Sogni, emozioni ed incubi. Perché ci emozioniamo quando sogniamo?
“Senza dubbio il sogno è per lo spirito ciò che il sonno è per il corpo”
Christian Hebbel
Quello del sogno e del rapporto con le emozioni è un argomento affascinante, sia per i profani che per gli addetti ai lavori (psicologi, psichiatri, neurofisiologi, psicofisiologi, ecc.). Fin dall’antichità al sogno e ancor più ai sogni sono stati attribuiti significati diversi e complessi, affascinanti e misteriosi. Nonostante questo, ancora oggi nessuno può sostenere in modo convincente di conoscere le leggi che regolano e spiegano l’attività onirica. Quello che invece può essere sostenuto è che nel sonno l’attività mentale prosegue, generando pensieri ed immagini a forte contenuto emotivo. Le ultime ricerche di neurofisiologia sottolineano come la relazione tra memoria ed emozione sia probabilmente connessa alla vicinanza tra le sedi neuronali di queste due fondamentali funzioni psichiche. In parte, questo potrebbe spiegare come mai nel sogno gli eventi emozionali recenti si collegano a fatti depositati in memoria generando gli incubi.
I sogni, intesi come sequenza di immagini mentali che seguono una narrazione cronologica, avvengono praticamente più volte ogni notte. C’è una fase particolare del sonno, chiamata REM (Rapid Eye Movement, dai rapidi movimenti oculari che la accompagnano) in cui la probabilità di sognare è molto elevata (80%). Non è che nelle fasi non REM non c’è attività mentale, in quei momenti essa assume una forma diversa dal sogno, più simile ad un dialogo interiore (detta appunto “pensiero-simile”).
Relativamente alla tipologia delle emozioni contenute nei sogni è emerso come esse siano molto variegate. Ricercatori americani hanno evidenziato che, svegliando soggetti in fase REM, essi riportavano emozioni equamente suddivise tra positive e negative, dove le più frequenti erano gioia, eccitazione, ansia, tristezza e sorpresa. Diversamente, persone che hanno avuto recente esperienza di un trauma, tendono ad esperire con una cadenza maggiore stati affettivi negativi, in particolare terrore, impotenza, vulnerabilità. Perché questo accade?
Possiamo percorrere due possibili strade per rispondere a questa domanda, una di natura biologica l’altra di tipo funzionale. Relativamente alla prima tipologia di spiegazioni, i neurofisiologi sembrano attribuire all’amigdala l’origine di questo fenomeno. L’amigdala è una struttura situata negli strati più antichi del nostro sistema nervoso e connessa con molti siti cerebrali. Essa ha una funzione importante nel processamento emozionale, sia in stato di veglia che di sonno. In particolare sembrerebbe coinvolta nell’attivazione di collegamenti tra le tracce mnemoniche e le reazioni emotive che si verificano durante la fase REM, spiegando in parte il potente connotato emozionale delle immagini oniriche.
Tuttavia, come in ogni processo fisiologico, esiste un correlato funzionale; ovvero c’è un motivo, un’utilità, alla base del funzionamento del nostro “motore biologico”. Da tempo si ritiene che il sogno faccia parte del meccanismo di processamento emozionale: quanto accade di emotivo nella veglia, sia in forma reale che di pensieri o fantasie, entra in memoria a far parte di una rete associativa che trova nella fase REM del sogno una maggiore possibilità di espressione, essendo priva delle “restrizioni” che la mente attua rispetto ai pensieri negativi nella veglia. Il contenuto onirico sarebbe dunque una prosecuzione dell’attività emozionale raccolta nella veglia e già accumulata in memoria.
Il fine ultimo della rielaborazione emozionale che avviene durante la fase REM sarebbe quello di preparare agli stress, ai traumi, a far fronte alle difficoltà della vita, cioè in sintesi quello di provvedere alla manutenzione della salute emotiva. Per questo i sogni “terrifici” ci accompagnano con frequenza maggiore quando la nostra vita “reale” è più problematica, per aiutarci.