I pensieri ossessivi possono diventare reali?
Nelle sessioni precedenti abbiamo parlato di trappola delle ossessioni, evidenziando come i pensieri ossessivi possano nascere dal nulla partendo da una semplice ipotesi priva di un reale fondamento con la vita emotiva di chi la produce. Successivamente, parlando di rimuginazione ossessiva abbiamo descritto in quali trappole ci si imbriglia nel tentativo illusorio di risolvere le dinamiche di questo pensiero e di come più si tenta di trovare una soluzione mentale più si complica il problema.
Si può credere alle proprie ossessioni?
Ma un’altra trappola nella quale l’ossessivo cade è quella di credere al contenuto della sua ossessione. C’è chi, nonostante non riesca a liberarsi dalla sua rimuginazione, è consapevole dell’assurdità e dell’irrazionalità di essa e, quindi, il suo disagio è solo quello della presenza di un pensiero non desiderato, in molte occasioni, invece, il portatore di questo ne rimane spaventato animato dall’idea che se ha prodotto un tal pensiero, forse, una motivazione profonda ci sarà, “e se volessi farlo davvero?” “e se fosse reale?” costruendo un'ossessione sull’ossessione! E più questo pensiero non è conforme con la propria morale più questo spaventa. Ma chi ne rimane spaventato non riesce a vedere che è proprio qui la chiave di lettura in grado di confermare che non si tratta di un desiderio o di una pulsione reale che si vorrebbe davvero mettere in atto.
Proviamo a fare un esempio. Un pensiero ossessivo del tipo: “e se facessi del male a qualcuno”? Tende, ad una certa categoria di ossessivi, a sembrare così reale al punto tale da evitare, addirittura, l’oggetto del suo pensiero aggressivo nel timore di metterlo in atto, ed ecco che altre forme di rimuginazioni prendono origine “se l’ho pensato allora, voglio farlo davvero” “se voglio farlo sono una persona cattiva” “che razza di figlio o padre o madre sono se faccio di questi pensieri?” Animato, probabilmente, da un idea o credenza di fondo molto radicata del tipo: “certe cose non si devono pensare”!
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Cosa succede nella mente dell'ossessivo?
La riflessione che l’ossessivo non riesce a fare, impegnato a risolvere la sua complicata equazione mentale o accecato dalla paura, è che più il pensiero lo spaventa più sarà improbabile che possa essere realizzato. La paura provata da quell’idea rappresenta proprio il messaggio che evidenzia che essa nulla ha a che fare con delle reali intenzioni.
Provate ad immaginare uno psicopatico che mette in atto un’azione violenta verso qualcuno, pensate che si imbatta in una serie di rimuginazioni mentali animate dalla paura dell’idea di quello che sta per fare? Se lo pensate siete in errore ed avreste bisogno di un approfondimento della letteratura in merito. Lo psicopatico non solo agisce di impulso ma, il più delle volte, è convinto della giustezza del suo atto violento, vissuto come la cosa più giusta verso qualcuno che lo meritava davvero. Ma non occorre essere psicopatici per non essere spaventati da un’azione che si ritiene corretta secondo la propria morale o i propri reali desideri. Se siamo davvero intenzionati a commettere un’azione che riteniamo giusta secondo la nostra filosofia di vita non ne siamo spaventati ma, in certe occasioni, ne saremmo addirittura eccitati.
L’ossessione di essere un pedofilo, ad esempio, è spesso aggravata da quella che abbiamo già definito l’ossessione sull’ossessione, ossia da un pensiero del tipo: “se questa ossessione fosse vera”? Dimenticando, o meglio, non essendo a conoscenza del fatto che un pensiero pedofilico al vero pedofilo non spaventa affatto, al contrario ne è eccitato mentre la sua vera preoccupazione sarebbe quella di come mettere in atto i suoi impulsi senza subire conseguenze legali (e il più delle volte non compare nemmeno tale preoccupazione).
L’ossessione, in definitiva, se ci spaventa ci sta già segnalando che non è reale, che mai la realizzeremmo e più ci spaventa più ci sta garantendo che non fa parte del nostro sistema morale. C’è di più: certe ossessioni possono addirittura nascere da un desiderio totalmente opposto dal loro contenuto. Si può amare così tanto una persona che il timore di perderla fa scaturire l’ossessione di abbandonarla gettandoci in confusione. “amo così tanto la mia ragazza che mai vorrei lasciarla, non so come farei senza di lei, starei male se la lasciassi, chissà come mi sentirei se lo facessi davvero! Mio Dio perché penso queste cose? Allora potrei anche farlo? Ma se penso che potrei farlo allora c’è qualcosa che non va"? Ed ecco che una sequenza apparentemente logica ma irrazionale da il via ad un'ossessione insostenibile. È così vale per i pensieri aggressivi.
In conclusione, contrariamente al senso comune dell’ossessivo, il suo pensiero disturbante non solo gli ha comunicato, attraverso la paura, che mai sarà attuato ma che, forse, il suo sistema morale lo spinge proprio verso un'idea opposta.
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