Scambio di embrioni: i figli sono dei genitori genetici o di chi li partorisce?
“Nessuno stato è così simile alla pazzia da un lato ed
al divino dall'altro, quanto l'essere incinta.
La madre è raddoppiata, poi divisa a metà e mai più sarà intera.”
Erica Jong
Un errore durante una PMA (procreazione medicalmente assistita) avvenuto presso l'ospedale Pertini di Roma, divide due coppie di genitori e l'Italia a metà, tra dolore e polemiche.
I primi genitori sono quelli "genetici"- dalla donna della coppia proviene l'ovulo - i secondi sono invece quelli di "gestazione" ossia la donna che porta in grembo il bambino.
Agosto di fuoco per le due coppie, la legge ha deciso: i gemellini, così tanto contesi, rimarranno con la mamma che li ha partoriti.
"La legge italiana dichiara che i bambini sono di chi li partorisce, ovvero della madre che li porta in grembo e del padre che li dichiara tali".
Questa atroce vicenda da vita (legge a parte) ad un dilemma etico e morale.
Una storia toccante, dove la scienza e la legge si sono alternate ed intersecate, senza ascoltare il dolore di questi genitori e soprattutto senza pensare alla futura identità dei bambini, che talvolta sembrano essere i grandi assenti di questa vicenda.
Da mamma e da clinico mi pongo infinite domande a cui non so rispondere:
- Esiste una incongruenza tra la giurisprudenza e la psiche?
- Siamo certi che la legge interpreti la soluzione migliore, soprattutto per i bambini che nasceranno?
- I bambini, prima o poi, vorranno spiegazioni sulla loro nascita e cercheranno la verità; cosa verrà detto loro?
- Con la fecondazione eterologa in Italia, il donatore di gameti, ha il diritto (dovere) di rimanere anonimo; in questo caso - che di anonimo non c'è più nessuno - come sarebbe stato utile comportarsi?
- E' più importante avere lo stesso dna dei genitori o è bastevole il ruolo della madre che per nove mesi assicura amorevole nutrimento e calore al nascituro?
- Nel caso della maternità surrogata - "utero in affitto"- la situazione è differente?
- E' più importante la madre che contiene o chi fornisce il dna mediante gli ovociti? (nel caso dell' utero in affitto, la madre che contiene sembra non avere nessun valore, anzi fa soltanto da "tramite" dalla gestazione alla nascita...).
- I nuovi genitori, quelli non genetici, come faranno a guardare i piccoli negli occhi e sapere che sono frutto di uno sbaglio e che i veri genitori sono altri?
Raccontare ai bambini le loro origini
Questa spinosa e dolorosa questione andrebbe analizzata, a mio avviso, da svariati punti di vista: legali, emozionali, da parte dei genitori biologici e da parte di quelli naturali e - non per ultimi - da parte dei bambini che cresceranno.
Sembra invece, dalle svariate testate giornalistiche, che si tenda a tutelare esclusivamente gli adulti e non i bambini.
Immagino che un giorno la madre biologica andrà a cercare suo figlio, andrà fuori dalla scuola, vorrà vedere se le somiglia, se invece somiglia al padre e così via... Immaginiamo il sentire dei bambini che sapranno - prima o poi - di essere figli di altri genitori o meglio, frutto di uno sbaglio, di un errore.
Molti studi sulla fecondazione assistita, hanno paragonato il concepimento mediante pma con il vissuto del bambino adottato: un mancato "legame genetico" tra genitore e figlio potrebbe essere un elemento che minaccia fortemente la relazione tra genitori e figli (Warnock, 1984).
Il segreto che - a tutt'oggi in Italia - ammanta la donazione dell'ovulo o dello sperma, potrebbe danneggiare le future relazioni familiari e far sì che i bambini concepiti con donazione di gamete si possano sentire "confusi" riguardo la loro identità (Snowden et al. 1983; Claman 1989; Snowden, 1990; Daniels and Taylor, 1993).
Un bambino, non è soltanto un trofeo narcisistico da avere a tutti i costi, ma è un essere umano che andrebbe tutelato ancora prima di nascere.
Noi genitori, nel momento in cui lo immaginiamo, lo desideriamo, dobbiamo essere certi che nascerà in un ambiente psichico, mentale ed emozionale adeguato per la sua futura crescita psico/fisica.
La nostra gratificazione da genitore, dovrebbe essere solo consequenziale il suo benessere.
Se il bambino nato con fecondazione assistita debba sapere o meno delle sue origini genetiche, rimane una delle questioni etiche più scottanti da analizzare.
In questo caso però, il vaso di Pandora è già stato scoperchiato e l' anonimato non può più essere garantito, inoltre ben quattro genitori vertono in uno stato di atroce sofferenza.
Credo, da mamma e da clinico, che ogni individuo abbia il diritto/dovere di conoscere le proprie "origini biologiche" per evitare future, adolescenziali, crisi identitarie.
I bambini non sono stupidi, hanno tutto il diritto di sapere la verità: quello che non comprendono oggi, lo comprenderanno con lo sguardo e la coscienza di domani.
Non è possibile mentire loro sulle loro origini, un genitore che ha affrontato svariate avversità per averlo, dovrebbe avere il coraggio di raccontargli come è venuto al mondo: frutto del loro amore e della loro tenacia e non solo del freddo della provetta.
Questi gemellini - ed immagino tanti altri ancora - credo che porteranno a vita un pesante fardello, quello di essere stati concepiti con un’identità spezzata e metà ed un bisogno di verità negata ad oltranza.