Amore, abbracciami. E troverò la forza di lottare contro il dolore
Cosa accade alla coppia quando uno dei due si ammala? Se è amore vero, l’attrazione può aumentare.
Questo accade anche nel film di Ozpetek, Allacciate le cinture. Starsi vicino, sostenersi, volersi bene, confortarsi, toccarsi e ridere è fondamentale per affrontare quei momenti difficili, che insegnano una cosa importantissima: ogni giorno di vita che abbiamo è un regalo prezioso. Impariamo a godercelo.
L’amore e la morte possono spingerci a stare con noi stessi. Lo dice la protagonista del film, Kasia Smutniak, che ha incrociato questo destino due volte, nella vita vera quando ha perso il suo uomo e nella finzione, nel ruolo che le ha affidato Ferzen Ozpetek in allacciate le cinture: quello di Elena, una donna che si ammala di cancro e riscopre il mistero dell’amore, quello che era divampato un tempo e si era sbiadito nella quotidianità del matrimonio, di due figli, del lavoro, di un marito che tradisce.
Poi il terremoto che ristabilisce tutta la verità di una vita e di amore. Dinanzi alla turbolenza di una malattia come il cancro, Kasia è una donna che vede la sua bellezza svanire nella sofferenza, nella paura, nella chemio: “ Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, scriveva Pavese. E Antonio, interpretato da Francesco arca, negli occhi disperati della moglie ritrova il suo “grande amore, che non avrà mai fine”.
Nella realtà di tutti i giorni sono migliaia le donne che devono fare i conti con il cancro, la chemio, le operazioni chirurgiche e le attese, le diagnosi, quel parlare tecnico dei medici che rimbomba dentro l’anima.
Convivere con la malattia e con l’idea della fine, guardarsi allo specchio e sentirsi cretina perché ci si preoccupa di essere diventata brutta e si pensa: “Lui non può desiderarmi così”. Il difficile percorso di una donna che si ammala di cancro è un tema che sta a cuore quando ci si ritrova con pazienti che vivono un momento di cambiamento così radicale della loro vita. Cambiamento che sconvolge il corpo, la mente e la vita.
Quando si scopre di avere un cancro, dentro si prova rabbia. Il primo pensiero è sempre questo: perché proprio a me? Stupore, collera e poi shock potente, improvvisamente la prospettiva di vita che ognuna di noi ritiene infinita, non lo è più. Così cambia tutto e ogni cosa che prima ci faceva arrabbiare ci sembra una sciocchezza: l’esigenza ora è vivere, trovare le cure.
Non tutte hanno le stesse possibilità, economiche, culturali. Non tutte hanno qualcuno vicine. E dipende anche dov’è questo tumore.
Il tumore della mammella colpisce le donne al cuore. La mammella ha un significato di importanza sessuale ma è anche simbolo di femminilità. Da una parte c’è la motivazione estetica, ma anche quella sensoriale è importantissima, infatti, dopo la mastectomia si perde ogni sensibilità.
L’età cambia molte cose. A 30 anni è molto più dura. Arriverà una menopausa precoce, la chemio porterà sterilità e magari il fidanzato ci lascerà perché non può pensare di restare senza figli. I dati spaventano: il 25 percento delle coppie si separa quando lei ha un tumore ala mammella, contro il 7 percento, se è lui ad avere qualsiasi forma di cancro.
Molte donne dicono: Mi ammazzerei, la farei finita. Questo accade dopo essere state operate e curate, e avere fatto esami positivi, pieni di speranza. La confusione nasce da un conflitto tra l’aspettativa di vita e la percezione della salute. L’aspettativa di vita è arrivata a 84 anni e 5 mesi, ma la percezione di salute non ha seguito questo andamento: abbiamo triplicato le malattie, vivendo più a lungo.
La sfida è fare sentire bene queste donne intervenendo sullo stile di vita. Per esempio, bisogna camminare almeno un’ora al giorno, perché il movimento scarica in modo fisiologico le emozioni negative: la collera e la paura.
Camminare riduce fino al 30% le molecole infiammatorie associate ai tumori. Migliora l’umore perché si producono endorfine e il dolore si riduce.
Quando una coppia si vuole bene e lei si ammala di cancro, non c’è nessun motivo per non avere rapporti sessuali, anzi, fanno bene e l’abbraccio è la cosa più importante. Di solito però accade il contrario: lui pensa che lei abbia ben altri problemi che il sesso. Lei è convinta di essere poco attraente. Invece la coppia deve parlare subito con il medico di queste cose: tenere il contatto con la vita è importante quanto seguire il percorso terapeutico.
Come nel film, fare l’amore fa bene, è una potentissima sentinella di vita. Dai racconti di donne, viene fuori che molte lo fanno al buio per non essere viste mentre versano lacrime di dolore. Per loro è più importante quell’abbraccio della loro sofferenza: in quel momento non si sentono sole.
La chemio porta secchezza vaginale, ma esistono rimedi e anche il partner deve essere coinvolto e addirittura, si crea complicità diversa, nuova.
Avere qualcuno vicino conta tantissimo. Basta una sola persona accanto: una sorella, un’amica, un marito, un figlio. Il contraccolpo più forte l’hanno le single o le donne incastrate in relazioni problematiche: essere sole in coppia è la cosa peggiore. Quello che raccontano i film da Love story a quello di Ozptek, rappresenta un po’ la minoranza dei casi. Ma se è vero amore, il rischio di perdere il partner aumenta il desiderio.
Conclusione
La malattia crea scompiglio, rottura di equilibrio psico-fisico, ma può farci un regalo: insegnarci ad amare la vita, assaporando i dettagli, sapendo che ogni giorno è un dono; e a riprenderci i tempi della nostra esistenza, l’amore per noi stesse e il rispetto per il nostro corpo, l’amico più importante che abbiamo.
Riferimenti
Sessualità e cancro, in Insieme contro ilcancro. Ed. I Girasoli
Quando nella coppia c'è un terzo incomodo: il tumore
Storie di donne raccontate da donne
La forza al femminile