Nuove scoperte sul dismorfismo corporeo

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Dr. Emanuel Mian Psicoterapeuta, Psicologo

Non piacersi ed esserne ossessionati: il dismorfismo corporeo

Uno studio pubblicato su Psychological Medicine (Buchanan et al., 2013) ha indagato i meccanismi che sono all’origine del Disturbo da Dismorfismo Corporeo o Body Dysmorphic Disorder (BDD), una problematica centrale nelle pazienti affette da anoressia e bulimia nervosa. Tale disturbo è coesistente nei disturbi alimentari ma puo' anche esistere da solo e sino ad ora presentava notevoli punti oscuri.

Le persone con questo disagio sono preoccupate ed ossessionate da uno o più difetti (reali o fittizi) rispetto al proprio apparire, che vengono comunque amplificati enormemente. Possono essere riferiti al corpo o  relativi ad altre caratteristiche quali la peluria, la pelle, l'odore, il sudore etc etc

Il DSM 5 (il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali) indica in sintesi questi criteri per porre una diagnosi di BDD:

  • Preoccupazione verso uno o piu' supposti difetti nel proprio apparire che non sono rilevabili dagli altri e/o che non siano ravvedibili come reali;
  • Azioni di controllo e confronto e pensieri ripetitivi/ossessivi verso la parte o le parti oggetto dell'insoddisfazione con continue valutazioni e confronti con altri individui o misurazioni per mezzo di bilancia o dello specchio o mediante autopalpazione (body checkings/skin picking);
  • Tali pensieri ossessivi provocano stress e disfunzionalità nella sfera sociale ed in altre aree della vita (lavoro, affetti, famiglia, rapporti interpersonali);
  • Queste ossessioni non sono spiegabili unicamente/univocamente come sintomi di un disturbo alimentare anche se molte persone possono avere entrambe.

Alla base dello studio, l’utilizzo di tecniche di neuroimaging grazie alle quali Buchanan ed i colleghi hanno stabilito una relazione tra amigdala e corteccia orbitofrontale/ventromediale. In estrema sintesi, il centro delle nostre emozioni e la parte razionale/cognitiva nel cervello. Lo studio evidenzia che gli interventi chirurgici atti a ridefinire le parti del corpo oggetto dell'attenzione/ossessione di questi pazienti, non sembrano essere la soluzione.

E' necessario, invece, garantire adeguate psicoterapie e supporti farmacoterapici dato che le parti emotive e razionali non si connettono in modo efficace. Psicoterapie in grado di permettere il monitoraggio e l'integrazione degli stati emotivi e delle sensazioni somatopsichiche, che permettano di accompagnare i pazienti verso la riscoperta del proprio corpo e delle parti che vengono vissute con un senso pervasivo di insoddisfazione ed elevati stati d'ansia. La ricerca ha quindi anche indagato sulle possibili cure per tale disagio che non è unicamente rappresentato da un elevato grado di insoddisfazione corporea e bassa autostima ma anche da comportamenti di evitamento che pervade la vita di chi ne sia colpito mettendo seriamente a repentaglio la qualità della stessa.

Personalmente ritengo, in base alla mia esperienza clinica, che in prima istanza sia utile una terapia che miri a lavorare con il paziente sulla problematica in maniera diretta e focalizzata come ad esempio con una psicoterapia cognitivo-comportamentale (multidisciplinare e specifica) per poi, una volta che i sintomi siano giunti ad un livello in grado di permettere un buon funzionamento sociale e di integrazione dell'immagine corporea, giungere ad un approccio psicodinamico. Quest'ultimo pero', con un protocollo ed obiettivi/finalità ben definiti.

Ritengo sia necessaria una corretta informazione e riconoscimento dei primi segnali del dismorfismo corporeo che spesso, purtroppo, viene sottovalutato o confuso con altre patologie dal clinico non esperto.

 

Fonte:Buchanan et al.- Brain connectivity in body dysmorphic disorder compared with controls: a diffusion tensor imaging study. Psychological Medicine (2013)

Data pubblicazione: 05 febbraio 2014

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