A letto con il capo? Meglio di no...
L'Amore sembra essere oggi una malattia endemica, in costante espansione, ma di breve durata in forma acuta.
Questo sentimento, importante e totalizzante, porta con sé non poche ripercussioni quando viene ad essere vissuto ed agito nell’ambito lavorativo.
Tanti i suggerimenti ed i consigli provenienti dalle persone più esperienti come i genitori, gli amici ed i colleghi più navigati... ma nessuna ammonizione e/o strategia comportamentale riesce ad arginare il tumulto emozionale rappresentato dall’Amore.
Quante volte abbiamo sentito frasi ammonitorie e censorie come:
“Non confondere mai lavoro e sentimenti”
“Meglio evitare fusione e confusione tra aspetto lavorativo ed amoroso”
“Scindere e rispettare i ruoli...”
“Mai con il collega o peggio ancora con il capo…” e così via.
Sono veramente tante le frasi fatte, che si tramandano da genitore in figlio, frasi sagge, ma oramai tanto ridondanti da far parte dei luoghi comuni correlati al rapporto tra “eros ed attività lavorativa”.
Il lavoro, luogo simbolico e ben altro da quello familiare, è invece l’ambiente più a rischio di innamoramento, luogo abitato a lungo sia sul piano emotivo/relazionale che concreto; moltissime infatti, sono le relazioni d’amore importanti che nascono sul posto di lavoro.
Il lavoro, qualunque esso sia, si svolge solitamente in un ambiente dove difficilmente si indossano tuta e pantofole, dove non si cucina, non si svuota il cesto della spazzatura, non si pagano le bollette e non si condividono i problemi reali della vita famigliare. L'ambiente lavorativo è invece deputato ad un altro tipo di condivisioni, che includono le rispettive fragilità e progetti a medio/lungo termine, sperati o sognati, ma per questo non meno importanti.
Nascono infatti, legami amplificati da alleanze, sostegno reciproco, conforto e dolci seduzioni.
Sul posto di lavoro, moltissimi uomini e donne, sono veramente loro stessi, abitano con la loro “personalità in toto”, senza compromessi o smussature e senza la necessità di adattarsi per il quieto vivere famigliare, è un luogo inoltre, dove lo sguardo va sempre nella stessa direzione della persona amata e desiderata.
Quando un amore naufraga o giunge a termine, cosa accade alla coppia lavorativa, che di fatto coppia non è più?
Quali le complicanze e soprattutto quali rischi scaturiscono dalla separazione?
Il lavoro cambia odore e sapore...
Nessun “buon giorno” e nessun “buon lavoro”, nessuna pausa caffè o scambi via etere per azzerare le distanze fisiche, tutto ritorna dolorosamente allo status quo/ante la nascita di quell’amore.
Diventa necessario poi, che gli ex partners, imparino a riprendersi in carico quelle parti psichiche investite sull'altro.
Arginare, per quanto sia possibile, pettegolezzi, colpi di coda dovuti dalla gelosia, dalla rabbia e dall'amarezza per cercare di abbracciare la disillusione. Vendette trasversali, atroci ed efferate gelosie.
Si cerca, ove possibile, di scindere l'Amore dall'attività lavorativa, dalla condivisione e dai progetti comuni, perché a relazione conclusasi, ogni protagonista di quell'Amore, dovrà camminare con le proprie gambe, senza condivisioni, complicità, sublimazioni, che aiutavano ed erotizzavano l'attività lavorativa; da quel momento in poi, tutto sparirà nel nulla, apparirà la fatica, la noia, la solitudine ed il lavoro tornerà ad essere lavoro e basta.
Esiste poi, una sorta di "mobbing post/erotico", durante il quale i partners si faranno gli sgambetti, si pedineranno e si danneggeranno vicendevolmente, dimenticando di essersi amati.
Il "dopo", porta poi a rileggere tutto con uno “sguardo miope” e non aderente alla realtà ed al sentimento; uno sguardo accecato dal dolore, dall'abbandono e dall’acredine, come se il “dopo” togliesse o aggiungesse valore a quanto vissuto.
I due protagonisti di quest’amore dovrebbero avere una grande serenità d’animo e maturità, per non rinnegare l’accaduto, nonostante i postumi del dolore provato: il valore di un “incontro” e di un “amore”, non dipende da quello che accade il giorno dopo.
Come ogni separazione, anche quelle che si consumano sul posto di lavoro, attraversano varie fasi, dette per l' appunto di "elaborazione del lutto".
Sono fasi psichiche dolorose e difficili che spesso non seguono un percorso lineare ed univoco: fasi durante le quali, ogni protagonista della storia d'amore, dovrà riprendersi le proprie parti proiettate sull'altro, parti psichiche che l' altro ha fatto nascere ed ha nutrito; quote di sé, le più intime e fragili, che l’amato/a ha saputo fare proprie, come fossero dentro un marsupio… per poi imparare a staccarsi e crescere senza di lui/lei.
Quando nasce una coppia è come se si miscelassero due colori differenti da un movimento a spirale, le due vernici si fondono, mantenendo la loro unicità ed arricchendo l’altro della propria intensità e colore.
Vediamo nascere l' “alchimia di un incontro”, la magia dei due colori insieme, uniti indissolubilmente amalgamati dall'amore, dalla condivisione, lealtà e passione, ma quando quest’amore giunge al termine, si corre il rischio di portare con sé, per sempre, parti dell'altro, vivendo la separazione come una vera e propria "lacerazione".
Dopo il dolore/abbandono subìto, i due partners dovranno avere una grande energia e forza d’animo per inventarsi un presente, quando il futuro sembra più una minaccia, che una speranza.