Psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista, psichiatra, counselor... quali differenze ci sono?
Cominciamo a fare un po' di chiarezza su ruoli, competenze e ambiti di intervento di queste diverse figure professionali.
Anche se psicologo, psicoterapeuta, psichiatra e counselor condividono il fatto di avere come obiettivo il benessere (anche) psicologico delle persone, affrontano la problematica portata dall’utente/paziente con modalità e strumenti caratteristici di ciascuna professione.
LO PSICOLOGO
Lo psicologo è il laureato in psicologia che ha sostenuto e superato l’Esame di Stato che permette l’iscrizione all’Ordine degli psicologi.
Gli psicologi non sono tutti uguali, in quanto esistono differenti indirizzi formativi universitari con diverse competenze: tra le aree di intervento vi sono, per esempio, la psicologia clinica, la psicologia del lavoro, la psicologia dello sviluppo e dell’educazione, la psicologia giuridica e forense, la psicologia delle emergenze, la psicologia dello sport ecc.
Si avvale dell’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, alle coppie, alle famiglie, ai gruppi e alle comunità.
Lo psicologo non può prescrivere farmaci (a meno che non abbia la laurea in medicina).
LO PSICOTERAPEUTA
L'intervento dello psicoterapeuta è richiesto in presenza di psicopatologia.
Lo psicoterapeuta è un laureato in psicologia o medicina, iscritto anche al rispettivo ordine professionale, che ha svolto un corso di specializzazione in psicoterapia riconosciuto dallo Stato, di almeno 4 anni.
Le scuole di specializzazione in psicoterapia che permettono l’iscrizione all’albo degli psicoterapeuti sono molte e molto diverse fra loro (in Italia attualmente ce ne sono circa 300). Ognuna di esse trae origine da un quadro teorico e tecnico specifico e differente.
Anche gli psicoterapeuti quindi non sono tutti uguali, perchè si basano su modelli teorici e azioni terapeutiche specifiche, come pure nella valutazione dei progressi o degli scopi della terapia stessa.
Tra i macro indirizzi teorici di riferimento possiamo citare quello psicoanalitico/psicodinamico (freudiano, junghiano, adleriano), sistemico-relazionale, cognitivo-comportamentale, fenomenologico-esistenziale...
Se necessario, si avvale della collaborazione di uno psichiatra che seguirà la persona nella parte farmacologica del suo percorso terapeutico.
Siamo lontani quindi dallo stereotipo comune e l'immagine tanto pubblicizzata dal cinema e dalla televisione, ovvero che gli psicoterapeuti sono solo gli psicoanalisti che fanno sdraiare il paziente sul lettino rimanendo in silenzio, attribuendo un significato più o meno marcatamente sessuale ai sogni o facendoli risalire ad un qualche trauma in età infantile.. .
Ancora oggi vi sono discussioni su quale dei metodi sia il più efficace e valido, ma in realtà le ricerche dimostrano che non sono tanto le terapie ad essere efficaci quanto i terapeuti stessi. Nonostante l'efficacia più o meno dichiarata di alcune tecniche per specifici sintomi e tipi di disturbi, rimane essenziale la costruzione di una buona relazione con il paziente.
È la relazione umana, basata sull'autenticità e l'empatia, che fa la psicoterapia e incide positivamente sul cambiamento e il benessere psicologico.
Per approfondire:5 cose da sapere sulla psicoterapia
LO PSICOANALISTA
Lo psicoanalista è un particolare tipo di psicoterapeuta, che si ispira nello specifico alla psicoanalisi di Freud (quella più nota, tanto da entrare nel linguaggio e nella mentalità comune).
Lo psicoanalista, per diventare tale, deve necessariamente sottoporsi in prima persona ad un’analisi personale che può avere una durata variabile (in genere qualche anno) con il fine di risolvere eventuali conflitti personali irrisolti e di acquisire maggiori competenze professionali.
LO PSICHIATRA
Lo psichiatra é un laureato in medicina e specializzato in psichiatria.
Attraverso la diagnosi dei sintomi psichici e comportamentali, si occupa della psicopatologia manifesta, principalmente nella sua componente biochimica e neuro-biologica, e utilizzando per questo come modalità di cura specifica quella farmacologica.
IL COUNSELOR
Il termine counseling (o counselling) indica un'attività professionale di consulenza che mira a orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente (non paziente), promuovendone atteggiamenti attivi e propositivi, stimolandone le risorse personali, le capacità di scelta in autonomia.
Si occupa non di situazioni psicopatologiche, ma di problemi specifici (per esempio prendere decisioni, migliorare le relazioni interpersonali) e circoscritti in determinati contesti (famiglia, lavoro, scuola), con un numero di colloqui limitati nel tempo e focalizzati su obiettivi.
Il counselor può essere definito come agevolatore nelle relazioni d’aiuto in ambito non patologico, agisce cioè dove non c’è disagio/disturbo mentale: il counselor non tratta il disturbo mentale e quindi non “cura”, non potendo per legge erogare una terapia nè psicologica, nè psicoterapeutica, nè farmacologica.
Le competenze proprie all'attività di counseling possono essere presenti nell'attività di diverse figure professionali quali psicologi, medici, assistenti e operatori sociali, educatori professionali.
Attualmente il counseling in Italia è riconosciuto dallo Stato come associazione professionale ma non regolamentato come professione: diversamente dalle altre figure prese in considerazione, lo Stato non indica cioè i requisiti minimi necessari per esercitarla, non esiste alcuna normativa di riferimento, nessun percorso formativo obbligatorio né tanto meno l'obbligo per il professionista di iscrizione ad un qualche albo professionale.