Ci ubriachiamo? Certo... ma su facebook
L' ultima follia del web si chiama neknomination e consiste nel bere bevande alcoliche tutto d'un fiato filmando la bravata "online" su facebook.
Sono morte già 5 persona dall'età compresa tra i 19 ed i 29 anni.
Questa moda, se di moda si può parlare, è nata in Australia ed è sbarcata recentemente in Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti e presto approderà anche in Italia.
(ANSA) - PARIGI, Febbraio 2014:
“Preoccupazione in Francia per un nuovo gioco, sempre più in voga tra i giovanissimi: ubriacarsi da soli su Facebook. Su alcune pagine del social network, i più giovani si sfidano a chi beve più shot di superalcolici filmandosi con la telecamera o con il telefonino. ''Ci arrivano decine di video al giorno''
Questo è quanto raccontano i fondatori della pagina Neknomination Francia, citati dal quotidiano Le Parisien, mentre i medici, preoccupati, lanciano l'allarme”
La classica "sbronza" cambia veste e si adatta ai tempi dell'etere.
Dopo il sexting, eros e chat ed il dilagare di amori online, anche l' ubriacatura transita all' etere, con i rischi del reale e l' amplificazione del virtuale.
L' epoca moderna, caratterizzata da una profonda modifica del concetto di intimità, è caratterizzata da un desiderio imperante di apparire, di postare e di condividere. Anche vizi e virtù, che un tempo erano solo per pochi intimi, diventano un momento di condivisione.
Facebook, come ben sappiamo, è tra i più frequentati social-network, un luogo simbolico e facilmente raggiungibile, dove tutti si "incontrano" con tutti, pur rimanendo nelle proprie case, in una condizione di solitudine estrema.
Spesso, molti adolescenti, adoperano facebook creando, quello che noi clinici, chiamiamo un “falso sé”, una sorta di maschera che serve a celare il vero sé, nucleo profondo della psiche, il più fragile e più intimo.
Facebook, se adoperato con equilibrio psichico e soprattutto buon senso, non è affatto da stigmatizzare, anzi, facilita i contatti in tempo reale e consente di confrontarsi con amici, spesso lontani. Ma quando il virtuale si sostituisce al reale e quando la comunicazione passa sempre e soltanto dal cellulare o dal pc, diventa senza dubbio una spia di "inadeguatezza relazionale" e di un possibile disagio psichico.
Moltissimi adolescenti, talvolta timidi ed impacciati sul versante relazionale, trovano degli ostacoli emozionali che impediscono loro di rapportarsi agli altri serenamente, prediligendo così una “realtà alternativa”.
Internet, lenisce "solitudini mascherate", diviene l’amico del cuore, l’amante passionale, il genitore confortevole, il terapeuta ed il medico online, rappresenta spesso un “ rifugio mentale”.
La classica sbronza, se occasionale e non patologica, ha sempre rappresentato un "momento ludico", di condivisione, di risate goliardiche tra amici, amplificate dall'assenza di freni inibitori.
Nel caso di una "ubriacatura solitaria" e malinconica (per pene d' amore o disagi esistenziali per esempio), ha sempre avuto connotazioni di riservatezza, ma di certo non viene postata online.
Possibili rischi
Credo che il rischio più grande sia l' impatto mediatico che questo "gioco" virtuale può avere: porta con sé rischi fisici e psichici della “dipendenza da alcool del reale” e la "non coscienza" del virtuale, senza la contemplazione del dopo.
La questione più allarmante, riguarda il fatto che queste "abitudini etiliche" vengono messe in pratica da giovani spesso al di sotto dei 18 anni.
Il consumo di alcol fra questi giovani è un fenomeno veramente preoccupante ed in forte incremento.
Con L'espressione “binge drinking” si intende infatti il consumo eccessivo di alcol all' interno di una stessa serata, problematica in crescente aumento tra gli adolescenti di oggi.
Questo fenomeno sociale, comporta un aumento del rischio di incidenti nei giovani ed una inquietante deriva sociale.
I "bevitori solitari", ancor di più su facebook, utilizzano l’alcol come forma di automedicamento e di auto-gestione di stati emotivi negativi o conflittuali e l' etere come amplificatore emozionale.
Molti adolescenti, "bevitori solitari", utilizzano l' alcool per scopi sociali, per sentirsi simili ai coetanei, per vincere l' inibizione e per appartenere al gruppo, immaginiamo cosa accade quando il gruppo è esteso e virtuale.
L'alcolista, anche se adolescente, è una persona con un "io" molto fragile; ha bisogno infatti dell'alcool per stare insieme agli altri e per avere un rapporto oggettuale meno difficile e faticoso.
La "negazione" è uno dei meccanismi di difesa spesso adottati dall'alcolista, quest'ultimo infatti, nega di essere alcolista, affermando di poter fare a meno dell'alcool in qualunque momento della sua vita attraverso un semplice atto di volontà.
Kasey Creswell, psicologa ricercatrice della Carnegie Mellon University si è molto interessata ai giovani "bevitori solitari" poiché, pur essendo più rari di quelli sociali, hanno un maggiore rischio di diventare alcolisti superato il periodo adolescenziale.
Bibliografia:
(Creswell, K.G., Chung, T., Clark, D.B., & Martin, C.S. (under review). Solitary drinking increases adolescents’ risk for alcohol use disorders in young adulthood. Clinical Psychological Science)
Serra C., (2004) Alcolismo, tossicodipendenza e criminalità, Roma, Edizioni Kappa.
Ammaniti M., (2002) Manuale di psicopatologia dell’adolescenza, Milano, Raffaello Cortina Editore.
Per ulteriori approfondimenti su giovani e web suggerisco la seguente lettura:
http://www.valeriarandone.it/articoli/101-pianeta-adolescenti-c-e-una-vita-oltre-il-computer