Italia al mondiale in Brasile: para-psicologia di una catastrofe annunciata
Mi rendo conto che sia facile fare della dietrologia e che non sia simpatico cadere in quel terribile modo di dire che alcune persone utilizzano quando le cose vanno male: “lo sapevo io” oppure “te lo avevo detto”, ma ci sono dei casi in cui ci si chiede come sia possibile stupirsi dell'esito di una vicenda quando tutti i presupposti fanno pensare ad un fallimento. Non so se lo staff della nazionale italiana utilizzi un referente per il buon senso ma ho l'impressione proprio di no.
Si è parlato molto di tecniche, di macchine, di test psico-fisici, del figlio di Prandelli che già dai tempi degli europei era entrato a far parte con indubbio merito dello staff come preparatore atletico e che rappresenta un indubbio valore aggiunto per l'ambiente della nazionale. Certo qualcuno potrebbe ricordare che la Francia aveva un allenatore che faceva le convocazioni in base all'oroscopo, ma è anche vero che quella Francia fece una magrissima figura al mondiale a cui partecipò.
Comunque ho l'impressione che la nazionale abbia anche uno staff di psicologi, ma ho anche l'impressione che questi psicologi siano un po' come quelli che lavorano nella scuola. In genere gli insegnanti che mi capita di avere in cura, nel momento in cui propongo loro l'eventualità di una psicoterapia, mi rispondono che hanno seri dubbi che uno psicologo come quello che hanno a scuola possa essere in qualche modo utile. Quindi se il peso dello staff psicologico della nazionale è simile, dubito che, a parte costituire un costo, possa essere di qualche utilità.
Ho l'impressione che, come spesso accade in ambito sportivo, il preparatore e l'allenatore diventino gli psicologi ufficiali investiti come sono del ruolo da tutte quelle tecniche che si basano sul coaching. Quindi nel momento in cui abbiamo un vero coach a che ci serve uno psicologo, magari fisicamente senza qualità, che faccia finta di fare il coach, tanto vale avvalersi di un coach che faccia finta di fare lo psicologo.
Ma se facessimo il gioco terribile dei se e dei ma, e ipotizzassimo che la nazionale avesse assunto una persona di buon senso (qualcuno potrebbe sospettare che mi stia candidando) forse ci si sarebbe accorti di alcuni piccoli dettagli che in qualche modo possono aver condizionato l'esito dell'impresa, facendola diventare un'impresa funebre. Se una persona di buon senso avesse preso in considerazione una serie di fatti noti precedenti le convocazioni per il Brasile, forse avrebbe potuto gestire la situazione in modo tale da evitare l'esito catastrofico che si è verificato con l'eliminazione da parte dell'Uruguay.
Penso che qualcuno fosse a conoscenza delle future dimissioni di Abete che ha detto pubblicamente che aveva espresso l'idea di andarsene prima del Mondiale (la famosa onestà intellettuale) e del malumore, quasi paranoide nei confronti di ignoti di Prandelli che ha elaborato la separazione e le dimissioni in pochissimi minuti dopo la disfatta, come se avesse semplicemente detto una cosa che aveva in mente da tempo. L'unico che stava sereno era Albertini che come 40enne è inevitabilmente il futuro di qualsiasi cosa (lo dice una dei Berlusconi), ma noi sappiamo che i quarantenni che stanno sereni o a cui dicono “stai sereno”, non fanno una bella fine, almeno in Italia.
Immobile, novello sposo è pronto per il viaggio di nozze, ma l'ambiente che troverà nella squadra non sarà quello che ci si aspetta in questi casi: con lo spettro della Bernardini (De Pace?) si parte per Rio con le mogli pronte a farsi risarcire eventuali scappatelle con 55000 Euro al mese. La signora Buffon giura di non aver ancora parlato con l'avvocato divorzista più famelico d'Italia, ma è li, per amor dei figli.
In aereo lo psicologo di turno decide di mettere alcuni in Business Class (Balotelli, Buffon, Chiellini, Barzagli, Cassano, Bonucci, Pirlo, De Rossi, Aquilani, Candreva, Sirigu, Paletta, Marchisio, Abate, Thiago Motta, Prandelli, Albertini) ed altri in Economy (Mirante, Perin, Darmian, De Sciglio, Parolo, Verratti, Cerci, Immobile, Insigne, il resto dello staff, il personale della Federcalcio e alcune famiglie dei giocatori, figli compresi, la compagna di Prandelli, le mogli di Cassano, Marchisio, Aquilani). Direi che la separazione non determina di solito un grande spirito di squadra, ma le separazioni familiari hanno addirittura qualcosa di sadico. Trovo l'idea di mettere le mogli e i figli in economy con il marito in business una trovata senza dubbio educata ed educativa.
A questo punto non ci resta che atterrare a Rio, assistere alla telenovela propinataci da Balotelli e Fanny con annesse liti e riappacificazioni: lo sceneggiatore ha scritto una favola a lieto fine in cui il ranocchio si sveglierà principe e campione del mondo, ma, come sappiamo, non andrà così.
Andiamo in campo e Pirlo fra un lancio e l'altro fa i conti di quanto dovrà incassare per pagare gli alimenti, Buffon con gli occhi addosso della moglie e della fidanzata si guarderà più le spalle che altro, Immobile resterà shockato dalle vicende coniugali dei compagni, Balotelli studia le pose per le foto da mettere su facebook, Paletta medita se potrà ricevere un risarcimento come quello della signora Pirlo dal suo parrucchiere di fiducia, Prandelli ha un modulo per ogni situazione, ma le situazioni sembrano non adattarsi ai moduli per cui mette tutti in sauna e spera che il lesso sia pronto per tempo, nel frattempo Albertini prepara la salsa verde.
Qualcuno comincia a giocare a si salvi chi può ma, si sa, quando è in gioco l'onore della patria bisogna essere eroi e gli eroi diventano tali solo quando cadono. E, inevitabilmente cadiamo. A volte non si sceglie di essere ma ci si ritrova ad essere proprio malgrado, seguendo il copione di una Caporetto annunciata. Quindi ... onore ai caduti. Tre salve di cannone. Il funerale è previsto l'11 di agosto prossimo. Non fiori ma opere di bene.