Prostituzione minorile nei bagni della scuola: perché?

Negli ultimi anni, soprattutto dopo la grande espansione dell’utilizzo di internet e della diffusione di supporti tecnologici che rendono la navigazione accessibile ovunque, emerge periodicamente qualche fatto di cronaca legato spesso all’utilizzo delle nuove tecnologie da parte dei ragazzini per attività legate al sesso che i genitori non immaginano, e che mai vorrebbero sapere associate ai propri figli che sottovalutano il significato delle proprie azioni in questo e in altri ambiti.

Questo accade proprio perché di ragazzini stiamo parlando e quindi di soggetti non ancora in grado di avere uno sguardo ampio e un’esperienza di vita che consenta loro di spaziare dal "qui e ora" per immaginare le conseguenze future delle loro azioni, oltre che per comprenderne del tutto il senso.
I comportamenti in questione sono attuati per mezzo delle nuove tecnologie e/o sono influenzati dalle nuove tecnologie per i contenuti che queste sono in grado di veicolare molto più rapidamente ed efficacemente rispetto ai mezzi più datati.

Il discorso vale sia per chi si vende a scuola ai coetanei, sia per chi acconsente (su richiesta di adulti o di coetanei) a produrre foto e filmati che costituiscono materiale pedopornografico in cambio di ricariche telefoniche. Una delle ultime notizie riguarda il fenomeno delle “ragazze doccia”, per le quali l’attività di prostituzione a scuola è quotidiana quanto i gesti di igiene personale, sotto esame da parte degli specialisti del reparto di Pediatria dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano che si stanno occupando del recupero di alcune di loro.

Da cosa nasce questo fenomeno, che allarma giustamente gli adulti? 

Per comprendere un comportamento è necessario considerare:

- da dove origina

- cosa lo rende possibile

- che funzione svolge e quale obiettivo persegue.

Nel caso della “baby prostituzione” l’origine si può ritrovare in diversi fattori:

- percezione del proprio corpo come di un oggetto che si usa e non come parte della propria identità psico-corporea (fenomeno che genera diversi disturbi mentali)

- adesione a modelli che la società degli adulti fornisce di continuo

- sottovalutazione delle conseguenze, tipica di soggetti molto giovani e immaturi

- desiderio di rendersi autonomi, di sentirsi adulti e procurarsi da sé quei soldi che serviranno sia per acquisti di vario genere, sia per procurarsi sostanze illecite.

La funzione di questo comportamento è raggiungere uno scopo di tipo economico senza fatica, ma anche aderire a modelli estetici e di condotta evidentemente condivisi per ottenere una conferma della propria attrattività e del potere sessuale esercitabile sull’altro sesso.
L’obiettivo è infatti essenzialmente duplice: da un lato, ottenere soldi o compensi equivalenti (come le ricariche del cellulare o la droga) senza doverli chiedere agli adulti, rendendosi indipendenti e illudendosi di potersi gestire autonomamente; dall’altro, sentirsi “donne vissute”, pienamente in possesso di sé stesse e in controllo della vita propria e dei propri clienti.

Con quale spirito le ragazzine si vendono ai compagni di classe?

Nel mondo degli adulti che li circonda la prostituta è spesso indicata con l’elegante termine “escort” perché, se da un lato si vuole rivendicare il diritto a vendere il proprio corpo (attività che alcuni propongono di legalizzare e tassare come un lavoro qualunque), dall’altro si cerca di nascondere sotto termini esotici e non espliciti di cosa si sta parlando.
La società è quindi ambivalente di fronte a questo tema: la confusione e la mancanza di una morale condivisa fa sì che i più giovani non distinguano più il bene dal male, o, prima ancora, non riconoscano l’esistenza di qualcosa che sta nell’insieme “bene” e di qualcos’altro che sta nell’insieme “male”.
La mancata trasmissione di norme certe e condivise rende tutto nebuloso e fattibile, all’insegna della ricerca dell’utilità: la categoria dell’”utile” è ciò che guida l’agire di molti adulti, perché non dovrebbe guidare anche l’agire di chi non ha ancora strutturato una propria identità e personalità definitiva?

Mi vendo per Avere

Queste ragazzine non hanno subito le frustrazioni che servono a capire che non tutto è un diritto e a crescere (i famosi “No che aiutano a crescere” valorizzati da Asha Phillips nel suo famosi libro) e perseguono la soddisfazione immediata dei bisogni e dei desideri: non avendo effettuato il fondamentale passaggio dal "Principio di piacere" di freudiana memoria al "Principio di realtà" sono cresciute con l’intrinseco convincimento di avere diritto a ottenere tutto ciò che desiderano. Se non possono ottenerlo subito in altri modi ricorrono alla prostituzione, non rendendosi conto che di prostituzione si tratta e che, quando producono foto o filmati hard, si espongono a ritorsioni sia nell’immediato sia, potenzialmente, per tutto il corso della loro esistenza.
Del resto si tratta spesso di ragazzine che provengono da famiglie ricche, che forse hanno trasmesso loroinsegnamenti carenti o controproducenti come l’importanza dell’Avere più che dell’Essere.

Avere è molto più semplice che Essere e il perseguimento esasperato all’Avere per colmare il senso di vuoto e la carenza di autostima può portare individui ancora immaturi a compiere scelte sbagliate che non compirebbero, se avessero fiducia nella possibilità di percepire e dimostrare il proprio valore in altri modi e se sentissero la fiducia e il sostegno degli adulti di riferimento.
L’adolescenza è un periodo difficile, spesso segnato dal desiderio esasperato di essere accettati dal gruppo e da importanti insoddisfazioni sul piano personale, soprattutto per l’aspetto fisico: quando l’Essere è insoddisfacente, e nulla sbarra la strada all’ottenimento dell’Avere come palliativo per la frustrazione, accadono fatti come quelli dei quali stiamo parlando.

Ricordo che non stiamo parlando di casi di grave indigenza che portano alla prostituzione come unica via d’uscita – reale o immaginaria – dalla miseria economica, ma di sfruttamento del proprio corpo come strumento per ricaricare il credito telefonico, con una banalizzazione estrema del proprio Essere.
Se il corpo, che è unaparte dell'Essere, è oggetto e strumento per ottenere dei fini perde immediatamente di valore: è appunto solo un oggetto e non una parte del Sé (il Sé corporeo) e vale finchè “rende”.
Quando non “rende” si può fare qualunque cosa per farlo rendere di nuovo, piegandolo ai propri scopi. 

Mi vendo per Essere

Essere è più difficile che Avere e, soprattutto in adolescenza, può apparire un obiettivo irraggiungibile.
Per questo motivo ci può essere la scivolata verso standard "bassi", adatti a una bassa autostima, fra i quali spicca lo standard estetico da raggiungere in un modo o nell’altro e l’illusione di ottenere l’approvazione e il consenso dei coetanei per ciò che si fa e non per chi si è.
Questo accade quando un adolescente attua condotte dannose (come iniziare a fumare o ad assumere droghe) solo per farsi accettare, e la nuova frontiera della ricerca dell’accettazione da parte del gruppo può essere proprio questa: aderire a modelli “adulti” in ambito sessuale per sentirsi più grandi dei coetanei e rappresentare illusoriamente un punto di riferimento, qualcuno a propria volta da imitare e da considerare superiore s sé.
In realtà si tratta di un’illusione perché queste ragazzine non ottengono la stima di nessuno: né delle coetanee, né dei coetanei verso i quali sono sessualmente disponibili e ai quali si vendono.

Il pensiero implicito di non valere nulla al di fuori del proprio corpo può portare alcune ragazze ad esasperare la ricerca di approvazione che ruota attorno al proprio aspetto e al proprio appeal, e alcune forme di prostituzione minorile possono servire proprio a rassicurare la ragazzina sulla propria capacità di piacere e di essere anzi così attraente che i maschi sono disposti a pagare per averla.
In un periodo in cui l’identità è incerta e il valore di Sè è derivato essenzialmente dal gruppo questi obiettivi possono essere centrali, anche se raggiunti con mezzi inadeguati e che derivano principalmente dall’assenza di adulti che trasmettano all’adolescente accoglimento e fiducia. 

Mi vendo per affermarmi

L’affermazione della propria indipendenza è un’altra istanza fondamentale dell’adolescenza: prostituirsi a “guadagnare” da sé dei soldi senza doverli chiedere ai genitori è di per sé un atto di perversa autoaffermazione che dimostra ancora una volta la propria mancanza di valore e l’incapacità di guadagnare in altro modo.

Non per altro queste ragazzine sono spesso trascurate e abbandonate a sé stesse e hanno problemi di droga anche se non appartengono a famiglie socialmente disagiate.

Cosa dire dei baby clienti?

Un discorso a parte lo meritano i compagni che acquistano prestazioni sessuali da queste adolescenti.
Anche loro sono cresciuti con l’idea di avere diritto a tutto e che Bene e Male non esistano, e, nello specifico, possono essere arrivati a pagare le loro compagne di scuola (o addirittura a gestire giri di prostituzione) dopo diversi anni di fruizione di prodotti che mostrano la donna esattamente con questo significato: un oggetto da comprare e sfruttare.
Difficile meravigliarsi per il fatto che l’incontro con queste ragazzine, che aderiscono agli standard di comportamento con i quali sono entrati in contatto tramite i materiali pornografici, non generi in loro resistenze rispetto alla soddisfazione di desideri fisici che hanno la possibilità di soddisfare, di solito a pagamento.

Come può generarsi in loro una risposta empatica e un rifiuto di approfittare della miseria psicologica e morale di queste coetanee?

A loro volta spesso non hanno subito quelle piccole frustrazioni che permettono di comprendere come non esista il diritto ad avere tutto e subito e non hanno nemmeno avuto modo di ragionare su quali comportamenti siano da considerare giusti e quali sbagliati, in un ambito – quello della sessualità - del quale spesso in famiglia non si parla e sul quale le informazioni arrivano essenzialmente da fonti che presentano modelli distorti di rapporto fra i sessi.
Non possono essere in grado di sviluppare una maturità superiore a quella di queste coetanee e di comprendere cosa significhi il loro proporsi, a meno che gli adulti non si impegnino a parlare di questi fenomeni e a spiegare cosa significano e come comportarsi.
Questo sarebbe invece molto importante perché un ragazzino che a 13-14 anni paga le compagne per fare sesso può diventare un uomo incapace di relazionarsi con le donne e con la sessualità in altro modo, ritenendosi sempre in diritto di strumentalizzare la partner e di considerare in vendita tutto e tutti.

Il discorso vale ancora di più per quei ragazzini che arrivano a gestire giri di prostituzione delle coetanee prendendo quest’attività come un gioco e non rendendosi conto che lo sfruttamento della prostituzione è un reato, oltre al fatto che la produzione e lo smercia mento di foto e video costituisce produzione, commercio e detenzione di materiale pedopornografico perché si tratta di soggetti minorenni come loro. A volte sono poco più che bambine, ma non vogliono sentirselo ricordare anche se la Legge è chiara su questo punto.

Come intervenire?

Le ragazzine che si prostituiscono ai coetanei (ma anche agli adulti, comprese le forme di sesso a distanza e la produzione di materiale pedopornografico) necessitano di interventi di riabilitazione psicologica e sociale e di un lavoro su tutti quegli aspetti che le portano a considerarsi solo o essenzialmente un corpo da vendere.
Merita molta attenzione anche il disagio familiare, che non coincide affatto con il disagio economico: una famiglia ricca in cui la figlia non riceve alcuna attenzione ed è di fatto abbandonata a sé stessa è molto più disagiata rispetto ad una famiglia meno benestante nella quale c’è grande attenzione e ascolto.

La prevenzione in quest’ambito e fondamentale: una corretta educazione alla sessualità consente agli adolescenti di comprendere il senso di ciò che sentono e di riflettere sui comportamenti che potrebbero osservare attorno a loro o addirittura trovarsi nelle condizioni di attuare in prima persona.

Il rispetto per l’Altro, oltre che per Sé e per il proprio corpo, passa anche attraverso la discussione e le riflessione sull’argomento del rapporto fra maschi e femmine e del nuovo ruolo che, con l’adolescenza, l’individuo inizia a costruirsi nel mondo.


Fonte: 

“Milano, il caso delle baby-prostitute che si vendono nei bagni della scuola” - LaStampa.it

Credits: image courtesy of freedigitalphotos.net

Data pubblicazione: 12 novembre 2013 Ultimo aggiornamento: 18 febbraio 2015

30 commenti

#1
Foto profilo Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Gentile Flavia,
Trovo molto interessante il tuo articolo, completo ed esaustivo.

Approfitto della tua ospitalità per aggiungere un mio pensiero.

La problematica è molto complessa e sfaccettata e credo sia imputabile anche ad un'" erotizzazione precoce" del corpo femminile.

La società di oggi, promuove un’eroticità facile e continua, quasi tutto ha un contenuto, visibile o subliminale, di tipo sessuale.

I giovani, a volte anche i giovanissimi, si propongono spesso con "modalità sessuate":
sono spesso provocanti, aggressivi, richiedenti, seduttivi.....tutti elementi che nell' immaginario collettivo correlano con possibilità di successo sociale e lavorativo.

L' educazione emozionale/sessuale, che nel nostro paese purtroppo non è obbligatoria, potrebbe formare ed informare i giovani sul reale significato di "scambio" della sessualità, arginando i frequenti agiti sessuali, scevri dal coinvolgimento ed arricchiti da guai sessuali ....

Uno degli obiettivi dell' educazione sessuale, dovrebbe essere quello di restituire al corpo la sua bellezza, unicità ed integrità, esaltando il giusto compromesso tra l' "esposizione ( media, FB, vita online, esibizionismo, sexting, prostituzione..)e la riservatezza", elemento orami in estinzione, valore aggiunto al' upintimita.

L’amore per il corpo, il rispetto, sono elementi per una “sana identità”, argomentazioni spinose se trattate in età adolescenziale, luogo simbolico di attacco acuto e modificazione del corpo.

Un saluto caro.
Valeria



#2
Foto profilo Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Però credo che ci siano un pò troppi aspetti mischiati insieme.
Innanzitutto c'è la trasgressione rispetto alla repressione legata alla sessualità.

Manca la prostituzione maschile, in tutta questa riflessione, e sappiamo che esiste anche quella minorile maschile. Come mai tutta questa attenzione per quella femminile? Non c'è una vena di sessismo che si manifesta in questo modo? ;)

E non credo dobbiamo dimenticarci che *la prostituzione* esiste da tempi biblici e fa parte della storia dell'uomo.
Che il sesso e la sessualità possa essere merce di scambio è parte della storia dell'umanità.
Così come è facile *reprimere* l'essere umano nella sfera sessuale, proprio per la complessità dell'argomento.

C'è poi la questione che la cultura considera *bambini* gli adolescenti, quando madre natura li rende sessualmente attivi dal momento in cui i maschi hanno erezioni e le femmine hanno attivato il ciclo della fertilità.

Che ci sia immaturità mentale è un conto, ma la natura non segue le leggi umane.

Mia nonna si sposò a 14 anni con uno di 21... Quanti dei nostri nonni erano appena 18enni quando si sono sposati?
Ci sono tante culture, diverse dalla nostra, che permettono i matrimoni a 14\16 anni.

Ma davvero il mondo è così diverso?
Sinceramente io ricordo che alle medie già si parlava di sesso, e qualche compagna delle medie già aveva il fidanzato. C'era chi spiava i fratelli più grandi quando si chiudevano in stanza.
La mia prima polluzione notturna credo fu verso gli 11 anni.
Dato che *l'educazione sessuale* era tabù a casa, l'educazione sessuale la facevano i compagni di scuola, gli amici. E quelli più avanti erano quelli con frateli maggiori.

Insomma, io non vedo un mondo molto diverso dal mio, solo che oggi si hanno altri mezzi.
Vogliamo parlare del traffico di cataloghi postalmarket? O dei filmini super8? O del gioco della bottiglia o del gioco del dottore?

Certo, il fenomeno era meno diffuso rispetto ad oggi, ma solo perchè non c'erano i mezzi tecnologici di oggi.
Le pulsioni son sempre quelle... Freud ci ha insegnato che esiste una vita sessuale già dall'infanzia... è solo la morale e l'educazione, spesso repressiva, che non ci fa vedere una realtà che esiste.

Forse sbaglio, ma non credo che le cose siano molto distanti dai miei tempi. Si sanno di più le cose, ma sempre quelle sono.

#3
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Dr.ssa Flavia Massaro

Infatti ho parlato di prostituzione, non di "legittimità" o meno delle pulsioni naturali e di repressione della sessualità.
La prostituzione esiste da sempre e lo sfruttamento della prostituzione è il non-mestiere più antico del mondo, su questo siamo d'accordo, ma il punto qui è un altro.
Certamente poi c'è anche la prostituzione minorile maschile, così come sono anche maschi quelli che acconsentono a scattarsi foto o riprendersi producendo materiale pedopornografico da inviare in genere ad adulti che li ricompensano con ricariche del
cellulare.
Gabriele Paolini è stato appena arrestato proprio perché ha mandato a sviluppare dal fotografo (che ha chiamato i carabinieri) foto porno di sé stesso con due adolescenti maschi.

La differenza rispetto a un tempo è la diffusione di un fenomeno alla portata di chiunque e che non trova ostacoli nella mente di alcuni individui immaturi perché ancora in crescita, proprio perché assolve alle funzioni di cui ho parlato: non solo economiche, ma anche e forse soprattutto psicologiche.
Sono i danni della bassa autostima e dell'assenza di adulti autorevoli e attenti, compresi i professori e il personale non docente di quelle scuole in cui avvengono certe cose.

#4
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Dr.ssa Flavia Massaro

Cara Valeria,

ci si può chiedere che genere di adulti diventeranno non solo e non tanto queste ragazzine, ma quei maschi loro coetanei che ritengono normale pagarle e addirittura organizzare giri di prostituzione non rendendosi minimamente conto del fatto che si tratta di un reato da sempre appannaggio della criminalità organizzata e frutto di una certa mentalità altrettanto criminale.

Probabilmente quelli che sono stati scoperti e individuati avranno modo di rifletterci dal carcere minorile.

#5
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Dr.ssa Valeria Randone

Cara Flavia,
La sessualità mercenaria e il mestiere più antico del mondo, quella minorile è un atroce reato, per chi lo pratica e chi lo incentiva.
I segni rimarranno indelebili e non solo a livello di fedina penale.....
Viviamo in un' epoca di stalker, femminicidio, disturbi dell' affettività e sessualità ...e di coppie e famiglia in crisi perenne.
Il lavoro da fare è duro, costante e si dovrebbe partire dall' asilo, forse nel tempo si potranno raccogliere i frutti di un' " educazione al' amore ed al rispetto" .
Noi, come Sia, stiamo lavorando su un progetto, direi arduo, su scala nazionale per la diagnosi precoce dello Stalker e la sua possibile prevenzione e cura.
Forse negli anni, si otterranno i primi risultati

#6
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Dr. Fernando Bellizzi

Però Flavia,

scusa, ma trovo questo discorso un pò a senso unico, o almeno è solo una parte del fenomeno.

*Come cresceranno questi adulti?*
E chi può dirlo? La psicologia non è predittiva e non mi risultano ci siano regole predefinite. Dipenderà da come il soggetto elaborerà l'esperienza.
Ci sono soggetti deboli, passivi, ma ci sono anche soggetti attivi e forti.

Forse cresceranno come tante ex-mercenari del corpo che sono accanto a noi e che non sappiamo che hanno esercitato la più antica non-professione.

Il fatto che la nostra professione ci porti ad entrare in contatto con persone che hanno avuto un trauma, non vuol dire che la totalità delle persone che hanno fatto quell'esperienza siano traumatizzati.

La resilienza c'è, le risorse personali anche, ma soprattutto le differenze individuali.

Avere avuto un'esperienza può portare al ripetere dell'esperienza, ma anche al riparare l'esperienza ed al suo opposto.

Dobbiamo parlare anche di chi ha tutte le condizioni favorevoli e cresce male... questi dove li mettiamo?

Io sono del 1970. Negli anni 80 nasceva il porno. Mi ricordo tutti i discorsi che dipingevano il mondo del porno come fatto da maschi cattivi che drogavano le donne per costringerle a fare ciò che non volevano.
Vero, ma era una parte della realtà.
Poi venne Cicciolina & Co. ed il suo fatturato di 7 miliardi l'anno.

Ti posso raccontare della prostituta angosciata dal fatto che il tempo passa inesorabilmente e che quindi il giro cala.

Se vai ad Amsterdam al museo del sesso troverai delle foto di inizio '900 a carattere *porno*...

"nihil novi, sub soli" ovvero, "niente di nuovo sotto il sole".

#7
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Dr.ssa Flavia Massaro

Qui però parliamo di minori, non di persone adulte, il che costituisce una differenza sostanziale.

Riguardo alle conseguenze non mi preoccupano eventuali "traumi", ma il peggioramento di preesistenti condizioni e disturbi psicologici non curati che hanno portato queste ragazzine a vendersi (dai disturbi di personalità e dell'attaccamento, alla bulimia, alle dipendenze che in certi casi cercano di finanziare prostituendosi, fino a tutto ciò che attiene al disagio psicosociale e familiare e al rapporto patologico con il proprio corpo).

Più di tutti però mi preoccupano i ragazzini che pagano le compagne e quelli che organizzano il giro.
Che uomini diventeranno?
Sono gli stessi che non sono in grado di recepire un "no" o di rendersi conto che una ragazzina ubriaca non è in grado di prestare il proprio consenso a un rapporto sessuale (oltretutto con più ragazzi), come è accaduto a Modena:
http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2013/10/20/news/chiusa-in-ba

Ma sono anche quelli che, presenti alla festa, assistono a cose del genere e non arrivano neanche a domandarsi se non stia succedendo qualcosa che non va.
Empatia zero.

#9
Foto profilo Dr.ssa Chiara Lestuzzi
Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Fernando,
non sono d'accordo che le cose non siano molto cambiate rispetto al passato. Anche Romeo e Giulietta erano adolescenti, ma all'epoca la vita media era poco più della metà di adesso, quindi ci si sposava e si procreava prima. Nell' '800 una ragazza nubile a 25-30 anni era considerata zitella. Ai tempi di tua nonna (e dei miei nonni e bisnonni) molti -soprattutto nelle campagne e nei ceti sociali più bassi- si sposavano prima dei 20 anni. Ma erano tempi in cui la scolarità si fermava alle scuole elementari (se non prima) e molti cominciavano a lavorare a 10-11 anni, diventando di fatto adulti prima. E chi restava incinta (generalmente comunque succedeva nell' ambito di una relazione amorosa) di solito si sposava e accudiva i figli. Comunque (anche se ragazza-madre, come si diceva), si assumeva le sue responsabilità, andava a lavorare per mantenere i figli, oppure -se sposata- si occupava della casa (e dell'orto, del pollaio ecc...) mentre il marito andava a lavorare.
Le ragazzine di cui parlaimo noi sono liceali viziate che non si sognano nemmeno di lavorare, che hanno rapporti sessuali non per amore ma per sport o per avere dei soldi per andare al concerto o per pagarsi la ricarica del cellulare o per comprarsi il vestito, l' accessorio, il telefonino all'ultima moda. Non sono diventate precocemente adulte, sono al contrario immature e assolutamente prive di senso di responsabilità. Sono persone che non hanno progetti a lungo termine (studio, professione qualificata...) ma vivono alla giornata. E l'evoluzione la possiamo anche vedere: la mamma che mandava la figlia a "lavorare" per poi comprare i biglietti del concerto, probabilmente sarà stat coì a suo tempo.

#10
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Dr. Fernando Bellizzi

Però Chiara,
un conto è la natura ed un conto è la legge.
Distinguiamo le due cose.
In USA una ragazza è minorenne fino ai 21 anni, da noi è donna ai 18. Un americano, in Italia, che fa sesso con una 19enne è un pedofilo?

Che siano (o possano essere) immature mentalmente è un conto, e che il corpo generi un istinto è un altro. La natura, e qui parli tu da medico, nel momento in cui ti rende fertile come donna, ti rende anche sessualmente attiva. O no?
I peli nascono nel momento in cui la natura ti rende sessualmente attivo\a? O no?
Nel momento in cui io maschio ho una polluzione notturna (natura) sono o non sono sessualmente attivo?

Che poi io madre per X motivi ti veda puro\a ed assessuata\o... è un problema di genitori che non fanno educazione sessuale quando dovrebbero...

Ma non è la parte biologica. Il corpo dice altro. Correggimi se sbaglio, ma correggimi da medico, non da mamma di adolescenti.

Poi c'è l'educazione e la società, che però è un altro discorso... quella è cultura che può essere più o meno *contro*natura.

Daltronde due adolescenti coetanei che fanno sesso sono quindi due pedofili?

Poi c'è una situazione che m'incuriosisce: ma se io 16enne mi faccio delle foto nature e le distribuisco, senza niente in cambio (per puro narcisismo), sto producendo materiale pedopornografico e quindi sono arrestabile?

Chiarire questi punti, serve anche a far conoscere meglio sè stessi ed evitare anche turbe mentali successive: se ho delle pulsioni sessuali ed ho 14 anni (e sto quindi avendo un naturale sviluppo sessuale, secondo il divino disegno, ove vogliamo includere aspetti religiosi), ma vengo colpevolizzata\o per una cosa che non dipende da me, come la mettiamo?

Da una parte è da ringraziare questa educazione repressiva e colpevolizzante, altrimenti non ci sarebbe lavoro per gli psicologi oggi!

Le ragazzine si prostituiscono ed i ragazzini pagano, o i ragazzini si prostituiscono con Paolini? E' quello che vedono in giro.

Ancora mi ricordo la faccia di mio padre quando a 10 anni in macchina gli chiesi: "ma che vuol dire figlio di p.tt..a che cosa è una p.tt..a". Già avevo capito qualcosa, chiedevo solo conferma. Meno male che non eravamo in autostrada... forse non ero qui a raccontarlo! :)

#12
Foto profilo Dr.ssa Flavia Massaro
Dr.ssa Flavia Massaro

Mi sembra che di “educazione repressiva e colpevolizzante” ormai non ci sia più traccia da decenni, eccezioni a parte, ma c'è anzi una mancanza di regole e limiti dovuta all'assenza del Padre, figura oggi spesso sbiadita e riluttante ad esercitare il proprio ruolo in adolescenza.

Dove sono i padri delle ragazzine delle quali le cronache stanno parlando?
Ma anche quelli dei ragazzini, che al massimo mettono a loro disposizione i preservativi per prevenire conseguenze indesiderate, ma non si domandano cosa pensino e come vivano i propri figli, o magari se lo domandano di punto in bianco pretendendo di avere una qualche autorità o autorevolezza dopo anni di assenza sul piano psicologico.

Di conseguenza i ragazzini fanno "quello che vedono in giro", come hai detto anche tu, perché non hanno filtri adeguati con i quali leggere la realtà e nemmeno punti di riferimento con i quali confrontarsi, né hanno un padre che possa intervenire esercitando il proprio ruolo normativo e di contenimento che è così importante nell'adolescenza dei figli.

#13
Foto profilo Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Ma perchè credere che i padri siano migliori dei figli?
Perchè non partire dal presupposto che alcuni padri abbiano trasmesso questi valori? Perchè non partire dal presupposto che alcune persone abbiano questi valori?
Noi mica dobbiamo giudicare o scandalizzarci, semplicemente comprendere.
Come intervenire? Se richiesto sulla base della domanda, ma finora non mi pare ci sia richiesta di aiuto... o sbaglio?

#14
Foto profilo Dr.ssa Flavia Massaro
Dr.ssa Flavia Massaro

Padri e figli non sono sullo stesso piano: i padri sono adulti e hanno una grande responsabilità educativa verso i figli.

Riguardo alla capacità di elaborare una domanda d'aiuto: un adolescente può non essere in grado di capire che qualcosa non va, perché non è un adulto ed è un soggetto immaturo per definizione.
Anche non considerando l'età dell'individuo sappiamo che esistono situazioni problematiche e patologiche perfettamente egosintoniche, che non creano alcun disagio soggettivo pur essendo gravi.


#15
Foto profilo Dr.ssa Chiara Lestuzzi
Dr.ssa Chiara Lestuzzi

@Fernando:
Non hai capito il mio messaggio. Tu citi i tuoi nonni che si sono sposati giovani e io ti dico che era un'epoca in cui si diventava adulti prima (anche se allora la maggiore età era fissata a 21 anni), nel senso che a 13 anni molti già lavoravano (da noi a 10 anni i bambini venivano spediti in Germania a fare la stagione come muratori) e contribuivano al mantenimento della famiglia (come in gran parte dell' India e di altri paesi del terzo mondo).
Non ho mai fatto una questione di legge e di numeri. Dico che uno è adulto quando si assume le sue responsabilità (chi restava incinta (generalmente comunque succedeva nell' ambito di una relazione amorosa) di solito si sposava e accudiva i figli. Comunque (anche se ragazza-madre, come si diceva), si assumeva le sue responsabilità, andava a lavorare per mantenere i figli, oppure -se sposata- si occupava della casa (e dell'orto, del pollaio ecc...) mentre il marito andava a lavorare.)
E -soprattutto- qui non si parla di attività sessuale più o meno precoce nell'ambito di una relazione amorosa (la mia collega, quando la figlia dodicenne ha cominciato ad avere il moroso ha comprato un po' di preservativi, ha preso una bottiglia di birra vuota e le ha spiegato come si usano). Qui si parla di ragazzine che si prostituiscono con coetanei e con adulti e non lo fanno (come poteva essere durante la guerra o nel primo dopoguerra) perché spinte dalla fame e dalla miseria, ma per motivi assolutamente futili.
Un ventenne che fa sesso con la fidanzata sedicenne non è un pedofilo. Neanche il prof Humboldt ammaliato da Lolita (e che per lei si rovina la vita) è forse un pedofilo, ma il cinquantenne che accompagna la figlia sedicenne alla festa e poi va a letto con una quattordicenne pagandola 200 euro...

#16
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Dr. Fernando Bellizzi

Flavia,

se da una parte mi trovi d'accordo sul discorso generale, la pratica professionale m'insegna che lo stereotipo serve ma fino ad un certo punto. Che siano tutti immaturi per definizione, ok, ma poi bisogna scendere nello specifico e vedere il grado di immaturità.

Esistono anche i famosi "cargo battenti bandiera liberiana" che di liberiano hanno solo la bandiera.

Poi possiamo pure filosofeggiare, ma basta leggere notizie come questa per darsi semplicemente la risposta:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/11/15/Escort-nasconde-500-mila-euro-guadagni_9627805.html

Rita Levi Montalcini nascondeva guadagni per 500 milioni, essendo l'eccellenza della nobiltà d'animo?

E poi, ben vengano i trasgressori: vuol dire che esiste la libertà di scelta. E trasgredire non è patologico.

Esiste una pluralità di modelli di vita, che, personalmente, ritengo abbiano un valore nel momento in cui sono frutto di una scelta. Anche essere costretti ad essere perfetti è "patologico", o forse, "patogenico".

E se per caso la piccola donna fertile decidesse a 18 anni (21 in altri paesi) di continuare a fare la escort? La rinchiudiamo in manicomio perchè il trattamento correttivo non ha funzionato?
Oppure a 18 anni ed un giorno, essendo diventata adulta e matura, le facciamo una "standing ovation": sei guarita, per legge! :)

Le situazioni egosintoniche sono un problema per gli altri non per sé stessi, altrimenti, per definizione, non sarebbero egosintoniche.

Poi quanto l'imporre un modello diverso sia la manifestazione di egosintonicità dell'intolleranza alla diversità altrui o al libero arbitrio altrui che compie scelte diametralmente opposte alle nostre, non lo consideriamo? ;)

Come dice qualcuno, anche la normalità può essere espressione di patologia.

Poi perdonami, ma percepisco un pò di confusione.

La prostituzione di per sè, non è patologica. Almeno non mi risulta ci sia un "disturbo di prostituzione".
Ci sono disturbi della condotta sessuale, ma un comportamento per essere definito disturbo deve avere come connotato la sensazione del "fuori controllo" o "compulsivo", cosa che nel caso di specie non mi sembra proprio ci sia.

Poi, ovviamente se il discorso serve a mantenere quell'idilliaca versione di innocenza e di immaturità per legge applicabile a tutti, e, chi non si adegua è malato mentale o peccatore, allora il discorso è altro.
E qui entra in gioco il "virtuale" rispetto al "reale" e la contradittorietà dei messaggi.

Alcuni psi hanno fatto questa riflessione sul fenomeno prostituzione. http://www.psicolinea.it/costume/prostituzione/

#17
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Dr.ssa Flavia Massaro

Fernando, mi sembra che la confusione la stia creando tu inserendo nel discorso altri temi dei quali nell'articolo non ho affatto parlato.
L'argomento è l'utilizzo del corpo da parte di adolescenti che si vendono o comprano prestazioni sessuali di altri adolescenti.
Chiaramente come psicologi, come insegnanti, come servizi sociali (e sistema giudiziario) o semplicemente come adulti consapevoli ci si può occupare e preoccupare dei minori con uno spirito diverso da quello che si avrebbe nell'occuparsi di soggetti molto più adulti.
Sono ambiti diversi.
Il minore in quanto tale non ha ancora la piena responsabilità di sé stesso, né la piena capacità di autodeterminarsi.
Che poi quello dei 18 piuttosto che dei 21 anni come limite della minore età sia una convenzione sociale è inevitabile, perché un limite va fissato.

Il fatto poi che molti disturbi o vere e proprie patologie mentali siano egosintonici non significa che non siano gravi o che non esistano.
I Disturbi di Personalità sono egosintonici e possono essere gravissimi.
Molte anoressiche vivono uno stato di perfetta "egosintonicità" della propria malattia.
Molti psicotici (in particolare gli schizofrenici paranoidi) ti direbbero che loro sono perfettamente sani, sei tu quello che non capisce.

Questo significa che quando un individuo è malato o ha grosse difficoltà non sempre se ne rende conto: un adolescente alcolizzato può ritenersi perfettamente "normale", se magari ha un genitore alcolista e quindi sta solo copiando quel modello, ma non significa che non abbia alcun problema anche se non chiede aiuto, perché questo significherebbe mettere sotto accusa e svalutare il modello genitoriale ecc.

Una volta gli adulti avevano molti meno problemi a prendere posizione con un bambino o ragazzino che sbagliava e a farglielo notare (anche poco delicatamente), oggi sembra che alcuni adulti siano terrorizzati dall'idea di dover insegnare qualcosa ai più piccoli e che non riescano a capire che i loro figli o i ragazzini in generale non sono sul loro stesso piano, che non si tratta di loro pari.
Da qui nascono tanti problemi e il disorientamento dei più giovani, che non trovano né punti di riferimento né adulti in grado di dire loro cosa è giusto e cosa è sbagliato fornendo modelli sui quali i ragazzini ragionino per crearsi a loro volta le proprie convinzioni.

#18

Mi inserisco nella discussione per dare un piccolo contributo, considerando che ho a che fare con generazioni di adolescenti da circa 36 anni, ormai, prima come docente, e da alcuni anni come psicologa/psicoterapeuta. Seguo progetti extra scolastici che mi confrontano con gruppi numerosi di ragazzi, dai 14 ai 19 anni. Insomma, un po' credo di averli conosciuti. L'analisi che fa Flavia ha un riscontro sul 'campo'; genitori spesso latitanti, che danno materialmente ma non ascoltano, e che, soprattutto, non mettono un limite, un confine, che non sono capaci di dire un 'no' motivato soprattutto dalla loro autorevolezza. Quei no che aiutano a crescere sono un ricordo e mi pare che i risultati stiano sotto gli occhi di tutti. Non è' retorica, ne', tanto meno, nostalgia per i 'bei tempi andati', ci mancherebbe! - anche perché belli non erano, i tempi, voglio dire- ma e' una riflessione che scaturisce dall'osservazione quotidiana con gli adolescenti e i loro genitori. La cultura del limite, questo credo che dovremmo davvero recuperare!

#19
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Dr. Fernando Bellizzi

Ok Flavia,

se non ho capito, mi scuso.

> L'argomento è l'utilizzo del corpo da parte di adolescenti che si vendono o comprano prestazioni sessuali di altri adolescenti.

Ok. Dove sta la patologia nella prostituzione e nella compera di prestazioni sessuali?
E' solo l'imitazione di ciò che vedono fare ad alcni adulti, che vedono in televisione... insomma, ciò che è, in parte, intorno a loro.
Le olgettine, Ruby,...

Ma hanno anche Rita Levi Montalcini, Madre Teresa...

Alcuni scelgono un modello, altri uno diverso.

Manca il controllore o il recinto e sono allo stato brado?
Si comportano secondo natura e non secondo canoni convenzionali?

Se così, io li definisco maleducati, non malati. :)
Al massimo impreparati.

Ma attenzioni, che a vederli malati si deresponsabilizzano.
Poi, e facciamo un analisi testuale, mentre Elisabetta vede
"gruppi numerosi di ragazzi, dai 14 ai 19 anni." tu Flavia vedi "ragazzin..." 16 volte; solo adesso in quest'ultima replica, vedi "adolescenti".

Alla replica 7, poi c'è un passaggio simpatico che spiega i nostri punti di vista diversi.

"i ragazzini che pagano le compagne"
"ragazzina ubriaca non è in grado di prestare il proprio consenso a un rapporto sessuale (oltretutto con più ragazzi)"

Come mai questi ultimi non sono "ragazzini" ma sono diventati maschi adulti cattivi e predatori? ;)

Scusa Flavia, io non avrò capito molto di cosa si parla, ma se continui a vedere solo *ragazzini* invece di ragazzi dai 14 ai 19 anni, credo che anche tu abbia frainteso qualcosa.

P.s.: io i miei 14/19 anni li ho passati anche ai Parioli... la differenze tra allora (1984/89) ed oggi è fondamentalmente che non c'era internet, e scattare foto costava tanto.
Però si condivideva, a parole, ma si condivideva.
A scuola da me non si faceva sesso nei bagni, nè si fumava (c'era la suora al pianerottolo); ma narra la leggenda che qualcuno consumasse nello spogliatoio della palestra, tant'è che ad un certo punto si andava accompagnati dalla suora nello spogliatoio.
Poi, quando uno dei compagni fece un commento e la suora divenne di tutti i colori dell'arcobaleno, da allora ci accompagnava l'istruttore.
Le foto giravano, ma erano sotto forma di "Le Ore" o "Catalogo Postalmarket". Il fornitore di "Le Ore" [pubblicazione hard V.M.18 acquistabile in edicola da chiunque] fu rimproverato dal padre con un "almeno uno lasciamelo, e sta attento che se tua madre se ne accorge divorziamo".
Alle medie, scuola statale però, un amichetto aveva avviato la vendita delle mutande della sorella più grande... al terzo paio scoppiò il finimondo ed i suoi giovani pruriti imprenditoriali finirono a suon di ceffoni non appena i genitori se ne accorsero. (non abbiamo mai saputo se la sorella quindicenne fosse consenziente o meno).

Alcuni sapevano di star facendo qualcosa di sbagliato, altri sapevano che non dovevano farsi vedere dagli adulti.

#20
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Dr.ssa Flavia Massaro

Certamente 20 anni fa alcune cose erano uguali ad oggi, ma in quello che racconti però non vedo la parola prostituzione e non sto nemmeno dicendo che è tutto inedito.
Non c'è nessuna ambiguità linguistica in ciò che ho scritto, come si legge nell'articolo che ho linkato la ragazzina minorenne ha 16 anni, i ragazzi, maggiorenni, ne hanno 18 (tranne uno di 17):

"Chiusa nel bagno e violentata a turno da cinque ragazzi, quattro di diciotto e uno di diciassette anni. Lei, modenese di sedici anni, era stata ubriacata, un drink dietro l’altro durante una festa con una trentina di ragazzi di alcune scuole superiori della città".

Per quanto riguarda gli episodi dai quali ho preso spunto si parla addirittura di scuole medie e nemmeno solo di superiori.

Sono ragazzini che purtroppo scimmiottano quello che vedono nel mondo degli adulti in assenza di qualcosa che li freni , ma la differenza fra chi lo fa e chi non lo fa non può non essere un rapporto disturbato con il proprio corpo - che secondo me è presente ad ogni età, quando parliamo di prostituzione, ma chiaramente l'aiuto si può e si deve dare ai minori in quanto tali e non ai maggiorenni se non lo richiedono.

#21
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Utente 219XXX

Discussione interessante. Secondo me manca però un riferimento al rapporto che queste ragazze che si vendono hanno con loro stesse. Una ragazza che si prostituisce nei bagni della scuola o con dei clienti adulti verrà trattata di conseguenza. Dovrà subire offese ed essere considerata una facile, una da "una botta e via", per riferirmi al linguaggio adolescenziale. In poche parole una ragazza che "sceglie" questo tipo di vita non deve avere una grande stima di se stessa.

#23
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Dr. Fernando Bellizzi

Un amico ha prestato servizio presso una comunità di anziani.
Ricorda ancora la sora Maria che si raccontava "io ero la prostituta del paese. Dopo la guerra sola, senza terre, senza marito; avevo la *a**e*a e vendevo quello".
Io ho conosciuto un'imprenditrice dell'hard, nonchè gestore di hotline: t'assicuro che non aveva problemi con il corpo ma un idea ben precisa di business. E gli operatori della hotline erano tutt'altro che disturbati, ma anzi qualcuna era innocente mamma di famiglia che vendeva sesso telefonico (e basta).

C'è una visione un pò stereotipata della prostituzione e volerla vedere per forza come patologia, è limitante.
Esistono anche esercenti della prostituzione che non finiscono dallo psicologo o dagli assistenti sociali e che gestiscono diversamente la questione.

Sesso = potere; Sesso = Piacere; Sesso = denaro.

Esistono anche persone che adottano coscientemente il modello "una botta e via" e ritengono le unioni stabili sancite ex-legge (sia civili che religiose) come una forzatura.

Esistono anche ragazze che scelgono questi stile di vita ed hanno una forte stima di sè... basta guardare la televisione, e prendere spunto dalle Olgettine: alcune scappavano nascondendosi, altri erano ben fiere di essere "olgettine"...

Il modello "si sposarono e vissero felici e contenti e furono virtuosi non vale per tutti", e credo perda anche del valore essenziale se viene usato per giudicare e tacciare di patologico chi non si adegua ad esso.

#24
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Dr.ssa Flavia Massaro

La signora oggi anziana aveva un problema di sopravvivenza, e possiamo solo immaginare quanto abbia sofferto in quella situazione di povertà estrema e solitudine.
L'imprenditrice è un'imprenditrice e non un'operatrice e le operatrici telefoniche sono semplicemente al telefono, ci mettono solo la voce.

Ci sono persone che hanno seri problemi di relazione e che adottano modelli che escludono un impegno perché non ne sono capaci, ma le razionalizzazioni che utilizzano per giustificare una non-scelta sono solo scuse e se analizzi da vicino la loro storia e quello che pensano davvero ne esce tutt'altro.

Riguardo a certo modelli, chi è fiera di non avere altro che la propria fisicità da vendere ha più di un problema!

#25
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Dr. Fernando Bellizzi

L'imprenditrice viene dal porno e dalla prostituzione e si è riciclata dato che ormai i pochi fedelissimi, per sopraggiunti limiti d'età non era sufficienti a garantirle lo standard di vita base, cioè quello standard necessario a gestire un certo patrimonio immobiliare.

Flavia, continui a prendere a parametro solo quelle che hanno un problema.

Gli studi sulla resilienza, in generale, nascono proprio dalla constatazione che persone che hanno vissuto un esperienza che in teoria doveva essere traumatica, non lo è stata. Ti posso assicurare che esistono mercanti del proprio corpo che dallo psicologo non ci vanno proprio e campano bene e soddisfatti.

Le persone che ti ho citato non sono state incontrate in contesti terapeutici, ed hanno tutte famiglia. La differenza alla fine la fa il conto in banca e quanto la loro posizione economica dipende dalla professione.

Però, scusa, visti i tassi di divorzio, se ci aggiungiamo i single, la coppia non mi sembra che sia un modello di relazione di successo. Anzi, sembra proprio che la monogamia sia causa di tanti problemi.

Comunque mi fermo qui, che mi sembra che ci siano dei bias non dichiarati e sinceramente trovo molto parziale la lettura dell'argomento. Avrai le tue buone ragioni, ma, per le informazioni che ho io, il mondo è molto più complesso di quello da te descritto. Concordo con quello che scrivi se riferito ad "alcune", se lo riferisci a "tutti", allora no.

#26
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Dr.ssa Flavia Massaro

Il fatto che ci sia un guadagno e una razionalizzazione del proprio comportamento non significa che tutto sia così pacifico.

Penso che in tutti questi casi sia presente un rapporto distorto con il corpo e che, come dicevo, non sempre chi ha dei problemi se ne rende conto. Il solo fatto di esercitare il mestiere più disprezzato del mondo, quello che nessuno vorrebbe per le proprie figli/sorelle/mogli (per non dire madri) e i cui titoli si utilizzano come insulto per offendere donne (e uomini) dice molto al riguardo.

Certamente in questo come in altri ambiti solo una parte minoritaria di individui chiede aiuto, ance perchè sono necessari degli strumenti culturali per farlo, ma questo vale per qualunque genere di disturbo o problema.

A volte è proprio chi ha la situazione psichicamente peggiore a non rendersene conto e a campare grazie all'equilibrio che si è comunque costruito.

#27

Proprio così, Flavia! Perfettamente d'accordo. Sottolineo l'ultima cosa che hai detto e cioè che chi sta peggio, generalmente non accede a un servizio psicologico/ psicoterapeutico, perché manca della più elementare consapevolezza di se' è del contatto con se stesso. Lo vediamo con i disturbi di personalità, talvolta con gli invii'forzati' , con alcune psicosi...per non parlare del resto! Stare bene e credere di star bene non sono la stessa cosa. Chi mercifica il corpo non credo che abbia molto rispetto di se stesso come persona. Separare il corpo dalle emozioni e dai sentimenti sembra riproporre la stessa dicotomia cartesiana che, mi pare alla luce delle nuove scoperte, sia stata superata. Qualcuno potrà dire che il denaro da' valore a una prestazione, fosse anche di questo tipo? La mia domanda e' un po' provocatoria, ovviamente!

#29
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Ex utente

gentile dr.Massaro,chi le dice che le ragazzine che si prostituiscono ed i ragazzini che acquistano il sesso sia soggetti da riabilitare?L'articolo inizia con:"negli ultimi anni",a me risulta che la prosituzione esista dall'alba dei tempi ed il resto dell'articolo secondo me è retorica,un voler sempre cercare la patologia per non ammettere che esistono persone semplicemente prive di valori.A mio parere queste giovani si vendono per farsi la bella vita così come i ragazzini comprano per avere sesso facile,punto.E non c'è alcuna patologia,se ci fosse una patologia dietro un comportamento scorretto saremmo tutti chiusi in manicomio.
cordilamente

#30

Il contributo dell'Utente 325393 apre una questione davvero interessante che provo a riassumere con una domanda: la mancanza di valori si accompagna alla patologia o la esclude? Una persona che potremmo definire 'amorale' e' un soggetto patologico? Se provo a considerare un comportamento nella ' norma' come capacità di adattamento alle regole di una società, qualsiasi deviazione risulterebbe patologica. D'altra parte, un soggetto mediamente equilibrato sa come conciliare le esigenze individuali con quelle sociali, un soggetto disturbato può avere difficoltà nella lettura della realtà. Credo che una risposta univoca, comunque, in un senso o nell'altro, non sarebbe esaustiva ne' significativa, anche se il confronto su questo argomento sarebbe interessante.

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