Quando gli stati alterati non sono riconoscibili
Siamo abituati ad intendere gli stati alterati della coscienza come la conseguenza di una anomala condizione del funzionamento del nostro cervello che, sottoposto a condizioni inusuali, funziona con modalità insolite: sotto livello, ossia una ridotta percezione della realtà circostante, o sopra livello, ossia una condizione di iper-vigilanza dove tutto è percepito velocemente e nei minimi dettagli ed il tutto ottenuto mediante l’utilizzo di sostanze (droghe, allucinogeni, farmaci) oppure indotti quasi naturalmente tramite immobilità, deprivazione sensoriale e tutti quei meccanismi che vanno a spezzare la percezione del sé e/o i livelli di attenzione e consapevolezza dello spazio circostante (1).
Si veda:
http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100274
http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100256
ma queste condizioni, piuttosto evidenti di alterazione della coscienza, sono solo, dal punto di vista fenomenologico, l’aspetto più eclatante, mentre, per i non addetti ai lavori, è difficile osservare una condizione alterata al di là di queste espressioni palesi, ma che sono molto più frequenti di quanto si possa immaginare.
Uno stato modificato della coscienza può esprimersi anche attraverso un semplice discorso o la semplice espressione di una opinione personale su uno specifico argomento. Un’alterazione della coscienza può evidenziarsi mediante l’esaltazione di un concetto, un credo, una ideologia, in cui tutto è letto, interpretato e vissuto sulla base di una idea di fondo molto radicata che fa da timone e dirige ogni formulazione concettuale di chi la sostiene e, quindi, ogni azione che ne deriva.
Se, in accordo con la giusta definizione operativa di coscienza adottata dallo psicologo Charles Tart, intendiamo quest’ultima come quel processo di attenzione e consapevolezza della realtà circostante,(2) ogni processo emotivo e cognitivo, che determina una modificazione di tale consapevolezza, fondata su parametri oggettivamente non verificabili, può indurre ad una modificazione dello stato di coscienza ordinario. Il delirio, ad esempio, ossia una convinzione non oggettiva che non può essere modificata né dai fatti né dalla logica, è una forma di stato modificato della coscienza. Al pari di quest’ultimo, anche l’adesione ad una ideologica (che l’autorevole enciclopedia tedesca Brockaus definisce come un insieme di idee, valori e atteggiamenti spirituali artificialmente costruiti) (3) rende predisposti ad una modificazione artificiale della realtà circostante che può, in nome della percezione di verità assoluta di una idea, indurre anche verso atteggiamenti aggressivi e/o violenti, ma ritenuti giusti. Un pensiero ideologico è, il più delle volte, fondato dal nulla sulla base di una intuizione spesso delirante, paranoica o, in tempi più moderni, complottistica, dove tutto è interpretato sulla base di trame nascoste, interessi occulti, e che spinge ad atteggiamenti rivolti a smantellare tali dinamiche segrete. Al pari del delirio, l’ideologia complottistica non può essere modificata né dai fatti né dalla logica poiché ogni argomentazione contraria è sempre percepita come un tentativo sottile di celare il vero, pericoloso ed occulto interesse di fondo.
Anche una credenza radicata o un profondo desiderio può indurre ad uno stato non ordinario della coscienza al punto tale da indurre a credere di vedere (allucinare) l’oggetto del proprio credo. Un lutto, ad esempio, crea una condizione non ordinaria in cui l’angoscia della perdita, la negazione di questa per difendersi dal dolore o il profondo desiderio di rivedere l’oggetto perduto può dar origine a stati di allucinazione. Oppure la profonda convinzione di vedere un fantasma, ad esempio, può indurre ad uno stato di allerta così intenso da creare, anche in questo caso, stati di allucinazione (4).
Gli stati non ordinari della coscienza non sempre sono riconoscibili ma, il più delle volte, sono la conseguenza di concettualizzazioni religiose estremistiche, idee politiche radicali che possono indurre verso gesti estremi (suicidi di massa, attentati terroristici), o rappresentano lo stadio finale di bisogni emotivi e desideri intensi in cui la realtà oggettiva è deformata o addirittura sostituita da una realtà virtuale che spinge a credere di avere un dialogo costante con un parente defunto, con una divinità o, sempre in tempi moderni, di avere contatti con gli alieni.
Gli stati alterati possono attraversarci in ogni momento e sono così frequenti che il vero problema, forse, sarebbe proprioquello di non riuscire a riconoscere nemmeno uno stato cosiddetto ordinario della coscienza.
Note:
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Estasi, Avverbi, 1999.
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Stadi di coscienza, Astrolabio, 1977.
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La realtà inventata, Feltrinelli, 1988.
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Allucinazioni, Adelphi, 2013.