Essere troppo buoni? Può diventare un problema
Essere buoni è una qualità generalmente positiva ma può diventare un problema se si sente il bisogno costante di far piacere agli altri a scapito dei propri bisogni e desideri.
Perchè può diventare un problema
Essere troppo buoni può davvero diventare un problema? Si, se esso diventa sinonimo di sottomissione al volere degli altri. Come si comporta chi ha questo problema? Cerca a tutti i costi di evitare il conflitto, ignora di dire le cose per le quali non è d'accordo. Fa un sacco di buone azioni per aumentare il suo valore, è sempre gentile e disponibile fatta eccezione per i momenti in cui le emozioni esplodono nel tentativo di affrontare un conflitto. Non esprime la sua opinione anche se sa qual'è. Non sa bene quello che sente, quali sono i suoi bisogni e come esprimerli.
Perchè si è troppo buoni
Come risultato chi è "troppo buono" non sa quello che vuole, non sa quali sono i suoi desideri, non sa cosa vuole realmente dalla vita e se lo sa non ha la forza di "reclamarlo".
Questo perchè dentro di sè ha imparato dall'infanzia a mettere i bisogni degli altri prima dei suoi e ad evitare a tutti i costi i conflitti dei quali ha estrema paura. Mette per primo i bisogni degli altri perchè aveva molto probabilmente un genitore che stava male emotivamente e che aveva bisogno di attenzioni genitoriali dal figlio.
Evita a tutti i costi i conflitti perchè solitamente nella sua famiglia ha visto gestire i conflitti in modo violento che alla fine portavano ad ansia, malessere, infelicità e risentimento.
Questo porta a non sentire i propri bisogni e a soddisfarli adeguatamente. A non reclamare se stesso e i propri desideri. Ad avere di conseguenza vissuti depressivi e/o ansiosi.
Cosa fare
Per smettere di essere "troppo buono/a" è necessario:
- Imparare a negoziare il conflitto in modo costruttivo tale da portare ad uno scambio positivo. Quante volte c'è stata una situazione conflittuale e non sei stato in grado di indirizzarla, di cercare una negoziazione esprimendo i tuoi sentimenti e bisogni e di avanzare verso una risoluzione della stessa? Uno dei doni dell'imparare a risolvere il conflitto è che si impara a onorare se stessi nel dare e ricevere compassione man mano che si comprende quali sono i bisogni propri e degli altri e come si può agire in modo compassionevole assieme per soddisfare i bisogni di entrambe le parti in base alla situazione.
- Imparare a sentire che il proprio valore non dipende da quante buone azioni fai per gli altri a tue spese. Dare con il cuore è un grande dono per chi lo fa. Dare perchè ci si sente in dovere e obbligati non fa stare bene chi da e chi riceve. E' necessario imparare a distinguere il dare perchè lo si sente come un dovere e il dare come atto d'amore.
- Imparare a dire di no senza sentirsi in colpa o senza sentire il bisogno di dare un'ampia spiegazione che motiva la propria risposta. Sapere che hai la possibilità di dire di no è davvero salutare e liberatorio.
Fa parte della personalità
Tuttavia questo risulta spesso molto difficile quando il proprio sentire porta automaticamente ad avere i comportamenti della persona "troppo buona".
L'essere "troppo buoni" è una modalità che si è appresa fin dall'infanzia per motivi di sopravvivenza. Si doveva mettere per primi i bisogni degli altri per non essere abbandonati o puniti. Si è imparato ad evitare il conflitto perchè è stato gestito in famiglia in modi che hanno fatto soffrire e provare molto dolore.
Risolvere il problema in profondità
Per imparare a gestire il conflitto e ad affermare se stessi e i propri bisogni è necessario fare un lavoro emotivo che permetta di sciogliere i nodi emozionali che portano automaticamente a comportarsi in questo modo.
Solo curando le emozioni ferite si possono superare le proprie paure interiori e imparare a negoziare il conflitto in modo positivo, imparare a sentire il proprio valore e imparare a dire di no senza sentirsi in colpa.
Per fare questo un primo passo che puoi fare è scaricare il report gratuito che ho scritto "Trovare la Serenità" cliccando quì e/o consultare un professionista.