Come comportarsi male e sentirsi bene

a.pileci
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Alcuni mesi fa era balzata agli onori delle cronache una notizia che credo non sia stata dimenticata velocemente. Un politico di Lecco, che era il presidente di un'azienda pubblica,aveva bucato le ruote della macchina di un disabile il quale, stanco di trovare sempre il parcheggio riservato ai disabili occupato dall'auto del politico, aveva chiamato la polizia locale. Chiaramente si era trattato di una ritorsione. Ma l'aspetto peculiare che vorrei trattare è la reazione del politico, che non ha dato immediatamente le dimissioni, resistendo alle critiche, e che è stata: "Ho sbagliato, ma c'è chi fa peggio"

Se ci pensiamo è una frase che ci capita spesso di sentire e anche di dire, e questo atteggiamento è piuttosto diffuso. Perchè le persone possono reagire in questa maniera?

Albert Bandura ha definito e studiato alcuni meccanismi difensivi detti di disimpegno morale. Si tratta di ragionamenti che ci permettono di godere di tutti quei vantaggi ottenuti con la nostra cattiva azione. In altre parole, ogni volta che viene attivato il meccanismo del disimpegno morale, riusciamo a vivere serenamente e senza sensi di colpa, nonostante la cattiva azione commessa.

Queste strategie permettono alle persone di agire in maniera contraria alle regole morali riconosciute non solo dalla comunità, ma anche da se stessi, con il vantaggio che non viene meno la stima di sè e senza sentire alcun senso di colpa. In altri termini è possibile comportarsi male senza soffrire e senza mettere assolutamente in discussione i propri valori.

Facciamo un esempio per capire meglio. Nessun uomo, neppure un aggressore, potrebbe dire che violentare una donna sia un'azione accettabile. Quindi, utilizzando il meccanismo del disimpegno morale, egli tenderà a dire che tutta la colpa è della donna che lo ha provocato con il proprio abbigliamento o con l'atteggiamento seduttivo. Il maschio avrebbe soltanto reagito. Quindi che cosa accade? Accade che l'aggressore si autoassolve, pur avendo commesso un'azione riprovevole, con il vantaggio per sè di potersi ancora ritenere una persona pulita e perbene, nonostante l'azione compiuta.

Secondo questa chiave di lettura, anche lo sterminio o il terrorismo non sono più azioni degne di condanna, bensì compiute in nome di un ideale: la guerra santa.

Nelle azioni di tutti i giorni però c'è un'altra considerazione di cui tenere conto: la diffusione della responsabilità, cioè se tutti evadono le tasse ad esempio, nessuno è colpevole di evasione fiscale. Quindi dividere la responsabilità amplifica il fenomeno.

Chiaramente questi meccanismi dovrebbero essere smascherati più spesso e corretti, perchè le conseguenze, come abbiamo avuto modo di capire, possono essere piuttosto dolorose, soprattutto per le persone più deboli come ad esempio i bambini vittime di bullismo, in cui le vessazioni vengono "ridimensionate" come scherzo innocente.

Data pubblicazione: 14 settembre 2013

1 commenti

#1
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Ex utente

Credo sia un ragionamento estremamente valido e corretto

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