"Ti mangerei di baci"
“Ti mangerei di baci”
Il Vampirismo -
Parlando di Vampirismo andrebbe fatta una distinzione tra un “vampirismo crudele e sanguinoso”, e un “Vampirismo di tipo psicologico”, mite e moderato.
Soltanto nel secondo caso, il titolo potrebbe essere adeguato, attraente e suggestivo.
È questa, peraltro, una frase ricorrente tra due giovani amanti che si scambiano effusioni e frasi d’amore.
“Ti mangerei di baci” è un’espressione connotativa propria della fisicità. Infatti il bacio è la manifestazione più privata, carnale e sensuale tra due innamorati. Esso rappresenta forse il rito più profondo, intimo e intenso che si possa esprimere durante un atto d’amore.
Nemmeno l’atto sessuale è tale. Infatti, l’atto sessuale completo è dato dai genitali e quindi da organi preposti al rilascio dell’urina, cioè a parti del corpo che si occupano di espulsione di scorie. Poiché il bacio è dato dalle labbra e dalla bocca, organo preposto alla nutrizione, possiamo affermare che il Vampirismo tenue, attenuato e Simbolico, persegue un “principio di vita”, di crescita e di sviluppo. L’altro Vampirismo, riportato dalla fantasia popolare e da un tipo di letteratura immaginativa, è il vampirismo nero, fosco, buio, che sa di sangue e di violenza, che sa di un “principio di morte”.
Il Vampirismo più vero, cui spesso si fa riferimento, è quello degli aspetti negativi, quelli da rigettare, quelli da cui guardarsi, quelli da non mettere in opera, quelli che costituiscono i lati estremi e sanguinari, quelli più sporchi, ripugnanti e nauseabondi, quelli del succhiare il sangue dal corpo dell’amante. Questo tipo di Vampirismo potrebbe anche essere la brutta copia di un rapporto orale, ma mentre quest’ultimo è largamente apprezzato e non presenta forme dissociate, il succhiare, togliere e ingoiare il sangue dal corpo dell’altra, costituisce un atto repulsivo, caotico e sconvolgente, che ci riporta ad una fase primitiva e primordiale dello sviluppo filogenetico. Può essere dissociativo perché porta ad inglobare totalmente un soggetto amato, e nasce dal desiderio, dalla volontà e dall’impeto dell’incorporazione. E quindi può avere anche un senso di distruzione, di “separazione dall’altro” che viene considerato un oggetto da fagocitare e da annientare. Ma può anche indicare un modo di ricomporre in un’unità ciò che è stato scomposto e degradato dalla differenziazione (il maschile da una parte e il femminile dall’altra).
Il Vampirismo va anche considerato come un desiderio orale distruttivo e divorante, presente più che mai nell’inconscio di ogni essere umano.
Se esso è attuato da un uomo su una donna, può far pensare al desiderio di sbarazzarsi della donna, soggetto legato all’ancestrale possibile castrazione (paura e terrore vissuti inconsciamente dall’uomo).
Distruggere il soggetto principale, che può portare verso una sciagurata e malefica perdita e mutilazione del corpo, può mettere al sicuro l’uomo da forme di ritorno a temute e inconsce amputazioni.
Succhiare il sangue è anche desiderio del cibarsi e dell’acquisire dall’altro tutti gli elementi di vita, di salute o di malanno, di purità e d’impurità. Significa anche impossessarsi dell’energia altrui..
Si tratta perciò di depredare l’altro della sua forza o di parte di essa per appropriarsene o per ridurre l’altro ad uno stato d’impotenza.
Ma il Vampirismo ha anche un carattere prettamente spirituale, dicevamo sopra, o semplicemente psicologico, evento che accade quando si pensa ad un uomo che viene demolito da una donna, o che diventa preda di una femmina divoratrice che lo invalida e lo annienta con le sue malie e con le sue seduzioni, sino a distruggerlo. È questa l’anticamera della morte spirituale, la premessa alla distruzione totale, senza possibilità di ritorno. E non è migliore del primo, in questo caso. Viceversa può essere una donna oggetto di violenza psicologica, sia mentale, sia emotiva o sentimentale.
Quando parliamo di “Vampirismo psicologico” pensiamo ad una forza della psiche che non ci appartiene, da depredare e da sottrarre ad un’altra persona. Quella forza rubata va a sommarsi a quella che il “vampiro” già possiede e che egli vuole enormemente ingrandire.
Quindi si tratta anche di sottrarre all’altro, amante, coniuge o compagno/a etc. tutta l’energia spirituale che possiede e di appropriarsene per ripristinare, nella propria anima, una potenza psichica che si è andata attenuando. In questo senso il “vampirismo” acquista una fisionomia molto più ampia e i vampiri possono essere tutti coloro che operano in modo da togliere l’energia dell’altro e farla propria.
Unitamente a tali funzioni del vampirismo psicologico, si può aggiungere l’esistenza di un elevato sentimento di sé che non corrisponde alla realtà, ed è amplificato dal desiderio di estromettere gli altri e di focalizzare la propria attività psichica soltanto o principalmente sulla propria persona e soprattutto sul proprio Sé. È quello che va sotto la voce di disturbo narcisistico di personalità. Ciò comporta anche un’elevata considerazione di sé, un’indifferenza per gli altri e atteggiamenti egocentrici portati ad estreme conseguenze.
Da qui il convincimento della superiorità del soggetto che crede di poter divorare l’altro e succhiarne gli elementi di vita, e di esserne il padrone assoluto. In tale atto c’è l’aspetto di un’esasperata nutrizione di sé e della propria personalità a scapito di quella altrui.
Questa particolare funzione è propria di ogni forma di condizionamento.
Il vampirismo del sangue e del suo nutrimento rimane comunque segregato e nascosto nell’animo di tutti noi. Quest’istinto abita in angoli bui dell’inconscio collettivo e lì è tenuto a bada da altre forze psichiche che ne percepiscono la forza distruttiva e ammaliatrice ad un tempo. Non possiamo pensare ai vampiri veri, quelli che rubano gli elementi più importanti della nostra fisicità, come soggetti particolari e a noi estranei. Quella tendenza perversa è anche la nostra tendenza, appartiene a tutti noi. Tenerla a bada è importante ed essenziale, è una necessità per preservare sé e gli altri dalla forza distruttiva di questo archetipo.
Se invece ci lasciassimo corrompere dagli aspetti seducenti di questa pulsione, metteremmo a rischio la nostra integrità psichica e quindi la nostra salute, perché gli archetipi, quando invadono la psiche sono devastanti: demoliscono il soggetto, rovinano l’altro, distruggono l’integrità della psiche.
Le notizie che ci giungono e che si riferiscono ad una specie di rinascita di riti iniziatici legati a questa forma d’istinto ci mettono in allarme. Da una parte perché questa moda sta dilagando tra giovani e giovanissimi, dall’altra perché già dobbiamo contrastare il risveglio di una forma di aggressività generalizzata che si manifesta in molti modi e in tante situazioni, e che sta mettendo a rischio la crescita e la formazione della personalità dei giovani.
La pericolosità deriva anche dal fatto che ci sono, oggi, metodi e tecniche associative che possono essere attivate in modo occulto e sostituire, facilmente, le obsolete associazioni segrete che comunque tanti mali hanno prodotto nella nostra società.
Ma la società siamo noi, e se tra gli adulti non vi sono più persone sagge, come riteniamo possibile arginare questa nuova, deprecabile e malaugurata forma di dissociazione sociale e mentale?
Antonio Vita
Psicologo-Psicoterapeuta