Essere troppo buoni? Può diventare un problema

Essere buoni è una qualità generalmente positiva ma può diventare un problema se si sente il bisogno costante di far piacere agli altri a scapito dei propri bisogni e desideri.

Perchè può diventare un problema

Essere troppo buoni può davvero diventare un problema? Si, se esso diventa sinonimo di sottomissione al volere degli altri. Come si comporta chi ha questo problema? Cerca a tutti i costi di evitare il conflitto, ignora di dire le cose per le quali non è d'accordo. Fa un sacco di buone azioni per aumentare il suo valore, è sempre gentile e disponibile fatta eccezione per i momenti in cui le emozioni esplodono nel tentativo di affrontare un conflitto. Non esprime la sua opinione anche se sa qual'è. Non sa bene quello che sente, quali sono i suoi bisogni e come esprimerli.

 

Perchè si è troppo buoni

Come risultato chi è "troppo buono" non sa quello che vuole, non sa quali sono i suoi desideri, non sa cosa vuole realmente dalla vita e se lo sa non ha la forza di "reclamarlo".

Questo perchè dentro di sè ha imparato dall'infanzia a mettere i bisogni degli altri prima dei suoi e ad evitare a tutti i costi i conflitti dei quali ha estrema paura. Mette per primo i bisogni degli altri perchè aveva molto probabilmente un genitore che stava male emotivamente e che aveva bisogno di attenzioni genitoriali dal figlio.

Evita a tutti i costi i conflitti perchè solitamente nella sua famiglia ha visto gestire i conflitti in modo violento che alla fine portavano ad ansia, malessere, infelicità e risentimento.

Questo porta a non sentire i propri bisogni e a soddisfarli adeguatamente. A non reclamare se stesso e i propri desideri. Ad avere di conseguenza vissuti depressivi e/o ansiosi.

 

Cosa fare

Per smettere di essere "troppo buono/a" è necessario:

  1. Imparare a negoziare il conflitto in modo costruttivo tale da portare ad uno scambio positivo. Quante volte c'è stata una situazione conflittuale e non sei stato in grado di indirizzarla, di cercare una negoziazione esprimendo i tuoi sentimenti e bisogni e di avanzare verso una risoluzione della stessa? Uno dei doni dell'imparare a risolvere il conflitto è che si impara a onorare se stessi nel dare e ricevere compassione man mano che si comprende quali sono i bisogni propri e degli altri e come si può agire in modo compassionevole assieme per soddisfare i bisogni di entrambe le parti in base alla situazione.
  2. Imparare a sentire che il proprio valore non dipende da quante buone azioni fai per gli altri a tue spese. Dare con il cuore è un grande dono per chi lo fa. Dare perchè ci si sente in dovere e obbligati non fa stare bene chi da e chi riceve. E' necessario imparare a distinguere il dare perchè lo si sente come un dovere e il dare come atto d'amore.
  3. Imparare a dire di no senza sentirsi in colpa o senza sentire il bisogno di dare un'ampia spiegazione che motiva la propria risposta. Sapere che hai la possibilità di dire di no è davvero salutare e liberatorio.

 

Fa parte della personalità

Tuttavia questo risulta spesso molto difficile quando il proprio sentire porta automaticamente ad avere i comportamenti della persona "troppo buona".

L'essere "troppo buoni" è una modalità che si è appresa fin dall'infanzia per motivi di sopravvivenza. Si doveva mettere per primi i bisogni degli altri per non essere abbandonati o puniti. Si è imparato ad evitare il conflitto perchè è stato gestito in famiglia in modi che hanno fatto soffrire e provare molto dolore.

 

Risolvere il problema in profondità

Per imparare a gestire il conflitto e ad affermare se stessi e i propri bisogni è necessario fare un lavoro emotivo che permetta di sciogliere i nodi emozionali che portano automaticamente a comportarsi in questo modo.

Solo curando le emozioni ferite si possono superare le proprie paure interiori e imparare a negoziare il conflitto in modo positivo, imparare a sentire il proprio valore e imparare a dire di no senza sentirsi in colpa.

Per fare questo un primo passo che puoi fare è scaricare il report gratuito che ho scritto "Trovare la Serenità" cliccando quì e/o consultare un professionista.

Data pubblicazione: 06 marzo 2014

35 commenti

#1
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Ex utente

Mi dispiace, dottor Mardegan, ma sono in totale disaccordo con le sue opinioni. Ho poi notato che, in generale, lei scrive sempre dei post provocatori. E' come se lei volesse "curare", attraverso i metodi psicoterapeutici, qualsiasi aspetto della vita umana, anche quegli aspetti che non hanno affatto bisogno di cure psicoterapeutiche, in quanto del tutto normali. In merito all'articolo soprastante, la cosa assurda è che sembrerebbe che lei stimoli nelle persone il desiderio/necessità di non essere buone. Cosa totalmente in contraddizione con quello che viene insegnato attraverso la religione cristiana. Gradiremmo che la psicoterapia avesse un indirizzo un po' meno laico-ateo, e che invece tenesse conto delle istanze/posizioni della religione cristiana. La religione cristiana incita tutti ad essere santi nella vita. Questo, chiaramente, comporta l'accettazione di tutta una serie di problemi: accuse, persecuzioni, martirii,... Non si può venire qui e dire il contrario, ossia: vi darò i mezzi per essere un po' meno buonu (cioè un po' più cattivi). E' contrario al cristianesimo. Mi scuso per la lamentela, ma sentivo che era doveroso farla. Grazie.

#2
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Dr. Fabrizio Mardegan

Gentile utente, grazie per la sua critica che mi offre la possibilità di chiarire che non vi è alcun messaggio religioso sottointeso o implicito nel mio post: i miei scritti possono non trovarla d'accordo, ma sono il frutto della mia esperienza e del mio studio. Inoltre non ho mai introdotto il concetto del "non essere buoni", ma ho parlato degli eventuali problemi che possono celarsi nei comportamenti di chi "vuole essere troppo buono". Può apparire una sottile differenza agli occhi dei non addetti ai lavori, e per questo è giusto sottolinearlo meglio.


Grazie per il commento e un cordiale saluto.

#3
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Utente 258XXX

Buonasera dr Mardegan, anch'io sono cristiana e non ho trovato nulla di anti-cristiano in ciò che ha scritto, anzi l'ho trovato interessante e il punto 2) MOLTO in sintonia con il pensiero cristiano. Le chiedo però se nel rapporto psicologo-paziente sia necessario chiarire i convincimenti religiosi di entrambe le parti, non è di ostacolo l'essere agnostico da parte dello psicologo prendere in cura una persona religiosa? non costituisce questo un "pregiudizio" o in generale la psicologia sposa il principio che la religione è l'oppio dei popoli che ne ottenebra la mente per cui è implicita nell'azione dello psicologo il liberare il paziente dall'essere religioso?
La ringrazio per l'eventuale risposta.

#4
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Dr. Fabrizio Mardegan

Gentile utente, grazie per il suo commento. Nella mia esperienza il credo religioso non influisce particolarmente sul rapporto psicologo paziente. L'importante è la qualità della relazione professionale e umana che si instaura tra i due. Lo psicologo utilizza degli strumenti di conoscenza con l'obiettivo di far stare meglio le persone indipendentemente da ciò (e se) in cui credono.

Un cordiale saluto.

#5
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Dr. Giuseppe Santonocito

Aggiungo che, per obbligo deontologico, lo psicologo è TENUTO a rispettare il sistema di valori che il paziente porta con sé, incluse quindi le convinzioni religiose.

Per il buon esito del trattamento psicoterapeutico o della consulenza psicologica non c'è di principio alcun impedimento dato dalla differenza di vedute fra psicologo e paziente in materia di fede. A meno che, ovviamente, ciò non costituisca pregiudiziale per il paziente. E a meno che uno psicologo molto poco accorto si desse da fare per sottolinearle e rimarcarle, cosa però improbabile.

Esistono forme di "terapia" che si autodefiniscono come più adatte ai sostenitori di questo o quel credo, ma a mio parere ciò costituisce un inutile autolimitazione delle possibilità di intervento.

A me capita di avere pazienti profondamente credenti, completamente atei e di tutte le gradazioni intermedie, senza che questo abbia mai costituito impedimento di per sé.

#6
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Dr. Fabrizio Mardegan

Dr. Santonocito grazie per il saggio ed esaustivo completamento della risposta, per le nozioni fornite e per la descrizione della sua esperienza personale.

#7
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Utente 258XXX

Grazie, buona serata.

#8
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Utente 348XXX

Buongiorno Dr. Mardegna.

Articolo e discussione interessante. L'Italia è tradizionalmente un paese cattolico, a molti di noi è stata insegnata questa dottrina che ha reso molte persone troppo buone.
Ho usato l'avverbio troppo non casualmente, ma perché come lei ha ben spiegato, le persone troppo buone faticano a gestire anche i piccoli conflitti quotidiani della vita, facendo sfociare il loro comportamento, in reazioni estreme, o di sottomissione o di violenza.

L'essere buono è sicuramente una qualità, ma viviamo in una società capitalista, il capitalismo ha nel conflitto e nella competizione il suo spirito vitale.
Sono convinto che una persona buona debba imparare ad esserlo di meno se vuole essere efficiente e produttivo in questa società, non ha altre scelte.
Imparare a dire di no, motivando è un primo passo.
Amare in maniera disinteressata, come dicevano alcuni sociologi e psicologi (penso a Fromm) è assolutamente incompatibile col mondo in cui viviamo.

#9
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Dr. Fabrizio Mardegan

Gentile utente

grazie del suo commento. Il senso dell'articolo, mi rendo conto, può essere travisato dal titolo che può creare fraintendimenti (infatti sto meditando di cambiarlo).

L'essere buoni è in se una qualità assolutamente positiva. I problemi sorgono quando ci si sente di valere solo in funzione di quello che si fa per gli altri. Questo deriva da un attaccamento con le figure genitoriali del tipo "Tu vali solo se fai quello che diciamo noi. Se non fai tutto quello che diciamo sarai punito e abbandonato (emotivamente)". Questo va bene se le regole imposte dai genitori sono salutari, ma non va bene quando queste regole derivano dal dolore interiore dei genitori stessi.

Un attaccamento con un genitore che sta male e che crede che il figlio deve "curare" questo suo dolore farà crescere il figlio/a con grandi sensi di colpa. La colpa di non essere riuscito a risolvere i problemi della mamma ad esempio, quando invece la realtà era che questo non era compito suo.

E grandi sensi di colpa faranno sentire che bisogna badare prima ai bisogni degli altri, perchè sono più importanti dei propri. Questo porta a consumare le proprie energie mentali ed emotive ed è alla base di vissuti ansiosi e depressivi.

Essere buoni davvero significa prima di tutto farlo perchè questo da gioia ma non è sentito come necessario per sentire di valere.

Saluti

#10
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Utente 369XXX

Salve dottore. Mi devo complimentare con lei, davvero un bel discorso. Purtroppo io sono una di queste persone e mi ritengo TROPPO BUONO e essere cosi può diventare un problema perché per questa mia caratteristica io sono stato spesso preso in giro perché non mi facevo rispettare e sfruttato perché non ho saputo mai dire di no e a sua volta questo ha determinato la mia insicurezza che a determinato in più occasioni uno stato ansioso anche per le cose più banali. Io sono esattamente come ha sopra descritto le persone troppe buone con 2 eccezioni 1) OK io mi sento realizzato aiutando il prossimo ma senza alcun dubbio tengo molto a me e ai miei sogni 2) la mia infanzia è stata concentrata su di me essendo mio padre super cattolico ed essendo figlio unico mia madre mi ha pure un po' viziato e credo che questa mia caratteristica credo che in qualche modo sia ereditaria ma io NON VOGLIO ESSERE COSI, io voglio essere un DURO alla'esterno per apparire più forte e per essere più sicuro di me stesso ma voglio rimanere sempre buono nel mio essere. Qualche consiglio?

#11
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Dr. Emanuele Caldarella

Interessantissimo il discorso sulla religione. Non condivido quanto affermato dall'utente 59134, non c'è proprio nulla di anticristiano in tutto quello che c'è scritto. Sposo le parole di Antonia, molto sagge: il punto 2 è molto in sintonia con il pensiero cristiano.
Rileggetevelo, è molto bello questo punto 2. Ed è talmente cristiano che potrebbe essere stto pronunciato da un sacerdote durante un'omelia.

Io non sono credente (sono ateo), ma rispetto profondamente la filosofia cristiana, che ho studiato profondamente (e studio tuttora), probabilmente più di tanti praticanti.

Ho l'impressione che meno il praticante ragioni sulla religione, rielabori la sua fede e studi la filosofia cristiana, e più sia costretto, per sentirsi "un buon cristiano" ad aderire a dogmi di cui magari non ha compreso appieno il significato e a diventare intransigente su aspetti a volte bizzarri o futili.

Infine, non sono in completo accordo neppure con l'utente 348946: secondo lui l'Italia è un paese tradizionalmente cattolico, e la dottrina cattolica ha insegnato a molte persone ad essere TROPPO buone.

Ecco, non sono per nulla d'accordo. La dottrina ha insegnato a molti ad essere buoni. A volte molto buoni. Ma non insegna ad essere troppo buoni. Persino Gesù non le "mandava a dire", e anzi a volte si inc.... proprio! Mi riferisco ad episodi del Vangelo, come quello dei mercanti nel tempio, al discorso sugli scribi e i farisei che si legge nel Vangelo di Matteo, all'esorcismo descritto da Luca, fino all'episodio estremo, quando arrabbiato, impaurito e stremato, dalla croce se la prende col padreterno, proprio come facciamo a volte noi mortali infrangendo il comandamento che impone di non pronunciare il nome di Dio invano.

Io, da ateo, cerco di improntare la mia vita all'onestà ed al rispetto altrui.

E, da quello che osservo, l'eccesso di bontà non è un "male" così diffuso nella società di oggi, non è certo il male peggiore che alcune dottrine distorte del cristianesimo hanno partorito.

Basta che ciascuno di voi pensi al mondo del lavoro: i cattivi, gli approfittatori, i subdoli, i viscidi, i crudeli SONO MOLTI DI PIÙ degli eccessivamente buoni. E tanti di loro, ahimè, vanno a messa tutte le domeniche. E' il solito dicorso del predicare e del razzolare, ma qui rischio di diventare banale...

Gli str... esistono, e sono un problema trasversale, trans-religioso.
Il vero str..., se è molto religioso, va anzi a cercare versetti delle scritture che possa interpretare per giustificare i suoi atti, il suo odio nei confronti di particolari categorie di persone, e così via.

Da questa gente, che sia cattolica, protstante, atea, musulmana o animista, vi dovete guardare. Quindi ben venga la news, e ben venga l'utente 369163, che vorrebbe diventare un "duro": glielo auguro con tutto il cuore.

#12
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Dr. Sergio Formentelli

Premetto che sono cristiano di confessione protestante (battista), membro attivo della mia chiesa, con una discreta preparazione in ambito teologico.

Il testo non ha nulla, ma proprio niulla di anticristiano.

Penso che la confusione principale risieda in due concetti. BUONO e AMORE.
Non sono sinonimi.
Il messaggio di Gesù è un messaggio di amore universale, non un messaggio di essere buoni.
Si è buoni cristiani quando si scegliere di vivere il suo sogno e si compiono gli atti ordinari e straordinari della vita con l'amore come legge fondante.
E per poter amare occorre una cosa fondamentale: amare se stessi.

Il comandamento che racchiude tutti gli altri è infatti "ama il prossimo tuo come te stesso".
COME te stesso, non più di te stesso, e nemmeno meno di te stesso.
Proprio COME TE STESSO.
Che razza di amore si può dare se non se ne ha per se stessi?
Un surrogato, ma non certo amore.

L'essere buoni o troppo buoni non centra nulla, ma proprio nulla a che vedere con il cristianesimo.

Alcuni incisi troppo spesso poco valutati.
I compagni di viaggio di Gesù non erano santi, ma peccatori, grandi peccatori.
"Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori", narra Marco.

Cito solo un brano non certo da "troppo buono": Matteo 10:34-35
"Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera."

Alla faccia del "troppo buono".
Ma è un messaggio di profondo amore.

#13
Foto profilo Dr. Emanuele Caldarella
Dr. Emanuele Caldarella

Bravo Sergio, che essendo più pratico di me ha citato i versetti.
Rimedio subito per gli episodi a cui mi riferivo io:
Sul tempio: Marco 11:15-18
Su scribi e farisei, Matteo 23 (tutto), in special modo 23:33
sull'esorcismo: Luca 9:41-51
su "Dio, perché mi hai abbandonato?": Marco 15:33-37

#14
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Utente 348XXX

Dato che vi piace citare versetti

eccovi Luca cap 6 versetti 28 e 29

"Benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica."

Se questo non è essere troppo buoni, se questa non è sottomissione, annullamento dell'essere umano, non so come altro definirla.
Questo significa amare se stessi? I cristiani che si sono fatti sbranare dai leoni al Colosseo amavano se stessi?
La Bibbia è un concentrato di contraddizioni, si trovano passaggi crudeli e ad altri che incitano alla sottomissione e all'annullamento dell'individuo.
Quella cattolica, è stata una dottrina a lungo insegnata perché ha permesso ai potenti di sottomettere le persone spendendo pochi soldi. Al clero vantaggi in cambio di questo indottrinamento.

#15
Foto profilo Dr. Emanuele Caldarella
Dr. Emanuele Caldarella

Caro utente,

Le confesso di essere in linea con Lei quasi in tutto, ma andiamo decisamente fuori tema.
Non a caso io sono appassionato di religione e di filosofia, ma Le ho già detto di non essere cristiano. Probabilmente lo sarei, se abbracciassi in maniera più aderente tutto ciò che le Scritture riportano. Però non facciamo confusione tra filosofia e religione. Sono due concetti del tutto diversi. La filosofia cristiana (da cui la dottrina deriva) è bellissima, la sua forza è proprio in questo: nella non violenza e nel non porgere l'altra guancia non c'è un annullamento dell'essere. E' su questo punto che non mi trovo in accordo con Lei. C'era un altro signore indiano, quello magro con gli occhialoni, che andava in giro seminudo. Lui predicava la non violenza, eppure non direi che il suo "essere" si annullasse. Non a caso è considerato universalmente come una delle figure umane filosoficamente e spiritualmente più importanti nella storia. Alla faccia dell'annullamento.
Poi, il discorso delle istituzioni religiose che trasformano la fede, la filosofia e la dottrina in strumenti di potere è tutta un'altra cosa. E' proprio qui che il messaggio si trasforma: è qui che il messaggio d'amore "ama gli altri, porgi l'altra guancia" si storce fino a diventare "mortìficati", "ricordati che devi morire", "la vita è sofferenza", "porta la tua croce", e così via. Ed è proprio qui che il messaggio diventa funzionale all'istituzione religiosa.
Ma sto davvero, davvero, davvero andando fuori tema.

Per concludere, quello che volevo far notare al primo utente è che si può essere dei "buoni cristiani" anche senza essere credenti, e io cerco di esserlo in tutti i modi (certo, se si eccettua che non vado in chiesa, ma naturalmente per un ateo il non andare in chiesa non rappresenta un disvalore), e che oggigiorno non si può pensare che per essere dei buoni cristiani si debba seguire la bibbia pedissequamente. Perché a volte ci si contraddirebbe, come Lei ha sottolineato, e perché si avrebbero alcuni comportamenti che oggi verrebbero considerati antisociali. E che non c'è nulla di male nè di anticristiano in quello che il Dott. Mardegan ha scritto.

C'è poi tutto un altro capitolo legato al fatto che alcuni cristiani (e magari, chissà, il nostro primo utente che ha scritto è proprio fra questi) considerano imprescindibili alcuni dogmi che hanno nella testa che non escono né dalle parole di Gesù, nè dalle Scritture in generale, ma sono stati inventati dalle istituzioni religiose secoli fa, per rispondere a delle precise esigenze (molto materiali e molto terrene) del momento.
E qui, dopo essere andati fuori tema, partiamo proprio per un altro pianeta.

Chiudo solo con una battuta: non credo che i cristiani si gettassero tra le fauci dei leoni perché non si amavano abbastanza. Temo che non avessero molte altre scelte ;-)

#16
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Dr. Sergio Formentelli

Caro Emanuele, hai secondo me centrato perfettamente il punto.
Non è necessario essere cristiani per essere delle brave persone e per fare il volere di Dio.
Neppure per un cristiano il non andare in chiesa rappresenta necessariamente un disvalore.
Il Signore è ovunque, non solo in chiesa, e la chiesa non è un luogo più santo di una comunità di recupero, di una sala d'atesa di una stazione, di un carcere, di un campo nomadi o di un bordello.
Se oggi Gesù tornasse, sarebbe inutile cercarlo in Chiesa.

La Bibbia non si può certo seguire alla lettera.
E' un testo scritto da uomini per altri uomini che raccoglie le tradizioni orali del popolo di Israele (antico Testamento) e i racconti della vita di Gesù (Nuovo Testamento) scritti di seconda o terza mano più qualche altro testo eterogeneo sparso.
Ma è un testo in diverse parti ispirato.
Noi cristiani diciamo ispirato da Dio.

Ma siamo, come giustamente ha fatto rilevare Emanuele, che cristiano lo è sicuramente, almeno "Honoris Causa", fuori tema.
Che poi non creda in Dio...
Penso che a lui non gliene freghi nulla, perchè è una brava persona.

#18
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Utente 348XXX

Mi chiedo quale "discreta preparazione teologica" abbia il Dr Formentelli, per dire che neanche per un cristiano non andare a messa rappresenta un disvalore, ovvero un valore negativo.
Le ricordo il III comandamento, che è uno dei tre che riguarda il rapporto con Dio, quindi uno dei più importanti, Ricordati di santificare le feste.

Una persona che non va in chiesa non può definirsi cristiano

#19
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Dr. Giovanni Migliaccio

<Non esiste al mondo granello di sabbia dove Dio non è presente>
Santificare le feste non vuol dire necessariamente obbligare a praticare un luogo di culto, ma dedicare un giorno della settimana al riposo dal lavoro. Un diritto dei lavoratori 4000 anni prima di C. Marx, come ci ha spiegato magistralmente Roberto Benigni.

#20
Foto profilo Dr. Sergio Formentelli
Dr. Sergio Formentelli

I luoghi di Dio sono ovunque, e la chiesa è solo un luogo dove ci ritrova, non un luogo santo.
La chiesa non è un luogo, ma la comunità dei fedeli.
Noi, ad esempio, ci ritroviamo in un locale che una volta era un negozio.

Interessante comunque quanto si legge nel libro del profeta Amos, capitolo 5, versetti da 18 a 24:

"Guai a voi che desiderate il giorno del SIGNORE!
Che vi aspettate dal giorno del SIGNORE?
Sarà un giorno di tenebre, non di luce.
Voi sarete come uno che fugge davanti a un leone e s'imbatte in un orso; come uno che entra in casa, appoggia la mano alla parete,e lo morde un serpente.
Il giorno del SIGNORE non è forse tenebre e non luce?
oscurissimo e senza splendore?
«Io odio, disprezzo le vostre feste, non prendo piacere nelle vostre assemblee solenni.
Se mi offrite i vostri olocausti e le vostre offerte, io non le gradisco; e non tengo conto
delle bestie grasse che mi offrite in sacrifici di riconoscenza.
Allontana da me il rumore dei tuoi canti!
Non voglio più sentire il suono delle tue cetre!
Scorra piuttosto il diritto come acqua e la giustizia come un torrente perenne!

E' un brano che mi è molto caro, e l'ho utilizzato spesso durante i sermoni.

I comandamenti comunque sono stati scritti da Mosè sulla pietra sotto dettatura di Dio, e il fatto è raccontato sia in Esodo (20: 2-17) che in Deuteronomio (5: 6-21).
Le versioni sono in realtà un pò diverse, e sono scritti im maniera decisamente diversa da come tramandato da Santa Romana Chiesa Cattolica e Apostolica.

Per esempio, uno dei comandamenti prescrive che non devo desiderare la schiava del mio prossimo...

Gentili lettori, leggete la Bibbia, andate magari meno in chiesa, ma praticate di più il Vangelo.


#21
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Dr. Emanuele Caldarella

E comunque, caro utente 348946,

Formentelli ed io ci riferivamo a me stesso. Sono io che ho scritto la parola "disvalore", e ho scritto che per un ATEO non andare in chiesa non è un disvalore.

E ho anche scritto che, pur non essendo cristiano (e ben lungi dall'essere un uomo perfetto), mi comporto in maniera più cristiana di tanta gente che va a messa tutte le domeniche.

Dove sta il problema?

E comunque hanno ragione Formentelli e Migliaccio: le scritture prescrivono il riposo e la preghiera, non di "andare a messa".

E soprattutto, è proprio necessario andare avanti con questa discussione, totalmente fuori tema e che non ci porta da nessuna parte?

#22
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Dr. Emanuele Caldarella

E pensavo anche: "una persona che non va in chiesa non può definirsi cristiano"

Non è vero. Forse Lei può "non considerarlo cristiano".

Ma chi crede, si sente cristiano, e per sue scelte personali decide di non andare in chiesa, non si merita le etichette altrui.
Se una persona che non va in chiesa si sente cristiana, prega ed è felice della propria fede, ha il diritto di sentirsi "cristiano". Probabilmente non si sentirà "cattolico", certo (la scarsa apertura del cattolicesimo è cosa nota), ma questo non importa a nessuno.

E non credo importi neppure a Dio.

Secondo Lei, al momento di un ipotetico giudizio, è più probabile che vada in paradiso una brava persona che non va a messa, o un mafioso in prima fila tutte le domeniche?

#23
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Dr. Giovanni Migliaccio

In riferimento al #19 volevo ricordare che
<non esiste al mondo granello di sabbia, dove Dio non è presente>

#25
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Utente 415XXX

Buongiorno, a me sembra che quanto ha scritto il dott. Mardegan sia un'analisi precisa delle cause di alcuni comportamenti e e una serie di consigli per vivere meglio liberandosi da paure e sensi di colpa profondi. Nulla di religioso o di antireligioso. Non capisco la deriva che ha preso la discussione ,che ha quasi monopolizzato il discorso in chiave teologica. Il problema non è Cristo, che a mio parere non ha invitato a essere sottomessi, ma l'educazione cattolica che sicuramente ha usato il senso di colpa come arma. E i segni si possono verificare in questa chilometrica discussione che si allontana dalle sagge parole del dottor Mardegan , molto utili per mettere a fuoco il problema. Chi clicca su questa pagina è perché cerca soluzione ai propri disagi non diatribe , scusatemi, puramente ideologiche.

#26
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Ex utente

"Santificare le Feste", secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, significa astenersi dalle occupazioni lavorative la Domenica e andare a messa e ringraziare il Signore

#27
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Dr. Giovanni Migliaccio

A distanza di oltre 3 anni viene ripreso l'argomento del post del dr. Mardegan che ha necessariamente spostato un po' il discorso sul piano religioso.
Il mio intervento di qualche anno fa si era limitato a sottolineare che Dio (per chi ci crede) è presente ovunque, evitando di impelagarmi nel discorso sulla bontà.
Ci provo ora, brevemente.
Il dr. Mardegan, a dire il vero, fa intendere che l'essere buono è una patologia che andrebbe curata.
La bontà fa parte della personalità di un individuo ed ha sfaccettature diversissime che poi si riversano nei comportamenti.
Affermare che l'essere buono configura una personalità dedita alla sottomissione, a subire soprusi, essere incapaci a reagire appare un po' avere una visione distorta della bontà.
Non si può pensare che Gandhi fosse un buono perché depresso o Marx cattivo perché ateo o un individuo remissivo perché ha avuto una infanzia vissuta tra conflitti.
Conflitti famigliari, esperienze negative, tragiche, lutti famigliari ecc. possono far crescere un individuo che potrà diventare sia buono che cattivo.
Io posso essere considerato un buono perché ritengo, per esempio, che l'accoglienza dei profughi è un dovere, ma sono cattivo se qualcuno, in molti aspetti della vita, tenta di" pestarmi i calli".
Chi si fa "pestare i calli" o comunque subisce sempre e comunque non è un buono, ma verosimilmente uno che ha gravi disturbi di personalità.

Io, forse, sono troppo riduttivo sul concetto di bontà ( l'argomento è comunque vastissimo), ma ci sono individui (uomini e donne) con personalità forti che non subiscono, che fanno valere i propri diritti, la propria dignità senza che questi aspetti debbano essere inquadrati come cattivi o viceversa chi, per convenienze o opportunità, evita conflitti, come buono "patologico"

Una buona giornata a tutti

La religione ( e non mi soffermo oltre su tale tema) insegna certo ad essere buoni, non certo a subire.

#28
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Dr. Giovanni Migliaccio

La religione ( e non mi soffermo oltre su tale tema) insegna certo ad essere buoni, non certo a subire.

Nota: questa frase, per un refuso scritta alla fine, andava scritta all'inizio del mio intervento.

#29
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Dr. Sergio Formentelli

Gentile Utente 348127, rispetto le sue convinzioni.
Il catechismo della chiesa cattolica (Romana Apostolica) è però un insieme di parole elaborato da uomini che rappresentano solo 1/3 dei cristiani nel mondo.
Il giorno da santificare era però il Sabato, non la Domenica.
L'astenersi dalle attività lavorative era (ed è) una interpretazione giudaica, non cristiana.
Santificazione non significa però andare alla funzione religiosa (chiamata "messa" per i cattolici).
Per altri cristiani non è un atto obbligatorio; in alcune comunità la funzione è quindicinale o anche solo mensile.
Nella mia non è certo un obbligo, ci andiamo per incontrare gli amici e pregare insieme il Signore, ma se non possiamo per altri impegni o lavoriamo non ci andiamo.
La sospensione dall'attività lavorativa il sabato (o la domenica), se presa alla lettera può portare ad episodi comici o tragici.
Spero che MAI un medico ospedaliero si attenga alla lettera a questa prescrizione, o un addetto ai trasporti pubblici, un bigliettaio alla stazione, un macchinista, o un carabiniere: in questo caso solo i ladri "santificherebbero" le feste...
Il momento per ringraziare il Signore non è durante la funzione religiosa (o messa per i cattolici) il sabato (o la domenica), ma ogni momento è quello giusto: al mattino, sul lavoro, con i figli o la propria compagna/o, la sera, nei momenti di gioia e in quelli di dolore, in carcere, a pranzo e naturalmente anche nell'edificio dove i fedeli si ritrovano insieme.

"Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro"
(Matteo, 18,20)

#30
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Ex utente

Buongiorno dott. Formentelli, condivido in parte il suo discorso. rimane il fatto che se uno si dichiara cristiano (se non addirittura cattolico) a messa ci deve andare. è un obbligo, altrimenti si cade in un peccato mortale: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c1a3_it.htm
Tornando invece brevemente agli argomenti toccati dall'articolo del dott. Mardegan, ce ne fossero di persone assai buone (pure troppo buone)!

#31
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Dr. Sergio Formentelli

Un parroco, un grande parroco di provincia, ad una funzione improvvisata in occasione di un corso, somministrò la durante la funzione la comunione (che per noi protestanti ha un significato diverso non contenendo il corpo di Cristo) a tutti senza preventiva confessione.
Alla domanda di un fedele al riguardo, rispose testualmente (mi ricordo perfettamente a distanza di 20 anni le esatte parole):
"L'unico peccato è quello della sopraffazione dell'uomo sull'uomo; tutto il resto sono balle".
Ha detto proprio "balle".

Il frate che mi ha sposato (ero ancora cattolico a quel tempo) ha accettato il mio testimone di nozze (non battezzato), dicendo che "una messa gli avrebbe fatto solo bene".
E gli ha dato pure la comunione, anche al calice.

Lo stesso frate si preoccupa di me, ora che sono divorziato, e mi benedice sia me che la mia compagna (separata).
E mi da pure la comunione, pur sapendo che sono passato con gli "eretici"...

Esistono religiosi illuminati, che fanno quello che gli dice il cuore seguendo gli insegnamenti di Gesù, e non quello che scrivono gli uomini che scrivono il catechismo.

Catechizzare non ha comunque un significato positivo...


#32
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Utente 432XXX

Ci sono molti errori ortografici (si, qual'è eccetera).

#33
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Dr. Fabrizio Mardegan

Gentile Utente,

se si concentra sulla forma e critica in merito (invece che cercare eventualmente di trarre beneficio dalla sostanza) dal punto di vista strettamente pragmatico toglie tempo, risorse ed energie sul concentrarsi sulla sua vita e sul migliorare la stessa. La scelta è sua, ma se invece di essere grato-a per il contenuto dell'articolo (se le può essere di aiuto) si concentra sul negativo, non fa del bene a se stesso-a e agli altri. Se invece l'articolo non l'aiuta è opportuno che cerchi risorse che pensi la possano aiutare. Le allego il link all'interessantissimo articolo della dr.ssa Gagliardi su studi scientifici condotti che hanno trovato quali sono i benefici della gratitudine per il benessere emotivo e personale:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4248-i-poteri-della-gratitudine-la-scienza-ne-riconosce-i-benefici-fisici-e-mentali.html

#34
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Ex utente

Dipende che vuol dire essere troppo buoni? Di solito e' la frase preferita dai troppo stron...zi per cui ridefinirei il problema della bonta' con quello della distruggibilita' psichica; un Santo puo' torturare?O torturarsi? Beh, la dimensione Cristiana almeno quella che ho vissuto io prevedeva un odio personalissimo per la nascita perché tu nascendo confermi che hai fatto sesso e sei colpevole di dis integrazione del Buono; questa educazione rigidissima espone ad una immagine oltre cara ad un satanisti Bipolare del Santo Torturatore e beh si mise con la logica a cercare una spiegazione senza rendersi conto che era malato; la dimensione esoterica e quella cristiana vanno a braccetto ma in quegli spazi mentali la mente usa altri strumenti per decifrare il mondo che noi chiamiamo psicotici; tutti i santi sono Psicotici e Gesu' era Bipolare?Beh, io avrei voluto chiedere a Gesu' ma tu una comparsa conclusionale con una marea di parti dove ci sono una marea di problematiche come l'avresti risolta?Due chiodi na croce e Grano per tutti?M par na strunz..anche perché il giudizio universale lo immaginiamo il processo civile come lo risolvi?Date a Cesare quel che e' di Cesare date a Dio quel che e' di Dio e ho capito ma meglio i Romani poi...almeno ci stava Dioniso che insomma un po di ebbrezza te la dava , invece la dimensione cristiana insegna che sei la testimonianza scusate la volgarita' di una "botta" della Sacra Famiglia; Maria e' Vergine ora qualcuno di voi conosce donne che hanno avuto figli senza sesso?No qualcuno che abbia avuto figli senza farlo?Nella dimensione isterica noi possiamo cancellare un evento si chiama diniego e da bambini lo hanno fatto tutte le menti sane e meno sane il problema e' che nn si trova con la realta'ma se lo vai a spiegare bene ci si imbatte nell'Ira di Dio dei cattolici; io sno agostiniano ma sono della parrocchia della Psichiatria e il primo comandamento e': assenza di giudizio; io nn lo so se siete una massa di Bipolari con un Doc nn lo so , pero' posso dire che la religione cristiana sul piano della realta' dice cose nosense; sul piano figurato vabbe' ci siamo e anche la tecnica e' formulata per nn far capire nulla facendo capire tutto ; El Saladin dice: Gerusalemme e'tutto e niente; dipende dallo stupor e dal credere che nel pensiero scientifico non ha alcun senso;quindi secondo me , troppo buoni va bene se nn vuol dire scissione patologica cioè distruggibili dai troppo cattivi senza poter entrare nel merito delle cose

#35
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Un appunto personale Gandhi era Bipolare ma grazie...uno che deforma lo spazio in carcere e dice : nn avrete la mia mente?O ancora le depressioni di Madre Teresa o ancora vogliamo parlare di Edith Stein ?Scriveva benissimo ma in diritto amministrativo nn capiva molto perché una cosa e' parlare di grandi temi di bontà ma poi esistono i problemi concreti e stranamente li risolvono gli scienziati e i tecnici e basta dire che siamo intelligenti per imago...no!Perché ci so jn sacco di cretini anzi sono la maggioranza ; Crowley era il satanista e scrisse tante di quelle stupidaggini Madonna mia..pero' gira e volta e si trovano sempre con il Dsm per cui nn mi fossilizzerei su ste cose perché se provate a rispondere seriamente a queste domande sviluppate una nevrosi ossessiva anzi una psiconevrosi e beh..l'importante e' crollare il meno possibile davanti agli altri qualsiasi mente abbiano

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