Quando il padre non "funziona"
Una recentissima ricerca riguardante 97 famiglie di bambini di 4-6 anni di età con ritardo dello sviluppo ha appurato che nei casi in cui il comportamento paterno si dimostri intrusivo, ovvero eccessivamente controllante nei confronti della prole, questa può mostrare ulteriori ritardi nell'acquisizione delle abilità sociali1.
Ciò avviene specialmente nei casi in cui l'intrusività paterna arriva a controllare anche l'intrusività materna, con conseguente influenza negativa sulle capacità della prole di regolare il proprio comportamento.
La suddetta ricerca tratta un aspetto specifico di un discorso che in realtà è molto più ampio, dato che la disfunzione paterna, pur da prospettive differenti, quella di genitori o quella di figli, può riguardare la totalità delle persone.
Senza dubbio l'intrusività o l'eccessiva presenza del padre come della madre non comportano alcun vantaggio; al contrario, ostacolano l'acquisizione e l'affinamento delle capacità di autonomia della prole.
In simili circostanze il genitore non fornisce un supporto equilibrato alla prole, a cui viene perciò a mancare il senso di sicurezza necessario per compiere autonomamente delle scelte e per imparare dai propri errori, con le relative conseguenze sulla formazione della propria personalità2.
Altrettanto dannosa è l'assenza genitoriale, specialmente quella del padre, che può essere fisica o mentale e che oggigiorno è assai diffusa, sia a causa del disconoscimento dei valori tradizionali sia perché spesso il padre non è più il pilastro principale della vita familiare.
Numerose ricerche continuano a confermare che coloro che non hanno avuto il corretto supporto da parte del proprio padre possono incorrere, in età successive, in vari problemi come ad esempio emotività inadeguata, aggressività, uso di sostanze3, disturbi psicosomatici4, disturbi di personalità5, 6, 7.
Invece, coloro che hanno beneficiato di un rapporto armonioso col proprio padre hanno un miglior rendimento scolastico, allacciano buone amicizie e sono molto meno propensi a cacciarsi nei guai8.
Tutte queste informazioni si riferiscono a famiglie che sono in condizioni di relativa normalità, mentre per quelle che ne sono al di fuori, ad esempio per situazioni di devianza, violenza domestica o per condizioni di patologie psichiatriche conclamate, i dati peggiorano drasticamente.
Così, l'importanza del rapporto tra il padre e la prole viene nuovamente messa in evidenza; è quindi auspicabile che, pur senza tornare ai ruoli dei tempi passati, i padri recuperino almeno la funzione che li contraddistingue.
Bibliografia
1) Stevenson, M., Crnic, K. (2013). Intrusive fathering, children's self-regulation and social skills: a mediation analysis. Journal of Intellectual Disability Research, Vol. 57 (6), p500-512.
2) Hodgetts, J. A. (2005). The influence of fathers and other significant male figures on girls' well-being and achievement in early adolescence. Dissertation Abstracts International: Section B: The Sciences and Engineering. Vol. 65 (11 B), 6070.
3) Mossop, Brian (2011). How Dads Develop. Scientific American Mind, Vol. 22 (3), p31-37.
4) Kreisler, L. (1992). La prospettiva psicosomatica nella psicopatologia del lattante. In Fava Vizziello, G., Stern, D.N. (a cura di), Dalle cure materne all'interpretazione. Nuove terapie per il bambino e le sue relazioni: i clinici raccontano (pp. 155-195). Milano: Raffaello Cortina.
5) McWilliams, N. (1994). Psychoanalytic diagnosis. Understanding personality structure in the clinical process. New York, London: The Guilford Press. (trad. it. La diagnosi psicoanalitica. Struttura della personalità e processo clinico. Roma: Astrolabio, 1999).
6) Racalbuto, A. (1997). I modelli dei casi-limite. In Semi A. A. (a cura di), Trattato di psicoanalisi (pp. 515-578). Milano: Raffaello Cortina.
7) De Martis, D. (1997). La perversione. In Semi A. A. (a cura di), Trattato di psicoanalisi (pp. 255-370). Milano: Raffaello Cortina.
8) AA. VV. (2008). Importance of Dads. Psychologist, Vol. 21 (4), p288-288.