faccia del fondale basso.

D' accordo che si deve aspettare il giudizio definitivo del tribunale, e che probabilmente verranno individuati ANCHE altri responsabili (se è vero che è stata la direzione di Costa Crociere che ha ordinato a Schettino di temporeggiare) ma ammetterai che il comportamento di Schettino non è stato molto limpido? Parlo di dati oggettivi, e ben documentati, come il ritardo con cui è stato deciso l' abbandono nave (per portare la nave nei fondali più bassi, dove poi è affondata, ci ha messo pochi minuti), e il fatto che al telefono con De Falco Schettino non ha detto "Mi trovo su uno scoglio perché sono cascato fuori dalla nave e adesso è impossibile risalirci" ( e questo lo abbiamo sentito tutti nella registrazione), ma che stava "coordinando" i soccorsi, cosa che è stata smentita da tutti i testimoni presenti. DOPO ha tirato fuori la storia di essere cascato per caso nella scialuppa (posrandosi dietro il computer portatile, come è evidente da testimonianze e foto).

#14
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Dr. Giovanni Migliaccio

La nave con quello squarcio sarebbe affondata in pochi minuti se fosse stata più al largo e non so quante persone sarebbero riuscite a utilizzare le scialuppe.
Io non difendo Schettino a priori, ma nemmeno lo accuso a priori.
Credo debba essere un principio sacrosanto di democrazia quello di ritenere innocente un accusato fino a sentenza definitiva.
Quello che noi facciamo, sulla scia delle TV, sono solo pettegolezzi, a volte indegni di persone che ragionano o che si dichiarano democratici chissà su quali principi.

#24
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

"La nave con quello squarcio sarebbe affondata in pochi minuti se fosse stata più al largo e non so quante persone sarebbero riuscite a utilizzare le scialuppe." Io continuo a non capire: se lo squarcio è sotto la linea di galleggiamento, perché mai la nave dovrebbe affondare prima se le acque sono più profonde? Mica si trattava di una nave incagliata in una secca di sabbia! Era mare con scogli! Anzi, visto che la falla si era creata proprio perché la nave si era avventurata in fondali troppo bassi, cercare di portare la nave -poco governabile e che già imbarcava acqua- dove i fondali erano ancora più bassi esponeva al rischio di sbattere contro altri scogli. L'unica cosa che avrebbe avuto una logica era cercare di portarla in porto, dove sarebbe stato più agevole organizzare i soccorsi, e credo che QUESTO volesse fare Schettino, non portarla in fondali più bassi.
E cpomunque, perché una volta portata la nave vicino al porto non ha fatto calare le scialuppe o almeno indossare i giubbotti salvagente? Credo che sia noto a tutti che di solito le navi (a parte quella di Jack Sparrior) affondano inclinandosi, e quindi calare le scialuppe prima di questo evento sarebbe stato utile.

#25
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Ho sbagliato: era Jack Sparrow, nel prinmo film dei Pirati dei Caraibi.

#26
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Dr. Giovanni Migliaccio

Al Giglio non mi pare che ci sia un Porto dove una nave di quella stazza possa approdare.
La nave si è inclinata perchè imbarcava acqua e non è affondata perchè il fondale, basso, lo ha impedito.
E la falla non si è creata per il fondale basso, ma perché la nave ha "speronato" uno scoglio.
Poi le navi affondano anche di poppa o di prua a seconda del danno che la fa affondare.

Facile però fare osservazioni e critiche seduti in poltrona. Sembriamo quei ridicoli telecronisti delle partite di calcio che si piccano di giudicare e criticare una azione che secondo loro avrebbe potuto portare al goal che non c'è stato.
E, ascoltandoli, verrebbe da dire ogni volta: <Perché non andate voi in campo a giocare?>

#27
Foto profilo Dr.ssa Chiara Lestuzzi
Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Il processo va avanti, e salta fuori il video in cui Schettino se ne sta pacifico, con le mani in tasca, sul ponte di una nave non ancora inclinata.

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2014/12/02/news/processo_concordia_il_giorno_di_schettino-101889784/

Nell' interrogatorio dà la colpa a tutti: timoniere, ufficiali... che non lo avevano avvertito di essere finiti su uno scoglio.

Ma -indipendentemente da chi avesse causato l' incidente- il comandante della nave ha o no il compito di occuparsi dei passeggeri e di cercare di aiutarli?

Schettino prima ha pensato solo a salvare se stesso («In quel momento tra morire, tuffarsi, cadere, sono andato sulla scialuppa»), poi se ne è rimasto all' asciutto sullo scoglio (NB: era l' unico asciutto!) a "controllare la nave" da distante (per fare che?) invece che tornare a bordo o almeno sottobordo per coordinare i soccorsi

http://www.corriere.it/cronache/14_gennaio_27/schettino-rifiuto-barca-risalire-6ca26fe8-8795-11e3-b7c5-5c15c6838f80.shtml


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